
Col da Luni (Podenzoi)
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 24-02-2019
Cima: nessuna cima raggiunta
Gruppo Montuoso: Dolomiti di Zoldo
Cartina: Tabacco Foglio 025 Dolomiti di Zoldo Cadorine Agordine
Segnavia: 482 C.A.I
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: Podenzoi 809 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1383 m.s.l.m
Dislivello: m. 574
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: Andata / Ritorno
Punti di appoggio: nessuno
Acqua, sorgenti: no
Località: Podenzoi
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì a Podenzoi
Partecipanti: Giuliano, Cesare e Lupa, Silvano, Giulianet, Paola e Salvatore.
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi è una giornata soleggiata, appena turbata da una bava di vento. Non faremo una <<vera>> escursione ma girovagheremo, salendo un vecchio sentiero serrato tra alti muretti a secco, in luoghi bellissimi e solitari sul percorso dell’alta Via n.3, zona di pascoli e casere abbandonati oramai da decenni. Non sempre occorre arrivare “in cima” e nemmeno avere una meta precisa. Ci basta andare per monti.
Col da Luni (Podenzoi)
da Belluno superiamo Longarone, arriviamo a Castellavazzo e dal paese prendiamo la strada che sale fino alla frazione di Podenzoi m.809 s.l.m. dove lasciamo le auto. Siamo in sette, sei umani e un bellissimo Pastore femmina, Lupa. Il nostro itinerario si svolgerà prevalentemente su mulattiere che salgono a volte gradualmente, ma spesso ripidamente, sui fianchi dei monti sopra Podenzoi, tra ruderi di casere e pascoli scomparsi. Imbocchiamo il sentiero 482 anche <<Alta via N° 3>>, salendo per la mulattiera incassata tra due muretti a secco, ignoriamo altre deviazioni dirigendoci verso ovest.

Lungo il percorso superiamo grandi e piccole casere in via di disfacimento, i più “grandi” di noi ricordano ancora come, negli anni sessanta, queste case fossero vere e proprie abitazioni con orti, frutteti, stalle, fienili e pascoli. Attraversiamo, sempre in salita, un bellissimo bosco di faggi, per fortuna gli schianti sono pochi e li superiamo facilmente. Eccoci al Capitello di Sant’Antonio, eretto in posizione panoramica sul Col Daloi a m. 1144 s.l.m. Pochi metri sopra, c’è una grande croce in ferro, in memoria dei Caduti e Dispersi di tutte le guerre, opera di un artigiano del luogo. Ricompattiamo il gruppo e facciamo una breve pausa, poi riprendiamo il cammino proseguendo verso nord, sulla sinistra orografica della valle del torrente Maè. Salendo, incontriamo sulla destra una traccia che porta allo “Spiz Ross”, un “dente” di roccia, ma noi proseguiamo per il nostro sentiero.

Attraversiamo il “Pian da Costa” 1216 m.s.l.m. sempre sulla mulattiera che a volte scompare fagocitata dall’erba. Notiamo una curiosità, sulle pendici tutti gli abeti sia piccoli che grandi hanno una curiosa forma a clessidra, non ne avevamo mai visti prima: la chioma in basso si allarga fino a coprire le radici, poi si restringe al centro per espandersi nuovamente più in alto. Forse sono stati brucati dai cervi. La mulattiera poi si fa sempre più ripida e giungiamo al “Col Da Luni” m. 1383 s.l.m. Qui una parte della compagnia decide di fermarsi sul bel dosso erboso, noi due proseguiamo ancora per una mezz’ora aggirando le pendici boscose del monte, trovando la neve. Questo versante è caratterizzato da alcuni valloni profondi che scendono verso il Maè, come la Valle di Diane e la Val d’Endra, scavate dagli affluenti del torrente.

Dal sottostante paese di Igne salgono diverse mulattiere, in parte ancora lastricate, che servivano per trasportare il legname o il fieno con le slitte. Noi passiamo qualche costone, vorremmo arrivare alla Costa del Dòu m. 1840 s.l.m. che vediamo innevata di fronte a noi, sappiamo che da lì avremmo un magnifico panorama. Ma giunti ad un canale dove è scesa una slavina che si divide in tre rami, passato il primo ci rendiamo conto che per proseguire dovremmo indossare i ramponi per poi toglierceli poco dopo, dove il sentiero riprende a salire verso il tratto al sole. Facendo alcune considerazioni sia di sicurezza che di tempi decidiamo di rinunciare e ritorniamo rapidamente al Col Da Luni dove ci attendono i nostri amici. Finalmente anche noi ci sediamo per una pausa-pranzo e un sonnellino nel silenzio dei monti. Non tutti dormono, Paola, Silvano e Giulianet salgono diritti per traccia fin sotto le rocce per il ripidissimo pendio, dall’alto possono vedere meglio la Croda Bianca, lo Spiz Ross e…il resto della compagnia assopita. Il rientro a valle è per lo stesso itinerario di salita, con una piccola variante, giunti poco sopra il paese imbocchiamo un canale tra due muretti ripidissimo e lastricato che come uno scivolo ci porta a Podenzoi.
Nota: nel giugno del 2012 avevamo percorso questo itinerario facendo il giro di Cima de l’Albero che vi invitiamo a leggere, consigliamo anche una sosta alla birreria di Pirago.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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Correzione testo di Paola G.
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