683 La Strada del Genio


Strada del Genio
Valle del Brenta © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

La Strada del Genio Cismon Incino

di: Paola Marini Gardin

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 09-03-2022

Cima: nessuna 
Gruppo Montuoso: Col Del Gallo – Monte Grappa 
Cartina: Tabacco foglio 051 Massiccio del Grappa Bassano Feltre 
Segnavia: cartelli locali 
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche). Tutta via va affrontato con attenzione!
Tempi di percorrenza*: in giornata
Quota partenza:
200 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 570 m.s.l.m
Dislivello: m. 370
Giro: anello
Punti di appoggio: Cismon, Agriturismi ai Piai e a Incino
Acqua, sorgenti: fontane a Incino e a Corlo
Località: Cismon del Grappa
Copertura cellulare:
Parcheggio/i: sì, presso la Chiesa di Cismon
Tappe del percorso: Cismon, Strada del Genio, mulattiera, Incino, Diga, Corlo, Cismon
Partecipanti: Carmen, Roberto, Waltraud, Paola

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

oggi scendiamo da Belluno, oltrepassiamo Feltre e ci dirigiamo verso Arsiè, imbocchiamo il lungo tunnel (Galleria San Vito, km. 3,47)  ci dirigiamo verso Arsiè, che sbuca nella Valle del Brenta e voltiamo a sinistra prendendo la strada statale in direzione di Bassano, dopo pochi chilometri usciamo a Cismon del Grappa e parcheggiamo nello spiazzo adiacente al Santuario di Nostra Signora di Pedancino. La Chiesa e la statua lignea della Madonna in essa custodita ha un’antica e travagliata storia.

la strada del Genio

Tornando indietro di pochi passi troviamo un capitello, a destra sale la vecchia stradina (interdetta al traffico) che collegava Cismon con Incino, a sinistra la strada prosegue verso Case Vannini, un cartello artigianale indica la “Strada del Genio” in questa direzione ed è posto sul palo stradale “Trento 59 km.”
Adesso iniziamo il tratto meno attraente dell’escursione, circa mezzo chilometro di percorso infossato sotto la massicciata paramassi della ferrovia che ci porterà all’imbocco del nostro sentiero, purtroppo la via ferrata e la nuova statale SS47 impediscono la partenza originale dall’ex Forte Tombion, a meno di non voler tagliare lo stradone e fare la fine dei ricci. Superato questo pezzo brutto e rumoroso troviamo il ripido raccordo che risale il pendio del monte e raggiungiamo la “Strada del Genio – Col del Gallo – San Vito”, una strada militare costruita durante la Prima Guerra Mondiale, allora carrozzabile, ora è un comodo sentiero.

Strada del Genio
un tratto della strada del Genio © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Procediamo speditamente, la strada ha pendenza costante e i 16 tornanti ci porteranno in alto senza fare fatica. Nonostante l’abbandono, le intemperie e le frane l’abbiano rovinata, possiamo ancora ammirare la solidità e la resistenza di questa ardita opera d’ingegno. Qualche tratto di parapetto è franato, ma la carreggiata è larga e prestando la dovuta attenzione non si corre alcun rischio di cadere negli strapiombi.
Lungo il percorso, spesso scavato nella roccia, troviamo diversi serbatoi per l’acqua, caverne piccole o grandi che potevano servire da riparo o da deposito.
Alzandoci, ci stupiamo sempre di più, la vista sullo stretto Canal del Brenta è impressionante, ci immaginiamo file di muli e di soldati carichi di armi e munizioni inerpicarsi per questi tornanti, sotto le esposte parti rocciose, per loro doveva essere tutt’altro che una scampagnata.
Stimiamo di trovarci più o meno sopra la Tagliata del Tombion e a qualche chilometro di distanza dal Covolo di Buttistone, antica opera militare che sbarrava il Canal del Brenta di cui si anno notizie dall’anno 1004, attivo fino alla fine del 1700. Verticalmente sotto di noi vediamo la statale, faccio una rapida zoomata sul Brenta e sulla “Pizzeria-Birreria con Cucina Bavarese” al di là del fiume che a causa della siccità ha poca acqua. Alcuni pannelli illustrano la geomorfologia di questo ultimo tratto montano (una trentina di chilometri) del fiume Brenta e la storia dello Sbarramento del Brenta-Cismon, il complesso di fortificazioni costruite per la difesa del Regno d’Italia. Ne facevano parte le Tagliate di Fondovalle, i Forti di Tombion, di Primolano e di Faller, le batterie di Col del Gallo e di Fontanelle di Fastro, i Forti di Cima Campo e Col de Lan. La Strada del Genio serviva per collegare Forte Tombion con il Battera di Col del Gallo, sopra il borgo di Incino. Arriviamo alle ultime svolte, trascuriamo il sentierino a sinistra che segna “San Vito-Primolano”, passiamo vicino a una cisterna per l’acqua e continuiamo brevemente fino a sbucare sulla stradina asfaltata che proviene da San Vito, nei pressi di un vistoso pilone dell’Enel posto in mezzo ai prati una volta coltivati e ora assediati dalla vegetazione. Approfittiamo di uno strategico tavolo con panche per una breve merenda, poi facciamo due passi sulla strada verso le Case Ai Prai, in direzione di San Vito, dove c’è un Agriturismo e la possibilità di parcheggio. Non ci arriviamo, l’intento è solo quello di ammirare il panorama sul bel paese di Enego e sul Monte Lisser, innevato, posti sull’altro versante del Canale del Brenta.
Torniamo indietro, accanto a un capitello in rovina sale il sentiero “Anello di Incino” che porta al Col del Gallo e ai resti della Batteria, volendo potremmo arrivare in cima e poi scendere a Incino, ma ci attrae la bella mulattiera che inizia sulla destra, vicino a dove siamo sbucati dalla Strada del Genio, che scende in leggera pendenza in direzione sud-est, ben esposta al sole, in direzione del piccolo paese di Incino. Apprezziamo veramente questo percorso che, dopo un breve tratto nel bosco, attraversa in discesa pendii terrazzati, coltivati in un non lontano passato, adesso rovi e arbusti regnano sovrani occultando le opere umane, scalette per raggiungere i poderi, cisterne per l’acqua, piccoli ricoveri. Alcuni vigneti paiono però ancora curati, c’è ancora qualcuno che non dimentica le tradizioni e forse recupera gli antichi vitigni. Scendiamo dolcemente tra i muretti a secco, nei pressi di una cisterna notiamo un sentierino che scende per il ripido pendio boscoso, lo prendiamo e arriviamo a una palestra di roccia dove un paio di ragazzi e una ragazza stanno arrampicando. Torniamo alla mulattiera e arriviamo a case Martinatto, desolatamente abbandonate. Una porta è aperta e non resistiamo alla tentazione di entrare, rispettosamente, in una delle case… L’abitazione, su più piani, conserva ancora parte dell’arredamento, delle stoviglie e degli indumenti dei vecchi proprietari, sembra attendere una mano che sistemi il disordine e le restituisca la semplice dignità di dimora umana…

Strada del Genio
Vista su Incino da Case Martinatto © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Dalle finestre abbiamo una bellissima vista sul Monte Fredina e le propaggini del Monte Grappa, su Incino e sul dirimpettaio borgo di Corlo, da questa prospettiva sembrano attaccati mentre sono separati dal profondo canyon scavato dal torrente Cismon.  Chissà che vita dovevano fare gli abitanti delle frazioni e delle case sparse sulle montagne, raggiungibili solo per sentieri e mulattiere, isolati dal resto del mondo. Ora che una strada asfaltata raggiunge almeno i borghi più grossi, solo pochi residenti si ostinano a rimanere nelle loro case, nonostante i disagi e la mancanza di servizi.

Strada del Genio
Mulattiera per Incino © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

La mulattiera ci conduce alle prime case di Incino, arroccato alle pendici del Col del Gallo, incuriositi da alcuni cartelli che indicano “presepi” seguiamo i viottoli fino alla cima del paese: fuori dalle abitazioni sono stati allestiti i presepi, costruiti con tanta fantasia utilizzando svariati materiali, ci stupiamo che siano ancora in mostra il 9 di Marzo, una bella sorpresa. I residenti di questa frazione sono pochissimi, ma molto ben organizzati, case e giardini sono tenuti con molta cura. Scendiamo verso il campanile a torre che svetta sull’abitato, divertendoci a scovare presepi grandi, piccoli o minuscoli in ogni angolo. All’interno della Chiesa della Madonna della Salute troviamo un bellissimo presepe di grandi dimensioni che riproduce con fedeltà e fin nei minimi particolari un vero paese montano e i suoi dintorni, con tantissimi personaggi semoventi, gli effetti sonori e l’alternanza della luminosità notte/giorno lo rendono suggestivo. Pare sia famoso nel circondario, io non ne avevo mai sentito parlare, ma sono piena di ammirazione per gli ideatori.  Per la sosta pranzo scendiamo ai piedi del borgo, in uno slargo dove c’è un piccolo parcheggio e… la fermata della corriera. La strada che parte da Rocca di Arsiè e costeggia la sponda destra del lago del Corlo infatti arriva fin qui, come anche quella che abbiamo visto partendo da Pedancino e che collegherebbe in due chilometri il paese alla Valle del Brenta. Il condizionale è d’obbligo perché la stretta strada, scavata sulle pareti rocciose dell’orrido della gola del Cismon, è impraticabile: soggetta alla caduta dei sassi è stata chiusa al traffico sia dei veicoli che dei pedoni. Gli abitanti di Incino la utilizzano a loro rischio e così pure ciclisti ed escursionisti. Noi ci limitiamo a godere della vista del panorama, a sud ovest verso Cismon del Grappa e dalla parte opposta verso il borgo di Corlo, il Lago e la diga che sbarra la gola nel suo punto più stretto, un vero orrido. Dopo la pausa scendiamo lungo la strada in direzione di Arsiè, passiamo per la minuscola frazione di Tanisoi (a differenza di qualche anno fa la vedo disabitata) per poi lasciare la strada principale e prendere a destra verso la Diga del Corlo.

Strada del Genio
Diga del Corlo © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Raggiungiamo la Diga e la percorriamo, alla nostra sinistra il lago con il livello dell’acqua bassissimo (non piove da mesi), alla nostra destra l’impressionante visione della forra del Corlo e di fronte, sopra le pareti verticali, il paese di Incino. Il torrente Cismon che nasce nei pressi del Passo Rolle è stato sbarrato e forma il lago artificiale che consente lo sfruttamento idroelettrico del bacino, poi prosegue la sua corsa per sfociare nel Brenta, un vecchio detto sottolinea il suo decisivo apporto d’acqua: “El Brenta no sarìe el Brenta se el Cismòn no ghe dese na penta “. La strada che percorre la diga entra in una breve e bassa galleria e poi sale a tornanti fino alla borgata di Corlo, anche qui un tempo vivevano numerose famiglie, ora i residenti si contano sulle dita di una mano.

Strada del Genio
gola del Corlo © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Dopo un giretto per il paesino iniziamo il percorso di ritorno prendendo a destra la strada asfaltata che prima scende e poi sale con alcuni tornanti fino all’incrocio con la recente strada che collega Cismon al Monte Grappa. Scendiamo per questa accorgendoci troppo tardi di aver ignorato il sentiero, poco dopo l’abitato di Corlo, che scendendo nel bosco ci avrebbe risparmiato una parte della strada, ci consoliamo con una migliore veduta sui paesetti che abbiamo appena lasciato, sulle pareti rocciose dirimpetto dove è incisa la stradina che scende da Incino e su Cismon del Grappa. Continuiamo a scendere lungamente e alla fine arriviamo alla contrada di Porteghetti, accolti da un cartello di benvenuto: doveva essere un antico posto ospitale perché troviamo, sotto a un portico, una lapide con incisa la frase: “1682 porta aperta per i poveri”. Percorriamo l’ultimo tratto di strada dirigendoci verso destra fino a tornare al Santuario della Madonna di Pedancino, dove termina la nostra escursione.

Madonna di Pedancino: il Santuario della Madonna di Pedancino ha un’origine molto antica e pare sorgesse nella gola del Brenta-Cismon dove c’era un tempio dedicato a Ercole, patrono dei viandanti (prima che San Cristoforo lo scalzasse). L’attuale edificio risale alla metà del 1800 e fu costruito più a valle rispetto a quello originario che fu spazzato via da una terribile inondazione del Cismon nel 1748. All’interno è conservata la statua lignea della Madonna con Bambino, forse quattrocentesca, ma la tradizione narra che risalga all’ottavo secolo d.C. e che, scampata alla distruzione iconoclasta di Oriente dell’anno 726, fu trovata su un alberello da un bambino sordomuto, miracolosamente guarito, ai piedi del monte Incino, da cui “Pedancino”. L’alluvione del 1748 distrusse la chiesa e molte abitazioni, la corrente trascinò la statua della Madonna trenta chilometri più a valle, dove fu trovata intatta e collocata solennemente nella Chiesa ricostruita. Dopo Caporetto, nel 1917 gli abitanti di Cismon furono evacuati in Sicilia con a seguito la loro Madonna che però andò perduta nelle traversie del viaggio. Il parroco la ritrovò a Milano e la riportò nel Santuario, dove è ancora meta di devozione e pellegrinaggi.

Autore/i: Paola Marini Gardin
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Pubblicato da Salvatore Stringari
© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

7 pensieri riguardo “683 La Strada del Genio

  1. Leggere le vostre escursioni è interessantissimo. Si impara molto sulla storia, e si imparano a conoscere i paesini, i casolari, come una mappa topografica del territorio! Siete bravissimi. Potreste scrivere un libro per far conoscere ai turisti quello che andranno a visitare. Complimenti!!! 🙂

    Piace a 1 persona

    1. grazie, il percorso è molto bello, io consiglierei di farlo in primavera o in autunno, quando non fa troppo caldo perché la quota è piuttosto bassa. Pochi giorni fa ho fatto l’anello da Incino al Col del Gallo e nonostante fosse ormai sera faceva molto caldo.

      Piace a 1 persona

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