
Monte Santo di Lussari
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 05-01-2020
Città: Tarvisio Camporosso
Provincia: Udine
Regione: Friuli Venezia Giulia
Tipologia: in Viaggio,
Punti di appoggio: Camper
Località: Camporosso Tarvisio
Copertura cellulare: sì
Aree di sosta o Parcheggio/: parcheggio sì, nessuna area sosta
Partecipanti: Autori
in Viaggio:
al monte Santo di Lussari
lasciamo il camping “Ai Pioppi” di Gemona del Friuli domenica 5 gennaio alle 8 di mattina, essendone gli unici frequentatori la tranquillità era garantita, ringraziamo i gestori che ci hanno permesso la sosta anche se il campeggio era chiuso. La nostra prossima tappa sarà il Santuario di Monte Lussari a Camporosso. Risaliamo la valle del Tagliamento passando per Venzone e poi voltiamo a destra seguendo l’affluente, il fiume Fella, passando per tantissimi paesini fino a superare Chiusaforte e poi Pontebba, dove il suo corso inizia ad avere carattere torrentizio. Alle 10.30 raggiungiamo Camporosso in Val Canale, a poca distanza da Tarvisio, entrambe rinomate stazioni sciistiche. Parcheggiamo il nostro camper nel grandissimo parcheggio vicino alla Funivia, 820 m. s.l.m., gratuito, e studiamo il da farsi. Il Santuario è raggiungibile a piedi per il Sentiero del Pellegrino (segnavia CAI 613) che si snoda tra i boschi della foresta Tarvisiana, passa per Malga Lussari e raggiunge il Monte Santo in circa 2 ore e mezza con circa 970 metri di dislivello. Ci sono altri itinerari, più alpinistici, ma è tardi…per questa volta faremo i turisti comodi e seguiamo gli sciatori che sciamano a frotte verso la telecabina che parte da qui e con due tronconi supera in pochi minuti i quasi mille metri di dislivello depositandoci alla stazione a monte, 1790 metri s.l.m., dove iniziano le ampie e ripide piste da sci. La vista sul santuario non delude, è proprio “da fiaba”, un minuscolo borgo raccolto attorno alla chiesetta, appena sotto il cocuzzolo innevato del monte. Il bianco della neve è abbagliante, ci aggiriamo tra gli sciatori e i pellegrini, alcuni giunti per il sentiero, i più come noi in funivia.

Il panorama è a 360 gradi, siamo sulla cima dei “tre confini”” Italia, Austria e Slovenia e la vista sulla conca tarvisiana, la Valbruna e la catena delle Alpi Giulie è stupenda. Raggiungiamo due cocuzzoli con le croci, quello dietro alla stazione di arrivo e quello alle spalle del Santuario, la neve è dura, calpestata da mille scarponi, ogni rilievo offre panorami bellissimi. Poi scendiamo e entriamo nella piccola chiesa, assediata da cumuli di neve, posta in questo luogo di confine che separa ma anche di incontri tra terre e popoli. Da secoli è meta di pellegrinaggi di genti latine, germaniche e slovene, ha subito molte vicissitudini, fulmini, disastri e spoliazioni, durante la I Guerra, trovandosi proprio sulla linea di combattimento, fu incendiato e distrutto da una bomba. Facciamo un po’ di storia: secondo la tradizione ebbe origine nel 1360 in seguito a una serie di fatti miracolosi (simili a altri santuari): un pastore trovò le pecore smarrite del proprio gregge inginocchiate attorno a un cespuglio di mugo e con grande meraviglia scoprì al centro degli arbusti una statuetta di una Madonna col Bambino. Il pastore la consegnò al parroco di Camporosso, ma la mattina seguente la statua venne ritrovata di nuovo sul Lussari, sempre attorniata dalle pecore inginocchiate. Riportata in basso, l’’episodio si ripeté. Il patriarca di Aquileia, informato del fatto, ordinò che sul luogo venisse costruita una cappella, da allora meta di pellegrinaggi, in special modo della popolazione slovena. Della cappella originaria purtroppo non vi sono più tracce, l’edificio attuale è il risultato di ricostruzioni e ampliamenti di un edificio del XVI secolo. All’interno ammiriamo alcuni dipinti del pittore sloveno Tone Kralj con tema episodi evangelici e la piccola statua della Madonna col Bambino. Nonostante la presenza di molti turisti, l’atmosfera è silenziosa e raccolta. Facciamo anche un giro nei piccoli locali del borgo acquistando piccoli souvenir e poi ritorniamo a Camporosso scendendo con la cabinovia, un tuffo “volante” dalla cima al parcheggio. Vogliamo tornare più avanti in Tarvisio, questi luoghi ci attirano con tanti itinerari: laghi, rifugi, monti e sentieri a noi ancora sconosciuti.
il letto del fiume Fella ha un fondale a ciottoli molto più bianchi di quelli di altri corsi d’acqua, il suo antichissimo nome ha una radice prelatina -fel e una finale slovena “Bela” che significano bianco, limpido, luminoso, Fellach (tedesco), Fele (friulano), diventato poi Fella.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola G.
© Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi.
che meraviglia!
"Mi piace"Piace a 1 persona
stupendo questa estate ci ritorno se riesco a organizzarmi.
Grazie per averlo condiviso sul tuo Blog.
"Mi piace""Mi piace"