607 Ranzo Lago di Nembia


la valle del Sarca © Copyright By Salvatore Stringari

Da Ranzo al Lago di Nembia

di Salvatore Stringari

Scheda Tecnica Riassuntiva 

Data: 25-04-2021

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Dolomiti di Brenta
Cartina: Tabacco Foglio 055 Arco Valle del Sarca Valle dei Laghi
Segnavia: 613 San Vigilio fino a Deggia, Sentiero Frassati fino a Nembia
Tipologia sentiero difficolta*: Sentiero Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 746 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 800 m.s.l.m (A+B)
Dislivello: 54 m.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: Anello
Punti di appoggio: Causa emergenza Covid19 attualmente chiusi
Acqua, sorgenti:
Località: Ranzo, Deggia, Nembia,
Copertura cellulare:
Parcheggio/i:
Tappe del percorso: andata, Ranzo, sentiero 613 SAT-CAI, Deggia m.619, bivio Mola m.825,  Nembia m.826, Lago di Nembia m.820. Rientro, Lago di Nembia Mola m.825, strada forestale – Ranzo m.746.
Partecipanti: autore in solitaria

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Ho chiesto a un paio di amici, se avevano voglia di accompagnarmi in questa passeggiata al Lago di Nembia, per un sentiero ben segnalato, ma chi per la distanza e chi per la poca voglia hanno disertato l’invito, perciò anche per questo giro sono solo

Ranzo, Deggia, Lago di Nembia,

Da Trento raggiungo Ranzo, dove parcheggio l’auto nella piazza centrale del piccolo paesino arroccato ai piedi della Paganella. Transitando tra le viuzze del paese incontro un signore che porta a spasso il cane e faccio con lui un breve tratto del percorso. Scambiamo alcune impressioni sull’escursione che sto intraprendendo, lui essendo del luogo la conosce bene, mentre per me è una nuova scoperta. Arriviamo al Capitello di San Vigilio e da qui proseguiamo diritti in direzione Nord. Passando accanto ad uno strano e irregolare foro nella montagna, mi racconta che quel strano buco nella roccia alla nostra destra fu scavato da suo padre e da alcuni abitanti del paese che, vedendo una fessura sempre umida, pensarono di scoprire una sorgente, ma ben presto si accorsero che non era così, a testimonianza di questo lavoro di ricerca di una preziosa fonte di vita, l’acqua, rimane solo un buco dalla strana forma nella roccia. Visto che sa tante cose, gli chiedo anche se sa dove si trovino una fontana e tre sassi scavati a recipiente, oggetti che ho visto in internet cercando info sull’’itinerario di oggi, mi dice che si trovano vicino alla chiesa di Ranzo, vabbè ci andrò la prossima volta. Giungiamo ad un bivio e, prima di proseguire per la sua strada col cane, mi dice che potrei andare a destra a visitare la Sorgente Masare, un’antica fonte naturale, segnalata anche da un cartello. Rimasto solo faccio questa breve deviazione fino alla sorgente che è ospitata in una grotta con la volta a botte, sul fondo un rivolo d’acqua riempie un vascone di pietra.

Sorgente Masare © Copyright By Salvatore Stringari

Ritornato sui miei passi, imbocco senza altre distrazioni il sentiero 613 che perde leggermente quota, portandomi sull’orlo della forra del Sarca e raggiungo Dos de le Masere m. 675, proseguo su un comodo e largo sentiero inoltrandomi nel bosco e alla mia destra inizio a intravedere la bellissima e coloratissima forra del Sarca, le rocce sono a strati bianchi e rossi, si inarcano come le onde del mare, assumono forme strane, qui lo spostamento dei continenti le ha modellate, spinte in alto, piegate nel modo che oggi le vedo io. Ma raccontarvelo a parole mi è difficile. Proseguo, ora la cengia si fa più stretta, ma mai pericolosa o vertiginosa come avevo letto in altri articoli su internet, giungo a un ponticello di legno assicurato per l’attraversamento da una fune metallica, che io non uso. Un tempo questo passaggio era sorretto a valle da un muro di sasso a secco, la mancanza di cura, lo scorrere degli anni e l’avvicendarsi delle intemperie lo hanno fatto collassare. La cengia si restringe ancora, sempre più panoramica, trecento o quattrocento metri più in basso il fiume Sarca scorre tranquillamente nel suo Canyon. Arrivato a un belvedere naturale mi fermo ad ammirare il panorama, mi raggiungono delle persone che mi dicono di fare attenzione perché in quel punto cadono spesso sassi dalla parete soprastante, ma questo l’avevo già intuito prima di fermarmi, sto con le orecchie attente al più piccolo rumore e gli occhi puntati alla magnifica vista, scatto alcune foto e poi riprendo il cammino. Pochi metri dopo arrivo a una cengia e al Libro di Vetta, non siamo su una cima, ma appongo con piacere la mia firma sul quaderno posto in un incavo della roccia, protetto da un sacchetto di plastica. Riprendo il cammino e lascio il posto per la firma agli escursionisti incontrati prima al punto panoramico, giunti qui anche loro. Decido di prendermela con calma e più avanti mi fermo a scattare ancora delle fotografie, è una bellissima giornata, il posto si presta a foto panoramiche di unica e rara bellezza, mi raggiungono ancora le persone che avevo lasciato dietro di me, ma sono più lente, così proseguo e arrivo in un prato, a destra ammiro le pareti verticali del monte Casale. In uno spiazzo leggermente discosto dal sentiero mi incuriosiscono due fori nel terreno, mi sembrano dei manufatti che la vegetazione ha abbracciato e nascosto, solo un occhio esperto li nota, la fortuna vuole che le persone che mi stanno seguendo e sopraggiungono ora (come nel gioco dell’oca: io mi sposto di una casella e loro mi raggiungono) siano residenti di Ranzo. Purtroppo non so i loro nomi, ma uno di loro mi spiega che uno dei fori è un pozzo da cui i pastori attingevano l’acqua e l’altro un abbeveratoio per gli animali al pascolo, entrambi sono stati scavati nella dolomia. Non sono più usati da tempo e probabilmente la sorgente che li alimentava è stata assorbita dalla vegetazione che gli è cresciuta attorno. Ringrazio per la spiegazione e proseguo raggiungendo Deggia, m.619, che sarebbe la mia meta, ma è ancora presto e dopo la visita al Santuario alla Beata Vergine Maria di Caravaggio, eretto nel 1855 e che da allora è un luogo di culto e pellegrinaggio, decido di apportare una modifica al mio itinerario.

Santuario alla Beata Vergine Maria di Caravaggio, eretto nel 1855 © Copyright By Salvatore Stringari

Voglio raggiungere anche il lago di Nembia, il sentiero che fin a qui era intitolato a San Vili (San Vigilio Vescovo) diventa il sentiero Frassati. (il beato Pier Giorgio Frassati). Proseguo a monte della chiesetta, prendo a destra sulla stradina che si inoltra nel bosco ma che subito dopo diventa un tratturo (probabilmente vista la larghezza originaria era una antica via di transito) andando sempre verso nord, il percorso si alza con alcuni tornanti e raggiungo la località Mola m.825. Continuo andando a sinistra verso il lago di Nembia, qualcosa nella mia mente mi dice che ci sono già passato, ma sono ricordi che come la nebbia si diradano subito, chissà quando o in quale vita ci sono stato… Ora su strada forestale raggiungo, aiutato da buone indicazioni, la località Nembia a quota 826 metri, attraverso la provinciale e continuo sulla strada sterrata fino a incontrare un bivio tra le villette prendo alla mia sinistra un viottolo selciato, stretto tra i muretti di pietre squadrate. Arrivo a una clessidra scolpita su un sasso, è molto bella e sembra restaurata da poco, ne approfitto per regolare il mio orologio, sono le 11.30 solari, subito dopo trovo un altro incrocio e prendo a destra e in breve mi trovo al Lago di Nembia.

Ranzo Lago di Nembia
Lago di Nembia © Copyright By Salvatore Stringari

Uno specchio d’acqua incastonato in una spettacolare conca di prati verdi, contornata da maestose pareti. Questo piccolo e tranquillo lago rende magico questo luogo già bello di per sé. Ne approfitto per fare delle foto, per fortuna oggi c’è poca gente, visto che qui si può giungere in auto anche dal lago di Molveno o da San Lorenzo in Banale. Il rientro si può fare per lo stesso itinerario di andata, oppure una volta tornati alla località Mola si prosegue per la bellissima e panoramica forestale che collega Nembia a Ranzo, è una strada adatta sia alle Mountain-bike “Brenta Bike” sia alle auto, ma solo se autorizzate, purtroppo è usata anche da chi non possiede il permesso per raggiungere Ranzo e si rischia di venire ricoperti di polvere. Secondo me ci vorrebbe un maggior controllo. Prendo in considerazione questa alternativa, la strada è panoramica, passo sopra il paese di Deggia e in lontananza vedo anche San Lorenzo in Banale. Ammiro e vengo attratto soprattutto dalle pareti di dolomia del Monte Crona che sembrano modellate da una mano possente.

Ranzo Lago di Nembia
pareti di dolomia della Crona © Copyright By Salvatore Stringari

Raggiungo il bivio con la strada che porta a malga Bael, al monte Gazza, alla cima della Paganella, da qui sempre per la strada panoramica giungo a Ranzo verso le 16. Riprendo la mia auto e faccio rientro a Trento. Stupenda giornata trascorsa in posti che non conoscevo, ma che consiglio a chi mi leggerà.

Ranzo Lago di Nembia
al limite destro della foto il sentiero di andata a sinistra della foto lo Scal con ai suoi piedi il fiume Sarca e il paese delle Sarche © Copyright By Salvatore Stringari

Raccomando anche il rispetto per questi luoghi e vi chiedo di riportare a casa i vostri rifiuti e di non abbandonarli sui bellissimi e verdi prati che sono comunque ben tenuti. 

Autore/i: Salvatore Stringari con la collaborazione di Paola Marini Gardin.
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