
Eremo di San Martino
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 29-10-2016
Cima: Cima Lancia non raggiunta
Gruppo Montuoso: Adamello Presanella
Cartina: Adamello Presanella
Segnavia: 228 sat
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota di partenza: 860 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1226 m.s.l.m.
Dislivello: m. 366
Tempi di percorrenza*: 1 h
Giro: A/R
Acqua, sorgenti: si
Località: Carisolo- Pinzolo
Parcheggio/i: si
Partecipanti: Autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
sono passati 10 anni dall’ultima volta che sono salito su all’Eremo di San Martino, questa volta porto Paola a conoscere i miei luoghi di un tempo.
Eremo di San Martino
la partenza è nei pressi della Prisa, caratteristico e conosciuto locale all’imbocco della Val Genova, poco prima lasciamo l’auto in un comodo parcheggio, un cartello ci indica la partenza del sentiero che si inerpica immediatamente su per il bosco di antichi Castagni, Abeti, Faggi fino ad un bivio, poi il sentiero accenna a diminuire di pendenza fino a raggiungere un rio e torna ad inerpicarsi.

Esiste anche un accesso meno ripido, seguendo la prima deviazione a destra dalla val Genova, indicazioni per Campolo. Il sentiero è molto bello e panoramico, lo sguardo vaga dalla pianura con i bei paesini di Carisolo, Pinzolo, Vadaione, Giustino e le loro antiche chiese fino alle cime innevate del Brenta risalendo il corso copioso del Sarca e ai nevai dell’Adamello. Ci imbattiamo in enormi alberi dalle radici contorte, simili a strani rettili preistorici, poi in un ponticello gettato sopra il corso del torrente Re e prospicente una bella cascata, in un bel pino a strapiombo nel vuoto e poi la vista si apre ancora sul Brenta e sull’ Adamello.

Un breve tratto in cengia (larga) e il tratto finale del sentiero, un poco esposto ma sicuro, sono attrezzati con cordino. E si giunge alla chiesetta- eremo. La presenza di questa cappella è documentata fin dal lontano 1312, nei secoli ha subito numerosi restauri, per moltissimo tempo una costruzione adiacente era adibita ad eremo, molti venerati eremiti hanno fatto da custodi a questo luogo, molto amato dalla gente del posto. Purtroppo nel 1782 l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo abolì l’eremitaggio e il complesso andò in rovina finché nel 1877 gli abitanti di Carisolo recuperarono almeno la cappella.

Da qui un sentiero oramai quasi nascosto dalla vegetazione porterebbe in Cima Lancia passando per la malga Giridol, ma sulle cartine il sentiero termina qui. Facciamo quindi una pausa visto che nel frattempo si è fatto mezzogiorno. Ritorniamo alla macchina lentamente, perché Paola raccoglie le castagne che sono sul sentiero, cadute dai centenari castagni. Raggiunta l’auto facciamo una puntatina alle famose e bellissime cascate di val Genova. Poi saliamo la Scala di Bò e raggiungiamo un altro caratteristico rifugio, il Fontana Bona: il nome deriva da una sorgente che è seminascosta difronte al rifugio sulle rive del torrente Sarca di val Genova. Una mia osservazione polemica su questo magnifico posto: poco distante c’è un parcheggio e il divieto di proseguire oltre il Ponte Verde, lo chiamano “sviluppo del territorio” il divieto di campeggio e di transito! Ricordo gli anni in cui la val Genova era veramente una valle selvaggia da scoprire e libera da impedimenti, poi è arrivato il gestore del Parco e sono iniziate le proibizioni. Divieti che spariscono se paghi, perché d’estate l’accesso a tanta bellezza è a pagamento e allora puoi girare quasi liberamente come in un immenso centro commerciale, ci sono le navette che fanno spola tra il Bedolè e la diga di Val Genova e centinaia e centinaia di turisti a volte poco rispettosi che vagano scattando selfie. Lascio alle spalle i divieti, mi rammarico di non poter arrivare al Rifugio Bedolè e visitare il resto della valle. Ci consoliamo tornando verso La Prisa con la visita alle bella Chiesa di santo Stefano arroccata su un roccione, ammiriamo gli affreschi esterni, veramente notevoli nonostante gli attacchi del tempo…
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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Correzione testo di Paola Gardin.
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