
Lamon, Valdalanga, Scheid
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 13-12-2020
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Coppolo
Cartina: Tabacco foglio 23 Alpi Feltrine le Vette Cimonega
Segnavia: cartelli in loco
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Turistico (T) turistico, Itinerario di ambito locale su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri. Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per passeggiate facili di tipo culturale o turistico – ricreativo (nella scala di difficoltà CAI è classificato T, itinerario escursionistico turistico).
Quota partenza: 660 m.s.l.m
Quota da raggiungere: circa 1000 m.s.l.m
Dislivello: m. 340
Tempi di percorrenza*: circa 4 ore comprese le soste
Giro: anello
Punti di appoggio: nessuno (a parte casere private se ospitali)
Acqua, sorgenti: fontana a casera Col de Ziel, privata
Località: Lamon
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì pochi posti a bordo strada
Tappe del percorso: Lamon, sentiero E6 Le Ei, Valdelanga, Prà de Scheid, incrocio, Furianoi, Lamon
Partecipanti: Amy, Roberto, Paola
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Parafrasando una canzone, oggi siamo rimasti in tre, due signore e un galantuomo, sul percorso ai piedi del Coppolo.
Da Lamon ai Prà de Scheid per la Valdalanga
Roberto e io partiamo da Belluno, passiamo Feltre e prendiamo la strada statale del Passo Rolle che porta verso il Primiero, dopo la stretta del Ponte Serra (magnifica la cascata del torrente Cismon che cade fumando dalla diga) alla rotatoria andiamo a sinistra salendo i tornanti verso Lamon, dove arriviamo alle 9.30. La nostra amica Amy ci aspetta in piazza, lei è nativa di questi paraggi e sarà la nostra guida. Non parcheggiamo in centro, proseguiamo in macchina per la strada che porta al Monte Coppolo fino poco sopra il paese, località Sala m. 660, dove troviamo un po’ di spazio a bordo strada per le nostre auto.

Tutto attorno è innevato, i prati, i tetti delle case, gli orti e i giardini, fa piuttosto freddo nonostante il sole splenda e faccia risaltare le bianche cime dei monti contro il cielo azzurro. Davanti a noi ecco la lunga cresta rocciosa del monte Coppolo, con la Cima di San Donato e la Cima d’Archil, collegate dall’insellatura della Medaluna, riesco a vedere la croce in cima alla seconda. Ci incamminiamo per la strada asfaltata che sale verso il Coppolo, ma dopo 10 minuti la lasciamo ai cartelli “Le Ei, Monte Gial, Monte Coppolo” prendendo il ripido sentiero in parte roccioso (con attenzione, si scivola, ma i ramponcini li lasciamo a nanna nello zaino) che taglia i tornanti stradali e dopo circa 20 minuti troviamo altra segnaletica. Lasciamo il sentiero per Le Ei, che continua diritto e ripido, e andiamo a destra seguendo l’indicazione “Valdalanga”, facciamo un breve tratto su strada asfaltata, al tornante a circa 900 m. s.l.m. si stacca una stradina, sempre a destra, segnalata dal cartello “Scheid” con un piccolo crocefisso. La stradina innevata corre quasi in piano, il dislivello è poco, siamo sul versante boscoso (destra orografica) della Valdalanga. Andiamo avanti fino a un bivio non segnato, Amy dice di andare a destra e la seguiamo, saliamo leggermente fino a una bella radura innevata con una casera. Questa e le baite che incontreremo dopo sono tutte molto ben tenute e frequentate molto spesso, sia d’estate sia d’inverno, dai proprietari oppure date in affitto ai turisti, per lo più stranieri. Finora siamo stati quasi sempre all’ombra, ora passando sull’altro versante della Valdalanga cominciamo a scaldarci. Al bivio successivo teniamo sempre la destra e raggiungiamo la vicina casera, posta in una bellissima posizione panoramica, siamo a Col da Ziel, come è dipinto su una parete della baita, a circa 1000 metri di altitudine.

Sono passate da poco le 11, il sole incomincia a scaldare parecchio e la neve comincia a sciogliersi. Il proprietario della casera è molto ospitale e ci offre un bicchiere di prosecco, un graditissimo aperitivo! C’è anche una fontana che butta, ma Roberto e io non siamo astemi e preferiamo il prosecco. La vista è ampia sull’altopiano dove sorge Lamon con una ventina di frazioni, sulla cima della Cavallazza a nord est (Vette Feltrine) e sul gruppo montuoso del Grappa a sud. Salutato il nostro ospite proseguiamo per la traccia che parte dalla sua casera e attraversa i prati, la neve è bella e si cammina bene, tranne in due punti dove scorre l’acqua creando un pantano scivoloso. Uno di noi tre scivola a rana, non diciamo chi è. Entriamo nel bosco di faggi e conifere e ci alziamo un poco fino a sbucare sui Prà de Scheid, bianchi di neve. Bello calpestare il manto intatto, senza impronte di scarponi! Anche in questi bei pascoli sono disseminate numerose baite, alcune con il camino che fuma. Ci fermiamo un attimo per ammirare il panorama, Amy ci indica un sentiero che sale al Monte Gial e di lì a Le Ei, ma salendo troveremo la neve molto più alta che qui, il percorso per fare un anello più lungo e faticoso, preferiamo continuare in piano tagliando verso destra, scendiamo leggermente per una mulattiera fino a trovare un incrocio inconfondibile, ci sono due enormi faggi da un lato e dall’altro un bel crocefisso. Qui arrivano diverse stradine e si può scegliere se scendere per sentiero o per la stradina sterrata. Scartiamo il sentiero, Amy e io l’abbiamo fatto in estate e ce lo ricordiamo ripido e sconnesso, prendiamo la sterrata e per precauzione calziamo i ramponcini, così non rischieremo di scivolare sul vetrato. Scendiamo fino a trovare un bel prato innevato con una piccola baita al centro, ci fermiamo qui per la nostra pausa pranzo, sono le 12.30 e lo stomaco reclama.

E’ una sosta con vista sulla Cima d’Archil (Monte Coppolo) e sulla Cavallazza (Vette Feltrine) e tanto spazio bianco intorno a noi. Lasciamo la baita e continuiamo a scendere, i ramponcini non servono più, giungiamo alle prime case della frazione di Furianoi (metri 789) e poi al suo “centro” un altro piccolo agglomerato di case rurali. Da qui su strada scendiamo per i tornanti, ammiriamo il panorama sui versanti soleggiati di fronte a noi, ai piedi delle Vette Feltrine: sui pendii sotto la cima innevata della Cavallazza si raggruppano, al centro di bianche lenzuola di neve circondate da boschi, i paesi di Sorriva e Zorzoi con le loro frazioni, verso sud est fa da sfondo la bianca sommità del Monte Avena. Tocchiamo la quota più bassa della nostra escursione passando il ponte nel punto più stretto della Valdalanga e arriviamo alle porte di Lamon, all’incrocio invece di proseguire diritti verso il paese voltiamo a destra, saliamo un paio di tornanti e giungiamo a Sala, dove abbiamo lasciato le auto, sono le 14.30. Ultima sosta in uno dei bar della piazza per un paio di birre e un caffè per Amy, l’unica astemia del nostro trio. La giornata è finita, torneremo ancora da queste parti, c’è ancora tanto da scoprire: borghi, sentieri, cascate, cime e valli, tutti posti meravigliosi e poco frequentati. Le origini di Lamon sono antichissime, lo testimonia la presenza della Via Claudia Augusta, numerose frazioni, tra cui Arina e San Donato, hanno conservato la particolarità delle abitazioni tipiche del lamonese, nella vicina Val Nuvola si possono visitare le grotte carsiche dove fu ritrovato lo scheletro dell’Ursus Spelaeus, l’orso delle caverne, esposto nel Municipio di Lamon…
Autore/i: Paola Marini Gardin
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Pubblicato da Salvatore Stringari
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