
Croce del Padèla (Cimon di Fradusta)
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 23-09-2021
Cima: Croce del Padèla (Cimon di Fradusta)
Gruppo Montuoso: pale Alte del Palughèt
Cartina: Tabacco 023 Alpi Feltrine – Le Vette – Cimònega
Segnavia: 744, 743
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Alpinistico
(E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Quota partenza: 1265 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1867 m.s.l.m
Dislivello: m. 575
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: anello
Punti di appoggio: Rifugio Caltena
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Transacqua
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Tappe del percorso: Rifugio Caltena m 1265, sent. 744, Sforzelin Chegantaia m. 1295, Col Guion, Croce del Padèla m. 1867, Prà Caoril m 1625, Scofa m.1350, sent. 743 Sforzelin Chegantaia m. 1295, Rifugio Caltena.
Partecipanti: Roberto e l’autrice
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
una faticosa escursione (almeno per noi) ad anello nata per caso, oggi ci siamo trovati solo in due e l’intenzione era quella di intraprendere una tranquilla passeggiata per la semisconosciuta e selvaggia Val Giasinozza, pochi chilometri di strada forestale in saliscendi, tra magnifici prati e boschi, dal Rifugio Caltena fino a Baita Cogolade e ritorno. Un itinerario semplice, ma di grande bellezza, sotto le pareti del Sass de Mura e del Piz di Sagron.
Da Belluno ci dirigiamo verso la bella valle del Primiero, incontriamo al bivio con Lamon un gregge di pecore “in desmontegada” e cediamo volentieri il passo alla belante processione, ammirando il lavoro di cani e pastori che riportano nel gruppo agnelli e pecore troppo intraprendenti. Proseguiamo fino a Transacqua dove seguiamo le indicazioni per il Rifugio Caltena e saliamo per la ripida strada asfaltata fino al parcheggio del Rifugio. Scambiamo due chiacchiere col gestore, prendendo il caffè, e poi ci incamminiamo per la stradina bianca, segnavia 744, che si alza leggermente sui bei prati, molto curati, avvicinandosi al margine del bosco. Qui troviamo le indicazioni per la Val Giasinozza, la traccia scende a destra tra i faggi, ma siamo attirati dal cartello che indica il proseguimento del sentiero 744 “per esperti” verso la Croce del Padèla, ore 2.10. La cartina Tabacco non indica i sentieri, ma avevamo fotografato il tabellone presso il parcheggio, con il chiaro itinerario circolare. Ci sembra molto promettente e decidiamo per questo.
Ci incamminiamo per il largo sentiero, dopo poco arriviamo a una piccola sella dallo strano nome, lo “Sforzelin di Chegantaia” m. 1295 e al bivio, a sinistra il sentiero 743 che faremo al ritorno, a destra il nostro 744 che sale stretto e ripido nel bosco, tra belle piante di conifere e faggi. Il percorso è ben segnato, un cartello indica una svolta accentuata a sinistra e risaliamo il ripido versante nel bosco più rado, con bellissimi squarci panoramici sulla Valle del Primiero.

Guadagniamo il Col Guion, m. 1527, dove la sella che lo divide dalla Croce del Padèla ci concede un tratto piano. Lasciamo sulla sinistra la traccia che scende in “Val Ombrìa” e continuiamo sotto le pareti rocciose, passando vicino a una paretina forata, quasi una grotta a due entrate. Dopo continuiamo a salire, a volte su tratti esposti, la pendenza non mollerà mai, ma guadagniamo dislivello e panorama: sotto di noi in verticale la verde val Giasinozza, i Prati di San Giovanni, i pascoli attorno al Caltena, più lontano la piramide del Pavione, il monte Totoga, il Passo Gobbera…
Il sentiero procede a zig zag, saliamo faticosamente, finalmente scorgiamo in alto quella che speriamo essere l’anticima, con un albero secco che pare una croce. Lo raggiungiamo, alla nostra destra, ci pare quasi di toccarle ma sono lontane, pareti imponenti che stento a riconoscere, Piz di Sagron o Sass de Mura?
Siamo quasi alla meta, riusciamo a intravedere a sinistra la croce di vetta tra i rami dei larici, con un ultimo sforzo raggiungiamo una minuscola sella, m. 1855, saliamo un paio di metri di roccia e ci troviamo ai piedi della croce, innalzata tra i massi della vetta del Padèla, m. 1867.

Siamo felici e entusiasti, il panorama è mozzafiato, le magnifiche cime delle Pale di San Martino, la Catena del Lagorai, Cima d’Asta, Vette Feltrine, Sass de Mura, Cimonega e tutta la Valle del Primiero, il Passo Rolle, la Val Canali, il Passo Cereda…
Abbiamo impiegato un’ora in più rispetto alla tabella di marcia, riduciamo a un quarto d’ora la sosta sulla cima, mangiando un panino senza smettere di guardarci intorno.
Roberto riconosce un suo piccolo manufatto, una crocetta in alluminio, appeso al traliccio della Croce di vetta (dotata di pannelli fotovoltaici), ma non si ricorda di essere mai stato su questa cima, la Croce del Padèla. Mistero.
Dopo la pausa, scendiamo dalla parte opposta, versante settentrionale, ci caliamo con attenzione per un ripido canalino roccioso, aiutati da un cordino metallico. Arrivati alla base, continuiamo a scendere per una gola più larga, la pendenza è maggiore di quella incontrata in salita, siamo all’ombra e il terreno è scivoloso. Il panorama è sempre bello, rivolto verso il Primiero e le Pale di San Martino, riesco anche vedere, zoomando, i ruderi di Castel Pietra, arroccato su un masso erratico circondato da boschi. Poi il versante si fa meno ripido, sulle rocce alla nostra destra è posta, in una nicchia naturale, una Madonnina, che torna familiare a Roberto. In questo posto ci è già stato, ma non ricorda quando.
Arriviamo al primo bivio, Prà Caoril, m. 1650: il sentiero 744 a destra prosegue verso il Passo Cereda, Baita del Vecio, noi continuiamo sullo stesso ma a sinistra, verso ovest, seguendo l’indicazione per il Rifugio Caltena.

Proseguiamo nel bosco, tra piante maestose di abeti, faggi e larici, arrivando al secondo bivio, Scofa, m.1350 dove imbocchiamo il sentiero 743 per Giazzai, Caltena, Sforzelin di Chegantaia. Scendiamo, abbassandoci di quota, tralasciando tutte le deviazioni per varie località nella Valle del Primiero, passiamo una frana di massi e continuiamo nel bosco, illudendoci di arrivare alla meta continuando in costa, con leggeri saliscendi. Ci sbagliamo, un cartello indica rigorosamente verso l’alto il nostro percorso, dobbiamo superare l’ultimo dislivello di un centinaio di metri, saliamo un po’ stancamente la serpentina che ci porta alla Sforzelin, da dove planiamo dolcemente tornando al Rifugio Caltena. Ci premiamo con un paio di birre, il ritorno è stato altrettanto lungo che l’andata, più o meno tre ore. Dal parcheggio ora individuiamo la cima del Padèla con la sua croce, in linea d’aria sembra così vicina!

Finalmente scopriamo l’arcano: la nostra meta, chiamata Croce del Padèla dagli abitanti del Primiero (Sasso Padella sulle cartine), fa parte delle Pale Alte del Palughet e consta di più cime, nel loro insieme chiamate anche Cimon di Fradusta (da non confondersi con la più famosa Cima della Fradusta, m. 2939, sulle Pale di San Martino). Roberto c’era stato, al Cimon di Fradusta alias Croce del Padèla, ma con partenza e ritorno alla Baita del Vecio, sotto il Passo Cereda. Ignorando il doppio termine, oggi aveva notato qualcosa di familiare, ma pensava si trattasse di due cime diverse. Ci ridiamo sopra, dicendo che è la stanchezza e non la memoria a giocare questi scherzi. Abbiamo passato una magnifica giornata in ambienti vari e bellissimi, non ci resta che lasciare il bel Rifugio Caltena e prendere la strada del ritorno.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Hai descritto così bene ogni cosa Paola, che mi sembra di essere stata con voi! Certo io non ce l’avrei mai fatta a fare quella camminata in salita e men che mai in discesa! Per fortuna ci siete voi che mi fate conoscere le nostre meravigliose montagne!!! Grazie e un caro saluto a Roberto!!!! 🙂
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Grazie Vittyna, spero di poter fare ancora tante escursioni e poterle condividere, sono felice che ti piaccia leggere questo blog.
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