
Ferrata delle Aquile
di: Salvatore Stringari
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 29-03-2017
Cima: Paganella
Gruppo Montuoso: Monti di Trento
Cartina: kompass Trento e dintorni
Segnavia: (bianco rosso)
Sentiero numero: non censito
Quota di partenza: 2125 m.s.l.m
Quota raggiunta: 2125 m.s.l.m
Dislivello: 155 in discesa e 155 in salita
Tipologia Sentiero e difficoltà: Escursionisti Esperti Attrezzati (E.E.A) Itinerario che conduce l’alpinista su pareti rocciose o su creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago e dissipatore E.E.A – itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura. Poco difficile – PD = tracciato più articolato con canali e camini, con passaggi verticali e a tratti esposto; normalmente attrezzato con cavo o catena, con pioli e/o scale metalliche fisse.
Tempi di Percorrenza: 2.10 ore in giornata
Difficoltà*: Ferrata Medio Difficile (MD)
Giro: Anello + A/R
Punti di appoggio: Andalo e rifugio Roda
Acqua/Sorgenti: sì
Località: Andalo
Copertura cellulare: Parziale/sì
Parcheggio/i: sì a pagamento a Andalo
Partecipanti: Autore in solitaria
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino e capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Arriva la primavera, la voglia di riprendere è tanta e ho un progetto che mi gira in testa da un po’, approfitto di una giornata di ferie concessami e della bella giornata di sole e mercoledì 29-3 mi trovo all’attacco della Ferrata delle Aquile.
Ferrata delle Aquile
Mi preme sottolineare e evidenziare i due itinerari: Il sentiero delle Aquile, come viene riportato in alcuni siti web, è fattibile alle famiglie, è secondo me troppo esposto seppur attrezzato con il cavo da consigliarlo alle famiglie. Il sentiero in alcuni tratti può creare problemi a chi non è abituato al vuoto, non è però da confondersi con la Ferrata delle Aquile che invece viene classificata E.E.A. (Escursionisti Esperti Attrezzati) quindi adatto solo a esperti di vie ferrate. La ferrata è valutata di Media difficoltà! (MD)
salire in cima alla Paganella è sempre un’emozione e una stretta al cuore: la cima purtroppo è costellata di antenne, ma il panorama è unico.
Il Sentiero delle Aquile che mi porterà all’attacco della ferrata inizia proprio dall’arrivo della seggiovia della Cima Paganella. Seguo la segnaletica “Sentiero delle Aquile” e dopo pochi minuti vengo catapultato in un mondo sorprendente, questo primo tratto richiede attenzione e prudenza, il sentiero si snoda sopra un vuoto emozionante, ma in aiuto trovo un solido e sicuro cavo d’acciaio. Scendendo lungo il sentiero tra i mughi e gli strapiombi in alcuni tratti manca il cordino, mi pare proprio dove il vuoto e più forte.

Successivamente passo accanto a una grande grotta naturale e con un altro breve tratto attrezzato giungo al punto panoramico e al Canalone Battisti, 30 minuti. Da questo punto il sentiero diventa molto più ampio, ma non perde assolutamente in panoramicità (l’altra parte del sentiero ve lo racconto alla fine). Qui inizia la ferrata, si parte in discesa all’interno del canalone Battisti, mi calo per alcuni gradoni attrezzati e poi, aggirando la parete su una cengia che si sviluppa su livelli diversi, raggiungo sempre in discesa alcune facili roccette; la ferrata si riduce ora a semplice sentiero, sempre attrezzato, in corrispondenza del tratto denominato “Antro delle Pegore” e “Grotta del Mistero”, io continuo passando sotto un arco di roccia e scendendo ancora altre roccette, percorro una breve cengia semi erbosa e arrivo all’attacco di un traverso denominato “Traversata degli Angeli” che in forte esposizione aggira lo spigolo, opportunamente attrezzato con una serie di staffe, anche se questo breve tratto richiede una leggera trazione sulla braccia in quanto un po’ strapiombante, sotto ci sono 600 m di parete e di vuoto.

In uscita da questa traversata scendo lungo alcuni metri verticali ma con roccia ben appigliata, noto anche la presenza di una staffa, raggiungo una comoda cengia dove è possibile eventualmente sostare prima di iniziare una nuova discesa stavolta un po’ più lunga ed ostica della precedente, tuttavia non difficile e persino troppo facilitata dall’ abbondanza di staffe artificiali.” La Ferrata scende ancora, in breve raggiungo un’altra serie di staffe che conducono nei pressi di un piccolo pulpito dal quale la discesa riprende tramite altre staffe che permettono di superare una placchetta levigata ed esposta. Dopo quest’ultima discesa verticale continuo in breve traversata portandomi alla “Conca d’Oro”, zona di roccia dal colore giallastro, da qui comincia una lunga traversata che aggira la parete alternando tratti di comoda cengia ad altri invece particolarmente esposti. Inizio la traversata con un’esposizione ancora contenuta su fondo misto terriccio, poi mi calo leggermente trovando una piccola cengia, altro tratto esposto, aggiro uno spigolo trovando una lunga cengia con roccia piuttosto frastagliata e buoni appoggi, arrivo in corrispondenza della targa metallica “Cengia Terlago”. La traversata prosegue ancora per alcuni metri, qualche passaggio piuttosto esposto ma senza particolari difficoltà, mentre più in basso continuano a far da cornice la Valle dei Laghi e la Val d’Adige. La vista spazia dal lago di Garda, più lontano, ai Laghi di Toblino e ai più vicini Laghi di Lamar. Eccomi ora al primo dei due ponti sospesi.

Mi calo su alcune roccette che mi permettono di arrivare all’attacco del ponte, caratterizzato da una fune con dei piedi metallici. Un breve e semplice tratto in orizzontale conduce alla base di uno sperone roccioso, con roccia particolarmente levigata ma con la presenza di alcuni utilissimi appoggi, da qui giungo rapidamente presso un pulpito panoramico, il “Dos de la Merenda”. Affronto il secondo ponte di poco più lungo del primo fino ad un selletta da dove si risale su terreno ghiaioso e su un semplice sentiero giungo al “Libro di Via” anche se non sono ancora giunto alla fine. Da qui inizio la risalita dei 155 metri, lo “Spigolo del Vento”, la base è piuttosto larga e aiutato dai vari appoggi sulla roccia anche un maniglione metallico mi agevola la salita, una targa mi ricorda, se ce ne fosse bisogno, che sono proprio lungo lo “Spigolo del Vento” salgo fino ad una fascia erbosa dalla quale lo spigolo prosegue diventando progressivamente più affilato. Una serie di staffe metalliche ne semplifica la salita, continuo trovando un’alternanza di staffe avendo comunque possibilità di sostare su alcuni comodi pulpiti panoramici. Lo spigolo ora diminuisce la verticalità terminando presso il “Trono dell’Aquila” che coincide con la fine della Via Ferrata.
Il rientro: esistono due possibilità si può seguire la parte finale del Sentiero dell’Aquila ricongiungendo la partenza della Ferrata, oppure il sentiero botanico. Faccio il sentiero dell’aquila ritornando verso l’attacco della ferrata e risalgo la pista da sci e arrivo al rifugio La Roda dove mi bevo una birra accompagnata con un panino allo speck e formaggio. Dopo le foto al Brenta dal magnifico balcone della cima Paganella riprendo la funivia e scendo a Andalo.
Autore/i: Salvatore Stringari
Correzione testo di Paola Gardin.
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