
Agordino seconda parte – le Frazioni di Cencenighe
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 13-02-2019
Giro: A/R
Acqua, sorgenti: fontane
Località: Cencenighe
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì nelle frazioni visitate
Partecipanti: gli autori
L’escursione in dettaglio:
lasciata la Valle di San Lucano, sconvolta dalla tempesta Vaia del 29 ottobre e ritorniamo sulla statale 203 diretti verso Cencenighe Agordino per visitare alcune frazioni sparse sulla destra e sulla sinistra orografica del Cordevole.
le Frazioni di Cencenighe
al bivio nel centro di Cencenighe prendiamo a destra in direzione Alleghe, ma svoltiamo subito nuovamente a destra su una rampa seguendo le indicazioni per le frazioni di Foch, Chenet, Bastiani e Collaz, innalzandoci sulla strada che sale per tornanti. Non c’è una ragione particolare per la nostra scelta, di solito passiamo per Cencenighe per recarci altrove, in Marmolada, al Falzarego o al San Pellegrino, oggi invece vogliamo visitare questi minuscoli paesini abbarbicati sulle alture boscose di qua e di là dal Cordevole. Le frazioni poste sulla sinistra orografica del torrente sono costituite da piccoli gruppi di case costruite sulle pendici del Monte Pelsa, la posizione è soleggiata almeno fino a quando il sole non si tufferà dietro il Monte Pape. Non sappiamo esattamente quanti siano gli abitanti che amino o si ostinino a vivere in questi luoghi, ma di sicuro meriterebbero un premio! E’ grazie a loro che questi posti in cui non è certo agevole vivere, continuano a essere curati nonostante l’assenza o la scarsità dei servizi. Il paesaggio è innevato e il colpo d’occhio sulla Quarta Pala di San Lucano, il Monte Pape dirimpetto a noi e sul paese di Cencenighe in basso è bellissimo. Se sei nato qui, è naturale cercare di rimanere attaccato alla tua casa. A Bastiani, m 971 s.l.m., troviamo la segnalazione per il Bivacco Col Mandro, il Troi dei Sech e la Ferrata Fiamme Gialle, mettiamo in lista almeno il sentiero per il bivacco. Scendiamo e tornati a Cencenighe saliamo dalla parte opposta, sulla destra orografica del Cordevole, prendendo la stretta strada che sale a tornanti verso Cavarzan, Martin e Bogo. Sono solo pochissimi chilometri, ma ci sembra di lasciare alle nostre spalle la cosiddetta “civiltà” per approdare in luoghi senza tempo, o fermi nel passato. Non è proprio così, perché dagli anni ’70 queste piccole frazioni, proprio poco prima del loro definitivo spopolamento, sono state raggiunte dalla strada. Gli abitanti in pochi minuti possono scendere in paese in auto, prima esistevano solo i ripidi sentieri, però il senso di isolamento è tanto. Tralasciamo la stradina a destra che va a Cavarzan e continuiamo a salire fino a Martin, dai camini di alcune case esce il fumo e nel piccolo parcheggio ci sono delle vetture così stimiamo ci siano, alla grande, una ventina di persone residenti. Lasciamo anche noi l’auto e saliamo a piedi le ultime svolte fino alla frazione di Bogo 1194 m.s.l.m., dove la strada finisce. Un sentiero innevato passa ripido in mezzo alle case, ghiacciato dove non batte il sole. E’ un luogo molto panoramico, ma le abitazioni hanno quasi tutte le imposte serrate; il sentiero sale ancora, incassato tra due muretti. Calchiamo le impronte, profonde nella neve, di chi è passato prima di noi e che ci portano fino alla minuscola piazzetta di Chioit (Ciòit in dialetto) al centro una bella fontana in pietra, datata 1875, opera degli scalpellini del luogo. Le poche casette rustiche e i fienili di legno ci sembrano abbandonati, ma udiamo chiaramente dei belati: ci sono alcune caprette in due piccole stalle a piano terra e ci stanno chiamando, quindi le impronte appartengono a chi sale ogni giorno per accudirle. Saliamo pestando neve fino a un belvedere, siamo sulle pendici di un colle che guarda verso il Monte Pelsa, illuminato dal sole. Vediamo di fronte i paesini, dall’altra parte della valle, che abbiamo appena visitato anche loro ancora ben soleggiati e in fondo Cencenighe e il Cordevole, oramai in ombra. Alle nostre spalle il Monte Pape dove fra una mezz’ora, sono quasi le 14, tramonterà il sole. E’ ora di scendere e ripassiamo per Bogo, dove troviamo un ragazzo che sta lavorando in un locale-falegnameria e che chiacchiera volentieri con noi. Ci dice che a Bogo ci sono cinque abitanti stabili d’inverno, lui compreso, dieci d’estate e che è felice della sua scelta di vivere quassù. Gli chiediamo com’è la situazione dei sentieri e ci informa che quello che da qui sale a Campedel è praticabile, anche se il CAI ha prudentemente messo il cartello di chiusura. Mettiamo anche lo svettante cono del Monte Pape nella nostra lista di escursioni future. Salutiamo il nostro coraggioso falegname e scendiamo fino al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto, qui troviamo una giovane signora di Martin che porta a spasso il suo cane, anche lei si ferma a parlare, non devono essere molti i “forestieri” che passano di qui in questa stagione!
Noi progettiamo di tornare più avanti, per la salita al Monte Pape anche se è piuttosto lunga e con un bel dislivello, ma ha il pregio di unire la scoperta di percorsi poco frequentati alla sorpresa di panorami sorprendenti sulle Dolomiti, come del resto abbiamo sperimentato salendo sul Sasso Bianco e su altre Cime poco conosciute. Se vorrete unirvi a noi, sarete ben accetti.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola G.
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