765 Traversata da Cibiana a Perarolo




Data: 03-05-2023

di Paola Marini Gardin,

Traversata da Cibiana a Perarolo,

Da tanto tempo desideravo vedere le casere. Sono poste a mezza costa sul versante nord del Sassolungo di Cibiana (Zimòn per i cadorini). Questa è la catena montuosa che va dal Passo di Cibiana a Valle di Cadore. Oggi la mia compagnia propone proprio questo itinerario. L’itinerario attraversa i boschi a settentrione per poi scendere dal versante opposto.

Partiamo da Belluno, risaliamo la Valle del Piave dirigendoci verso il Cadore, lasciamo un’auto a Perarolo, nel parcheggio davanti alla Chiesa di San Nicolò (che da decenni ormai avrebbe bisogno di un radicale restauro), proseguiamo con le altre due fino alle porte di Pieve di Cadore, dove giriamo a sinistra per Valle e Tai di Cadore e raggiungiamo Cibiana, m. 1020, dove parcheggiamo le restanti due auto nei pochi posti disponibili vicino alla Chiesa.

Scheda Tecnica Riassuntiva

Traversata Cibiana – Perarolo,

Cimanessuna
Gruppo Montuoso:
Dolomiti di Zoldo, Gruppo del Bosconero e sottogruppi degli Sfornioi e Sassolungo di Cibiana
Cartina: 
Tabacco foglio 016 Dolomiti del Centro Cadore
Segnavia: 
non censito CAI.
Tipologia sentiero e difficoltà:* mulattiere e forestali Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Tempi di percorrenza:* 5-6 ore (in giornata)
Quota partenza: 942 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 1502 m.s.l.m.
Dislivello
: m. 560 in salita, 975 in discesa
Giro: traversata concatenamento
Punti di appoggio: 
Ciasa (Casera) del Conte
Acqua, sorgenti: 
sorgente a Casa dell’Acqua (ma portare acqua!)
Località: Cibiana di Cadore – Perarolo di Cadore
Copertura cellulare: 

Parcheggio/i: per la traversata, un’ auto a Perarolo (piazza) e una a Cibiana Alta
Tappe del percorso: Cibiana, Cibiana Bassa, Casa del Conte, Casa dell’Acqua, Piani di Dubiea, Perarolo, strada per Ospitale
Partecipanti: Silvano, Carmen, Stella, Claudio, Federica, Isidoro, Domenico e Paola, l’autrice.

Nota: * I tempi di percorrenza e le difficoltà dipendono dalla propria preparazione psico-fisica. Sono influenzati anche dalla tecnico pratica e dalla conoscenza dell’ambiente alpino. Ulteriori fattori sono la capacità di progressione e movimento in ambiente alpino e di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Cibiana

Le vette dei monti sono ricoperte di neve: Zimòn, Sfornioi, Rite … lo spettacolo è incantevole, ma noi cammineremo ad una quota inferiore. Scendiamo a Cibiana Bassa, m. 942, passando tra le vecchie, bellissime case di pietra abbellite da vasi di fiori e da alcuni dei famosi murales, gli affreschi che rappresentano antichi mestieri e scene di vita passata. Raggiungiamo il fondo valle, oltrepassiamo il ponte sul torrente Rite e cominciamo a camminare in mezzo ai bei boschi, per il largo sentiero indicato dal cartello “Vallesina” e dal cartello “Miniere di Carsiè- Ronzei”. Il sentiero sale nel bosco, siamo circondati da un’atmosfera magica, su un masso troviamo l’iscrizione “Bosco dei Sogni” e poter ammirare dalle radure l’imponente Antelao ammantato di bianco è davvero un sogno. Arriviamo al sito delle antiche miniere dove si estraeva il ferro, un sentiero si stacca sulla destra e risale verso i tre ingressi principali, arroccati tra le rocce, della miniera di Carsiè. Arriviamo fino all’ingresso delle tre buie caverne, rinunciamo a proseguire per la miniera di Ronzei perché il nostro giro odierno sarà già abbastanza lungo. Continuiamo per il sentiero che a tratti ci gratifica con la vista dell’Antelao e della Valle del Boite con i suoi paesini sovrastati dalle magnifiche cime dolomitiche. Incrociamo una lunga sterrata che seguiamo verso destra in leggera salita fino alla bella radura dove sorge la Ciasa (Casa) del Conte, m. 1502, adibita a bivacco: una casera accogliente, sarebbe adatta ad una passeggiata con relativa grigliata … e sonnellino al piano superiore.

Apro il libro delle firme per depositarvi la mia e con sorpresa trovo i nomi di alcune persone che conosco e che a volte ritrovo casualmente su qualche cima. Dopo una breve sosta scendiamo verso la Ciasa de l’Aga (Casa dell’Acqua), che sorge in mezzo a verdi pascoli, affacciata sulla valle sottostante, il panorama sui monti è invidiabile: Antelao, Pelmo, Marmarole …Poco lontano troviamo la grotta da dove sgorga una bella sorgente, entriamo uno alla volta, il periodo è siccitoso e la cavità non è piena, tuttavia il flusso è costante e alimenta una fontanella artigianale. Consumiamo il pranzo al sacco accampandoci alla meglio su una panca con tavolo e su sedili improvvisati, sotto i nostri posti a sedere e nel prato sono state depositate le “torte” lasciate dalle vacche nell’estate passata, il tutto dà un aspetto molto pastorale al nostro banchetto.

Perarolo

Dalla Casa dell’Acqua il sentiero va tutto in discesa, lungo il percorso troviamo qualche facile schianto da superare, camminiamo in mezzo ai boschi verso i Piani di Dubiea, m. 1000, bellissimi pascoli appartenenti alla comunità di Perarolo dove sorgono alcune casere, la piccola Chiesa di Sant’Osvaldo (sulla parete esterna un graffito con la data 1790) e i ruderi di un antico borgo.

Siamo a cavallo tra la Valle del Boite a nord e la Valle del Piave a sud, ero passata da qui anni fa con Salvatore e alcuni amici salendo da Perarolo fino alla Casa del Sofio, una grande ex malga in rovina che oggi non raggiungeremo, ma durante il percorso odierno ho individuato, ad un bivio senza segnalazioni, la stradina che conduce verso questo luogo (racconto n. 505 in questo Blog “Ai Piani di Dubiea e Casera del Sofio”). Dai Piani di Dubiea scendiamo verso Perarolo per il ripido sentiero, fermandoci a osservare alcune particolarità: il “Bus de le Anguane” (creature fatate legate all’acqua e simili alle ninfe) una profonda e strettissima spaccatura tra le rocce, i resti dei muretti a secco, testimoni di un passato duro e laborioso, alcuni giganti vegetali che si distinguono tra gli altri alberi in mezzo ai boschi. Con una brevissima deviazione dal sentiero raggiungiamo una rupe a strapiombo sulla Valle del Piave e i più arditi tra di noi salgono in cima, dove è posta una croce, per guardare il vertiginoso panorama.

Sempre in discesa arriviamo in vista di Perarolo, il sentiero sbuca accanto alla ferrovia, poco prima di una galleria. Con stupore e piacere noto che non bisogna più attraversare i binari tendendo l’orecchio al possibile sferragliare di un treno: è stato realizzato un sovrappasso che ci porta al di là in sicurezza. In breve scendiamo tra le case di Perarolo, m. 527, dove nella piazza abbiamo lasciato un’auto, tre autisti tornano a Cibiana per recuperare le altre due vetture, restiamo appiedati in cinque e decidiamo che è inutile aspettarli qui: l’unico bar del paese che negli anni 1881 e 1882 ospitò la regina Margherita e il suo numeroso seguito apre sola alla sera. Dopo un breve giro per vedere l’ottocentesco Palazzo Lazzaris e il “Giardino della Regina” ci dirigiamo verso Ospitale lungo la vecchia strada dell’Alemagna, dopo circa 3,5 km ci raggiungono i nostri autisti che ci caricano a bordo. La traversata è stata bellissima, allietata da panorami magnifici e in allegra compagnia, prima di dividerci facciamo una sosta birre a Fortogna, nel simpatico bar “Jessy Pub” che oltre ai beveraggi e alle noccioline, offre umoristiche vignette appese alle pareti.

Note:
il Sassolungo di Cibiana, o Zimon, m. 2413, è la cima più alta della catena che chiude l’anfiteatro di Cibiana a sud/ovest e comprende i più conosciuti Sfornioi con i famosi due Gendarmi, due torrioni di roccia detti “I Pupe” dalla gente del posto (n. 337 “Cima Sfornioi Nord e i Pupe” in questo blog). Il sito minerario di Carsiè si sviluppa a circa 1500 m. di quota ed è ancora riconoscibile, dal sentiero si notano i tre ingressi principali tra le rocce.  I documenti ne attestano l’attività a partire dal 1689 e fino al 1770. L’acqua del torrente Rite era incanalata fin qui e produceva energia per le prime, rudimentali macchine per lavorare il ferro estratto. Si producevano chiodi e soprattutto chiavi forgiati a mano in piccole fucine, verso il 1740 anche palle di cannone e proiettili vari per l’Arsenale di Venezia. 

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