
Fontane di Nogarè
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 23-05-2021
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: cartellonistica in loco
Tipologia sentiero e difficoltà: turistico, adatto anche ai bambini
Quota partenza: 340 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 340 m.s.l.m
Dislivello: nessuno
Tempi di percorrenza: libera, minimo due ore
Giro: A/R
Punti di appoggio: nessuno
Acqua, sorgenti: sì, ma non utilizzabili per bere
Località: Belluno, Nogarè
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Tappe del percorso: da Belluno a San Pietro in Campo
Partecipanti: autore e vari
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Fontane di Nogarè
Oggi mi sento in vena di descrivere un’escursione “ecologica” in una zona di Belluno che amo molto, le Fontane di Nogarè, un posto bellissimo purtroppo lasciato in degrado. Ci sono andata molte volte, da sola o con la mia cagnolina, oppure accompagnata da mia figlia o da Salvatore, spingendoci oltre le Fontane, fino a raggiungere Ponte nelle Alpi, per cui la descrizione che farò sarà la somma di tante esperienze.
Il fiume Piave
Quest’area fluviale è vasta, si estende da Belluno, in prossimità della Punta dell’Anta, dove il torrente Ardo confluisce nel Piave, fino sotto la frazione di San Pietro in Campo, zona aeroporto. Prende il nome dal quartiere di Nogarè, ma denomina l’intero biotopo che forma un’ampia golena sulla destra orografica del Piave, dove l’acqua che scende nascosta nel ventre del monte Serva, sgorga e affiora in risorgive, torrentelli, sorgenti e fontanili che scorrono tra prati e boschetti, popolati da anfibi, rettili e da un’avifauna molto varia. Decenni fa era stata inaugurata in pompa magna una ciclabile che da Punta dell’Anta percorreva l’intera zona, poi lasciata in progressivo abbandono per cui la zona più vicina alla città e più interessante per la presenza di grotte e affioramenti rocciosi è praticata solo dagli abitanti del luogo.

Ponticelli e sentieri, mancando la manutenzione, sono crollati a vantaggio della vegetazione esuberante. Poi Vaia ha contribuito ad assestare il colpo fatale. L’antica stradina che scende da Nogarè alle Fontane, altra storica entrata al biotopo, è dissestata ed è stata chiusa dal Comune, noi bellunesi la percorriamo ugualmente, ma non possiamo consigliarla ai turisti. Scartando le due prime possibilità, non resta che percorrere qualche chilometro lungo la statale che da Belluno va verso Ponte nelle Alpi e prendere sulla destra, in prossimità del distributore Esso, la stradina che scende verso il Piave e che porta ad alcune case isolate.

Si tralascia la stradina privata sulla sinistra e si prosegue brevemente, su sterrato, fino a uno spiazzo ghiaioso dove si lascia l’auto. Ora non resta che scegliere, a destra ci inoltreremo per tracce e sentieri verso una magnifica zona ricca di acqua, tra boschetti e radure, fino ad arrivare ai massi e alle cavità rocciose, opera dell’erosione del fiume. Questo solo se ci sentiamo in grado di affrontare qualche guado e alcuni tratti dissestati. Saremo allietati, in maggio, dal canto del cucù e dal incessante lavoro del picchio, che scava il suo nido nei tronchi di pioppo o di ontano. Verso sinistra la passeggiata è più tranquilla, inizia accanto a un piccolo stagno dove, mimetizzate tra le canne, si possono vedere coppie di anatre con la loro figliolanza.

Non resta che proseguire fin dove le gambe ci portano, costeggiando il fiume che scorre nel suo ampio letto, disperso in rami laterali e purtroppo privato della gran parte della sua portata d’acqua dallo sfruttamento idraulico. Passiamo dalle zone di risorgiva alle praterie, dai boschetti di ontano, robinie, pioppi, abeti, alle zone ghiaiose, fino ad arrivare presso San Pietro in Campo (l’abitato non si vede dal fiume, bisogna risalire per traccia). Ma io suggerisco di continuare oltre l’aeroporto, fino a raggiungere Ponte nelle Alpi e sostare sotto le arcate del ponte, camminando sopra le rocce rossastre che si protendono nell’acqua. Credo sia una passeggiata di circa sette chilometri, in piano. A meno di non avere due auto, il ritorno avviene per lo stesso percorso.
L’uomo e l’ambiente
Dopo avervi descritto la bellezza di questo luogo, almeno 200 ettari di ecosistema fluviale, una zona umida ricca di flora e fauna tipici dell’ambiente, rifugio di volatili e altra fauna tanto da essere considerata un’importante biotopo sottoposto a normativa di tutela, passo a descrivervi le magagne. Ad onta di tante belle intenzioni, nel 1987 il Comune di Belluno aveva iniziato uno studio per istituire una riserva naturale regionale, negli anni passati e purtroppo anche in quelli attuali, quest’area è stata usata dai bellunesi come discarica abusiva. Una pattumiera a cielo aperto. Nei torrentelli limpidi, negli stagni e negli acquitrini, nei prati, sotto le sabbie e le ghiaie portate dall’acqua, ovunque, sono stati lasciati o seppelliti rifiuti di ogni genere, copertoni di auto e di camion, frigoriferi, biciclette, carrelli del supermercato, brande, bottiglie di vetro e plastica, giocattoli e una serie infinita di oggetti spesso ridotti in frammenti. Nel maggio di quest’anno ho partecipato, aderendo all’iniziativa del Gruppo Plastic Free di Belluno, a due giornate per la raccolta e la diversificazione dei vari rifiuti sparsi colpevolmente ma democraticamente in tutta la zona.

Il primo giorno siamo partiti in cinque, un po’ armata Brancaleone, un po’ Ghostbusters e siamo rimasti esterrefatti da ciò che trovavamo, ma quanta ignoranza abbiamo noi uomini, che ci riteniamo superiori ad ogni specie animale? Con tanta fatica abbiamo ammucchiato nello spiazzo una quantità incredibile di roba, poi prelevata dagli operatori della Bellunum. La seconda volta eravamo molti di più e meglio organizzati, pale, picconi, retini, muletto motorizzato e tanto olio di gomito. La quantità di rifiuti raccolta è aumentata in modo considerevole e siamo rimasti molto soddisfatti. Chissà cosa avranno pensato gli operai della Bellunum. Certo, ci sarà ancora da lavorare (è stato abbandonato anche dell’amianto, da lasciare agli esperti), ma il grosso della schifezza l’abbiamo tolto di mezzo. Speriamo che le Fontane tornino ad essere il bellissimo luogo che ho imparato a conoscere dai racconti della mia nonna paterna e che tutti possiamo imparare a non distruggere e inquinare l’ambiente dove vivono vegetazione e animali e costituisce, alla fine, la nostra casa.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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…aggiungo che, una delle cause della rottura dell’equilibrio naturale nasce dal inquinamento che consiste nel immissione nel suolo nelle acque nell’aria di sostanze in grado di alterare le caratteristiche chimiche e fisiche di tali elementi, inoltre queste sostanze inquinanti immesse ne sottosuolo e nelle sorgenti e falde acquifere ritornano a noi nel nostro rubinetto di casa nelle verdure e in tutto quello che fa parte della nostra alimentazione del ciclo vitale della terra La vita…
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Non ci posso credere! Come è possibile rovinare un simile paradiso? Ah. gli uomini, che brutta razza! ( uomini in senso di razza umana )
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Le prime foto sono davvero bellissime, complimenti! 🙂
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Bellissime foto e buon fine settimana 🙂
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Le foto non sono mie ma grazie del commento buon fine settimana a te
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