349 Monte Zebio e la Mina di Scalambron


Monte Zebio Mina di Scalambron © Copyright By Salvatore Stringari

Monte Zebio e Mina di Scalambron

di Salvatore Stringari e Paola Gardin

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 17-06-2018

Cima: Monte Zebio
Gruppo Montuoso: Prealpi Vicentine
Cartina: Tabacco foglio 050 Altopiano dei Sette Comuni
Segnavia: CAI 833- 832 sentiero delle Pace (SP)
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 1.300 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1.717 m.s.l.m
Dislivello: 417 m.
Tempi di percorrenza*: 6 ore
Giro: Anello
Punti di appoggio: no 
Acqua, sorgenti: no, portare acqua
Località: Camporovere, Forte Interrotto, Asiago
Copertura cellulare:
Parcheggio/i:
Partecipanti: autori

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, alla conoscenza dell’ambiente alpino, alla progressione movimento, alla capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

riprendiamo le nostre escursioni sull’altopiano di Asiago sulle tracce della Grande Guerra, la nostra meta sarà il Monte Zebio che fa parte della catena montuosa che va da Cima Portule ai Monti Ortigara e Caldiera. Questa volta però usiamo l’auto invece del camper, visto la scarsità di aree sosta.

Monte Zebio e Mina di Scalambron

giunti a Camporovere seguiamo le indicazioni per Forte Interrotto e imboccata la strada, stretta ma asfaltata, continuiamo in moderata salita tra grandi prati collinari, con magnifica vista sull’Altopiano di Asiago. Superiamo il belvedere del Monte Rasta con i ruderi della Batteria, la strada da qui diventa sterrata e dopo alcune curve parcheggiamo in uno spazio a bordo strada.

forte interrotto © Copyright By Salvatore Stringari

Indossati gli scarponi proseguiamo a piedi per i tornanti fino a raggiungere Forte Interrotto in meno di venti minuti. Tralasciamo la visita all’imponente caserma-fortezza perché l’abbiamo visitata la volta precedente e ci incamminiamo per la forestale verso i Cimiteri di Mòsciagh (indicazioni in loco). La strada si snoda nel bosco in leggera salita, raggiungiamo una costruzione diroccata, costruita dagli austriaci durante l’occupazione a q. 1402 m.s.l.m e proseguiamo sulla strada principale ignorando le altre stradine che si diramano ai lati e si perdono nel bosco. Stiamo risalendo senza fatica i piedi del monte Mòsciagh, che non saliremo per questa volta. Seguiamo la strada e in poco tempo arriviamo in una valletta verde e soleggiata. Da lontano scorgiamo un monumento in mezzo al prato: è dedicato alla Brigata Catanzaro, ci avviciniamo tra le erbe alte e leggiamo la scritta: “La baionetta ricuperò il cannone” e pensiamo a quanti cruenti combattimenti all’arma bianca devono essere avvenuti in questi luoghi ora così tranquilli. Poi ritorniamo sulla forestale e in breve arriviamo a un basso muro con un cancello, le bandiere austriaca e italiana sventolano insieme ricordandoci che in questi luoghi combatterono e morirono soldati appartenenti a due eserciti nemici accomunati dalla stessa sorte. Entriamo nel Cimitero Militare N° 1, le lapidi in pietra sono sparse nel prato, alcune riportano nomi e gradi dei soldati caduti ma molte sono le sepolture senza nome. Proseguiamo per un vialetto erboso fino al secondo Cimitero: le semplici croci, tutte uguali, sono allineate come se fosse un battaglione pronto a partire…anche qui molte riportano i nomi dei caduti, ma molte sono anche quelle d’ignoti. In questi due cimiteri vennero sepolti 1142 soldati austro-ungarici e i luoghi sono stati restaurati circa una ventina di anni fa con la collaborazione di varie Associazioni ed Enti sia italiani che austriaci. Le salme sono state traslate, come per tutti i cimiteri di guerra, nei vari Sacrari e Ossari, qui resta la testimonianza di tutte queste vite perdute sperando che ciò che resta ci porti a riflettere e non ci faccia ripetere gli stessi orrori.

Monte Zebio Mina di Scalambron © Copyright By Salvatore Stringari

Ritorniamo sulla strada e dopo poche decine di metri troviamo un bivio: noi andiamo a destra seguendo le indicazioni per il cimitero Mòsciagh n°3. La stradina, leggermente ripida, prosegue nel bosco e ci porta al Cimitero che scorgiamo severo e solitario in una radura in mezzo agli abeti: qui le croci ricordano 209 soldati austro-ungarici. Attraversando il cimitero, secondo una relazione che avevamo letto, dall’altro lato dovrebbe esserci una traccia che porta direttamente alla Lunetta dello Zebio, ma non ci sono indicazioni per cui noi seguiamo fiduciosi il segno bianco rosso del sentiero CAI 833. Questo tratto di sentiero è più ripido del precedente, sale fra sassi ed erba fino a raggiungere il Rifugio- Bivacco Alberto Stalder 1600 m.s.l.m. La costruzione è stata restaurata dal Soccorso Alpino ma purtroppo è chiusa, come altri escursionisti facciamo una pausa sul bel prato vicino. Siamo nei pressi del Cimitero della Brigata Sassari e alcuni cartelli ricordano che questo è un luogo sacro oltre che un museo di guerra all’aperto. Nel posto dove trovarono una prima sepoltura i fanti, tutti provenienti dalla Sardegna, ora le croci disposte in file ordinate ricordano il grande tributo di sangue costato ai due reggimenti sardi, già reduci dalle battaglie dell’Isonzo, che combatterono sull’Altopiano e furono soprannominati dagli Austriaci “Rote teufel” Diavoli Rossi per il colore delle loro mostrine, ma di più per il coraggio e l’irruenza con cui combattevano strenuamente. Visitiamo anche le trincee, vari manufatti e percorsi restaurati con cura. Poi prendiamo il sentiero 832 e ci avviamo alla Lunetta del Monte Zebio e alla Mina di Scalambron. L’avvicinamento richiede poco tempo, raggiungiamo un cartello che spiega quanto accaduto l’8 giugno del 1917, per quanto esistano versioni diverse e contrastanti. In questa zona gli Italiani avevano scavato una galleria di mina, il cui scoppio purtroppo avvenne improvvisamente due giorni prima del previsto, durante un fortissimo temporale: che questo sia accaduto per “colpa” di una contromina austriaca o per un fulmine entrato nella galleria, il risultato fu ugualmente devastante per gli Italiani, morirono più di un centinaio di soldati e una quarantina di ufficiali.

Monte Zebio Mina di Scalambron © Copyright By Salvatore Stringari

I nemici offrirono una tregua per permettere di estrarre i superstiti da sotto le macerie, prima che i combattimenti riprendessero con la stessa ferocia e continuassero i bombardamenti, purtroppo per errore anche da “fuoco amico” che fece strage tra i nostri combattenti. Ora sul luogo brullo rimane ben poco: il cratere sembra un semplice avvallamento ricoperto di sassi, le trincee sono semisepolte, alcune pacifiche mucche pascolano sul prato poco distante… Siamo sulla sommità della Lunetta del M. Zebio, un Obelisco in pietra rossa e marmo Bianco e alcune lapidi sono stati eretti in memoria. Proseguiamo per un po’ lungo il sentiero, ma poi decidiamo di scendere verso malga Zebio, situata nella valletta sottostante e risaliamo il monte Crocetta, altro punto storico ricco di costruzioni in parte recuperate. Girovaghiamo per la lunga trincea che aggira tutto il monte e per i resti di scalette e postazioni. Dopo caliamo alla malga Zebio, dove facciamo una pausa, l’offerta di salumi e formaggi di loro produzione è semplicemente fantastica e l’accompagniamo con due belle birre. Oramai il tempo a disposizione e le ore di luce sono sempre meno quindi facciamo rientro con un giro ad anello, torniamo al cimitero della Brigata Sassari e scendiamo per il sentiero in mezzo al bosco, l’itinerario verso Forte Interrotto è di facile individuazione, raggiungiamo una carrozzabile scendiamo ancora e incontriamo a questo punto molti cartelli, senza fatica ritorniamo al punto di partenza.

Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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