
Rifugio Rosetta dalla Val di Garès
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 19-06-2022
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Pale di San Martino
Cartina: Tabacco foglio 022 Pale di San Martino
Segnavia: CAI 704,
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Alpinistico: (E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Quota partenza: 1333 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 2581 m.s.l.m
Dislivello: m. 1348
Giro: anello
Punti di appoggio: Rifugio Capanna Cima Comelle, Rifugio Rosetta, Bivacco Casera Valbona.
Acqua, sorgenti: non rilevate (ruscelli) portare acqua
Località: Garès (Canale d’Agordo, BL)
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì, gratuito a Capanna Cima Comelle, altri nelle vicinanze.
Tappe del percorso: Capanna Cima Comelle, sentiero CAI 704, Orrido e Pian delle Comelle, Rifugio Rosetta, Passo Antermarucol, Bivacco Valbona, Capanna Cima Comelle
Partecipanti: Antonietta e l’autrice
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
Una settimana fa, dopo essere salite da Gares Forcella Stia, la mia amica Antonietta aveva espresso il desiderio di salire al Rifugio Rosetta. Io avevo titubato a lungo, ci ero stata con una gita CAI in gioventù e mi ricordavo “paesaggi lunari e tanta fatica” ma si sa che col passare del tempo i ricordi sbiadiscono…e alla fine rieccoci qui, dopo una settimana, in Val di Garès, pronte per la scarpinata.
L’escursione in dettaglio:
partiamo dal parcheggio davanti al Rifugio Capanna Cima Comelle, m. 1333. È presto e fa quasi freddo, ma ci scalderemo tra pochissimo! Prendiamo il sentiero CAI 704 e ci incamminiamo dapprima in piano, ma appena attraversato il torrente Liera il percorso si fa erto, saliamo nel bosco incontrando intrecci di radici e grandi massi, il sentiero comunque è ben segnato e sistemato, alcuni gradini ci fanno superare qualche salto, passiamo vicino a cascatelle e piccole pozze d’acqua e ci avviciniamo alla Cascata delle Comelle, che si annuncia con fragore.

Arriviamo alla Cascata Inferiore e poi saliamo a quella Superiore, a quota 1519 metri, il potente getto precipita dall’alto e si nebulizza tra i grandi sassi, spesso formando un arcobaleno. Scattiamo qualche foto e poi proseguiamo a sinistra, sul sentiero che presto si alza per superare la balconata rocciosa e poi piega a destra in cengia esposta (ma attrezzata con cordino) tra i mughi, verso il punto da cui scende la cascata. Anche se ho fatto questo percorso altre volte, per me è sempre emozionante trovarmi sul bordo della forra, ma per la mia amica è addirittura fantastico!
Entriamo nell’Orrido delle Comelle, attraversiamo l’acqua su un precario ponticello, un cordino ci rassicura nei punti esposti e grazie a scalette, pioli e funi metalliche ci issiamo sui massi e procediamo tra le rocce della stretta forra.
Il paesaggio è tormentato e affascinante, alla fine dell’Orrido massi in bilico e pareti strapiombanti spariscono come per incanto, insieme al fragore dell’acqua che ora scorre nel sottosuolo sassoso: sbuchiamo dall’ombra alla luce nell’immenso Pian delle Comelle, una vasta piana di ghiaie compresa tra due versanti, a destra le Pale di San Martino con la Cima delle Comelle, a sinistra le Pale dei Balconi. Andiamo avanti per più di due chilometri, superiamo il masso che indica alla nostra sinistra (destra orografica) la traccia per il Viaz del Bus e proseguiamo diritte senza seguire un sentiero, puntando alle pareti rocciose davanti a noi che sembrano sbarrarci il passo. Camminiamo sulle ghiaie al centro del pianoro, ai lati la pietraia cede il passo a lembi di prato, a tenaci fioriture e a macchie di cespugli e di aghifoglie.
Giungiamo alla fine della valle e fatichiamo un po’ per ritrovare i segni del sentiero, individuiamo i bolli rossi su alcun sassi alla nostra destra e risaliamo una pietraia per poi superare il Lastedèl, un balzo roccioso provvisto di cordino metallico.
Saliamo per le placche, non piove da molto e non sono scivolose, con l’aiuto della fune arriviamo a un piano erboso e ad un bivio, i cartelli con i segnavia sono rovinati a terra, ma questo punto me lo ricordo, è il bivio col sentiero 716 che proviene dal Passo delle Farangole, ci sono passata con Salvatore facendo l’Alta Via n. 2, arrivavamo dal Rifugio Mulaz per dirigerci al Rosetta. Guardo in quella direzione, torrioni e guglie si innalzano sopra le balze rocciose ricoperte dai mughi, Farangole, Cima Vezzana, la Torcia di Valgrande…Da sopra il Lastedèl possiamo ammirare il panorama sulla la vasta, silenziosa piana delle Comelle appena attraversata, finora non abbiamo incontrato anima viva ma laggiù, in mezzo alle ghiaie, mi pare di veder muovere due puntini, non possono essere animali perché hanno colori vivaci, due bipedi ancora molto lontani. Continuiamo per il sentiero 704 in salita, su fondo ghiaioso tra roccette e mughi, alla nostra destra dalle pareti rocciose dell’Altopiano sgorga una cascatella, in fondo, nelle conche resistono dei piccoli nevai, mi domando se siamo o no allo sbocco della Val delle Galline (galli cedroni o forcelli, non galline da pollaio), ma non trovo risposta. Ci avviciniamo a un’altra conca dove troviamo una lingua di neve più grande, pare che nessuno sia ancora passato di qui e decidiamo di attraversarla in diagonale cercando il punto migliore, la neve è consistente e non sentiamo ruscellare l’acqua. Passato il nevaio risaliamo a zig zag un versante di ripide ghiaie, ci aspetta un altro tratto attrezzato su placca, in cima ci fermiamo un momento per guardare in basso: i due puntini colorati si sono avvicinati velocemente e stanno passando il nevaio, accidenti come vanno spediti quei due. Non è finita, altre balze e altri tratti attrezzati su cresta, a fianco di una stretta forra con la neve sul fondo e poi un versante franoso e instabile, il sentiero diventa una traccia da individuare sul terreno sconvolto dalla tempesta Vaia e dalle intemperie invernali.

Giungiamo a un avvallamento erboso, laggiù in fondo un’altra balconata rocciosa si erge davanti ai nostri occhi! Stiamo camminando ormai da più di tre ore e siamo ancora lontane dal Rifugio, come altre volte usiamo la stessa battuta “Anche stavolta l’hanno spostato…non se ne può più di questi rifugi con le ruote” e qui ci raggiungono i due puntini colorati, due escursionisti diretti anche loro al Rifugio Rosetta. Li salutiamo con un po’ di sana invidia, sono molto giovani e simpatici, ci auguriamo reciprocamente di ritrovarci al Rosetta riposati e con le birre in mano…
Loro due se ne vanno a passo svelto, noi procediamo più lentamente, attratte alla nostra destra da una visione spettacolare: una sella prativa tra alte pareti di roccia, cielo azzurro e nuvole candide a fare da sfondo! Mi vergogno per la mia ignoranza, non so se sia la Val Strut o altro, non ho con me la cartina delle Pale di San Martino. Facciamo una piccola sosta e ci fotografiamo a vicenda mentre “sosteniamo” con le braccia alzate un roccione incastrato e sospeso tra altri massi. Finalmente arriviamo al Pian dei Cantoni, m. 2313, due cartelli macilenti segnano il bivio col sentiero 703 per il Rosetta, lo seguiamo affrontando un’altra salita prima su un versante detritico, poi roccioso e approdiamo all’Altopiano delle Pale di San Martino, a quota 2550, all’incrocio con la storica mulattiera militare CAI 756 che alla nostra sinistra porta a Forcella Cesurette (la faremo al ritorno), noi la seguiamo verso destra e aggirando un dosso roccioso giungiamo in vista del Rifugio G. Pedrotti al Rosetta.
Ci fermiamo al Rifugio per un paio di fette di torta e rincontriamo i due giovani escursionisti, gli unici che han fatto il nostro percorso, il resto del mondo è arrivato ai m. 2581 metri del Pedrotti in funivia da San Martino di Castrozza e ora può spararsi selfie a raffica in quota e perfino salire in scioltezza verso la cima.
Dal rifugio mancano meno di duecento metri di dislivello per la Cima della Rosetta, m. 2744, che promette un panorama spettacolare, ma decidiamo di rinunciare: ci aspetta una lunga discesa e inoltre, come accade spesso a questa quota, si sta diffondendo un denso nebbione che nasconde ogni cosa.

Ci lasciamo la nuvolaglia alle spalle e per il ritorno riprendiamo per un breve pezzo il sentiero di salita fino al bivio a m. 2550 con un considerevole numero di cartelli segnavia: Ghiacciaio della Fradusta, Rifugio Pradidali, Forcella del Miel, Passo Bettega ecc. ecc. noi imbocchiamo la mulattiera militare, sentiero CAI 756, tracciata in saliscendi attraverso le forre carsiche del vastissimo Altopiano, in un ambiente bellissimo, vallette erbose, lastroni, buche rocciose, lingue di neve, un percorso vario ma mai faticoso sulla mulattiera che poi finisce all’improvviso per trasformarsi in sentiero. Traversiamo tutta l’ampia Busa di Col Alto, ai lati del sentiero molti fiori alpini e tantissime genziane, un vero mosaico colorato! Arriviamo a Forcella Antermarùcol, m. 2334, lasciamo alla nostra destra il sentiero che continua verso il Sasso Nero, traversa Campo Boaro, scende a Forcella Cesurette e poi nella Valle di San Lucano e cominciamo a scendere a sinistra per i ripidi e sconnessi tornanti della petrosa Valbona. Caliamo a lungo prima di incontrare, a una svolta a quota m. 1870, il sentiero CAI 756A che proviene dal Viaz del Bus, noi proseguiamo sul nostro sentiero che ora corre in mezzo al bosco e scendendo ancora un poco raggiungiamo Malga Valbona, m. 1783. La casera ora è adibita a bivacco, nei pressi c’è una fontana ma, a differenza delle volte precedenti, vedo che non butta una goccia d’acqua. Accanto all’ex malga, nel posto dove si trovava il “Teaz” la tettoia per il ricovero del bestiame, è stato costruito un bivacco di moderna concezione “integrato alla geomorfologia del luogo”. Avrebbe dovuto promuovere il turismo nella zona, accogliere gli escursionisti e proporre anche la visita alle vicine miniere della Val di Garès scavate sotto il Sasso Nero, ma non trovando un gestore cui interessi non è mai stato utilizzato.
Lasciamo gli ex pascoli rimboschiti della malga e continuiamo per il sentiero che scende con pendenza molto moderata passando sotto le scure pareti laviche del Sasso Nero fino ad incrociare il sentiero che proviene da Forcella Cesurette, lo imbocchiamo in ripida discesa a zig zag nel bosco, arrivando al punto di partenza, i prati davanti al Rifugio Capanna Cima Comelle. La nostra escursione è finita, 7/8 ore di cammino più le soste, prima di tornare a valle ci fermiamo al Rifugio gustandoci due squisite fette di torta, birra per la sottoscritta, the per Antonietta (che ringrazio per prestarsi sempre come provetta autista).
Note: in questo blog trovate anche 691 Viaz del Bus, 528 Malga Stia, 695 Forcella Stia.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi
avevamo fatto assieme una parte di questo percorso, con il Viaz del Bus e con l’alta via 2… mi manca da fare la parte centrale… Brave 1300 metri di dislivello in giornata sono dislivelli importanti…
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un’escursione davvero intensa, tipo quella che sto raccontando sul mio blog e che ho fatto la scorsa estate, intanto da domani, o meglio oggi, sarò a camminare sulle Alpi Orobie per nuove escursioni…😊👍👍
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buone camminate
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Buongiorno, escursione fatta con mio marito qualche settimana fa, bellissima, con cambio di paesaggio continuo, peccato però, che per un problema mio al piede , abbiamo fatto ritorno a San Martino di Castrozza, un po’ più corta, non in funivia, percorso lungo, con un bel dislivello e con tratti attrezzati. A San Martino ci sono venuti a prendere e siamo poi andati a recuperare la macchina in Val di Gares. Percorso non molto frequentato.
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Ciao Chiara, grazie per il commento, secondo me non frequentato per il forte dislivello anche perché per arrivare al Rifugio ci sono vie meno lunghe 🙂 meno belle forse… stupenda la zona delle Comelle. Spero si sia risolto il problema al piede informo anche l’autrice del post del tuo commento…
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grazie per i commenti, l’escursione è stata molto bella anche se impegnativa per la lunghezza. La Val di Garès e la Val di San Lucano sono bellissime, permettono di salire in alto e scoprire luoghi selvaggi e solitari, al contrario delle Pale di San Martino, fantastiche ma molto frequentate.
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percorso fatto 3 giorni fa, il tuo resoconto è uguale a quello che avrei raccontato io, mi sono ritrovato lassù, forse l’unica differenza è per le difficoltà, oltre penso all’età, è che per un vecchio incidente ho solo il braccio destro e nelle attrezzate è un po’ più dura. Cmq fantastico
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Fatto qualche anno fa’, ma partendo da passo Valles, rifugio Mulaz, passo delle fragole, rifugio rosetta, valle delle comelle, orrido delle comelle, capanna comelle al Gares, escursione stupenda, abbiamo visto camosci e moltissime marmotte.
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È un giro meraviglioso… ci sono andata molte volte… sono nata in Val Gares… è stato emozionante leggere il tuo resoconto, quanti ricordi si sono affacciati nella mia mente, sono ritornata al passato.
Grazie
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prego, grazie a te per aver lasciato il tuo commento,
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Questa è stata la mia prima escursione sulle pale di s martino. La ricordo benissimo
Mi sono affidata alle guide di
s martino essendo sola,mio marito non era per questi percorsi. I’itinerario proposto quel giorno dalle guide era
CIMA ROSETTA – GARES
Certamente la fatica per noi è stata inferiore rispetto la vostra,essendo programmata tutta in discesa
I passaggi, infondo , sono stati gli stessi, le bellezze di quella cerchia di monti ,medesima,lo
splendore di quella valle ghiaiosa, racchiusa tra quelle cime ,una cosa inspiegabile,rimasi stupita di tanta bellezza,mai lo avrei immaginato
Fu una bella esperienza ,
che sprigiono’ in me una tale carica,che per ben 8 anni -10
andai ,d’estate, a s martino
e cimentarmi in escursioni sempre più impegnative ,anche notturne
Dopo averle esplorate tutte una o più volte , mi portai sul Brenta a madonna di campiglio ,per conoscerlo
Un caro saluto e complimenti per le Vs imprese
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ciao Giovanna grazie della tua testimonianza che leggo volentieri. le Pale di San Martino sono meravigliose ogni guglia ha la sua storia antichissima…. io ho iniziato invece dal brenta essendo originario della Val Rendena. torna a trovarci a presto grazie Giovanna, Sal.
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Bellissima descrizione, è possibile avere qualche dettaglio in più dalla fine dell’Orrido delle Comelle in poi per essere certi dell’orientamento? 7-8 ore andata e ritorno inclusi?
Grazie mille in anticipo
Stefano
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Nelle tue splendide pagine si vive “a pieno” la montagna e si fa forte la voglia di interessanti escursioni in loco. Grazie Sal.
Un caro saluto,silvia
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Grazie a te Silvia,sal
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