613 Val di San Martino, Pian dei Violini


Val di san Martino, Pian dei Violini,
Il Bosco © Copyright By Paola Gardin

Dalla Val di San Martino al Pian dei Violini

di Paola Marini Gardin.

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 06-06-2021

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Vette Feltrine
Cartina: Tabacco 023 Alpi Feltrine Le Vette – Cimonega
Segnavia: stradina, sentiero CAI 803 – 812
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 490 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 896 m.s.l.m
Dislivello: 406 m.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: A/R
Punti di appoggio: nessuno, casere private o ruderi
Acqua, sorgenti: sì, abbondanti portare acqua
Località: Vignui, Belluno
Copertura cellulare:
Parcheggio/i: sì, pochi a Vignui e lungo il percorso, spiazzo prima dell’innesto con i sentieri.
Tappe del percorso: Vignui, Val di San Martino, Pian dei Violini e ritorno
Partecipanti: Silvano, Carmen ed io.

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Profondamente incuneata tra monti boscosi, una delle porte di accesso alle selvagge e stupende Vette Feltrine, è stata per me fino a oggi totalmente sconosciuta. Grazie ai miei amici, questa mattina intraprendo una prima ispezione in questo ambiente straordinario e appartato, ricco di storia e di bellezze naturali. Un tempo era molto frequentata dai malgari e dai pastori che conducevano le mandrie e le greggi in quota, dai boscaioli e dai contadini che sfruttavano ogni palmo di bosco e di terreno, come testimoniano i terrazzamenti e le numerose casere, restaurate o in sfacelo, che si incontrano ovunque. Vi andava anche chi lavorava nelle calchere, le fornaci per la produzione della calce viva e chi trasportava i blocchi di ghiaccio, cavandoli in alto nelle Vette e conducendoli con slitte e carri fino alla Birreria di Pedavena.

La Valle di San Martino,

Oggi vado alla sua scoperta, parto da Belluno e raggiungo la coppia di amici a Santa Giustina, poi proseguiamo in direzione di Cesiomaggiore, sfiorando vari paesini ognuno dei quali meriterebbe una descrizione, Lasserai, Marsiai, Can (con il campanile in mezzo alla strada) Toschian, passiamo oltre la Val Canzoi, Soranzen, Villabruna e alla fine giriamo a destra poco prima di Foen per salire a Vignui, dove parcheggiamo in uno slargo della strada. Vicino troviamo il bivio con un crocifisso e le segnalazioni per la Valle di san Martino, sentiero CAI 803. Potremmo anche proseguire in auto per la strettissima stradina asfaltata che gira a destra, appena sotto al paese con la bella chiesa in alto sul colle, ma preferiamo incamminarci a piedi, in fondo siamo qui per una tranquilla passeggiata e prendere confidenza col luogo.

Val di San Martino
Chiesa © Copyright By Paola Gardin

Poco dopo, all’incrocio successivo con un altro Cristo in croce, svoltiamo a sinistra in direzione nord per la stradina che subito diventa sterrata e si inoltra nel bosco. Alla nostra destra cominciamo a sentire il rumoreggiare del torrente Stien, che ci accompagnerà per tutta la giornata, l’acqua non manca in questa valle e l’allegro spumeggiare del torrente e dei suoi tributari sarà la colonna sonora della nostra escursione. Seguiamo la stradina forestale che prima scende leggermente e poi risale la valle, lungo tutto il percorso alcuni cartelli, purtroppo quasi illeggibili, segnalano punti di interesse: toponimi, casere, un sasso con i segni delle ruote dei carri che trasportavano il ghiaccio o il legname, calchere (fornaci, ne vedremo tre), massi erratici (uno è nominato “Sass de la Pausa) ecc. Non mancano ogni tanto panchine e tavoli, purtroppo molto provati dalle intemperie. La prima breve sosta è alla chiesetta di San Martino in Valle, m. 488 circa, chiusa, possiamo sbirciare l’interno solo da una finestrella. Il piccolo edificio è del XVI secolo, le pareti sono affrescate a grandi riquadri, molto rovinati, con scene della vita del Santo e altri temi religiosi. Poco più avanti, a lato della stradina, i resti di una fornace per la calce. L’umidità oggi è altissima, purtroppo le Vette Feltrine sono coperte da una fitta nuvolaglia, non riusciamo a vedere bene nemmeno il vicino Monte San Mauro. Proseguiamo in leggera salita, costeggiando lo Stien che ci attira con i suoi salti e le sue pozze di acqua chiarissima, tralasciamo a destra un ponticello di legno (“Percorso Tematico Chiesette Pedemontane”) che conduce a Lasen e continuiamo sulla mulattiera di sinistra, sempre segnavia 803, fino a giungere allo spiazzo (parcheggio e cartelloni didattici) in località Grava Bianca, m. 560, da qui in poi la strada diventa interdetta al traffico.

San Martino
indicazioni © Copyright By Paola Gardin.

Proseguiamo, consapevoli di essere entrati nel parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, la valle diventa sempre più stretta, una forra rocciosa ma ricca di vegetazione e di acque che scorrono sulle rocce e nel bosco, ruscelli, polle, rigagnoli, una liquida, rumorosa e rinfrescante ragnatela. Un cartello segna il masso dove, nell’anno della fame 1917, un tedesco che cercava erba per il suo cavallo qui cadde e morì, qualcuno pietosamente ha inciso una croce sulla pietra. Arriviamo alla Cappella costruita dagli Alpini, una capanna di legno aperta, posta in uno spiazzo a lato del torrente. Andiamo oltre, in leggera salita, superiamo uno sbarramento dell’Enel con le prese per l’acquedotto e una calchera, segnalata da un cartello ma in sfacelo, al cui interno sono stati abbandonati diversi copertoni, residuato di una teleferica.Saliamo ancora e troviamo una calchera restaurata nel 2001, grazie alla Squadra Protezione Civile A.N.A. del comune di Feltre e frazioni: mi ricorda un nuraghe sardo. La località si chiama Fornace, m.691, in questi forni, sapientemente costruiti con massi a secco, si faceva la calce viva con un lungo e faticoso procedimento.

Val di san Martino, Pian dei Violini,
Calchera © Copyright By Paola Gardin

Appena dopo la stradina termina e si diramano tre sentieri per le Vette, tutti impegnativi per lunghezza e dislivello: a sinistra CAI 812 per lo Scalon de le Vette e il Rifugio Giorgio dal Piaz e CAI 816 per il Passo Pietena, raccordo Alta Via 2 e Dal Piaz, a destra CAI 803 per Casera Ramezza Alta, Forcella Scarnia, Monte Ramezza e raccordo Alta Via 2. Da tenere conto che oltre alle ottimistiche 2-3 ore di salita segnate sui cartelli, per raggiungere il più vicino rifugio ci vogliono altre ore di cammino. Noi proseguiamo a sinistra per sentiero 812-816, ma senza manie di grandi prestazioni: per oggi, giornata incerta e nuvolosa, intendiamo raggiungere il Pian dei Violini, una meta facile, una mezz’ora scarsa sul ripido sentiero che inizia appena passata la comoda passerella di legno gettata sul torrente Stien, ricco di acqua spumeggiante. Un bel cartello indica “Sen.ro Carpenea e le sue 7 caiere” e siamo proprio curiosi di vederle, queste marmitte. Non restiamo delusi, lungo il percorso alcune tracce ben marcate ci portano a fare brevi deviazioni alla nostra destra per ammirare i salti, le cascate e i catini formati dallo scorrere impetuoso e potente dell’acqua. Dopo ogni sosta riprendiamo a salire il sentiero nel bel bosco di carpini e faggi, l’umidità è sempre molto alta, finalmente il terreno spiana e arriviamo a un falsopiano boscoso con alcune panchine. Ci alziamo fino a trovare un cartello con l’indicazione “Pian dei Violini m. 896” posto sul bivio: il sentiero 812 per lo Scalon de le Vette e il Rifugio Dal Piaz va a sinistra, noi proseguiamo brevemente a destra sul CAI 816 “Scalon del Pietena”. Ci guardiamo intorno, questa dovrebbe essere un’antica zona di pascolo e fienagione, ma ora il bosco ricopre tutta l’area. Andiamo un po’ avanti, cercando di trovare un posto per la nostra sosta pranzo scorgiamo i ruderi di due piccole casere, forse un ricovero e un fienile. Su una facciata è incisa la data 1923. Il sentiero 816 prosegue per il Passo Pietena, in mezzo a una pineta molto bella, con un verdissimo sottobosco di muschi e erbe, noi ci fermiamo qui, accomodandoci su un tronco d’albero caduto per divorare i nostri panini. Questo luogo mi affascina, è solitario, misterioso, pieno di echi di cose antiche, nella mia mente seguo itinerari immaginari o intravisti nelle cartine: la traccia che sale in mezzo alle due casere dovrebbe portare alla sorgente dello Stien, che sgorga dopo un lungo percorso nel ventre carsico delle Vette che ci sorvegliano nascoste dal bosco, mille e più metri in alto. Dovrebbe anche esserci un percorso che traversando il Pian dei Violini e il torrente si raccorda col sentiero 803 che porta a Casera Ramezza, sull’altro versante, forse è la traccia a lato delle due costruzioni, che tristezza non poter continuare ad esplorare questi posti, vorrei essere autosufficiente come un camoscio o anche solo come una capra selvatica.

Il rientro

E’ ora di scendere, torniamo al falsopiano con le panchine di legno, prima di calare per il nostro ripido sentiero ci salta all’occhio una traccia che si stacca a destra e un cartello su un albero che indica “Val Sorda”: ci ricordiamo che la stessa indicazione era posta su un cartello vicino al parcheggio alla “Grava Bianca”, quindi potremmo fare un giro ad anello! Controlliamo la cartina, il percorso è tratteggiato, ci lasciamo tentare e prendiamo la traccia che si inoltra esile e incerta sul ripido pendio boscoso, superiamo qualche schianto e qualche passaggio “ostile”, ma alla fine decidiamo saggiamente di tornare sui nostri passi, non sappiamo cosa ci aspetti, il tempo è incerto e temiamo che il percorso sia molto più lungo e articolato di quello che abbiamo lasciato. Scendiamo per il sentiero dell’andata, allegramente accompagnati dal rumoreggiare dello Stien e degli altri ruscelli, giungendo nuovamente in località Fornace e riprendiamo la stradina sterrata.

Val di san Martino, Pian dei Violini,
torrente Stien © Copyright By Paola Gardin

Per compensare lo smacco “Val Sorda” facciamo due deviazioni lungo la via, la prima alle Casere Rombaldi, indicate da un cartello appena leggibile. Seguiamo la mulattiera alla sinistra della stradina, anche qui l’acqua non manca e attraversa persino il sentiero, le casere sono poco sopra, su un bellissimo pendio prativo, il luogo è ben curato, l’erba e stata falciata da poco. Passiamo con rispetto, è bello sapere che qualcuno ancora ama mantenere e tenere vivi questi antichi luoghi. Oltre il prato troviamo una traccia che scende nella boscaglia e torna sulla stradina principale, nei pressi delle opere dell’Enel e di un torrentello che si getta d’impeto nello Stien, un cartello indica “Pala dei Rondoi – Val del Castel – Acqua Santa”. Penso che dalle casere un sentiero risalga la valle verso le Pale dei Rondoi, torrioni appena percepibili tra le velature delle nuvole. Peccato non essere un’aquila o la solita capra “salvarega”. Scendiamo ancora e poi facciamo la seconda deviazione, attirati da un’altra traccia e da uno steccato che intravediamo in alto, nel bosco. Questo sentiero è più ripido e sassoso, ma breve e anche stavolta ci aspettano un bel prato falciato e una graziosa casera. Ridiscendiamo e torniamo alla Chiesa di San Martino e poi a Vignui, dove non manchiamo di salire alla Chiesa sul colle, dedicata a San Giorgio Martire, purtroppo anche questa è chiusa, pur essendo al centro del paese. Riprendiamo l’auto e scendiamo per i tornanti della strada, ma prima di immetterci sulla Provinciale 1, diamo un’occhiata, su una curva, a Villa Bellati, posta poco sopra il paesino di Umin.
Il grande complesso con il suo parco sono abbandonati da decenni e ormai in decadimento, possiamo scorgere solo parte delle imponenti facciate oltre la cancellata.
Ci risolleviamo lo spirito con una buona birra a Toschian, “Bar Pizzeria da Rosario” e con una breve visita al roseto di Serravella, che circonda il Museo Etnografico. Centinaia di rose antiche e moderne, tantissime, di ogni grandezza, forma e colore, una vera gioia per gli occhi. Ringrazio Carmen e Silvano per la bellissima giornata, piena di scoperte. Amo la “Val de San Martin” e desidero tornarci.

Curiosità: per chi fosse interessato, o diventasse ricco a sua insaputa, l’enorme complesso della settecentesca Villa Bellati, negli anni Cinquanta ex preventorio per la cura dei bambini affetti da TBC, è all’asta per la terza volta, ad un prezzo stracciato. Da una valore di un milione 675 mila euro è scesa a una base d’asta di 753 mila 750 euro. Un’occasione, trattandosi di una villa (con annessi cappella, scuderie ecc.) di oltre 4500 metri quadri su tre piani e 36.OOO metri quadri di proprietà terriera.

Autore/i: Paola Marini Gardin
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