
Rifugio e Cima Pisciadù
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 31-07-2022
Cima: Pisciadù
Gruppo Montuoso: Gruppo del Sella
Cartina: Tabacco foglio 07 Alta Badia – Arabba – Marmolada.
Segnavia: CAI 666 – CAI 676 – 29b – 29
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico Attrezzato: (E.E.) Sentiero con infissi (funi corrimano e brevi scale) che però non snaturano la continuità del percorso EE – itinerario per Escursionisti Esperti.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Quota partenza: 2.121 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 2985 m.s.l.m
Dislivello: m. 864
Giro: anello
Punti di appoggio: Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù altri a Passo Gardena
Acqua, sorgenti: non rilevate, portare acqua
Località: Passo Gardena Colfosco, (BZ)
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì al Passo Gardena, parcheggi a pagamento ma anche liberi
Tappe del percorso: Passo Gardena, sentiero CAI 666, Rifugio Pisciadù, CAI 676, Sella del Pisciadù, Cima Pisciadù, ritorno sentiero 676, Val di Mesdì, sentiero 29b e 29, Passo Gardena
Partecipanti: Antonietta e l’autrice
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
al Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù
Questa escursione è un meraviglioso e panoramico itinerario ad anello, compiuto con la mia amica Antonietta. Anni fa ero già stata al Rifugio Pisciadù con Salvatore percorrendo l’Alta Via n. 2, allora eravamo saliti per la bellissima Ferrata Tridentina, oggi invece prenderemo il sentiero normale. Partiamo da Belluno e raggiungiamo in auto il Passo Gardena, dove parcheggiamo. Alle 8.20 imbocchiamo il sentiero CAI 666, la temperatura e di quasi 8 gradi e siamo ben imbacuccate, non sembra proprio una giornata da luglio! Percorriamo in scioltezza il primo tratto che corre sotto le imponenti cime rocciose del Gruppo del Sella, di cui fa parte il Pisciadù, costeggiando il Col de Frea, al bivio trascuriamo l’indicazione per la Via Ferrata (a sinistra) e proseguiamo diritte per il canalone, anche se manca il cartello che indica la via normale. Affrontiamo la salita della Val Setus lungo il ghiaione, dove troviamo un cartello che ci conferma che siamo sul sent. 666 per il Pisciadù, poi il tratto attrezzato con cordino, grazie al quale superiamo la parete rocciosa.

Non serve l’imbragatura, un minimo di conoscenza “alpinistica” noi due ragazze ce l’abbiamo. Troviamo anche un nevaio e cediamo alla tentazione di fotografarci sotto una “grotta” di neve. Arriviamo all’immenso altipiano, il panorama che già era notevole fin dall’inizio, ora è grandioso: Val Gardena, val Badia, Gran Cir, Sass Ciampac, Sassongher, Gruppo del Puez…una gioia per gli occhi e l’anima. A sinistra il sentiero va verso il Rifugio Cavazza al Pisciadù, a destra vediamo l’indicazione per il “Lech del Dragon”, un laghetto che ci tenta moltissimo, a malincuore lo lasciamo per una prossima volta e andiamo verso il Rifugio. Dopo pochi minuti di sentiero in piano lo raggiungiamo, la costruzione si trova a m. 2585 in una posizione molto bella a breve distanza dall’incantevole “Lech di Pisciadù, m. 2564.
alla Cima del Pisciadù
Dopo una breve sosta al Rifugio con la degustazione di uno squisito strudel (qui una decina di anni fa ho mangiato i canederli più buoni della mia vita) proseguiamo sul sent. 676 che sale a sinistra del laghetto per la Val de Tita verso la Sella del Pisciadù, il percorso fa parte dell’Alta Via n. 2. Anche qui troviamo alcuni tratti provvisti di cordino che ci depositano sulla sella, ai piedi del Pisciadù medesimo. Il sentiero 676 prosegue per il Rifugio Boè, sulla sinistra si stacca la via per la Cima. A questo punto Antonietta decide di fare pausa, io di seguire il consiglio datoci dalla gentile signora del Rifugio e arrivare alla cima.

Un po’ titubante seguo i bolli rossi su per i gradoni, aggrappandomi con mani e piedi alle classiche “facili roccette di I° grado”. Dopo i salti e qualche tratto di ghiaino sdrucciolo arrivo in vista di un’antenna alla mia destra, dove c’è già parecchia gente, la croce di vetta dovrebbe essere a sinistra e punto in quella direzione.

Finalmente la croce, m. 2.985, mi ci aggrappo come una patella e firmo il libro di vetta. Spero che nessuno mi abbia vista strisciare per l’ultimo mezzo metro (a volte soffro di vertigini) per affacciarmi a guardare il Rifugio Cavazza, piccolissimo in mezzo all’altipiano, accanto al minuscolo occhio blu del laghetto. Respiro e mi godo la magnifica visione a 360 ° delle cime che ormai ho imparato a riconoscere, in particolare mi affascina veder spuntare il Piz Boè, dove siamo salite poco tempo fa.
Con un po’di coraggio comincio a staccare il culo dalla roccia e mi preparo a scendere, con sorpresa la discesa mi è più facile della salita, ritorno alla sella dove la mia amica mi aspetta per il pranzo al sacco. Dopo la breve sosta scendiamo verso il Rifugio e decidiamo di tornare al Passo Gardena per la Val de Mesdì, sentiero CAI 676, in direzione Colfosco. Al Rifugio ci avvisano che il percorso “non è meno faticoso e difficile di quello fatto in salita” e comprende un tratto attrezzato. Bene, oramai siamo in ballo e allegre e felici ci avviamo in falsopiano verso la Val de Mesdì, il sentiero roccioso è attorniato da gialli papaveri alpini, campanule azzurre e altre belle e colorate fioriture. Alla nostra sinistra intravedo più in basso, tra due roccioni, la passerella posta alla fine della Ferrata Tridentina e propongo a Antonietta di farla una prossima volta, ho visto che ormai affronta con disinvoltura i percorsi attrezzati. Sopra le nostre teste incombe la mole del Pisciadù, non riesco quasi a credere che ero lassù solo un’ora fa! Arriviamo al tratto attrezzato di circa 100 m., più breve di quello fatto in salita e ci caliamo aiutate dai cordini (dove li han messi servono egregiamente).

Dopo aver passato il tratto ostico e le solite “facili roccette” arriviamo sul sentiero che scende tra sassi, ghiaie e massi per la valle, attorniate da magnifiche pareti rocciose. Arrivate quasi in fondo non proseguiamo verso Colfosco ma tagliamo a sinistra per traccia i ghiaioni della Val di Mesdì, passiamo un piccolo rio di acqua limpida e intercettiamo il sentiero 29B che corre in saliscendi tra i massi e poi tra radi larici e mughi verso il Passo Gardena, confortate da panorami spettacolari. Facciamo un passo falso, anzi più d’uno, proseguendo al bivio sul 29b che scende al parcheggio sotto al Passo, ci accorgiamo dell’errore e con una faticosa risalita a naso tra le roccette recuperiamo la via giusta, il sentiero 29. Passiamo sotto le pareti del Pisciadù, superiamo la cascata e l’incrocio con la via ferrata e finalmente torniamo al punto di partenza.

E’ stata una lunga traversata, fa freddo e abbiamo bisogno di qualcosa di caldo, entriamo al Rifugio sul Passo e ordiniamo due cioccolate: mi dispiace dirlo, ma ci hanno dato due tazze di acqua calda con un po’ di cacao spacciandola per cioccolata che lasciamo intatte sul banco insieme ai tre euro cadauna richiesti.
Restiamo comunque di buon umore, è stata una giornata fantastica, progettiamo di salire a breve per altre cime “facili” dal Passo Gardena: Ciampac, Sassongher, Gran Cir…chissà se ci riusciremo quest’estate!
Autore/i: Paola Marini Gardin
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Complimenti ragazze, siete state bravissime!!! Il luogo davvero bello da mozzare il fiato. Grazie per averlo condiviso con noi !! ❤ ❤ ❤
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ciao Vitty avviso l’autrice grazie per esser passata, buona giornata
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bellissima questa escursione, viene voglia di partire subito, non so quando ma una delle prossime estati magari la farò anch’io, questi paesaggi catturano l’anima!!! 👍👍👍👍👍👍👏👏👏👏👏👏👏👏👏😉😊😊
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sì Max sono molto belli, grazie e buona giornata
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Mamma mia che posti!
Meraviglioso!
Grazie per la condivisione e complimenti👏🏻👏🏻👏🏻
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le dolomiti sono meravigliose … Grazie Nicoletta, buona domenica
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Sempre magici scenari nelle tue pagine di montagna
Un caro saluto Sal
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Grazie Silvia, un abbraccio a una buona serata.
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buona serata anche a te
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