754 Anello Creste del Palughet


Centro minerario di Val Imperina © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Anello Creste del Palughet 

di: Paola Marini Gardin 

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 01-11-2022

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Gruppo del Cimonega
Cartina: Tabacco foglio 022 Pale di San Martino
Segnavia: CAI 729, sentiero non numerato

Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).

Quota partenza: 1369 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1860 m.s.l.m
Dislivello: m. 560

Tempi di percorrenza*: 3 ore più le soste (km. 7,8)
Giro: anello
Punti di appoggio: Malga Fossetta (solo in stagione), Passo Cereda

Acqua, sorgenti: non rilevate

Località: Passo Cereda

Copertura cellulare:

Parcheggio/i: sì al Passo Cereda

Tappe del percorso: Passo Cereda, sent. 729, Malga Fossetta, Passo del Palughet, creste, al bivio sentiero non numerato a dx, Malga Fossetta, Passo Cereda.

Partecipanti: Antonietta e l’autrice

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

oggi io e la mia amica Antonietta partiamo da Belluno e andiamo al Passo Cereda, quota m. 1369, il valico che mette in comunicazione il Bellunese con il Trentino (si può raggiungere come noi da Agordo oppure da Fiera di Primiero).

Lasciamo l’auto nel parcheggio del passo e prendiamo la stradina asfaltata CAI 729 che sale verso Malga Fossetta, passiamo vicino alla Cappella di Sant’Antonio e poco dopo abbandoniamo la strada per prendere a destra il sentiero che sale ripido nel bosco di faggi e abeti, accorciando il percorso. 
Raggiungiamo i pascoli a quota 1570, poco più in basso vediamo Malga Fossetta, ora è chiusa, ma nel periodo estivo le mucche sono in alpeggio e la cucina della Malga offre pasti tradizionali molto graditi: polenta, tosela, salsiccia… Facciamo una brevissima sosta per ammirare  il paesaggio verso le Pale di San Martino, Cima d’Oltro,Sass d’Ortiga e Croda Granda, nonché la vista a strapiombo sul Passo Cereda. 

Malga Fossetta © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Senza raggiungere la Malga continuiamo a sinistra sul sentiero 729 verso il Passo del Palughet, la traccia è ben segnata e si inoltra nel bosco che a volte ci lascia intravedere qualche scorcio sui villaggi sotto il Passo Cereda, mi pare di riconoscere Matiuz, ma potrei sbagliarmi. La vista spazia anche sul Gruppo dell’Agnèr e più lontano, verso nord-est, su Moiazza, Cime di San Sebastiano, Antelao. 

parte sent. 729 © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Continuiamo a salire lasciando il bosco, il sentiero sale per ghiaie e roccette, superiamo un torrente in secca, il percorso poi continua sempre ripido per cenge d’erba e con un ultimo strappo raggiungiamo il Passo del Palughet, m. 1860. Fermarci qui a godere del paesaggio è obbligatorio, ma ancora meglio è salire per qualche altra decina di metri sui ripidi prati e affacciarci verso le svettanti cime a sud, Piz de Sagron e Sass de Mura. Individuo una debole traccia tra i baranci che va verso le selvagge pareti, che voglia di vagare tra i canaloni, le guglie, le cenge e le crode… Mi scuoto dal sogno e ritorno con Antonietta al Passo del Palughet, seguiamo il sentiero CAI 729 che va a ovest verso “Baita Cogolate – Rif. Forestale – Rifugio Caltena”. Procediamo attraversando sottocresta le Pale del Palughet, stando attente a dove posiamo i piedi e fermandoci ogni tanto per guardare intorno, sopraffatte dalla bellezza del panorama, in particolare io cerco di individuare nel Gruppo del Cimonega qualche tratto del percorso dell’Alta Via 2 fatto anni fa con Salvatore. 

il Cimonega dal passo del Palughet © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Andiamo avanti, il bel sentiero panoramico passa tra i mughi e rade piante di abeti e larici, lasciamo alla nostra sinistra il sentiero 729 che scende ripidissimo nella Val Giasinozza che vediamo estendersi ai piedi delle vette e continuiamo diritte seguendo il cartello con l’indicazione “Malga Fossetta”. Dopo poco troviamo alla nostra destra, su una roccia, il bollo rosso che segnala il sentiero di discesa, c’è anche un cartellino su un larice, ma è posto in alto e poco visibile. Scendiamo verso nord per questo sentiero, ripido e scosceso, che ci riporta a Malga Fossetta, m. 1556, questa volta ci fermiamo presso la costruzione per consumare il nostro pranzo al sacco. Anche da qui il panorama non è niente male, Creste del Palughet a sinistra, Sasso Padela (o Cimon del Fradusta, descritto in questo blog) e monti del Primiero davanti a noi, Pale di San Martino a sinistra… 

vista sul Passo Cereda © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Dopo la pausa torniamo al Passo Cereda scendendo per i tornanti della strada asfaltata, più lunga della scorciatoia fatta in salita ma più comoda, raggiungiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso Belluno. Però è troppo presto per tornare a casa, dopo circa 3 km da Agordo ci fermiamo sulla destra della statale 203 Agordina, loc. Le Campe, per visitare il Centro Minerario di Val Imperina, situato allo sbocco della valle omonima, sulla destra orografica del torrente Cordevole. L’ex Centro Minerario rientra nel perimetro del Parco delle Dolomiti Bellunesi, la sua esistenza è documentata fin dall’inizio del ‘400, ma si presume lo sfruttamento anche in epoca romana. L’estrazione e la lavorazione dei minerali di argento e rame si protrasse fino al 1962, poi fu abbandonata e il sito andò in rovina. 

Centro minerario di Val Imperina © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Negli anni scorsi i monumentali 16 fabbricati esistenti, alcuni dei quali risalgono al sec. XVI (magazzini, forni fusori, centrale idroelettrica, stalle, carbonile, polveriera, villa del direttore, fucina dei fabbri ecc.), gli ingressi sotterranei, le gallerie, il sentiero che dalle miniere sale a Forcella Franche sono stati in parte recuperati e dovevano diventare un villaggio a funzione turistica e ricettiva. L’ambizioso progetto era partito bene, funzionavano l’Ostello, il Centro Visitatori e le visite guidate (a cui ho partecipato), ma ultimamente pare naufragato. Passato il bel ponte coperto sul Cordevole che conduce al complesso, troviamo il tutto in abbandono, con evidenti segni di decadimento. Un grande peccato, se non ci saranno interventi di recupero, per l’economia bellunese questa sarà un’altra mancata attrazione turistica. 

Autore/i: Paola Marini Gardin 
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