
Val Zemola
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Tentativo in val Zemola, Erto
Data: 26-06-2016
Ormai da alcuni giorni le previsioni meteo sono sconfortanti: temporali il sabato (e sabato ha fatto un mezzo disastro) temporali previsti anche per questa domenica, un miglioramento solo da lunedì, ma ora penso sia meteo- terrorismo perché a fine giornata festiva non s’è vista una mezza goccia d’acqua almeno qui. Così destabilizzati partiamo abbastanza tardi, tuoni e fulmini ci sono ma lontani, ma oramai sono le 11 che fare? L’escursione a Cala del Sasso non è più possibile, la scelta ricade su una valle che da un po’ mi incuriosisce, la Val Zemola. Questa valle si trova a Erto, nota per il tristemente famoso disastro del Vajont e ora anche per il suo estroso sculture-alpinista-scrittore Mauro Corona.
in val Zemola
A Erto seguiamo le indicazioni per Casera Mela: saliamo per la panoramica e stretta strada in cengia sui fianchi del monte Borga al primo impatto la strada è ardita e spettrale, quando arriviamo alla malga, dantesca! È impressionante vedere montagne che poggiano su strati friabili… “Da un momento all’altro vien giù “pensi dentro di te. Forse non oggi. Il tempo sembra continuare a minacciare, tutte le volte che guardo in su il pensiero torna alle previsioni meteo e desistiamo dal voler tentare qualsiasi sentiero. Io per la prima volta non mi sento sicuro. Tutti quei sassi caduti nella notte durante la pioggia e ancora in mezzo alla strada non rassicurano. Il giro ad anello, Casera Mela, Rifugio Cava Buscada, Case Bedìn, rifugio Maniago, Casera Mela ci tenta ma richiede alcune ore. Dietro-front. Lentamente, per non disturbare la montagna, un occhio rivolto verso l’alto e uno sulla carreggiata…per notare qualsiasi movimento. Torniamo a Erto centro, quello vecchio con le stupende case con i muri in sasso a vista.

Decidiamo di scendere al lago seguendo i segnali “ciclo-pedonabile” e “Al Lago”. Calziamo gli scarponi e via alla ricerca del sentiero che porta al lago, passiamo sotto la chiesa con la sua bella fontana in pietra locale rosa marmorea. Andiamo per le caratteristiche vie, o meglio viottoli, vagando tra vecchie case a volte vuote e spettrali con quei quattro muri in piedi che se guardi dentro vedi il cielo, case che raccontano il grande disastro del Vajont e la tragedia dei sopravvissuti. Qualche abitazione è stata ristrutturata ed è ancora in grado di raccontare storie o meglio accogliere la vita di chi è rimasto o ritornato. Chi ancora abita o viene saltuariamente adorna con bellissimi fiori l’esterno della casa, ricava piccoli orti verticali dove può. Onore a questi montanari. Imbocchiamo un viottolo stretto, lo chiamano pedonale -ciclabile del Friuli Venezia Giulia ma finisce nel nulla e viene dal nulla: non conosco lo sviluppo di questa ciclabile ma questa è la mia impressione. Scendiamo fino sul torrente che scende dalla val Zémola e girovaghiamo per un’ora circa alla ricerca di un’improbabile sentiero che si perde sul letto del torrente Vajont. Un “carbonàz”, disturbato da Paola, non sa darci indicazioni. Il sentiero ricalca una via antica, poco prima del paese c’è “La polsa” il posto dove si riposava un attimo prima di raggiungere le case. Qui è stata eretta una piccola chiesa intitolata alla Madonna della Salute, un tempo molto venerata, è anche uno delle fermate delle “Rogazioni”. Purtroppo il posto è molto trascurato, il tetto in lastre della cappella andrebbe riparato e la vecchia, bellissima fontana “al Gòrc de Bèorscia” è quasi seppellita dalla vegetazione.

Ritorniamo alla chiesa di Erto e proviamo in direzione opposta a quella che ci indicava il cartello ma anche questa scelta si rivela un fiasco, il sentiero si perde tra l’erba che è abbondante anche se piegata dalla grandine del giorno precedente. Decidiamo di ritornare sulla via principale e un po’ affranti e delusi affoghiamo il tutto in un buon bicchiere di rosso all’ enoteca Corona. Dopo esserci ristorati vediamo le cose sotto un altro aspetto. Riprendiamo coraggio. Ritorniamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto e torniamo verso Casso, Paola non trova la sua macchina fotografica e ritorniamo a recuperarla all’enoteca. Ci vuole un altro bicchiere… Nel rifare il percorso Paola ha notato una stradina che scende e mi dice: “Questa va sicuramente al lago!”. Parcheggiamo, che sia la volta buona? Scendiamo lungo una stradina, a volte con vecchie tracce di asfaltatura, giù lungo il vallone e arriviamo proprio davanti al “by pass” che venne progettato e messo in opera dagli ingegneri per diminuire il livello del lago e che non servì a scongiurare il disastro, anzi forse lo affrettò. Circumnavighiamo per un po’ il lago e facciamo foto, il tempo questa volta tiene, vai a saperlo, accidenti, solo l’orologio ci mette sull’attenti, oramai è tardi. Oggi la giornata si conclude qui. Torniamo sui nostri passi e a casa, per oggi niente temporali fino a notte.
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Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola G.
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