771 Ciclabile da Belluno a Bribano




Data: 08-07-2023 

di Paola Gardin,

Ciclabile da Belluno a Bribano

L’iniziativa è bella, ma non crediate di trovare le fantastiche ciclabili del Trentino-Alto Adige, magari con il percorso per le bici e quello per i pedoni separati: qui pedalando devi schivare bipedi umani da soli o in gruppo, passeggini e animali da compagnia.

Scheda Tecnica Riassuntiva 

Belluno e Bribano 

Città: Belluno 
Tipologia sentiero e difficoltà:* Ciclabile e strade sterrate. 
Tempi di percorrenza
:* in mattinata (circa 3 ore comprese le soste) 
Giro: Anello 
Chilometri percorsi: 19 km 
Dislivello: m .100 saliscendi.
Punti di appoggio: sì a Col di Salce e Sedico/Bribano. 
Acqua, sorgenti: alcune fontane, ma portare acqua. 
Tappa del percorso: Belluno, Col di Salce, Salce, San Fermo, Villiago, Longano, Bribanet, Bribano, Antiche Rogge, Roe, Orzes, Col del Vin, Bes, Salce, Belluno. 
Partecipanti: l’autrice e la sua m.b.t muscolare 

Nota: * I tempi di percorrenza e le difficoltà dipendono dalla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica. È importante la conoscenza dell’ambiente alpino, di progressione e del movimento in ambiente alpino. Anche la capacità di orientamento è essenziale. 

L’escursione in dettaglio:

In bici da Belluno a Bribano 

Nella città di Belluno le piste per biciclette sono “a pezzi e bocconi”, in Via Feltre anche in condizioni miserevoli e siamo fortunati se non ci parcheggiano le auto. La pista Soverzene – Lago di Santa Croce, già descritta in questo blog,

è secondo me la migliore, quella che percorrerò stamattina, un piccolo pezzo dell’Anello della Valbelluna, va interpretata con fantasia. “L’Anello della Val Belluna è un percorso cicloturistico che unisce le città d’arte di Belluno e Feltre lungo le sponde del Piave. Si dipana a fondo valle su ciclabili e stradine di campagna a basso traffico, nell’ondulato paesaggio campestre della valle del Piave ai piedi delle Dolomiti Bellunesi. I due ponti di San Felice e Busche, dotati di pista ciclabile, permettono di accorciare l’Anello adattando il percorso ad ogni esigenza. La linea ferroviaria, con le cinque stazioni di Belluno, Bribano, Santa Giustina, Busche e Feltre, favorisce l’intermodalità treno + bicicletta. Tratto da: Anello della Val Belluna

col di Salce

Oggi è una bellissima, calda mattina, prendo la mountain bike (muscolare) e mi avvio per tratti di ciclo-pedonale e stradine secondarie da Belluno verso Bribano. Percorro le mie stradicciole preferite, Via Lazzarini (contromano…) e Via Prade entrambe asfaltate e poi Via Col da Ren (in parte sterrata) come alternativa alla ciclabile che parte da Via Feltre a Belluno (a lato SS50). Arrivo ugualmente, facendo un po’ più di salita, a Col di Salce, una piccola e graziosa frazione di Belluno che nonostante la sua modesta altitudine gode di una vista panoramica a 360 gradi su Dolomiti e Prealpi. Mi fermo per fotografare i monti e, già che ci sono, anche le pecore che insieme con i loro agnellini, stanno pascolando in un prato, Pasqua è passata da un pezzo e spero che abbiano lunga vita. Proseguo verso la frazione di Salce sempre per stradina asfaltata e poi passando per boschetti e campagne alla fine incrocio la pista ciclabile che corre a lato della strada statale SS50, ma che presto ritorna su stradine secondarie. Raggiungo il borgo di San Fermo, con la chiesetta (purtroppo chiusa) che all’interno ospita pregevoli dipinti e opere d’arte e poi la località Boscon, trovandomi già in comune di Sedico. Proseguo per stradina asfaltata attraversando il bosco di latifoglie (dove in autunno si trovano funghi chiodini) e raggiungo Villiago, altro piccolo abitato con relativa chiesetta in abbandono.

Mi fermo perché anche da qui ho una bella visuale, non c’è anima viva in giro nonostante la presenza dell’Azienda Pilota e Dimostrativa di Villiago che “ospita il Centro di Conservazione per le razze ovine autoctone del Veneto e diverse attività sperimentali e divulgative in campo zootecnico, frutticolo, foraggero e orticolo, in particolare per il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità e per l’attuazione di tecniche produttive a ridotto impatto ambientale”. Questo dice Veneto Agricoltura e non posso dubitarne, anche se non sono mai riuscita a vedere qualcuno che ci lavori. In discesa vado in direzione di Sedico, senza raggiungere il paese perché la stradina asfaltata  in discesa raggiunge lo stradone e mi porta verso la frazione di Longano, dove faccio un’altra sosta presso la chiesetta (chiusa) e una divagazione per le vie del borgo. Proseguo su strada verso Bribano ma prima di arrivare in paese mi permetto di gironzolare allegramente per strade e stradine attraverso le campagne con rare case sparse raggiungendo il punto dove il torrente Gresàl si getta nel Piave. Esito un attimo: potrei continuare e raggiungere Santa Giustina, però poi la strada del ritorno si allungherebbe e fa già parecchio caldo.

Decido di tornare indietro puntando al campanile della Chiesa di Bribano che svetta sopra le case, ma poi svolto per l’adiacente frazione di Bribanet, dove, poco visibile perché posta sotto il livello della strada statale, sorge l’Oratorio di San Nicolò’, eretto nel 1502 dalla famiglia Buzzatti e dal 1896 proprietà del Comune di Sedico. E stato dichiarato monumento nazionale e all’interno conserva importanti opere d’arte che ho avuto la fortuna di poter vedere anni fa, durante una visita a diverse chiesette, tra cui anche la Chiesa di San Fermo e quella di Tremea (vicina a Villiago).

Da Bribanet a Bribano c’è la distanza di uno sputo o di un colpo di pedali, arrivo subito nella piazzetta dove inizia la sterrata “delle Antiche Rogge” che corre sulla riva sinistra del torrente Cordevole (altro affluente del Piave), cominciando la via di ritorno verso Belluno, diversa da quello di andata. Il percorso delle Antiche Rogge è facile e pianeggiante, un bel sentiero-stradina ciclopedonale di circa 7 km che da Bribano di Sedico arriva al Sasso di San Giorgio e prosegue fino al nuovo ponte in località Tappole/Sass Mus. Bisogna fare attenzione perché  nel tratto che uscendo dal bosco si discosta dal torrente  è possibile incrociare le (rare) auto dei residenti delle case sparse o qualche trattore. Le Rogge erano gli antichi canali (rogge) che portavano l’acqua alle numerose attività della zona, segherie, fucine, mulini, filande, cartiere, come del resto avveniva in altri luoghi: nella vicina Santa Giustina e nella stessa Belluno, famose entrambe per la produzione di spade, rinomate in Italia e all’estero, nello Zoldano, in Alpago, in Cadore ecc. Di tutti questi opifici nel Bellunese restano poche testimonianze, le rogge, i mulini, le ruote che producevano l’energia necessaria alle varie produzioni sono stati in gran parte spazzati via dall’avanzare del progresso, come del resto le vecchie fontane e i lavatoi dove generazioni di donne si recavano a prendere l’acqua e a lavare i panni. Solo qualche lungimirante collettività ha capito l’importanza di questi cimeli e li ha preservati, fra tutti, ricordo il Comune di Lozzo, con il percorso “la Roggia dei Mulini” lungo il Rio Rin. A lato della stradina, vicino ad una casa, noto alcuni sassi dipinti posti tra gli alberi e mi fermo per osservarli: lo sconosciuto artista ha rappresentato lepri, scoiattoli, caprioli, civette e altri animali una simpatica esposizione! Percorro tutta la stradina delle Rogge, passo davanti alle vecchie Segherie dei Meli, rasento Landris e il Castelliere di Noal , un sito archeologico che testimonia 3300 anni di civiltà, dall’età del Bronzo a quella del Ferro, al Medioevo, raggiungo la  periferia di Sedico e vado verso Roe Alte. Raggiungo la località Sass Mus (nome curioso) e la casa di una mia amica, dove mi fermo per una chiacchierata sotto una pergola: comincia a fare molto caldo e la sosta è graditissima. Riparto in sella alla mia bici e qui ho un black out, non ricordo bene il percorso (per cui voi studiatevelo bene prima di partire) so solo che per raggiungere Col del Vin – Bes – Belluno devo andare in direzione sud-est, per cui attraverso la strada SR203 (che da Sedico va a Mas-Peron e Agordo) prendo la prima stradina in salita seguendo la mia bussola interiore (non chiedetemi perché non uso gps e roba simile, sono nata nell’altro secolo, io).

Pedalo in estenuarne salita (non sono ancora ben allenata) verso Orzes, raggiunta la frazione so che l’unica possibilità per andare a Belluno è continuare per la SR204, dove le mie probabilità di sopravvivenza si avvicinerebbero a quelle di un riccio sulla tangenziale, per cui decido di tornare indietro, adesso in bella discesa, ma non mi è di conforto. Finisco per perdermi e infilarmi in altre stradine sempre in salita che finiscono nel nulla, finalmente arrivo nel cortile di una casa dove un gentile signore interrompe il suo lavoro di trattorista per darmi le indicazioni: “Vuol raggiungere Col del Vin per sentiero o per stradina?”

Saputo che il sentiero è sterrato e fangoso, decido per la stradina. Scendo fino al bivio, riprendo per Orzes ma prima di salire volto a destra per Via Gresàl, che dopo un pezzo pianeggiante continua a salire: fa un caldo terribile e ho finito l’acqua. Stoicamente spingo sui pedali, questo percorso l’avevo fatto anni fa in discesa e non mi era parso così lungo e nemmeno così ripido… alla fine mi arrendo e spingo la bicicletta a mano. Come Dio vuole arrivo a Col Del Vin, amena località dove, prostrata dalla calura non mi fermo neanche per una foto. Salgo verso Bes e qui sento un gran sollievo, so che le salite sono finite! Potrei tornare a casa andando per Sois, Carpenada e Mier, ma scelgo la strada che scende a curve e controcurve verso Giamosa: è tutta una volata! Che bella l’aria che ti accarezza il viso, che bello non toccare nemmeno i pedali!  Rasento la frazione di Giamosa, attraverso la strada SS50 e affronto la modesta salita verso Col di Salce, nulla in confronto alle salite precedenti. Da qui evito ancora di prendere la ciclopedonale di Via Feltre e per stradina ripasso per Col da Ren, Via Prade, Via Lazzarini, casa.

Note
Sass Mus
: è la località dove si trovavano gli edifici dell’ex Chimica Montecatini di Sospirolo, ora sito di archeologia industriale che è stato utilizzato da Dolomiti Contemporanee tra giugno 2011 e giugno 2012 inaugurando la stagione delle “migrazioni artistiche”.  I numerosi edifici sono stati recuperati e utilizzati per uffici, bar-ristoro, appartamenti, padiglioni per spazi espositivi. Attualmente a me paiono nuovamente abbandonati.

Piste ciclabili bellunesi:
 “Nella sezione Oltre l’Anello sono presentati altri sei percorsi di particolare fascino e interesse: la Valle del Mis, la Val Canzoi, il Santuario dei S.S. Vittore e Corona, il Vincheto di Celarda, il Castello di Zumelle e il Lago di Santa Croce, luoghi non ancora frequentati dal turismo di massa, caratterizzato da grande varietà di paesaggi agrari, collinari e montuosi, ricco di arte, storia e natura, ideale per trascorrere un fine settimana in qualsiasi periodo dell’anno, ma si può esplorare la Val Belluna con numerose altre variazione su strade secondarie a basso traffico. Si consiglia di percorrere l’Anello in senso antiorario”. Tratto da: Anello della Val Belluna. Ciclabile Calalzo di Cadore, Pieve di Cadore, Cortina d’Ampezzo, Cimabanche, Carbonin, Dobbiaco: in bicicletta lungo l’ex ferrovia a scartamento ridotto tra Calalzo, Cortina e Dobbiaco. Attenzione tutta la strada da Pieve di Cadore a Cortina d’Ampezzo è interessata da lavori di adeguamento in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026.

Autore/i: Paola Marini Gardin.
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