595 Anello casera dei Pez


Anello Casera dei Pez
Schiara © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Anello Casera dei Pez

di: Paola Marini Gardin

Scheda Tecnica Riassuntiva 

Data: 14-02-2021

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Schiara
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: 501, 506 e sentieri non segnati né in loco né in cartina
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche). facile, poco segnato, attenzione a ghiaccio e neve in inverno
Quota partenza: 694 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 960 m.s.l.m Casera dei Pez, quota massima Col Forongol m. 1041
Dislivello: m. 347 (saliscendi)
Tempi di percorrenza*: 4 ore più le soste
Giro: anello
Punti di appoggio: Casera dei Pez
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Case Bortot
Copertura cellulare:
Parcheggio/i:
Tappe del percorso: andata Case Bortot, sent.501, sent.506, al bivio a ds per Casera dei Pez, ritorno discesa per traccia a nord est, sent. 501, Case Bortot.
Partecipanti: Giuliano, Assunta, Lucia e Neve, Ornella, Roberto, Paola

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Casera dei Pez è una meta raggiunta più volte, ma sempre con rinnovata sorpresa, mi permetto di riproporla in versione invernale, quella estiva è già stata descritta in questo blog.

Case Bortot

Oggi è una giornata di febbraio fredda ma bellissima, ci portiamo con le auto da Belluno al parcheggio di Case Bortot, m.694, che è la fine classica (o l’inizio, dipende dai gusti) dell’Alta Via n. 1, quasi nessuno infatti completa oramai la via passando per Belluno e arrivando a piedi al Visentin.  La nostra piccola compagnia si ritrova dopo molto tempo, a causa delle restrizioni Covid finora ognuno è andato più o meno per conto suo, oggi siamo in sei più la tenerissima cagnolina Neve. Con le mascherine sui mustacchi ci avviamo di buon passo sul sentiero 501 in direzione del Rifugio VII Alpini percorrendone solo un breve pezzo, al primo bivio lo lasciamo per prendere a sinistra (indicazioni) il 506 per Forcella Mompiana. Saliamo lungo il percorso ben tracciato, in mezzo a radi boschetti che ci lasciano vedere un bellissimo panorama sul Monte Serva innevato. Raggiungiamo un cartello dell’Associazione Sportiva La Velenosa che segna lo Scaletòn, un “tratto esposto seguito da discesa pericolosa”. Lo Scaletòn è fatto a gradini intagliati nella roccia, andassimo di corsa, come fanno per le corse della “Velenosa”, lo riterrei pericoloso, ma con il nostro piede fermo e prudente non corriamo alcun rischio. Il percorso si fa un po’ più ripido, passata in cengia una bella svolta a gomito troviamo il punto, bonificato, da dove è scesa la frana che due anni fa aveva interrotto questo e anche il sentiero 501 che corre più sotto. Davanti ai nostri occhi si apre la magnifica visione del gruppo della Schiara, con i ripidi, articolati versanti rocciosi impreziositi dalla neve. Trascuriamo, sulla sinistra, un paio di tracce da “viaz da camorz” e restiamo sul nostro sentiero giungendo presto alla vista, alla nostra sinistra, del Cimon del Terne, lato nord, che si alza roccioso al di sopra delle pendici ricoperte di boschi di abete, ben più severo e ostile del più rassicurante lato meridionale. Finora il percorso non è stato faticoso, avevo però rimosso il tratto che segue, il Col Forongòl, non mi ricordavo quest’ultima salita a zig zag… ma una volta arrivati alla minuscola forcella è impossibile non affrontare anche gli ultimi metri che portano all’esigua cima da cui ammirare un panorama fantastico.

Anello Casera dei Pez
© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Schiara, Gusela, Pelf, rocce, guglie e forcelle, si stagliano contro il cielo azzurro, una bellezza che fa quasi dimenticare di avere i piedi su un aereo pulpito da dove è saggio non precipitare. Il sole illumina la corona di vette, mentre il versante nord del Serva, il Rui Fret e la forra dell’Ardo sono ancora in ombra, con un forte contrasto di colori. Ognuno di noi ha i suoi ricordi in questi luoghi, a seconda dell’esperienza arrampicate, ferrate, escursioni o traversate. Io vorrei tornare lassù a toccare la Gusela…

A casera dei Pez

Lasciamo il balcone panoramico, torniamo alla piccola sella e cominciamo a scendere, dopo un bel percorso in cengia scartiamo il proseguo del sentiero 506 (attenzione, il cartello è rotto, manca la segnaletica) che a sinistra sale a Forcella Mompiana e prendiamo sulla destra la traccia poco marcata che in leggera discesa conduce alla Casera dei Pez. Lungo il percorso nel bosco troviamo l’unico intoppo della giornata, finora non abbiamo calpestato neve, ma qui una slavina scesa dall’alto interrompe il sentiero e rovina giù per un ripido canalone. Abbiamo portato i ramponcini e li indossiamo.

Anello Casera dei Pez
© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Tutti meno due di noi che pensavano di averli nel sacco e invece se li sono dimenticati: io e Assunta con molta calma e prudenza riusciamo comunque a superare l’ostacolo, la neve è ghiacciata e compatta, ci sono dei bei buchi dove mettere i piedi e blocchetti dove appoggiare le mani. Fatta, al ritorno non dovremo ripassare di qua, faremo un giro ad anello. Proseguiamo nel bosco e dopo poco raggiungiamo prima di mezzogiorno Casera dei Pez, m. 960, piccola e graziosa, opera di volontari che l’hanno resa disponibile agli escursionisti.

Casera dei Pez
Casera dei Pez © Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

E’ un riparo confortevole, un’unica stanza con focolare, panche, tavolo, qualche suppellettile, poco lontano una legnaia è provvista di legna (una volta usata è educazione rifornire la scorta) non c’è possibilità di dormirci, se non stesi sul tavolo o sul bellissimo pavimento di rondelle di legno.

il pranzo

La baita è posta in una piccola radura, circondata da un fitto bosco di abeti, fortunatamente la tempesta Vaia ha risparmiato i grandi alberi vicini, mentre poco sopra ha abbattuto una vasta porzione di foresta, seppellendo i sentieri. Fa piuttosto freddo e accendiamo un bel fuoco nel caminetto, preparandoci al nostro solito pranzo frugale. Dopo aver spazzolato le ultime briciole di pane, formaggi, salumi, dolci e dolcetti vari e scolato un paio di bozze di ottimo vino (della cantina di Giuliano) spegniamo il fuoco e ci prepariamo per il ritorno, chiudendo a malincuore la porta della casetta di legno.

e chiudiamo l’anello

Prendiamo diritti per la radura davanti alla baita, purtroppo segnata da qualche schianto, appena dopo un abete con un’immagine della Sacra Famiglia pieghiamo a destra per un sentiero non segnato che scende a tornanti nel bosco misto di conifere e latifoglie, calando lungo il versante sulla destra orografica del torrente Ardo. Scendiamo sulla traccia calpestando soffici tappeti di aghi e foglie, superiamo qualche albero schiantato e andiamo sempre in discesa verso sud est in fino a incrociare il sentiero 501 che proviene dal Rifugio VII Alpini. Proseguiamo su questo bel tracciato a noi noto, prima nel bosco e poi sulla bella cengia intagliata nella roccia dagli alpini, con un colpo d’occhio individuiamo, incassato nella profonda forra del torrente, il punto dove si trova la “Farsora” un masso incastrato sul corso dell’Ardo che nasconde una cascata, visibile solo arrivando sul posto. Mi dispiace girare le spalle alla Schiara e al Cimon del Terne e spesso mi volto per fotografarli, non mi stancherei mai di ammirarli. All’ultima svolta ci giriamo per dare l’addio alla Schiara, ancora più bella e luminosa di quanto ci era apparsa al mattino. Lungo il percorso siamo in ombra, dall’altra parte della valle le pendici del Serva sono invece al sole, si notano i finestroni della lunga galleria scavata nella roccia per la realizzazione dell’acquedotto.

Anello Casera dei Pez
sentiero CAI 501© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Il sentiero corre rasente le rocce, in un tratto le pareti sono ricoperte da grandi ghiaccioli pendenti come festoni, sono bellissimi, così trasparenti e appuntiti, vere spade di ghiaccio. Superiamo il Col da Bel, l’incrocio con il sentiero che scende al Bus del Buson, la frana, il sentiero 506 imboccato all’andata, la palestra di roccia e ritorniamo al parcheggio di Case Bortot, terminando l’anello.

Escursione e giornata splendide, in compagnia di carissimi amici, concludo il mio resoconto con questo pensiero dello scrittore Dino Buzzatti, che descrive così la nostra amatissima Schiara: «In certe giornate limpidissime di autunno, perfino dai tetti più alti di Venezia si possono distinguere, anche senza bisogno di binocolo, le Dolomiti. Non solo il loro confuso profilo di montagne, misteriosa barriera che chiude il nord (e al di là che cosa esiste? Quali mondi si stenderanno di là della muraglia?). Ma se ne riconosce anche il colore. Dalle 11 del mattino a pomeriggio inoltrato una piccola macchia lucente risplende infatti all’orizzonte. È la faccia sud dello Schiara, una delle poche grandi pareti dolomitiche che guardano direttamente la pianura » (Dino Buzzati)

Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari 

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