
Antiche Borgate di Lamon
di: Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 15-05-2020
Cima: Nessuna
Gruppo Montuoso: Coppolo
Cartina: Tabacco foglio 023 Alpi Feltrine Vètte Cimonega
Segnavia: cartelli in loco
Tipologia sentiero e difficoltà: facile, stradina bianca, sentiero
Quota partenza: 786 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 990 m.s.l.m
Dislivello: m. 204
Tempi di percorrenza: in giornata
Giro: A/R
Punti di appoggio: Lamon
Acqua, sorgenti: sì fontane
Località: Lamon
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì pochi posti lungo strada a Furianoi
Tappe del percorso: Furianoi- Pugnai-Marsanghi- Bellotti e ritorno
Partecipanti: 5
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi riprendo la scoperta del territorio di Lamon, a torto spesso trascurato dagli escursionisti bellunesi. Il punto di ritrovo è in centro al paese, dove la nostra amica e “guida locale” ci attende. Siamo solo in cinque e staremo alle regole di distanziamento, indossando le mascherine quando serve.
Antiche Borgate di Lamon
dal centro di Lamon ci spostiamo in auto per 3,5 chilometri fino alla frazione di Furianoi, metri 786, dove parcheggiamo a bordo strada. Prendiamo la stradina bianca a destra, appena sotto le case dai caratteristici poggioli di legno, seguendo l’indicazione “Pugnai”.

Ci allontaniamo dai campetti terrazzati, seguiti dallo sguardo di due asinelli di vedetta e ci inoltriamo tra prati verdissimi e punteggiati di fiori, molte le orchidee. Proseguiamo per la stradina in costa, lungo le pendici orientali del Monte Coppolo, passando prima un tratto boscoso e poi una serie di ghiaioni, con una vista magnifica sulla profonda Valle del Cismon. Dall’altro versante vediamo i paesi di Zorzoi e Sorriva, appoggiati sui loro verdi pianori alle falde del Monte Pavione. Tralasciamo la traccia alla nostra sinistra, indicata dai cartelli che segnalano ripidi itinerari che si alzano sulle ghiaie (Trod de le Stelete, Prael de Sora, Scheid –la Lobia) e continuiamo in leggero saliscendi per la nostra bella stradina, fiancheggiata dal verde sui cui spiccano macchie di colore, per lo più allegre gialle ginestre.
La giornata non è bella come quella di ieri, lungo la strada dobbiamo scansare parecchie salamandre intorpidite nella loro livrea nera e gialla, ci pare un segnale che preannuncia la pioggia e speriamo di non prenderci una bella lavata. Passiamo un punto dove la stradina, verso monte, è stata tagliata nella roccia da cui si affacciano bei cuscinetti di fiori rosa e ciuffi di azzurre campanule, un piccolo rivolo di acqua sgorga dalla parete, è il “Boal del cain” (traduco in “solco del catino”). Continuiamo e arriviamo sotto un crocefisso, è posto in alto, dove una volta correva il sentiero che per secoli metteva in comunicazione gli sperduti borghi di queste zone con Lamon, ben prima della costruzione di questa stradina che in parte ne segue il percorso.

Da qui ammiriamo il panorama sul canyon del torrente Cismon con i nastri delle strade che ne seguono il corso e si diramano verso i paesini arroccati sui fianchi della vallata. Proseguiamo fino a guadare su un ponticello di tronchi la scarsa acqua di un ruscello che però in passato ha devastato la strada, portando con sé massi e tronchi d’albero. Procediamo su sentiero, sempre in saliscendi mai troppo accentuato in mezzo al bosco di faggi che in parte è stato devastato dalla tempesta Vaja del 2018, fino ad incontrare una piccola grotta che serviva da cava di ghiaia e i primi muretti a secco, segni evidenti che ci stiamo avvicinando a un vecchio insediamento. Incontriamo una prima casera isolata e poi la borgata di Pugnai, su un piccolo pianoro prativo a metri 665, forse una dozzina tra case e fienili dominati dal roccioso Sass Falares.

Una fontana con lavatoio, dalla portata d’acqua cospicua è posta all’inizio del villaggio e una cappella con un piccolo campanile e la sua brava campana completano il villaggio, alcune case sono abbandonate, altre sono ancora usate saltuariamente e qualche orto è ancora ben coltivato. Gli unici a risiedere stabilmente sono i gatti, ne conto sette, qualcuno deve venire ogni tanto per portar loro da mangiare, per conto mio rinuncio alla farcitura del mio panino e la distribuisco alla colonia di affamati felini. Questo borgo disabitato un tempo era ricco di vita, c’era persino la scuola che radunava i bambini delle diverse contrade. L’amica che ci accompagna ci dice che da Pugnai partiva un sentiero che salendo in mezzo alla faggeta portava “all’Oasi del Conserlo” una bella radura panoramica con due casere e una fontana, poi proseguiva in ambiente bellissimo, con vista sul Monte Vallazza, il Sass Falares, le Pale di San Martino e volendo raggiungeva il Passo Brocon. Purtroppo la faggeta è piena di schianti che hanno seppellito il sentiero e l’Oasi per noi resta un miraggio. Lasciamo Pugnai e continuiamo a camminare per la bella mulattiera in mezzo al bosco, dando ogni tanto lo sguardo alla profonda valle dove in fondo scorre tumultuoso il torrente Cismon. Passiamo davanti ai ruderi di una “calchera” dove si produceva il carbone e alle mura diroccate di una costruzione, su una parete ancora intonacata si legge ancora la scritta “VINO”, era l’Osteria, alquanto discosta dalle borgate, ma supponiamo ben frequentata. Tralasciamo sulla sinistra il sentiero che sale al Rifugio Croset a quota 1204, che è un bivacco con una stanza aperta agli escursionisti e arriviamo dopo poco ai Marsanghi, un piccolo insieme di poche case dalla tipica architettura montana lamonese con poggioli e scale di legno e tetti di lamiera. L’immancabile generosa fontana è provvista di tettoia e nel lavatoio vediamo un fascio di vimini a bagno, come in quella di Pugnai, c’è ancora qualcuno che segue i vecchi mestieri. Sulla parete della prima casa notiamo due isolatori in ceramica, una volta usati per la corrente elettrica e infissa nel muro una granata della prima guerra. Veniamo accolti da una gatta grigia, ci accompagnerà fino alla prossima borgata, Bellotti, senza mendicare cibo, vuole solo coccole e un po’ di vita di società… non è affamata come i gatti di Pugnai, del resto qui risiede un abitante stabile che se ne occupa. Proseguiamo e arriviamo a un bivio con un crocifisso, ignoriamo la traccia che sale verso destra e seguitiamo per il sentiero principale a sinistra, inoltrandoci ancora una volta nel bosco fino a sbucare su un pendio luminoso dove sorge il borgo di Bellotti, anticipato da un gran cartello di legno.

Saliamo il “Col del Vent” fino alle prime, bellissime casere con piccoli terrazzamenti pieni di fiori, il panorama è bellissimo e facciamo qui una piccola sosta- pranzo. Poi scendiamo alla chiesetta, costruita in mezzo al prato dove svetta, vicino al campanile, “l’Albero del Majo” una tradizione di queste contrade, un lungo tronco di albero di larice, issato il 1^ maggio come portabandiera. La chiesa è aperta e possiamo entrare, è ben tenuta, in una stanza dietro all’edificio era stata ricavata un’aula scolastica. Un tempo Bellotti era il nucleo più grande e più abitato della zona, ma come per le altre frazioni dopo gli anni 50 venne del tutto abbandonato, solo due fratelli vi restarono fino alla fine. Oggi diverse abitazioni sono state ristrutturate e usate stagionalmente, il borgo può essere raggiunto in mezz’ora a piedi dalla valle sottostante, dove finisce la vecchia strada per Primiero, passando il torrente su una passerella e salendo per un erto sentiero. Giriamo per il paese, una vecchia casa era aperta agli escursionisti, i “foresti” erano i benvenuti, purtroppo nel 2013 un incendio doloso ha distrutto la vicina casa del proprietario che decise di chiudere il “Bivacco Genius Loci” e porre fine all’iniziativa turistica. I ruderi della casa bruciata restano a testimoniare la stupidità umana, accanto al capitello, alle abitazioni ancora in piedi, agli orti curati dall’unico residente fisso, che custodisce le chiavi della piccola chiesa. Ci domandiamo se vada d’accordo con l’unico abitante di Marsanghi, è possibile ma improbabile, per vivere qui di certo bisogna amare la solitudine. Seguiamo il sentiero dopo l’ultima casa e arriviamo a una piccola grotta nel bosco, vicino ai ruderi di una casera. E’ il “Cool de la Striga Sabina” (Covolo o antro della Strega Sabina) una povera donna di cui la leggenda, con forse un filo di verità, narra fosse una maga, esperta nella cura delle erbe, ingiustamente relegata ai margini del villaggio. Addossato alla parete della roccia vedo un crocifisso, insieme al Cristo protegge i ricordi di due giovanissime partigiane, “Veglia” e “Ora” (veri nomi Clorinda e Ancilla, di Castel Tesino) trucidate dai nazisti. Torniamo sui nostri passi ai Bellotti e ritorniamo a Furianoi di Lamon per lo stesso percorso di andata.
Autore/i: Paola Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Salve, sono Giulio Tollardo, l’unico abitante dei bellotti, lamon.
Oggi è passato di qua un gruppo di escursionisti trevigiani e mi hanno lasciato La stampa del programma gita scritto da Paola Gardin?
Da un lato sono contento che questa borgata sia visitata e che per un po’ torni a far parlare di se. Da un altro mi dispiace che si scrivano tante inesattezze. A volte basta fermarsi e parlare con chi ci abita o ci ha abitato per rendere più interessante e veritiero il racconto.
Spero di avere nel prossimo futuro l’opportunità di incontrarvi quassù, così avremo modo di spiegarci. Cordialisssimi saluti Giulio
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Buonasera Signor Giulio, grazie del suo appunto, farò presente a Paola (bellunese) e alla “guida” Amy Boldo, che conosce i luoghi essendo nativa di Lamon, quanto mi ha gentilmente scritto. Sono e siamo sempre a disposizione per correggere eventuali errori, se lei vuole può anche usare il modulo di contatto che trova nel blog in “Lascia la tua traccia” : il messaggio può essere inviato in forma privata e sarò felicissimo di sostituire le imprecisioni con le giuste informazioni che vorrà fornire, se mi autorizza anche mettendo il suo nome. Preciso però che il Blog non organizza o propone programmi di gite, ma contiene le descrizioni di escursioni fatte da soli o in compagnia che vogliono essere spunti per scoprire anche luoghi meno conosciuti o borghi dimenticati, ma solo a scopo divulgativo.
Sicuramente Paola ci legge. Cordialissimi saluti, admin Salvatore Stringari
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Buonasera Signor Giulio, sono arrivata alcune volte fino ai Bellotti, mi pare di averla incontrata una volta sul sentiero, la mia amica Amy mi aveva detto che lei era l’unico residente, ma non ho avuto occasione di parlare e chiederle informazioni. Spero di tornare e di poter sentire da lei le cose che ha da raccontare, certamente tante. Mi scuso per le imprecisioni, sarei felice di poter scrivere un racconto più aderente alla realtà. La ringrazio per il suo intervento e la saluto, in attesa di conoscerla di persona. Paola Gardin
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