
da San Donato a Val Nuvola (3° parte)
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 10-02-2022
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Alpi Feltrine
Cartina: Tabacco foglio 023 Alpi Feltrine Le Vette – Cimonega
Segnavia: cartelli sulla stradina, assenti sul sentiero.
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico Attrezzato: (E.E.) Sentiero con infissi (funi corrimano e brevi scale) che però non snaturano la continuità del percorso EE – itinerario per Escursionisti Esperti.
Tempi di percorrenza*: h 2,45 in giornata
Quota partenza: 885 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 950 m. Galline, 894 m. Val Nuvola
Dislivello: minimo, saliscendi
Giro: anello
Punti di appoggio: San Donato
Acqua, sorgenti: sì
Località: San Donato (Lamon BL)
Copertura cellulare: sì parziale
Parcheggio/i: sì a San Donato, lato strada o presso il cortile dell ex Scuole
Tappe del percorso: San Donato, Galline, sentiero non segnato per Val Nuvola, ritorno per stradina segnalata, San Donato h.2,45.
Partecipanti: l’autrice e quattro amici
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
Oggi giornata intensa, con un gruppetto di amici scopro in un colpo solo la Cascata del Saltòn, la Grotta dell’Acqua Nera e la Val Nuvola, tutti luoghi fantastici siti nel territorio di Lamon. Ho diviso il racconto in tre parti, la prima da San Donato alla Cascata del Salton (h.1,45), la seconda dalla Cascata del Salton alla Grotta dell’Acqua Nera e ritorno al paese di San Donato (h. 1,15). Questa è la terza, da San Donato a Val Nuvola e ritorno (h. 2,45). Per l’intero percorso, Cascata del Salton, Grotta e Val Nuvola, calcolare 5/6 ore.
L’escursione in dettaglio:
in mattinata abbiamo visitato la Cascata del Saltòn e la Grotta dell’Acqua Nera (n. 675 e 676 in questo blog) scendendo da San Donato di Lamon nella profonda gola percorsa dal torrente Senàiga.
Una volta riemersi dalla forra ci concediamo una solare pausa pranzo a Crosere, poco sotto il paese di San Donato, poi nel primo pomeriggio andiamo alla scoperta di Val Nuvola. Sono molto incuriosita da questo nome poetico, non so bene se sia una vallata, un paese o… un’utopia, cerco di non farmi illusioni per non rimanere delusa.
Partiamo da San Donato, la stradina carrabile che va verso ovest (in direzione opposta al centro del paese, cartelli) parte dall’incrocio e seguendola si arriverebbe in Val Nuvola in 30/40 minuti. Noi però vogliamo arrivarci per sentiero per cui ci avviamo per la stradina appena sotto le Ex Scuole dove abbiamo parcheggiato, arriviamo a una piccola cappella e continuiamo in leggera salita per la sterrata in direzione dell’abitato di Galline, m. 950, che avvistiamo ad una svolta, un piccolo borgo disabitato aggrappato al pendio.

Giunti sul posto, un cartello ci invita a fare una piccola deviazione a sinistra per vedere la casa natale del Venerabile Padre Romano Bottegal, (1921-1978) eremita, missionario, mistico. E’ una casa molto semplice, Padre Romano era l’ultimo dei sei figli di una povera famiglia e continuò da monaco a condurre una vita poverissima tra il Libano e la Terra Santa, amato e rispettato da cristiani e musulmani. La testimonianza della sua vita può essere racchiusa nella frase “Dio è gioia”.
Torniamo sui nostri passi e prendiamo il vicoletto lastricato che si inerpica tra le case, alla destra di un piccolo capitello e che subito diventa un ripido sentiero. Superata un’ultima casa in rovina troviamo un bivio, un sentiero prosegue in salita su per il colle, l’altro piega a sinistra, fiancheggiato da un lato da grandi alberi di faggio, dall’altra da un muretto a secco.

Non ci sono indicazioni, ma un po’ aiutati dal GPS, un po’ dall’intuito, prendiamo il sentiero a sinistra e andiamo avanti nel bosco che alterna bellissimi faggi agli scuri abeti, di volta in volta trascuriamo le tracce che si diramano verso l’alto o verso il basso, continuando più o meno in quota. Il percorso è piacevole, immerso in bei boschi dove si intravedono ancora i muretti a secco degli antichi terrazzamenti, qui si coltivavano cereali, patate e persino il tabacco dal cui contrabbando dipendeva parte della sussistenza della gente del luogo. In alcuni tratti la traccia si restringe a causa degli smottamenti e bisogna fare attenzione. Ancora non sappiamo se siamo o meno sul percorso giusto, secondo la cartina dovremmo aver passato la Val Falcari e la Vall’Arsa, ma restiamo in dubbio fino a quando, sbucati in un pendio dove il bosco si dirada, vediamo in lontananza un cartello: “Val Nuvola – T. 14” che indica la nostra meta a sinistra, in discesa.

Puntiamo verso il basso e troviamo una bella e larga sterrata che scende a tornanti nei boschi di faggio, la quantità di fogliame accumulato sul percorso è tale che, come bambini, ci divertiamo a seppellirci nei mucchi di foglie secche, uno spasso. Raggiungiamo i prati e una prima grande casa, appena sotto ecco il piccolissimo borgo con la sua linda chiesetta e una bella fontana, il posto ci appare tranquillo e ridente, ma pensiamo a come dovesse essere difficile vivere stabilmente così lontani dal resto del mondo. Già Lamon, il capoluogo, è ancora oggi fuorimano, per raggiungerlo bisogna lasciare a valle la strada che porta ai più ricchi paesi del Primiero e salire i tornanti che portano all’abitato. San Donato, il paese più vicino, attualmente scarsamente abitato, dista otto chilometri da Lamon, un’inezia in pianura, ma in montagna significano chilometri di strada su cengia stretta e soggetta alla caduta dei sassi, da qui in Val Nuvola ancora qualche chilometro di stretta stradina, scavata sopra la forra della Val Senaiga. Oltre si prosegue su mulattiera verso il Tesino, il percorso è adatto anche per le Mountain Bike. Considerando che un tempo non c’erano le strade odierne, l’isolamento specie in inverno doveva essere completo, non ci stupisce che i borghi disagiati siano stati abbandonati o abitati oggi solo saltuariamente.
Val Nuvola però conserva un suo fascino, la chiesetta e le case sono ben tenute e sembrano solo aspettare le visite estive dei proprietari, la legna è ben accatastata, l’acqua sgorga dalla fontana e appese agli alberi ci sono due altalene in attesa dei bambini. Inutile dire che anche noi ritorniamo “ragazzetti” e non ci par vero di spingerci sull’altalena (“dìscol” in dialetto).

Poi ci accorgiamo che qualcuno c’è, fuori da una delle case, una signora anziana che non esitiamo ad avvicinare. E’ arrivata fin qui da sola, ce ne meravigliamo, ma pare che quaranta minuti di camminata non la preoccupino “Cosa volete che sia, adesso c’è la strada, vengo spesso a vedere la mia casa, ci sono nata”. Le facciamo i nostri complimenti e dopo una chiacchierata la salutiamo, scendendo sulla stradina che porta a San Donato.
Il primo tratto, vicino al solito crocifisso con tettuccio, è tutto ghiacciato e ci preoccupiamo un po’ per la signora, il sole tra poco calerà, forse dovremmo accompagnarla… ma temiamo non gradirebbe la nostra intromissione. Percorriamo buona parte della panoramica sterrata prima di vedere un’auto che proviene in senso opposto al nostro, arrivati alla meta la vediamo tornare indietro con un passeggero a bordo: è la nostra vecchia signora, da parte mia provo un gran senso di sollievo, birbantella, mi aveva fatto sentire in colpa, è andata a piedi, ma ritorna in carrozza!
Non ci resta che tornare a casa, ma il nostro autista non ha intenzione di rifare la stretta strada fatta al mattino, preferisce salire da San Donato a Le Ej, verso il Coppolo, sperando di non trovare neve o ghiaccio (e nemmeno auto). La stradina non è meno stretta o priva di curve, ma siamo fortunati, arriviamo tranquillamente a Le Ej e poi scendiamo, sempre per stretta stradina a tornanti, fino a Lamon. Da qui torniamo a Ponte Serra dove recupero la mia auto e saluto i miei amici, sono felice di aver passato in loro compagnia una bella, straordinaria e divertente giornata.
ATTENZIONE le Cascate, le Forre, i Canyon, sono strettamente legati alle condizioni meteorologiche, in prossimità di un peggioramento meteorologico, il pericolo aumenta drasticamente l’attenzione va posta principalmente ad un alluvione improvvisa, innalzamento del livello di acqua nella gola o nella forra o canyon con il pericolo di rotolamento dei sassi sia quelli posti sopra la testa che nel torrente o dalla Cascata.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Non conosco questa zona,ma vedo che è splendida.Mi piace molto la casa di sasso.Buona giornata
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Che bel racconto Paola! Mentre leggevo, mi sembrava di viverlo quel percorso. Dimenticando per un po’ le brutture che accadono nel mondo. Grazie!!
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Stupende zone, complimenti!
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