766 Ciclabili della Valbelluna




Data: 21-06 e 15-7-2023

di Paola Gardin,

da Belluno al Lago di Santa Croce,

Abbiamo già descritto questo itinerario, nel racconto n. 453 di questo blog, ma poiché io lo ripeto con diverse deviazioni, lo ripropongo. Il 21 giugno passo l’intera giornata in bicicletta andando da Belluno al Lago di Santa Croce e ritorno, stessa cosa il 15 luglio, con poche varianti.

Parto da casa alle 8 e vado verso il centro città per via Feltre, devio per il piazzale della stazione, passo il Ponte degli Alpini e giro a sinistra per Cavarzano, sempre su strada oltrepasso le frazioni di Sargnano e Fiammoi e raggiungo a Safforze la Villa Fulcis – Montalban dove inizia la ciclo-pedonabile che va in direzione di Longarone.

Scheda Tecnica Riassuntiva

Ciclabili della Val Belluna

Città: Belluno
Tipologia viabilità: strade cittadine, ciclabili, strade secondarie
Tempi di percorrenza
: 7 ore (in giornata)
Giro: Anello
Chilometri percorsi: 49 km
Dislivello: minimo
Punti di appoggio: diversi nei paesi e al Lago di Santa Croce
Acqua, sorgenti: 2 fontane sul percorso
Tappa del percorso: andata Belluno, Cavarzano, Sargnano, Fiammoi, Safforze, Nuova Erto, Polpet, Pian di Vedoia, Soverzene, Paiane, Bastia, Lago di Santa Croce (Farra d’Alpago), Poiatte; ritorno Poiatte, Lago di Santa Croce, Bastia, Paiane, Cadola, Ponte nelle Alpi, Nuova Erto, Fiammoi, Sargnano, Cavarzano, Belluno.
Partecipanti: Autrice

L’escursione in dettaglio:

Belluno il cuore delle Dolomiti bellunesi,

Finalmente su nastro asfaltato e sicuro passo accanto alla chiesetta di Santa Lucia (Safforze) e pedalo ai piedi del Serva e del Colle di Frusseda lasciandomi alle spalle le ultime case sparse. Questi luoghi mi sono familiari per esserci passata tante volte, ma non avendo fretta mi fermo qualche istante per fare le foto ai miei posti preferiti. La ciclabile prosegue in saliscendi per prati e boschetti, faccio una piccola deviazione a sinistra per arrivare al Mulino di Rio Salere poi torno sul mio percorso, passo per Nuova Erto, arrivo a Polpet, salgo a sinistra della Chiesa Madonna di Vedoia (chiusa perché pericolante) e arrivo al punto da cui si stacca, a sinistra, il sentiero che sale alla Chiesetta di Sant’Andrea in Monte, una bella meta raggiunta tante volte a piedi, in bici non mi ci proverei MAI. All’inizio del sentiero c’è una fontana, mi piace fermarmi a bere anche se ho portato una borraccia d’acqua.  La ciclabile continua sul tracciato dell’antica Via Romana, proseguo verso Pian di Vedoia fino al bivio dove la segnaletica indica Longarone a sinistra e Soverzene a destra. Prendo quest’ultima direzione e su strada secondaria scendo verso il fiume Piave, arrivata allo stretto ponte a senso unico trovo il semaforo rosso, ne approfitto per fare una deviazione scendendo a destra verso i Laghetti Lino De Prà, soddisfatta questa curiosità torno al ponte e arrivo davanti alla Centrale Enel di Soverzene.

Imbocco a destra della Centrale la ciclabile della Via Regia, con lo stretto passaggio tra la roccia e gli edifici della diga che sbarra il Piave, un simpatico murale a tema ciclistico è dipinto su una parete di cemento. Passo anche una galleria e da questo punto il percorso si fa scorrevole, la ciclabile corre vicino alle rocciose pareti del Dolada seguendo il corso del fiume, poi se ne stacca e continua tra boschetti e zone umide dove faccio un’altra deviazione ad anello su stradine sterrate verso la zona delle Risorgive. Torno sul percorso della ciclabile che ora segue il Canale Cellina, il condotto artificiale che conduce un cospicuo apporto d’acqua al Lago di Santa Croce. Questo canale, con le sue sponde di cemento che non offrono appigli, mi fa sempre un certo effetto, è protetto da una rete metallica non molto alta e penso che sia facile per chiunque, uomo o bestia, scavalcarla e cascarci dentro.

Fa caldo, ma pedalando non me ne accorgo, sento l’aria che mi sfarfalla intorno e canto “com’è bello andare in bicicletta per i colli bellunesi” tanto non mi sente nessuno. Pedalando di lena arrivo al ponticello e al bivio sotto il paese di Soccher, i cartelli indicano in salita mete per me più impegnative: Fortini di Soccher, Cave da Mole, Ruderi Castel San Giorgio: ci andrò quando sarò più allenata! Io continuo per saliscendi leggeri, passando altri ponticelli, prati, rare case sparse, campi coltivati, arrivo in località Fontanelle, a Villa Mazzeri – Cappellari – Orzes, dove mi fermo per bere alla bella fontana e riempire la borraccia di acqua fresca, noto che il cartello “non potabile” è stato tolto). Pedalando passo accanto a La Calesita, un agriturismo che offre un menù da leccarsi i baffi: venerdì trippa, sabato anera (anatra), domenica cervo, gli altri giorni non so, ma se mi fermassi qui poi non pedalerei più. Raggiungo Bastia, non prendo la strada principale verso Farra d’Alpago, la attraverso e proseguo al di là, sulla stradina che corre tra i campi verso il Lago di Santa Croce. Lungo il percorso trovo alcuni manufatti costruiti con legno di recupero: un cavallo, un uccello, un uovo e altre opere, la stradina si insinua tra i boschetti dell’oasi lacustre, l’Oasi di Sbarai, una vasta zona umida, habitat di numerose specie di uccelli; anche qui faccio qualche giro perlustrando i sentieri che si inoltrano tra i salici, dove trovo l’acqua che sommerge a metà le piante, faccio dietro front e ritorno sulla ciclabile.

Passo la bella passerella sul torrente Tesa (bici a mano) e arrivo al Lago di Santa Croce, c’è molta gente accampata sulla riva che prendere il sole, il campeggio Sarathei è pieno, gruppi di ragazzi e ragazze stanno disputando partite a calcetto, surfisti e kiters stanno aspettando che si alzi il vento pomeridiano per volare sulle acque. 

lago di Santa Croce

Io continuo a pedalare sulla Via Regia fino a Poiatte, il mio posto preferito perché più tranquillo: decine di barchette ormeggiate che dondolano sulle acque, anatre che nuotano lasciando una scia, rari barcaioli che remano pigramente su piccole imbarcazioni, bella vista a nord est sulla Conca dell’Alpago, Monte Dolada, Col Nudo, Teverone e molto altro, a ovest sul paese di Santa Croce del Lago, Nevegal, Col Faverghera e altro ancora.

E’ ormai ora di pranzo, mi ci vuole una sosta al Bay Watch per uno squisito toast e una birra media, poi un po’ di relax con i piedi nell’acqua piacevolmente fresca, piccoli pesci  girano intorno alle mie estremità (quelli grandi stanno più alla larga), uno svasso solitario nuota indisturbato tra i bagnanti incuriositi. Nel pomeriggio come sempre arriva il vento, guardo verso la riva di Farra d’Alpago dove kitesurf, windsurf, wing foil e vele prendono a sfrecciare veloci, punteggiando il lago di colori vivaci. Non tutti a dire il vero sono provetti velisti, qualcuno continua a cascare in acqua…

A Poiatte l’atmosfera è più rilassata, chi smonta dall’auto, dalla moto o dalla bici viene qui per mangiare, prendere il sole e fare un bagno. Rifocillata e rinfrescata riprendo la bici e ritorno indietro per la ciclabile ripassando Sarathei, la passerella sul Tesa, l’oasi lacustre, attraverso la strada a Bastia riprendo la ciclabile della Via Regia, una volta arrivata a Paiane passo il ponte n. 8 e vado brevemente su strada verso Cadola, imbocco a destra la ciclabile che passa sotto l’autostrada A27 arrivando in salita poco lontano dalla Chiesa di Santa Maria del Rosario e passo il Piave correndo sul Ponte Ferroviario (non sui binari, la ciclopedonale “Pontalpina”  e la ferrovia sono contigue ma staccate). Passato il ponte, in leggera salita raggiungo Viale Cadore e poi la Statale 51 dell’Alemagna a Ponte nelle Alpi. Qui faccio l’unico chilometro poco simpatico lungo lo stradone, avrei potuto evitarlo andando a Polpet, ma voglio passare alla Decathlon. Alla rotonda vado a destra percorrendo Viale Dolomiti, arrivo alla Decathlon e prendo una maglietta da ciclista che infilo nello zainetto (dopo averla pagata, naturalmente). Esco e continuo brevemente su Viale Dolomiti fino a scendere a destra nel sottopassaggio che mi porta a Nuova Erto, dove riprendo la ciclabile fino a  Villa Montalban e per lo stesso percorso del mattino (Fiammoi, Sargnamo, Cavarzano), torno a casa a Belluno.

Note:
dal sito: dolomiti.it: Il Lago di Santa Croce ospita ogni anno gare importanti, come regate o campionati di windsurf. Nel 2017 è stato sede sia dei campionati italiani di triathlon sia di quelli mondiali di windsurf. È il lago più grande della provincia di Belluno e il secondo del Veneto, è un lago naturale formatosi da una frana che ha chiuso la Val Lapisina bloccando la discesa del fiume Piave verso Vittorio Veneto e creando la Sella del Fadalto. Sito nella zona dell’Alpago tra Farra d’Alpago, Puos d’Alpago e Ponte nelle Alpi, al confine con la provincia di Treviso, è uno specchio d’acqua che riflette sulle sue acque cristalline i monti dell’Alpago e il Nevegal. I paesi lungo le rive conservano ancora esempi delle tipiche architetture di case a gradoni con coperture in lastre di pietra, paglia e cannette palustri.

Relive segna 48.8 km e h. 6.57 comprese le soste, mi reputo soddisfatta per la mia uscita in mountain bike rigorosamente muscolare.

Note Da Wikipedia:
Il Lago di Santa Croce è un lago naturale (il cui bacino è stato ampliato artificialmente negli anni trenta) situato in provincia di Belluno, nella zona dell’Alpago, al confine con la provincia di Treviso. I principali immissari del lago sono a nord il Canale Cellina, che raccoglie le acque del fiume Piave a Soverzene, e il torrente Tesa; il lago ha un solo emissario, il torrente Rai, che serve da sicurezza in caso di piene e confluisce nel Piave in località Cadola di Ponte nelle Alpi. Fino alla metà del secolo XVIII il lago non aveva alcun emissario, ma la vicinanza del Bosco del Cansiglio, da cui si traeva gran quantità di legname da costruzione, spinse a scavare il torrente Rai, lungo 7 km, che immetteva nel Piave. Sul lago si affacciano i centri abitati di Farra d’Alpago a nord, della frazione di Poiatte a est, del paese di Santa Croce del Lago a ovest e della frazione La Secca a nord. Inoltre, l’intero versante occidentale del lago è attraversato dalla strada statale 51 di Alemagna, che costituiva la principale via di comunicazione tra la provincia di Treviso e la provincia di Belluno prima dell’inaugurazione nel 1995 del tratto Vittorio Veneto-Belluno dell’autostrada A27.

Autore/i: Paola Marini Gardin
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