58 La “mia” Trento

la mia Città
Stemma Provincia Autonoma di Trento

cenni storici sulla mia città 

di: Salvatore Stringari

Cenni storici, La mia Città 

Data: 03 dicembre 2007

(fonte internet)

Da parecchi anni gli archeologi trovano nell’ambito dei confini comunali e nell’immediata periferia un terreno fertile per i propri scavi e tali appassionate ricerche hanno già dato importanti risposte a chi si interrogava sul passato di Trento. Grazie in particolare ad alcuni ritrovamenti che hanno riportato alla luce reperti conservati perfettamente, è possibile affermare che i primi insediamenti umani nel trentino risalgono al periodo neolitico. Gli uomini primitivi, che erano cacciatori e nomadi, vennero da sud-ovest (Ibero-Liguri), dai passi di Resia e del Brennero. Dalla preistoria alla storia, arriviamo al quinto secolo avanti Cristo, quando i Galli Cenomani si sovrapposero alla popolazione indigena. Il loro dominio durò circa 3 secoli, cioè fino all’epoca dell’avvento della civiltà romana che è dato appunto nel secondo secolo a.C. I romani si fermarono a Trento a lungo, esattamente fino al quarto secolo d.C., periodo in cui iniziano le invasioni barbariche (nel 451 gli Unni di Attila, nel 480 i Goti, nel 539 i Franchi, nel 568 i Longobardi, net 770 nuovamente i Franchi. Un altro passaggio importante nella storia della città è costituito dall’inizio del Principato Vescovile che, sotto la protezione degli imperatori tedeschi, caratterizzò la società trentina dal 1027 al 1801, arco di tempo in cui, con alternate vicende e fortune, si sono susseguiti 51 principi vescovi. Tra i momenti di crisi possiamo annoverare l’occupazione da parte di Ezzelino da Romano (1239-1255), le lunghe lotte sostenute dai vescovi contro i conti di Tirolo e la minaccia dei Veneziani, già padroni della Valle Lagarina (1416-1487). Periodo particolarmente significativo è il 1407 quando i cittadini capeggiati da Rodolfo Belenzani, insorsero contro l’oppressione del Principe Vescovo Giorgio di Lichtenstein e rimasero padroni di Trento per un paio di anni. Gli anni più felici, invece, furono quelli sotto il principe-vescovo Federico Vanga (1207-1218), che promulgò lo statuto delle miniere argentifere del Calisio e che diede inizio alla fabbrica del Duomo; Bernardo Clesio (1514-1539), che resse il Magno Palazzo al Buonconsiglio e ne fece una residenza principesca e che nel 1525 soffocò la guerra rustica (la sommossa dei contadini dei feudi); il cardinale Cristoforo Madruzzo che resse la diocesi nel momento più solenne, cioè quello del Concilio Ecumenico (1545-1563). La fine di questa epoca comincia praticamente il 5 settembre 1796 con l’entrata in città di Napoleone che avrebbe poi secolarizzato il principato vescovile. Nel 1803 il trentino venne incorporato al Tirolo e, fatta eccezione per due brevi parentesi (1810-1813), tutta la provincia di Trento rimase sotto l’impero austriaco fino al 1918.

Lo Stemma della Città

Trento
Stemma della città di Trento


L’aquila di San Venceslao, che rispetto all’originale ha subito col passare dei secoli alcune modifiche, è lo stemma ufficiale di Trento dal 1407 (anno dell’insurrezione di Rodolfo Belenzani); anche se il Re Givanni di Lussemburgo donò il simbolo della città molto prima, precisamente; a Bratislava nell’anno del Signore 1339; (come si desume dal testo della concessione dello stemma di S. Venceslao al vescovo e alla chiesa trentina). Appena tre anni prima, nel 1336, Carlo di Boemia figlio maggiore del re Giovanni di Lussemburgo, si era insediato nel castello di Tirolo quale reggente in vece del fratello minore che nel 1330 si era sposato con Margherita di Maultasch, contessa di Tirolo. Carlo di Boemia aveva portato con sé il cancelliere Nicolò da Bruna che nel 1338, grazie all’influente appoggio di re Giovanni, venne nominato vescovo di Trento. In questo modo fu’ possibile alla Casa di Boemia assicurarsi la completa fedeltà e sottomissione del Principato trentino. Il 9 agosto 1339, per ricompensare il principe vescovo dell’amicizia sempre dimostratagli, re Giovanni volle concedere, a Nicolò ed ai suoi successori sulla cattedra di S. Vigilio, lo stemma di S. Venceslao.

Monumenti e itinerari turistici

Da piazza Duomo verso via Cavour, via Belenzani, piazza Pasi, via S. Vigilio si apre il centro storico, parte del quale è chiuso al traffico. Lasciando alle spalle la Cattedrale, la Torre Civica, Palazzo Pretorio (Museo diocesano di arte sacra), la Fontana del Nettuno e le case affrescate che fanno di piazza Duomo una delle piazze più belle d’Italia, ci si immette in via Belenzani, che termina sulla facciata della chiesa di S. Francesco Saverio o dei Gesuiti e lungo la quale si ergono Palazzo Thun (sede comunale), ed alcune residenze nobiliari ricche di ornamenti. Proseguendo sulla sinistra si arriva in via Roma (dove c’è la biblioteca comunale) che a ovest finisce con la Torre Vanga, antico caposaldo romano che prende il nome dal vescovo Federico vanga che la fece ricostruire. Proseguendo invece a destra si passa in via Gianantonio Manci, da cui si può iniziare quello che i trentini chiamano il “Giro al Sass”. Si tratta di una tradizionale passeggiata, animata per lo più nel tardo pomeriggio in prevalenza dai giovani, che porta in via San Pietro, Largo Carducci, via Oriola e via Oss Mazzurana. Al centro di questa area c’è Piazza Cesare Battisti, che è stata ricavata dopo lo smembramento del quartiere popolare di San Benedetto (due affreschi della galleria ad ovest della piazza ricordano questa parte della perduta della città’). Piazza Cesare Battisti, che risale all’epoca fascista (1923-38) e piazza Duomo rappresentano i due punti della Città dove si sono svolte e si svolgono tuttora le più importanti manifestazioni religiose, politiche e sociali. L’abbazia di S. Lorenzo, stupendo esempio dell’architettura romana del XII secolo, si erge sul lato di piazza Dante tra la stazione ferroviaria e quella delle auto corriere. La chiesa di S. Maria Maggiore (1520-1524) si erge nell’omonima piazza stretta tra via Prepositura e via Cavour. Il Castello del Buonconsiglio, residenza dal 1255 dei principi vescovi di Trento e oggi sede del Museo Provinciale d’arte e del Museo Storico di Trento, deve la sua denominazione al dosso roccioso su cui venne eretto a ridosso delle mura urbane duecentesche, che era denominato, Malconsey.

Fonte dei dati storici tratti da internet.

Autore/i: Salvatore Stringari
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