
Romitorio di Poggio del Conte
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 10-09-2019
Città: Ischia di Castro
Provincia: Viterbo
Regione: Lazio
Tipologia: in viaggio
Punti di appoggio: Camper
Copertura cellulare: sì
Aree di Sosta / parcheggi: parcheggio lungo strada
Partecipanti: Autori
in Viaggio:
Tuscania è circondata da necropoli, ci piacerebbe visitarne qualcuna, ma ci siamo procurati il libretto “Tuscia Nascosta” da un simpatico venditore di souvenir e scegliamo di visitare un posto appartato e poco conosciuto, il Romitorio di Poggio del Conte, un sito di culto cristiano, forse sorto su un più antico luogo di devozione pagana. Da Tuscania seguiamo con qualche difficoltà le indicazioni forniteci dal nostro amico venditore di ricordini e archeologo per passione.
Poggio del Conte
Prendiamo la strada per Manciano e Pitigliano, dopo circa 7 chilometri, al bivio, proseguiamo per Manciano per quasi altri 5 chilometri e poco prima del ponte sul fiume Fiora giriamo strettamente a sinistra salendo brevemente per una stradina asfaltata. Giunti al sommo, parcheggiamo il camper il meglio possibile a lato strada e prendiamo la carrareccia a destra che scende verso il fiume. Al piccolo bivio troviamo un cartello scritto a mano che ci indica la direzione (proibito proseguire per la proprietà privata) arriviamo a livello del fiume e ne seguiamo risalendo il corso, prima in mezzo alla campagna, dove pascola un branco di mucche, poi nel bosco. Superiamo alcuni ponticelli di legno e in breve lasciamo a destra il Fiora e saliamo verso sinistra, raggiungendo il luogo “segreto”, poco frequentato dai turisti. Il nostro amico deve però aver sparso la voce, ci sono già alcune persone in meditazione e a piedi scalzi, uso buddisti, cosa che ci guardiamo bene dall’imitare, nonostante ci suggestioni il fascino antico e misterioso della piccola forra, seminascosta dalla vegetazione abbondante.

Un rivolo d’acqua scende dalle alte rocce di tufo zampillando sopra un monolite di roccia nera, formando una piccola pozza e donando al luogo un’impronta sacra, che chiede silenzio e rispetto. Seguendo il stretto sentiero a gradini, protetto da una staccionata, saliamo fino al piccolo eremo scavato nella roccia tufacea.
Entriamo dal portale, con lato due semplici colonne sbozzate nella parete e sormontato da una finestra tonda e ci troviamo in una grotta con due salette, la prima a cupola, la seconda a crociera, sostenute da colonne scolpite e appoggiate alla roccia. Un tempo pilastri e pareti dovevano essere finemente decorati, si vedono ancora le tracce delle pitture, il tempo, l’incuria e i vandalismi hanno rovinato questa testimonianza di culto monastico risalente al XII e XIII secolo. Le tredici piccole nicchie ricavate sotto la cupola sono vuote, visitatori irrispettosi hanno rubato le immagini di Cristo e degli Apostoli che vi erano custodite e che sono state recuperate solo in parte per essere messe al sicuro. Sul fondo del secondo ambiente ci sono uno scranno e un altare, deteriorati per l’uso e per la fragilità della roccia di tufo. Usciamo, poco distanti ci sono altre piccole grotte scavate nel tufo cui si accede con erti gradini, ma tutto è sommerso dalla vegetazione, in parte crollato e per niente sicuro.

Ritorniamo indietro verso il fiume Fiora, nel bosco ci sono altri antri e manufatti, chissà quante altre cose sono celate tra le radici degli alberi e le rocce tufacee. E’ ormai tardo pomeriggio, ritorniamo al nostro camper rinunciando, poco lontano, a visitare un altro Romitorio che vediamo sospeso su un costone tufaceo: il Romitorio di Ripatonna Cicognina, peccato perché dalla descrizione è più articolato di quello da noi visitato, disposto su più livelli e con numerosi ambienti comunicanti. Sarà per un’altra volta, qui intorno i monaci eremiti hanno scavato o riadattato grotte nel tufo come i topi nel gruviera, nascosti agli occhi del mondo per isolarsi in contemplazione. Noi turisti per caso ci allontaniamo nella sera con emozioni che ognuno serba per sé e ci prepariamo a raggiungere la prossima meta etrusca: Tarquinia.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Marini Gardin.
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