
Eremo Santi Benigno e Caro
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 02-02-2020
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Monte Baldo
Cartina: Tabacco foglio 063 Monte Baldo Malcesine Garda
Segnavia: sentiero n. 1 e 9
Tipologia sentiero difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 89 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 870 m.s.l.m (porta vescovo)
Dislivello: m. 781
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: Anello
Punti di appoggio: nessuno
Acqua, sorgenti: no
Località: Cassone (Malcesine)
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: Sal e Paola
Tappe del percorso: Cassone, sentiero 1, Capitello della Merla, Eremo, Malga Fiabio, (deviazione), sentiero 9, Pozzetto, Cassone
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Oggi 02-02-2020, data palindroma, partiamo col sole da Trento e prendiamo per la Valle dei Laghi, passiamo il Lago di Toblino, il borgo medioevale di Arco col suo castello in cima allo sperone di roccia e proseguendo lungo il percorso del fiume Sarca arriviamo al Lago di Garda. Ci portiamo sulla riva orientale, lasciamo il Trentino e entriamo in Veneto raggiungendo Malcesine, altro bel borgo medioevale sovrastato dal castello scaligero che si affaccia sulle acque.
Malcesine Eremo Santi Benigno e Caro
La nostra meta è a soli 4 chilometri, il pittoresco paese di Cassone, dove troviamo subito la piazzetta Gianola, con la partenza del sentiero che vogliamo fare oggi. La sosta però vi è consentita solo per due ore, andiamo avanti e troviamo un ampio piazzale a sosta libera nei pressi degli impianti sportivi. Purtroppo il Lago di Garda è immerso nella nebbia che è arrivata da sud come un immenso muro, cancellando ogni cosa. Prendiamo la strada asfaltata e poi cementata che sale dal parcheggio e si alza tra bei terreni terrazzati coltivati a ulivi fino a incrociare il sentiero n. 1 “Valle dei Molini-Eremo”. Due pony ci aspettano dietro un cancello, sperano in qualche leccornia, ma non abbiamo niente da offrire e ci pare di cogliere uno sguardo deluso. Continuiamo a salire per la ripida strada cementata, in mancanza del panorama negatoci dalla nebbia guardiamo le vecchie e contorte piante di ulivo, gli arbusti verdi degli asparagi selvatici con le bacche rosse, i bucaneve spuntati nei prati a mazzetti: chi si accontenta gode così così, dicono. Al bivio lasciamo a sinistra la Valle dei Molini e continuiamo a salire a destra, superiamo una postazione della I Guerra, poi un bel lavatoio purtroppo trascurato e giungiamo il località Fichet m. 304 (Fichetto in italiano), qui il cemento finisce e la stradina rivela l’acciottolato di una bellissima mulattiera militare, sapientemente costruita, opera che troveremo lungo tutto il percorso. Il sentiero n. 1 sale inesorabile e arriviamo al Capitello della Merla, rovinato dal tempo e dai graffiti dei vandali, che deve il suo nome a una leggenda riguardante i due eremiti Benigno e Caro.

Siamo sui 500 metri e finalmente il sole ci riscalda, appena sotto il capitello c’è una piazzola con i resti di una teleferica, un posto panoramico per eccellenza, se la coltre nebbiosa non coprisse tutto sotto di noi. Proseguiamo, sempre in ripida salita, sui tornanti della mulattiera, ammiriamo la fattura dei muretti di sostegno e della carreggiata, manufatti che durano da un secolo! Lungo il percorso vediamo altre postazioni in caverna e finalmente giungiamo in vista, sulla nostra destra, di una roccia con in cima una croce in ferro. E’ un’opera raffinata, datata 1958, porta un’iscrizione che a causa della ruggine riusciamo a leggere in parte: “Il nostro linguaggio, di fronte alla croce, non è che balbuzie…” Sul piedistallo, è incisa la parola AMOR, scritta nei due sensi e con la R centrale rovesciata in modo da formare un vocabolo palindromo (è la giornata giusta). Siamo arrivati in circa due ore nel luogo dell’eremo, c’è una gran pace quassù, non arriva nessun suono umano, solo qualche grido di volatile, forse i discendenti della povera merla medioevale, fermata da un gesto del Santo perché disturbava e ritrovata in seguito immobile e morta di fame. Il bel posto prativo domina una valle selvaggia, scoscesa e profonda, solcata dalle lunghissime funi dell’alta tensione tese arditamente tra i grandi tralicci posti su questo e sul versante opposto. Contrasto tra nuovo e antico, comodità moderna e durezza del passato. Sotto alla roccia con la croce ci sono alcune piccole grotte, ci sembrano opere di guerra più che di eremitaggio, dopo averle visitate saliamo il bel prato e arriviamo al vicinissimo Eremo che “…sorge in luogo alpestre, orrido e solitario, sopra Cassone.

Per accedervi da Malcesine occorrono tre ore di faticoso cammino…” E’ costituito dalla chiesa con un piccolo campanile e da una foresteria, ma dell’antico eremo, costruito tra il settimo e l’ottavo secolo, ci pare non resti nulla, la ristrutturazione dell’anno 1969, come ricorda una lapide apposta sul portone, se per fortuna l’ha salvato dalla rovina, ne ha snaturato però la struttura originale. Intravediamo qualcosa da una finestra, una colonna antica, forse i resti delle mura storiche sono custoditi all’interno della brutta casetta.

L’Eremo è all’ombra, a 834 m.s.l.m. e oggi fa piuttosto freddo, ritorniamo al prato solatio per fare la nostra veloce sosta pranzo e poi saliamo brevemente il rilievo boscoso dietro alla chiesa, anche qui entriamo in alcune caverne scavate nella roccia, lunghi corridoi, scalette di pietra, postazioni, aperture da cui sorvegliare la sottostante mulattiera. Anche nel bosco una piccola grotta è stata scavata in un roccione, ci sembra un posto di guardia. Scendiamo lungo la mulattiera che poi risale dall’altro lato della valletta boschiva, ma con meno pendenza di quella che ci ha portati all’eremo.

La strada militare attraversa in larga cengia tratti rocciosi, sulle pareti si vedono chiaramente i segni degli scoppi della mina. Guadagniamo da qui la vista sulla cima del Monte Telegrafo, che spunta innevata tra due scure pale boscose, dirimpetto a noi. Per un attimo, prima che la nebbia lo raggiunga, vediamo anche la chiesa dell’Eremo, sotto la Pala di San Zeno. Proseguiamo salendo alcuni bei tornanti, trascuriamo il sentiero n. 20 a destra per “Le Vigne-Cassone” continuando per la mulattiera n 1 che passa tra due rocce, siamo giunti alla “Porta del Vescovo” che superiamo con la dovuta riverenza. Da qui è un bel camminare sulla stradina al sole, resa soffice dalle foglie di rovere e faggio, fino a incontrare un bivio con diversi cartelli. Per il momento trascuriamo il sentiero n. 9, che riporta a Cassone e continuiamo per alcune centinaia di metri sul sentiero n. 1; dopo pochi minuti incontriamo un capitello con le immagini alquanto rovinate di una Pietà con i due Santi Eremiti e la vicina Malga Fiabio, m. 721 s.l.m. E’ stata costruita in mezzo a un bel pascolo con la vista della catena del Monte Baldo alle spalle e il panorama su tutta la conca del Garda davanti (lo supponiamo, la nebbia ricopre ancora tutto, in basso). Purtroppo le due costruzioni, che devono aver rappresentato una risorsa importante in passato, sono chiuse e abbandonate, solo una grande stalla col soffitto a botte, posta sotto l’edificio principale, può offrire riparo in caso di intemperie. Da qui il sentiero 1 scende a Malcesine, noi torniamo sui nostri passi fino al bivio e scendiamo verso Pozzo Barchet e Cassone, tenendo sempre la sinistra con le indicazioni del segnavia n. 9 perché altri sentieri sulla destra portano verso Malcesine (CAI 659). La mulattiera militare non è meno ripida di quella di salita, anzi, dopo il Pozzo Barchet, una piccola vasca posta sotto pareti con rocce strapiombanti, diventa più sconnesso e sassoso. Questo versante è infatti caratterizzato da eventi franosi, scendiamo in mezzo a un bosco con le piante assediate dalle scariche di sassi che ricoprono la base dei tronchi. Passiamo una palestra di roccia che approfitta dei grossi massi isolati per le sue vie di arrampicata e incontriamo i primi esseri umani della giornata, alcuni ragazzi che si esercitano sulle varie vie. Arriviamo alle prime case isolate, alcune abitate e altre in rovina, con i loro terrazzamenti a ulivi e alla via cementata che pur avendo una pendenza spaventosa, si chiama “Via la Piana”. Sempre in forte discesa raggiungiamo il paese di Cassone, al bivio con un capitello ci dirigiamo verso la Chiesa e, prima di tornare all’auto, scendiamo per la viuzza accanto al corso dell’Arìl, il fiume più corto del mondo, che sgorga sotto il paese e dopo 175 metri si butta nel Lago di Garda. Arriviamo alla foce e giriamo per il porticciolo, sappiamo che pittoresco è una parola abusata, ma non ne troviamo un’altra per descrivere questo luogo grazioso, con le casette dipinte, la torretta rotonda, le barchette ormeggiate e dondolanti, il lungolago da cui si vede l’isoletta con il Forte e il piccolo Museo del Lago che raccoglie non solo tantissimi oggetti relativi alla pesca, ma anche fotografie, memorie e usanze del luogo. Dopo aver visitato il Museo (entrata gratis, se si vuole è possibile lasciare un’offerta libera) risaliamo verso la Chiesa e seguendo la strada verso sud raggiungiamo la nostra auto.
La lapide apposta sulla parete dell’Eremo riporta questa dedica “Questo storico Eremo e l’attigua cella dell’Ottavo secolo ove re Pipino figlio di Carlo Magno tornò sovente per ascoltare i Santi Eremiti Benigno e Caro il Comune di Malcesine con l’ausilio dell’azienda di Stato per le Foreste Demaniali salvò da minaccia di rovina e restaurò nell’anno 1969. Opera dell’Edilcassone. L’Azienda di Stato Foreste Demaniali e il Comune di Malcesine posero il 15.9.1969”.
Le spoglie di San Benigno Eremita e del discepolo San Caro sono custodite nella Chiesa di Santo Stefano a Malcesine, mentre la Chiesa di Cassone è a loro dedicata, la loro festa ricade il 26 luglio. La vita dei due santi (VIII-IX secolo) ha prove storiche, sono documentate le visite del re Pipino, figlio di Carlo Magno e la traslazione delle spoglie del Vescovo San Zeno, nell’anno 807, ma è anche ricca di leggende. Famose quelle della merla e il miracolo della raccolta delle rape. Potete trovarle in rete.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola Marini Gardin.
© Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi
Bellissimo articolo, preciso ed interessante. Grazie!!
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Ti ringraziamo e siamo contenti che ti sia piaciuto, speriamo che ti possa servire se hai intenzione di salire all’eremo.
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Ci sono già salita, abito a Malcesine, e sono nata ad Assenza. È bello leggere quanto scrivono “i foresti”.. Soprattutto quando scrivono come voi!! GRAZIE
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Grazie ancora per le bellissime parole Sal e Paola
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ho pubblicato tutte le foto su https://www.facebook.com/salvatore.stringari.sal/media_set?set=a.10222918027330028&type=3
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