547 Gola del Furlo sulla Via Flaminia Antica


Passo del Furlo
Passo Furlo il torrente Candigliano © Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Gola del Furlo

di: Salvatore Stringari e Paola Gardin 

Scheda Tecnica Riassuntiva

Data: 30-08-2020 

Tempi di percorrenza: 1 h
Difficoltà: turistico
Punti di appoggio: ristoranti e bar al Passo del Furlo
Acqua, sorgenti:
Località: Gola del Furlo
Copertura cellulare:
Parcheggio/i:
Tappe del percorso: Belluno, autostrada A27 E45 E55 Fano Passo del Furlo
Partecipanti: Sal e Paola

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Il 29 agosto lasciamo il piovoso Nord per dirigerci verso il Centro Italia, senza una meta precisa, sperando di trovare lungo la costa adriatica un po’ di sole. Arriviamo a Fano, il tempo pare prometta bene e cerchiamo un camping sulla spiaggia, niente da fare, tutti al completo! Che fare? Ci ricordiamo di un posto che ci aveva affascinato varcando l’Appennino un anno fa, provenendo da Gubbio:

la Gola del Furlo.

Voltiamo il camper e prendiamo a salire per la Via Flaminia, a un bivio veniamo attirati da un cartello “Grotta di San Paterniano” …veloce digressione verso uno sconosciuto paesino, invogliati dai cartelli che a ogni bivio segnalano la grotta. Cammina, cammina, chissà che meraviglia ci aspetta! Arriviamo alla meta a sera, la grotta è presso l’Agriturismo omonimo nonché proprietario del sito (questo l’avevamo letto su internet). I proprietari sono gentilissimi, ci lasciano passare dal ristorante per accedere alla grotta… che sarà anche stato l’eremo di San Paterniano e dei suoi fratelli in Cristo, ma è un deludente tunnel a forma di “ T “ che ha tutta l’idea di una cisterna per l’acqua, sia pure reperto di un’antica villa romana.

Un po’ abbacchiati, non ci fermiamo nel ristorante, le pietanze marchigiane che vediamo servite ai tavoli sono superlative…ma quei cartelli che ci hanno attirati fin qui ci sono rimasti sullo stomaco. Cenetta in camper e passiamo la notte in uno spiazzo, sotto la mole di un monte con in cima un monastero e una croce illuminata. …

Passo Furlo

Al mattino del 30 agosto saliamo fino al Passo del Furlo inoltrandoci nella gola. Parcheggiamo il nostro camper nel parco pubblico La Golena, una bella area alberata dove scorre tranquillo il torrente Candigliano, volendo avremmo anche un bel parco avventura con percorsi acrobatici sospesi, ma forse a causa Covid ci pare chiuso. Nella notte ha piovuto, ma il mattino sembra concederci una pausa, sfidando il meteo lasciamo l’area sosta e ci incamminiamo lato strada, per il percorso pedonale, lungo la Gola del Furlo, Il profondo canyon è stato scavato nei millenni dal torrente Candigliano che ha tagliato in due un enorme massiccio calcareo, separando per sempre il Monte Pietralata, m 889, dal Paganuccio, m 976. Avanziamo tra le enormi, verticali pareti accompagnati dallo scorrere del fiume, placido solamente perché sbarrato più a valle dalla diga, dove forma un lago. Passiamo per la “Grotta del Grano”, una nicchia di erosione usata come riparo naturale dai pastori transumanti, frequentato fin dall’età preistorica. Il suo nome è dovuto al ritrovamento, durante scavi archeologici ottocenteschi, di grandi provviste di grano e cereali carbonizzati, attribuiti al VI secolo d.C. Vitige re dei Goti, aveva fatto costruire in questa zona una fortezza a controllo della strada Flaminia più volte difesa e perduta, finché fu definitivamente distrutta e bruciata dai Longobardi che avanzavano verso Roma nel 571 d.C.

Gola e Passo del Furlo
S.S. n 3 Flaminia © Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Sicuramente questo luogo e tutta la forra hanno tanta storia da raccontare: di qui passò l’imperatore romano Onorio nel 404 d.C. dopo la vittoria su Alarico re dei Visigoti, Vitige con i suoi Ostrogoti vi costruì nel 538 le fortificazioni facendo chiudere la galleria di Vespasiano, il generale bizantino Belisario le conquistò facendo precipitare massi dall’alto, Totila re ostrogoto ricostruì e potenziò la fortezza ma fu sconfitto da Narsete, altro generale bizantino, poi passarono i Longobardi nel VI secolo e fecero tabula rasa col fuoco. Continuiamo a camminare tra le pareti incombenti, tormentate da nicchie e fori, il fiume vi scorre in mezzo, verde smagliante come la vegetazione che cresce vigorosa sulle sue sponde. Ci avviciniamo alla galleria.  Ci sembra impossibile che più di duemila anni fa i Romani abbiano individuato un percorso tra questi strapiombi e successivamente scavato nel punto più stretto e ostico un varco lungo 38,3 metri, che percorriamo tutt’oggi, chiamato prima “Petra Pertusa” e poi “Forulus” cioè “piccolo foro”, da cui Furlo. Del resto già gli Umbri o gli Etruschi avevano scavato lì vicino una galleria lunga otto metri. La via consolare Flaminia fu costruita nel 220 a.C. per volere di Gaio Flaminio per permettere di attraversare gli Appennini, collegando il versante tirrenico con quello adriatico, Roma con Arimunum (Rimini). Era costruita in trincea, aggirando lo sperone del monte, tagliandone le pareti con picconi e scalpelli per un’altezza di più di 10 metri. Crolli e cedimenti rendevano il percorso pericoloso, l’imperatore Vespasiano nel 77 d.C. lo rese più sicuro facendo realizzare questo tunnel che percorriamo tutt’oggi. Ora una superstrada costruita negli anni ottanta passa il Furlo con due nuove gallerie lunghe più di tre chilometri, salvando la strada Flaminia dal traffico, tuttavia il vecchio tracciato è molto praticato e certamente più affascinante. Accanto alla galleria di Vespasiano del 77 d.C. c’è la “Galleria Piccola” preromana, purtroppo l’accesso è chiuso da una cancellata. Oltre la galleria e addossata al suo imbocco, si trova la chiesetta di Santa Maria delle Grazie, a strapiombo sul fiume. Fu costruita nel 1400 su rovine più antiche e deve il suo nome ai viandanti che giunti li imploravano la grazia di passare indenni il Furlo o rendevano grazie per averlo attraversato. Purtroppo la porta d’ingresso che dà sulla via Flaminia è chiusa, il sito e visitabile solo per pochi giorni l’anno e ne siamo proprio dispiaciuti di essere capitati qui nel periodo di chiusura. Sulle pareti rocciose della forra sono numerose le lapidi e le iscrizioni che raccontano secoli di storia, testimonianze romane, medioevali, manufatti più recenti, tutte opere volute per rendere percorribile l’antica via Flaminia.

Gola e Passo del Furlo
“Chiavicotto” © Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Interessante ci è parso il “Chiavicotto” un canale di drenaggio lungo 7 metri per 1,70 con la volta a botte che permetteva all’acqua che scorreva dalle pareti rocciose di raggiungere il fiume passando sotto la strada. Questi romani erano all’avanguardia. Raggiungiamo la diga del Furlo che sbarra il torrente Candigliano formando un lago che allagando la forra per circa 3 km impedisce di vederne la reale notevole profondità. Questo sbarramento fu finito nel 1922, si tratta di una diga ad arco alta 59 metri con un coronamento di 50 metri. L’accesso non è consentito, sarebbe stupendo poter ammirare la forra dall’alto del coronamento, ma anche dalla strada il salto dell’acqua che cade nella gola è impressionante. La centrale idroelettrica è posta più a valle, è stata costruita nel 1952 al posto di quella distrutta durante la II Guerra Mondiale, che si trovava proprio sotto la diga.

Gola e Passo del Furlo
la diga… Passo Furlo il torrente Candigliano © Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi

Terminiamo il nostro tuffo ideale nella storia con una doccia reale: il ritorno lo facciamo sotto un acquazzone fortissimo, contro vento, gli ombrelli non bastano a ripararci. Raggiungiamo il nostro camper dove per fortuna possiamo cambiarci gli abiti bagnati. Passato il temporale visitiamo il Museo Archeologico che funge anche da ufficio turistico, acquistiamo una cartina del luogo e ci informiamo su cosa sia possibile fare nei dintorni. Le gentili impiegate ci indicano un alcuni percorsi possibili, ci attira la Cima Pietralata 880 m.s.l.m e la terrazza panoramica con il rifugio del Furlo, anche se chiuso per restauro. Rimandiamo l’escursione a domani, oggi andiamo in camper oltre il passo fino al Santuario del Monte Pelingo, parcheggiamo nell’area alberata e pranziamo. Tentiamo una passeggiata verso il Pelingo, ma ricomincia a piovere. Un peccato, nei pressi ci sarebbe da visitare l’Abbazia di San Vincenzo, sorta sulle rovine di una città romana e le cittadine di impronta medioevale, come Fossombrone, l’antica Forum Semproni romana o le Marmitte dei Giganti sul Metauro, il fiume in cui si getta il Candigliano. Tempo inclemente, speriamo nell’indomani , ma la notte trascorre sotto un altro forte temporale. Abbandoniamo il Passo Furlo (ma ci lasciamo un paletto) e andiamo alla ricerca del sole più a sud, arriveremo fino al Gargano.

nel Medioevo la Via Flaminia era abbandonata a se stessa, vi passarono con difficoltà Lucrezia Borgia nel 1502 per recarsi a Ferrara per sposare Alfonso d’Este e nel 1506 papa Giulio II, per conquistare Bologna. Anche nei secoli successivi il passaggio era pericoloso, venne reso meno difficile solo dopo il 1776 con alcuni interventi. Tra il maggio e il giugno del 1849 il colonnello Pianciani con i soldati della Repubblica Romana resistettero all’esercito austroungarico al Passo del Furlo. Oggi il Furlo fa parte della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo (ente gestore provincia di Pesaro e Urbino) ma negli anni settanta il paesaggio venne devastato dall’attività delle numerose cave di pietra, ferite ancora ben visibili nei fianchi dei monti.

Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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Correzione testo di Paola G.
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