
Caseròla Belavàl
di: Paola Marini Gardin (con la partecipazione di Salvatore)
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 16-01-2022
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Vette Feltrine
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: non segnato
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Alpinistico
(E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Quota partenza: 432 m.s.l.m
Quota da raggiungere: circa 900 m.s.l.m
Dislivello: m. 468
Tempi di percorrenza*: 3 ore in giornata
Giro: anello
Punti di appoggio: Area attrezzata Val Falcina (in stagione), ricovero Casera Belavàl
Acqua, sorgenti: ruscelli
Località: Sospirolo – BL
Copertura cellulare: sì parziale
Parcheggio/i: sì Area Attrezzata Val Falcina
Tappe del percorso: area attrezzata Val Falcina m.432, sentiero a dx Galleria Mioranza, Casera Belavàl m. 810, Cesurai m. 900, Col de la Feda m. 580, area attrezzata Val Falcina
Partecipanti: Giuliano, Lucia, Daniela, Silvano, Salvatore, Roberto e cognato, Paola Z., Ornella, Rita, Sara e l’autrice.
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
Avvertenza: l’escursione ad anello descritta in questo racconto NON è un sentiero CAI, non ha indicazioni, la cartina Tabacco lo riporta a trattini neri e in modo impreciso. Non è il caso di avventurarsi senza una guida che conosca i luoghi, si può facilmente deviare dalla traccia principale e finire in posti esposti, pericolosi o impervi.
L’escursione in dettaglio:
oggi partiamo da Belluno e ci rechiamo nella selvaggia Valle del Mis, la scorsa settimana avevamo percorso il facile anello turistico della Val Falcina, questa volta Giuliano Dal Mas ci propone un itinerario insolito e certo non molto frequentato.
Alla Caseròla Belavàl
L’ appuntamento è alle 8.45 nel vasto parcheggio davanti all’area attrezzata di Pian di Falcina, m. 432, sulle sponde del Lago del Mis, dove troviamo Salvatore che ha pernottato nell’area camper. Fa parecchio freddo, neve e gelo ricoprono i prati, in questa stagione il bar e gli altri servizi sono chiusi, ma d’estate questo magnifico luogo è preso d’assalto dai turisti. L’inverno però è la stagione ideale per muoversi fuori dai percorsi “ufficiali”: si spera che le zecche che abbondano tra le loppe e i cespugli se ne stiano buone in letargo. Il freddo invece pare non disturbi le anatre, ce ne sono molte nel lago, è bello vedere le loro scie nell’acqua.
Ci avviamo lungo la strada asfaltata che corre sulla destra orografica della Valle del Mis in direzione nord, superiamo un paio di gallerie e appena fuori dalla “Galleria Mioranza” troviamo sulla nostra destra una mulattiera, chiusa con una stanga. Un piccolo cartello indica “Casera Belavàl 1 ora”: è l’unica segnaletica, poi seguiremo fedelmente Giuliano che è l’unico a conoscere questi luoghi impervi.
Saliamo ripidamente e non rapidamente il sentiero che si inerpica nel bosco, alzandoci guadagniamo la vista sul lago, sui Monti del Sole che si ergono sull’altro versante, sul Piz Vedana e il Monte Sperone posti uno di fronte all’altro allo sbocco della valle. Impieghiamo più di un’ora per raggiungere la piccola casera, m. 810, un cartello sulla parete la nomina “Caseròla Belavàl”, a noi pare un nomignolo appropriato, ma il vezzeggiativo non piace a Giuliano per cui mi guarderò bene dal ripeterlo.
E’ una casetta con un’unica stanza, ha un tavolo, diverse panchette che portiamo all’aperto (fa più caldo fuori al sole che dentro), una stufa, pentolame, attrezzi diversi e una branda, nel suo piccolo è carina, potrebbero bivaccare due persone al massimo.

Sul tavolo c’è un quaderno per le firme, aggiungiamo le nostre, per fortuna alcune persone giungono ancora in questo luogo, per tenerne viva la memoria. Un tempo qui non c’era il bosco a chiudere la vista sulla valle (allora non occupata dal lago artificiale che ha sommerso il paese), ma pascoli, qualcuno saliva fin quassù con le capre e le pecore e riusciva anche a coltivare dei fazzoletti di terra sul pendio, vediamo ancora i muretti a secco dei terrazzamenti. Adesso che gli alberi sono spogli possiamo comunque avere una parte di panorama sui Monti del Sole: Forcella Zana, il Sasso di Peraròla, i Feruch e tanta altra roba, individuare Casera Nusieda Alta è diventata una mia ossessione, prima o poi dovrò ben arrivarci.

E’ ancora presto, ma la salita ci ha messo “un certo languorino”, iniziamo con l’idea di fare solo uno spuntino, ma alla fine addentiamo anche i panini. Ci raggiungono tre signore, sono tre sorelle che abitano a Sospirolo, sono arrivate qui con due simpatici cani e vogliono scendere per la traccia che dalla casera cala verso destra, nella valle dove scorre un rio che si getta nel lago, perché non l’anno mai fatta. Sulla cartina la valle è indicata come “Belavàl, ma non c’è nessun sentiero, Giuliano invece lo conosce e sa che riporta sulla strada, ma sono passati decenni da quando l’ha percorso.
Noi invece dopo la sosta riprendiamo a salire sulla traccia che parte dietro alla casera, il sentiero diventa un po’ più impervio, a me piace molto, qualche salto e un bel tratto in cengia, non pericoloso, basta fare attenzione.

Dall’alto vediamo che le tre sorelle sono tornate indietro e scendono per lo stesso percorso di andata, evidentemente hanno trovato qualche intoppo e hanno deciso saggiamente di lasciar perdere.
Saliamo fino in località Cesurai a circa 900 metri di quota, il bosco ha invaso la conca dove vediamo i ruderi di alcune casere, un “troi” appena accennato prosegue in salita, verso la Roa Bianca, m. 1681, una delle mete riservate ai frequentatori di luoghi inaccessibili e non ai comuni escursionisti, per me un sogno difficile da realizzare.
A questo punto cerchiamo il sentiero di discesa, la vegetazione incombe, ha cambiato i connotati ai Cesurai e confuso i ricordi di Giuliano, ma non tanto da farlo perdere: la nostra guida ci fa tornare indietro di alcuni metri e prendere a destra una vaga traccia in direzione ovest che si rivela giusta, riportandoci su un sentiero più marcato. Prima di scendere sul ripido facciamo un’altra piccola sosta, qualcuno si siede sull’erba secca, io prudentemente resto in piedi, sarà anche inverno, le zecche mi amano alla follia e non vorrei che qualcuna si affezionasse.
Il troi è tutto in discesa, molto panoramico, la vista sul lago è stupenda, superiamo qualche schianto e arriviamo al Pian de la Feda, (feda= pecora) m. 580, dove giunge anche il sentiero dell’anello della Val Falcina, passiamo accanto a un rudere e a una teleferica, scendiamo ancora fino ad arrivare all’area attrezzata e al parcheggio.
E’ stata una bellissima escursione, finiamo in bellezza ospiti di Salvatore che offe alla compagnia quanto ha nella cambusa del camper, un ristoro molto gradito.
P.S.: non ho portato a casa nemmeno una zecca! Due miei compagni invece
sono stati meno fortunati…le zecche mi amano alla follia e non vorrei che qualcuna si affezionasse
Avvertenza: l’escursione ad anello descritta qui sopra NON è un sentiero CAI, non ha indicazioni, la cartina Tabacco lo riporta a trattini neri e in modo impreciso. Non è il caso di avventurarsi senza una guida che conosca i luoghi, si può facilmente deviare dalla traccia principale e finire in posti esposti pericolosi o impervi.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Serena domenica, Sal,silvia
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natura e segreti da scoprire lentamente, ciao Silvia Grazie, sal
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Un caro saluto a te
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