
Piz Boè, Capanna Piz Fassa
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 05-09-2021
Cima: Piz Boè
Gruppo Montuoso: Gruppo del Sella
Cartina: Tabacco foglio 06 Val di Fassa e Dolomiti Fassane
Segnavia: C.A.I. 627 – 638
Tipologia sentiero e difficoltà: Sentiero Alpinistico
(E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Quota partenza: 2.950 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 3.152 m.s.l.m
Dislivello: m. 323
Tempi di percorrenza: in giornata
Giro: anello
Punti di appoggio: Sì Rifugi sul percorso
Acqua, sorgenti: no portarsi acqua
Località: Arabba Canazei
Copertura cellulare: Sì
Parcheggio/i: Sì
Tappe del percorso: Passo Pordoi, funivia, Rifugio Maria, sentiero 627, Forcella e Rifugio Pordoi, bivio per Piz Boè, Piz Boè -Capanna Piz Fassa, sentiero 638, forcella dei Camosci, Rifugio Boè, sentiero 627, Forcella e Rifugio Pordoi, Rifugio Maria, funivia, passo Pordoi.
Partecipanti: Antonietta e compagno, Paola
Nota: (*) i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
il Piz Boè che con i suoi 3.152 metri è la vetta più alta del Gruppo del Sella, è posta al confine tra le province di Belluno, Bolzano e Trento ed è anche una delle più facili da raggiungere di tutte le Dolomiti. Sono stata più volte ai suoi piedi, anche passando con l’Alta Via n. 2 con Salvatore, ma non ero mai stata in cima. Ci sono numerose vie di accesso, con diversi gradi di difficoltà (funivia, sentieri, ferrate, vie di arrampicata). Noi tre oggi sceglieremo un’escursione “facilitata”.
Da Belluno raggiungiamo Arabba, frazione di Livinallongo del Col di Lana, salendo i tornanti verso il Passo Pordoi il Gruppo del Sella ci appare in tutta la sua bellezza. Le previsioni meteo non sono favorevoli, ma almeno al mattino, per quanto faccia piuttosto freddo, il sole illumina il paesaggio. Arriviamo al Passo del Pordoi, dove parcheggiamo e dopo aver ammirato il panorama, il verde Col Rodella, le maestose pareti del Sassolungo e del Pordoi, saliamo con la funivia fino alla stazione a monte, al Rifugio Maria, m. 2.950. La “trasvolata” in funivia ci dà una sferzata di adrenalina, le possenti pareti sembrano venirci incontro ed è inevitabile pensare al recente disastro della cabinovia del Montarone.
Da qui scendiamo fino alla Forcella Pordoi e al Rifugio omonimo, metri 2.829, dove arriva anche il sentiero 627 che parte dal Passo Pordoi e che oggi ci siamo risparmiati. Mi ricordo di essere salita e scesa a piedi un paio di volte per questo ripido vallone sassoso col CAI di Belluno.

La vista sull’immenso altipiano è bellissima, proseguiamo brevemente sul sentiero 627 in direzione del Rifugio Boè, camminando in costa, sotto le creste del Sass de Forcia, tralasciamo sulla destra la traccia per le quattro cime, un percorso panoramico con magnifica vista sulla Marmolada, poco frequentato, da fare col cielo limpido e non è il caso di questa giornata. Al bivio lasciamo il CAI 627 e prendiamo il sentiero a destra per “Piz Boè Capanna Pizz Fassa” salendo per pietrame e roccette, in parte attrezzate con un cordino.

La meta è davanti a noi, la grande cima piramidale del Piz Boè, che si eleva sul pietroso altopiano. Il percorso su roccia e gradoni non è mai difficile o esposto, i salti sono facilitati dalla fune. Saliamo per il sentiero ben tenuto con l’unica preoccupazione del tempo che si preannuncia “variabile”, le nuvole vanno e vengono, soprattutto sul versante bellunese, mentre ampi spazi di sereno rallegrano il cielo sopra le province autonome, che si sa, sono privilegiate.
Il paesaggio, anche se l’espressione è abusata, si può definire solo con “lunare” o “desertico”: magnifiche cime piramidali che si ergono sopra rocce, sfasciumi, pietrame, con sfumature di colore, bianco, rosato, verde-grigio, che cambiano col variare della luce, a seconda che le pareti siano in ombra o illuminate dal sole.
Arriviamo alla vetta, m. 3152, impiegando circa un’ora e dieci, ci sono parecchi altri escursionisti a contenderci il posto tra la croce e il Rifugio Capanna Piz Fassa, facciamo solo una breve sosta, godendoci il vastissimo panorama. Neri gracchi alpini fanno la posta, subito imitati da più piccoli passeracei, impossibile non aprire il sacco e distribuire qualche pezzetto di formaggio! Le nuvole incombono da sud-ovest, lasciamo il campo libero e scendiamo dalla parte opposta, ancora soleggiata, prendendo il sentiero CAI 638 (per esperti). In pochi minuti arriviamo alla Forces dai Ciamorces (Forcella dei Camosci, m. 3110), percorriamo un breve tratto sul crinale e poi scendiamo il versante ripido e ghiaioso che dà verso il Rifugio Boè, che vediamo dall’alto, accompagnati da visioni e scorci magnifici di cime e valloni.

Un breve canalino attrezzato ci deposita in basso, raggiungiamo il crocevia con il percorso dell’Alta Via n. 2 e altri itinerari. Il vicino Rifugio Boè, m. 2871, situato nel vasto pianoro al centro del Sella, il Col Turound, dall’ultima volta che ci sono passata ha raddoppiato il volume e penso si sia trasformato in Hotel d’alta quota, dotato di tutti i comfort. Ci limitiamo ad inquadrarlo nelle foto e riprendiamo il sentiero 627 che correndo verso ovest sotto le pareti del Piz Boè, ci riporterà con un percorso ad anello al punto di partenza.
Il sentiero è facile (ma mai da sottovalutare, specialmente se bagnato) qualche tratto è dotato di cordino, necessario vista l’affluenza, specie nella stagione estiva, di tanti escursionisti non sempre abituati agli ambienti alpini.
Entriamo nel più piccolo, confortevole Rifugio Forcella Pordoi, sono solo le 13.20 e così ci fermiamo per il pranzo, davvero ottimo. Quando usciamo, un’ora e mezza più tardi, ci accorgiamo che nel frattempo ha nevicato, neve sottile come grana grattugiato è depositata sulle rocce e sul sentiero.

Chi è rimasto fuori sotto la breve ma gelida bufera è ancora imbacuccato nel piumino, noi ci avviamo a tempesta finita, caldi e asciutti, sul sentiero che sale verso la funivia. Andiamo con più calma che all’andata, ci fermiamo a leggere le targhe poste sui quattro obelischi di pietre e sassi eretti a lato del sentiero: ricordano altrettanti volontari del Soccorso Alpino Alta Fassa periti sotto una valanga, nel tentativo di soccorrere due dispersi nella zona Piz Boè-Val Lasties.
Raggiungiamo la Croce e il vicino grande arco naturale di roccia, purtroppo le nuvole ora ricoprono tutto il paesaggio, riusciamo a scorgere solo due arrampicatori poco sotto di noi, lungo la Via Maria.
Ci avviamo verso il Rifugio, prima di scendere con la funivia facciamo un rapido giro sulla “Terrazza delle Dolomiti” in mancanza di visibilità ci accontentiamo di ammirare le fotografie delle cime dolomitiche sui pannelli: Marmolada, Lagorai, Brenta, Catinaccio, Ortles…
Tornati al parcheggio, in auto facciamo una breve digressione al vicino Sacrario Militare Germanico, posto a 2300 metri di quota. In origine doveva custodire i caduti tedeschi e austro ungarici della Prima Guerra Mondiale, ma i lavori di costruzione cominciati nel 1937 a causa del secondo conflitto vennero interrotti e ripresi solo nel 1956. Un muro di cinta di 54 metri di diametro racchiude un largo anello di terra dove sono poste le tombe di 850 caduti della II Guerra, all’interno un altro possente muro protegge un edificio ottagonale, nella cui cripta sono sepolti 8500 morti tedeschi e austro ungarici della I Guerra, recuperati dai vari cimiteri di guerra.

La visita ci fa vedere in modo diverso questi luoghi che più cento anni fa erano il fronte di una sanguinosa guerra alpina, è stimato che ambo gli schieramenti subirono la perdita di 150.000 / 180.000 soldati. Uscire dal buio della cripta al pallido sole che ora ci svela la Marmolada, il Padon, il Pordoi e tutto il paesaggio verso Arabba ci rasserena, i Caduti ci esortano alla Pace, leggiamo in una didascalia. Ci speriamo.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Questo è un luogo che ho visitato, ci sono stata qualche anno fa durante l’estate, ad Arabba, per una vacanza indimenticabile. Ovviamente non ho fatto le vostre escursioni perchè non sono pratica di montagna ( in compenso nuoto molto bene perchè nata e cresciuta in una città di mare! ) Si prese la funivia che ci portò in alto in alto dove abbiamo goduto di una vista unica! Insomma, fra quei monti mi sono trovata bene e le persone sono state gentilissime!! Grazie per avermi fatto rivedere alcuni posti in cui sono stata davvero felice!!! ❤
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Ciao Vittyna avevo risposto a un tuo commento in un altro articolo di Paola e nei dintorni di Arabba avevo ipotizzato che eri salita a Porta Vescovo invece poteva benissimo essere il Pordoi… grazie a te
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Ciao Vittyna, grazie per il tuo commento e per l’interesse che provi per le nostre montagne, io apprezzo anche il mare e me la cavo discretamente col nuoto, spero in futuro di fare qualche “incursione” in posti che non ho mai visitato, lungo le coste della nostra bellissima penisola.
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Il Piz Boè l’ho fatto più volte perchè ti dà il piacere di fare un over 3000 senza particolari difficoltà. Divertente l’ultimo tratto di “arrampicata”
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Il Piz Boè l’ho fatto una sola volta tanti anni fa ma ci voglio ritornare oramai la prossima primavera
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