601 Bivacco Casera dei Loff


Bivacco dei Loff © Copyright By Paola G.

Bivacco Casera dei Loff

di Paola Marini Gardin

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 18-02-2021

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Prealpi Trevigiane
Cartina: Tabacco foglio 068 Prealpi Trevigiane e Bellunesi Monte Cesen Col Visentin
Segnavia: 991 e n. 2
Tipologia sentiero e difficoltà*: Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 710 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1130 m.s.l.m
Dislivello: m. 420
Tempi di percorrenza*: 3-4 ore / in giornata
Giro: Anello
Punti di appoggio: Bivacco dei Loff, Bivacco Casera Costacurta
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Passo San Boldo
Copertura cellulare:  
Parcheggio/i:
Tappe del percorso: Passo San Boldo, Bivacco ai Loff, Casera Costacurta, Passo San Boldo
Partecipanti: Roberto M, autrice

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

da Belluno raggiungiamo il paese di Trichiana, alla piazza giriamo a sinistra prendendo la strada che ci porta a Sant’Antonio di Tortal e poi al Passo di San Boldo, m. 710, dove parcheggiamo. L’escursione di oggi è una fra le più frequentate e amate su queste panoramiche dorsali prealpine a cavallo fra il trevigiano e il bellunese, io ci sono stata parecchie volte, ma tornarci è sempre sorprendente.

 Al Bivacco Loff

Ci incamminiamo per la stradina, segnavia 991, accanto al Ristorante Lavis (abbondante segnaletica), ma al bivio ci confondiamo e andiamo a destra prendendo il sentiero n. 2, ne facciamo un pezzo prima di accorgerci che il percorso che avevamo deciso di fare era l’altro. Torniamo indietro e imbocchiamo a sinistra il 991 passando vicino a diverse abitazioni, per lo più case di vacanza, poi la stradina cementata sale a tornanti in mezzo a boschetti fino ad arrivare in un vasto prato (è presente un parcheggio, si potrebbe salire in auto risparmiando mezzora) dove diventa una sterrata che porta dritta ad un lungo casale ora disabitato. Da qui si prosegue su sentiero, saliamo più ripidi nel bosco dove si notano gli schianti della tempesta Vaia del 2018, il tempo è bello e soleggiato, fa quasi troppo caldo. Ma non facciamo a tempo a levarci la giacca che, arrivati al primo punto panoramico, dove si interseca il sentiero 987 della Scaletta che proviene dal versante trevigiano, sale la nebbia e la temperatura cala bruscamente.

sul sentiero (Roberto) © Copyright By Paola G.

Saliamo l’ultimo pezzo erto su terreno friabile fino a una lapide sormontata da una bandiera, peccato avere una vista annebbiata sulla pianura, il Piave, le belle colline verso Cison e Follina. Adesso proseguiamo facilmente in cengia, sotto Cima Agnellezze e arriviamo dopo qualche saliscendi ad un tratto protetto da cordino, utile solo in caso di ghiaccio, oggi troviamo solo un po’ di neve fresca e non serve, il sentiero è abbastanza largo anche se esposto. Più avanti la neve aumenta, la troviamo abbondante ma innocua sulla piccola forcella, m.1140, con l’incrocio col sentiero n. 2 che aggira a destra il lato nord del Crodon del Gevero passando per Casera Vallon Scuro, il nostro sentiero invece va a sinistra dal lato sud e porta in breve al Bivacco dei Loff. Un cartello di legno indica la selletta come “Forcella Bomboi” (mai sentita) e vi troviamo anche una serie di pannelli didascalici con belle fotografie e utili informazioni, ma secondo me l’impatto visivo con tanti paletti e cartelli fitti fitti non è il massimo. Il tempo sta peggiorando, proseguiamo sul sentiero di destra (991-987) e dopo poco arriviamo in vista del piccolo bivacco addossato alla roccia, sotto il Crodon del Gevero.

Bivacco dei Loff © Copyright By Paola G.

La casetta è aperta, sempre accogliente, un’unica stanza con tavolo, panca e un bel focolare. Una scaletta a pioli appoggiata alla parete di roccia conduce, attraverso una stretta apertura nel soffitto, al soppalco dove si può pernottare, se provvisti di materassino e sacco a pelo. Facciamo la nostra pausa pranzo al sacco, sperando che il tempo migliori, ma siamo troppo ottimisti, nebbia e freddo insistono. Scartiamo l’idea di proseguire, ci sarebbe piaciuto continuare per Forcella Foran, arrivare a Col de Moi e ritornare per le cime, Vallon Scuro, Crodon del Gevero, ci sono stata altre volte ammirando, oltre al panorama che spazia dal Monte Cesen alla Laguna di Venezia, le fioriture di narcisi, asfodeli, peonie selvatiche… Adesso troveremo la neve, sarebbe bellissimo, ma non vogliamo rischiare, la nebbia sale infida e comunque non avremmo nessuna vista.

A Casera Costacurta

Torniamo sui nostri passi fino alla forcella, invece di proseguire a destra sul sentiero 991 di andata prendiamo a sinistra, sentiero n. 2, segnaletica “Signa –Passo San Boldo”. Siamo sul versante nord, coperto di neve dura e indossiamo i ramponi per prudenza. Il sentiero è bello, entriamo nel bosco e arriviamo a un grande faggio, a dire il vero i faggi sono due, compongono un’unica, enorme struttura vegetale.

centenario © Copyright By Paola Gardin

Lasciamo per un poco il sentiero nel bosco e ci dirigiamo verso un pascolo aperto, con vista sulla Valbelluna e il San Boldo, poi caliamo giù per la collina innevata per tornare alla nostra traccia, dall’alto abbiamo visto i ruderi di una casera e… due lupi che si aggirano nei dintorni. Le belve si rivelano due bellissimi cani, il loro proprietario è un simpatico ragazzo veneziano con cui scambiamo quattro chiacchiere. Non ero mai stata qui, i ruderi visti dall’alto sono quelli di una grande stalla, ma poco sotto c’è una piccola casetta, ristrutturata, è Casera Costacurta, m. 1065, un simpatico bivacco curato dai Cacciatori di Mel, che di recente devono aver colpito una preda, abbiamo visto sangue sulla neve ai margini del bosco.

Casera Costa Curta © Copyright By Paola G.

Anche questo ricovero al piano terra ha una sola stanzetta, il ragazzo con i cani l’ha usata da poco e si è riscaldato col fuoco della stufa, per poter bivaccare bisogna uscire, andare sul retro dove al livello superiore una porta si apre su un piccolo locale (spoglio, dotarsi di materassino e sacco a pelo). Lasciamo la casera e proseguiamo sul nostro sentiero, ci immergiamo nel bosco, il sole per farci dispetto è tornato, ma noi rimarremo all’ombra, sul versante nord-est del Monte Agnellezze. Dopo un pezzo di facile camminata il percorso si fa accidentato, a tornanti ripidi e ghiacciati, per fortuna abbiamo i ramponi. Continuiamo a scendere nel bosco, lasciamo alla nostra sinistra la muraglia della Croda Negra e proseguiamo verso est, a volte seguendo la stradina, a volte tagliando per ripide scorciatoie dissestate.

al Passo San Boldo

Questo itinerario di ritorno, indicato di un’ora e mezza (come per il sentiero di andata) ci è parso più lungo, ma ci è piaciuto molto, alla fine torniamo sulla stradina in piano e ci troviamo proprio sul pezzo di sentiero che avevamo abbandonato alla mattina, lo percorriamo una seconda volta, raggiungendo poi il Passo San Boldo e la nostra auto.

La Muda

Chiudiamo in bellezza con una sosta all’ Osteria alla Muda, l’antica dogana, prendiamo solo due birre e io un pezzo di torta squisita, ma il menù appeso alla parete vi assicuro che fa sognare, non appena sarà possibile, finita la pandemia covid, dovremo organizzare una cena in questa storica, antichissima Osteria sul Passo di San Boldo.

Note:
Antica Osteria La Muda, vi rimando al n. 496 Monte Cimone di questo blog, dove troverete notizie storiche e curiosità. L’Osteria in questo periodo offre un ottimo menù da asporto, per info La Muda di San Boldo/ ed è presente anche su Facebook e Instagram.

Bivacco dei Loff (in dialetto Loff= Lupi) si trova nel lato meridionale delle Prealpi, sotto il Crodon del Gevero (gevero = lepre) in comune di Cison di Valmarino, è stato costruito da volontari locali e finito nel 1970. Ha ospitato anche alpinisti di fama mondiale, come lo scalatore di ottomila Jòsef Jerzy Kukuczka, un mio mito, che con sorpresa ho visto fotografato in uno dei pannelli.
Il Bivacco si può raggiungere facilmente dal Passo san Boldo o anche da Carve di Mel salendo per Casera Vallon Scuro, più impegnativi i sentieri che si inerpicano da Cison di Valmarino partendo dal Bosco delle Penne Mozze e che hanno nomi evocativi, sentiero della Scaletta, dell’Arco, di Costa del Vent, del Pissol, dell’Asta…mi piacerebbe poterli fare tutti, chissà.

Bivacco Costacurta
Bivacco Casera Costacurta, il ricovero è di proprietà del Comune di Mel che lo acquistò nel 2003, è stato ristrutturato con i fondi del comune e grazie a due anni di lavoro gratuito prestato dai Cacciatori della Riserva di Caccia di Mel, che hanno ottenuto fosse adibito a bivacco, intitolandolo al loro socio Alberto Monastier.

Passo di San Boldo
(Sant’Ubaldo in italiano, ma Alberto Alpago Novello lo riteneva una trasformazione del nome di Sant’Ippolito, da Ippolitus a Poltus, Boldus, Boldo) è uno degli storici valichi che mettono in comunicazione la Val Belluna con la pianura trevigiana. Si raggiunge facilmente dal lato bellunese, con pendenze modeste, ma il versante opposto è molto più impervio e scosceso, anticamente pellegrini, pastori, commercianti e eserciti salivano dal territorio trevisano inerpicandosi per scomodi sentieri. Era presidiato da torri di guardia fin dai tempi dei romani ed era presente una dogana, poi divenuta locanda. Nel 1800 si presentò la necessità di trasformare la mulattiera in carrozzabile, ma i lavori per la strada cominciarono solo nel 1914 e furono interrotti sia per la difficoltà nel superare i balzi rocciosi, sia per la Grande Guerra. Gli Austriaci nel 1918 riaprirono i cantieri, impiegarono manovalanza locale e prigionieri russi imponendo il termine di tre mesi dal 1 di marzo per completare i lavori. L’immane opera fu terminata nei tempi prescritti, la strada che per questo è chiamata anche “dei Cento Giorni” ha una pendenza del 10% e supera l’ultimo tratto a di rocce a strapiombo con una serie di gallerie a tornanti. E’ molto bello percorrerla in auto (gallerie a senso unico alternato) o in bicicletta (fanaleria!) per tutti i 18 tornanti in un ambiente veramente unico.

Autore: Paola Marini Gardin
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2 pensieri riguardo “601 Bivacco Casera dei Loff

  1. Ciao Vitti, ti ringrazio del tuo pensiero alle descrizioni, No, non siamo guide ne io ne Paola, parlo per me io ci vado da tanti anni in montagna la prima volta avevo 6 anni e non ho mai smesso poi ho anche fatto dei corsi per arrampicare e per un po’ ho anche arrampicato mi piace andare e camminare in montagna…

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