
Lach dei Giai (o Negher)
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 24-07-2022
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Cime d’Auta
Cartina: Tabacco foglio 015 Marmolada Pelmo Civetta Moiazza
Segnavia: C.A.I. 610, 684, 687.
Tipologia sentiero e difficoltà: Sentiero Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 1440 m.s.l.m
Quota da raggiungere: circa 2290 m.s.l.m
Dislivello: m. 850 (più i saliscendi)
Tempi di percorrenza: in giornata
Giro: anello antiorario
Punti di appoggio: Malga Pian Grant, Malga Ciapèla
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Malga Ciapèla
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì, Camping Marmolada, Malga Ciapèla
Tappe del percorso: Camping Marmolada, sentiero 610, sentiero 684, Forcella Franzedas (o Chegarìs), sent. 687, Lach dei Nègher (o dei Giai), Forcella dei Nègher, Lach dei Negher, Casera La Busa, Camping Marmolada.
Partecipanti: Antonietta e Paola
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi Antonietta ed io partiamo da Belluno con intenzione di fare un’escursione al Lach dei Giai (o Negher) con un percorso ad anello in senso orario, salita per il sentiero CAI 687 e discesa per Forcella Franzedàs.
Passiamo Agordo, Cencenighe, Alleghe, Caprile, Rocca Pietore e raggiungiamo la località Malga Ciapèla, m. 1435, ai piedi della Marmolada. Prendiamo la stradina in direzione del Campeggio e parcheggiamo nello spiazzo poco prima del Camping Marmolada, m. 1559, a fianco del torrente Ru Pettorina. Alle 8 di mattina il sole non è ancora arrivato e la temperatura è di 15 gradi, ci sono diverse auto già parcheggiate, ma troviamo un buon posto per fermarci. Cerchiamo le indicazioni per il sentiero CAI 687 che dovrebbe partire da qui, ma non vediamo nessun cartello (poi sapremo il perché). Consultando la cartina decidiamo di fare l’anello in senso antiorario, proseguiamo oltre il campeggio seguendo la stradina CAI 610 che porta al Rifugio Falièr, superiamo Malga Pian Grant e oltrepassiamo il ponte alla confluenza con diversi torrenti, di acqua ce n’è poca, ma dallo sfacelo di rocce e massi si capisce che quando arriva una “brentana” i ruscelli diventano fiumi in piena. Abbandoniamo la stradina 610 che sale a tornanti a destra e prendiamo a sinistra il sentiero 684 per la Val Franzedàs (a volte scritto “Franzedaz”), F.lla Chegarìs e Forca Rossa.

Il sentiero è bello, saliamo nel bosco ombroso tralasciando a destra, a ogni incrocio, i raccordi che portano al Rifugio Falièr, tenendo sempre la sinistra il 684 verso Malga Franzedàs e l’omonima forcella, chiamata anche Chegarìs, il che crea un po’ di confusione mentale.
Continuiamo a salire lasciando la luminosa Marmolada (parete sud, bellunese) alle nostre spalle, davanti a noi l’anfiteatro delle Cime d’Auta, appena toccate dal sole.
Arriviamo a una segnaletica con doppia indicazione ma stessa direzione, CAI 684 Forcella Franzèi – Pianezze e CAI 687 Forcella Franzedàs o Chegarìs e proseguiamo verso est per la forcella col doppio nome e le sue sorelle. Al successivo incrocio tralasciamo il sentiero CAI 689 che sale ripido a destra per Malga Franzedàs e cominciamo a salire a sinistra, dai prati verso il ghiaione, il sentiero si fa più erto e sassoso, con qualche tratto franoso dove è necessario prestare attenzione. La vegetazione sparisce e vediamo sull’altro versante i bei pascoli su cui sorge Malga Franzedàs, una visione bucolica rasserenante, i puntini in lontananza sono le mucche che pascolano in tranquillità ruminando il loro pasto. Alla Malga ci si può arrivare anche per la comoda stradina sterrata che abbiamo lasciato in basso, dopo aver passato il ponte (sent.610-689).

Il panorama è bellissimo, Marmolada, Monte Fop, Forcella Ombretta, i pascoli verso il Falièr, Forca Rossa, Col Bechèr, le Cime d’Auta Occidentali…
Ci avviciniamo alle pareti rocciose del Mont Alt d’Auta, solcate da buchi e cavità in cui è facile immaginare facce e volti, incrociamo due escursionisti in discesa e eccoci ai piedi della forcella, un canalone erto e dirupato, dilemma: saliamo a destra aiutate da un cordino o ci teniamo sotto parete a sinistra, dove il percorso sembra meno disagevole? Ognuna sale come meglio può, ci voltiamo ogni tanto per ammirare Malga Franzedàs sempre più piccola e immersa nel verde, dominata dalla mole del Monte Fop, e finalmente arriviamo in cima. Il percorso si fa piano, anzi in leggera discesa in mezzo a un bel pianoro erboso con mughi e radi alberi di larice e abete, fiori coloratissimi tra cui il bellissimo e mortale aconito. Seguiamo il sentiero 684 per Forcella Franzei e Pianezze fino a un incrocio con vari sentieri segnalato da diversi cartelli, dove prendiamo a salire per il CAI 687 in direzione Lach dei Giai (Nègher), in pratica costeggiando i piedi del Mont Alt d’Auta. Poco dopo incontriamo e superiamo un gruppo di persone che provengono dal sentiero CAI 688 Franzei-Sottoguda (vecchia numerazione CAI 1688) e dirette alla nostra stessa meta. Passiamo una forcelletta senza nome, saliamo un costone prativo tra ampi valloni e continuiamo a salire, fino ad arrivare al laghetto naturale, m.2205, incastonato tra il Mont Aut d’Auta, la Crepa Rossa e la Cima Orientale d’Auta.

Anche questo incantevole specchio ha un doppio nome, Lèch dei Giai (Giai = Galli forcelli), Lach dei Nègher quest’anno ha meno acqua del solito e le sue rive sassose, metà di colore bianco e metà di colore scuro, sono più estese. Ci sono già alcune persone in riva al lago (ci si può arrivarci anche da altri sentieri) e sopraggiunge anche il gruppo che abbiamo sorpassato, per evitare assembramenti (siamo anime solitarie e schive) decidiamo di salire alla Forcella Lèch dei Giai (Nègher), m. 2286 e proseguire salendo brevemente lungo la cresta, accompagnate da un bellissimo panorama sul laghetto, dall’alto è visibilissima la sua forma particolarissima, un perfetto “Yin e Yang”. Inoltre abbiamo l’incomparabile vista sulle Cime d’Auta, il fondovalle con i paesini di Fregona, Caviola e le frazioni di Vallada, borghi ladini dai nomi antichi, Celat, Sachet, Toffol, Andrich, Mas, Piaz, Cogùl… sul gruppo delle Cime del Focobon, sul monte Mulaz e tanto, tanto altro. Dalla nostra cresta vediamo, un po’ lontani, un gruppo di escursionisti che scendono con precauzione dalle rocce di fronte a noi, alcuni sembrano piuttosto impacciati. Non so se provengano dal Col Bechèr o se stiano facendo una via ferrata, ma mi annoto mentalmente il sentiero che mi pare interessante.

Ridiscendiamo e facciamo pausa pranzo al laghetto, su un masso della riva bianca da dove a causa delle poca acqua si protende verso il centro una piccola penisola. Dalla riva nera una coppia entra nel lago per fare il bagno (freddo), forse vogliono dimostrare di essere dei gran fighi, per me stanno solo inquinando le acque cristalline e hanno tutta la mia disapprovazione. Torniamo indietro, scendiamo brevemente per lo stesso percorso fino a prendere sulla destra la direzione per Franzei, ma non arriviamo alla forcella che ci porterebbe a scendere a Sottoguda, arrivate ad un gran prato di erbe alte, pieghiamo a sinistra seguendo il cartello senza numerazione “Malga Ciapèla” e arriviamo all’incrocio con i vari cartelli trovato provenendo da Forcella Franzedas. Non torniamo per lo stesso itinerario di andata, consultiamo la cartina e scendiamo per il sentiero indicato ma non numerato (dovrebbe essere il 687) per “La Busa – Malga Ciapèla”.

Passando tra ex pascoli immensi, scendiamo con la vista della Marmolada davanti agli occhi e arriviamo alla località La Busa, m. 1911, due casere malmesse, con accanto i ruderi di altre due piccole costruzioni, quel che resta della malga abbandonata. Lasciamo i pascoli e ci inoltriamo nel bosco, giù per il sentiero che si fa sempre più ripido, sassoso e a tratti sconnesso, scendiamo a zig zag tra abeti e larici fino a trovarci sulla riva sassosa del torrente Ru Pettorina che passiamo su due grossi tronchi. Giunte sull’altra riva ecco il cartello CAI che non avevamo visto questa mattina, perché messo troppo in basso rispetto al parcheggio. Indica il sentiero 687, Casera la Busa, Forcella Lèch dei Giai, Lech dei Giai ecc. Buono a sapersi, ma secondo noi abbiamo fatto bene a scegliere il percorso antiorario, per Forcella Franzedàs.
Siamo arrivate proprio alla nostra auto e siamo anche piuttosto stanchine, ma non abbastanza per non concederci una piccola digressione, riprendiamo la stradina che dal camping va a Malga Pian Grant (Malga Agritur Ciapèla al Pian Grant sulla cartina) e qui ci fermiamo per un paio di fette di ottima torta, birra e gelato. Ce li meritiamo tutti!
Nota: il Lèch dei Giai (Giai = galli di montagna, galli forcelli) si trova in territorio di Rocca Pietore, dove viene da sempre chiamato in questo modo, ma si può raggiungere anche dalla Val Biois dove per qualche ragione viene appellato Lach dei Nègher, ecco spiegato il motivo dei due nomi,
da segnalare che: a creare confusione sui toponimi i cartelli CAI riportano i doppi nomi.
al lago dei Giai ci si può arrivare per diversi sentieri dalla Val Pettorina (territorio di Rocca Pietore) per i sentieri che salgono da Sottoguda per la Val Franzei o per la Val Franzedàs o per Casera La Busa, oppure dal versante di Vallada (Valle del Biois) con partenza dal Rifugio Lagazzon e l’omonima forcella, prendendo il sentiero 687 che conduce alla Baita Col Mont, sale sino alla Forcella dei Negher e scende al Lèch di Giai. Per un anello si prosegue in direzione di Forcella Franzei, da qui si svolta verso Forcella Pianezze (sentiero 684) e si scende verso Baita Pianezza mantenendo lo stesso segnavia. Dalla baita si prosegue scendendo nel bosco seguendo le indicazioni per Lagazzon;
da Colmean (Caviola) per Rifugio Cacciatori e Baita Paolo I° alla F.lla dei Negher, Lach dei Giai ritorno per Baita Colmont a Colmean;
da Colmean (Caviola) per Baita G. Paolo I verso il Passo Col Becher e poi per il Sassedel (Anello del Sassedel), rientro per il Lach dei Negher (o dei Giai) e Baita Colmont.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Un verde meraviglioso, intinto nelle montagne, con un laghetto mite, tutto da godere…
Grazie per questo splendore, Sal, buona serata,silvia
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Ciao Silvia, sì il verde che va ad incontrare il grigio delle dolomia e l’azzurro del cielo molto rilassante… buona serata a te amica che passi in queste pagine
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Grazie delle osservazioni, buon fine settimana Sal
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