
i Bunker del Piave
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 14-04-2019
Città: Santa Croce del Montello
Provincia: Treviso
Regione: Veneto
Tipologia: viaggio nella Storia
Punti di appoggio: Camper
Località: Santa Croce del Montello
Copertura cellulare: sì
Aree di Sosta o Parcheggio/: sì
Partecipanti: Autori
Il Viaggio in Dettaglio:
arriviamo a Santa Croce del Montello domenica 14/4/19 alle 17.30 circa con l’intenzione di percorrere, domani mattina, l’itinerario dei bunker lungo il Piave ma, vedendo il pannello con la descrizione dell’itinerario non resistiamo alla tentazione di dare anche solo un’occhiata al percorso.
Parcheggiato il camper nel vicino piazzale Ci avviamo lungo la stradina asfaltata a lato della chiesa che prosegue tra i campi fino a Casa De Faveri che durante la Grande Guerra fu usata come ospedale dagli austro-ungarici. Troviamo un altro cartello, la strada diventa una carrareccia che scende verso il Piave. Una forestale va a destra in direzione di Nervesa e dell’aeroporto F. Baracca, quella per i Bunker a sinistra. Noi, dopo aver reso un silenzioso omaggio al Fiume sacro alla Patria, prendiamo a sinistra risalendone il corso. Veramente dovremmo tornare al camper, non abbiamo scarpe e vestiti adatti a un’escursione che si annuncia fangosa, ma se dessimo solo un’occhiata fino al primo bunker?
sempre più curiosi
Seguiamo le segnalazioni e poi un bunker attira l’altro, come le ciliegie. Il primo è una postazione di vedetta, il seguente una postazione di mitragliatrice, scavata all’interno di una roccia. Proseguiamo sul sentiero che gira in mezzo al bosco, scende sul greto del fiume, risale le sponde tra gli alberi visitando i vari bunker. Arrivati all’altezza del paese di Falzè, sull’altra sponda del Piave, troviamo un grande masso, siamo alla Croda degli Zatteri. All’epoca della Repubblica di Venezia, questo masso segnava agli zattieri bellunesi il porto di Falzè, forse dove ora esiste un parco fluviale. Il percorso è movimentato, saliamo alcune scalette, entriamo nelle caverne scavate nella roccia, una specie di “Occhio del gigante” che sorvegliava il corso del Piave simile alle postazioni di vedetta scavate sulle Dolomiti. Arriviamo su una sponda rocciosa del Coston, seguiamo i gradini scavati nella roccia e arriviamo a una postazione in cemento e poi al Tavaràn Grando, una grande grotta carsica che era frequentata fin dal Paleolitico. E’ curiosa l’origine del nome, “tavaràn” in veneziano indica un gonfiore e “tavàre” sono le zanzare: in effetti qui ci sono due sorgenti che quando sono in piena riempiono la grotta. Entrati nel grande androne, vediamo altri due ingressi dove scorrono i ruscelli e diversi cunicoli, ma non ci fidiamo a visitare l’interno la grotta che si sviluppa per più di cento di metri per cunicoli, laghi sotterranei e marmitte fino ad una sala di crollo che blocca la prosecuzione. Visitandola con una guida e con l’attrezzatura adeguata si può aggirare la frana attraverso cunicoli secondari e arrivare a piccole caverne con concrezioni.

Ci accontentiamo di assaporare il mistero che circonda le grotte formatesi nel ventre della Terra e torniamo indietro, scendiamo le scalette e proseguiamo. Se avessimo letto una descrizione dell’itinerario, a questo punto dovremmo tornare indietro sui nostri passi, ma il sentiero continua sul greto del Piave, lo vediamo benissimo di là dallo sbocco delle sorgenti che si gettano nel fiume. Per passare dobbiamo per forza entrare in acqua, ci togliamo scarpe e calzini e coraggiosamente guadiamo il breve tratto. Andiamo avanti fino a che il sentiero sale ripidamente un costone di roccia friabile, saliamo e ci troviamo in un bel prato vicino ad un’abitazione, proprietà privata. Non abbiamo nessuna intenzione di tornarcene indietro, con cautela passiamo per il prato, pronti ad alzare le mani in segno di resa qualora qualcuno ci punti un fucile, fino a raggiungere la stradina asfaltata in mezzo ai campi e ai vigneti. La seguiamo e in breve ritorniamo a Santa Croce, infangati ma felici per l’avventura serale.
Dopo la cena e la doccia ce ne andiamo buoni buoni, a nanna, è stata una domenica intensa; speriamo che il vicino campanile non scocchi a tutte le ore e preghiamo, poco patriotticamente, che le campane non eseguano l’inno del Piave come leggiamo nel depliant. Fortunatamente le campane tacciono di notte e intonano la canzone del Piave di E. A. Mario tre volte al giorno, alle 10-12 e 15 come sentiremo con gioia l’indomani, ben riposati.
Lunedì 15 aprile ci svegliamo con calma, dopo aver fatto la spesa in un piccolo negozio di generi alimentari a Santa Croce visitiamo i dintorni. Ci incuriosisce il nome delle vie che, dalla strada principale, si diramano parallele e circa alla stessa distanza tra loro salendo verso il Montello. Si chiamano “Prese” seguite da un numero in ordine crescente e pensiamo siano prese dell’acqua, che abbonda da queste parti. Gentilmente un signore ci spiega che il toponimo indica le prese di legname, proprietà anticamente della Serenissima, che “prendeva” appunto gli alberi del Montello. Venezia sfruttò intensamente le foreste per costruire le palafitte della città e per rifornire l’Arsenale e la sua flotta navale.
i ragazzi del ’99
Ci incamminiamo per la “Presa IV” che porta verso il cimitero. Poco prima, sulla destra, ecco il Monumento Ai Ragazzi del 99, i giovanissimi combattenti della Prima Grande Guerra. L’altura si apre su un bel panorama verso il Piave e il Gruppo del Monte Grappa, con le cime innevate di fresco.

Subito decidiamo che, dopo la tappa all’Osservatorio del Re, la nostra prossima meta sarà il Monte Grappa. Torniamo al Camper e ci spostiamo fino a Santa Margherita, dove parcheggiamo nello spiazzo sotto la Chiesa. Secondo una descrizione che abbiamo letto, nei pressi della Presa XV dovremmo trovare un sentiero che in un’ora e con circa 200 metri di dislivello dovrebbe portarci all’Osservatorio.
l’osservatorio del Re
Non troviamo segnaletica e chiediamo informazioni a due signore del posto che ci sconsigliano vivamente il percorso, meglio portarsi in camper a Crocetta del Montello, Presa XVI e raggiungere in breve l’obiettivo. Dovremmo sapere che spesso i residenti non capiscono che quello che è per loro una spiacevole escursione da evitare è per noi montanari una gradita passeggiata, ma ci caschiamo e seguiamo il loro consiglio. Raggiungiamo Via Medaglie D’Oro, parcheggiamo nello spiazzo a bordo strada e troviamo il cartello con le spiegazioni del luogo e il viottolo che porta in pochi minuti al nostro obiettivo. L’Osservatorio fu ricavato nel sotterraneo di una casa colonica, poi donata allo Stato Italiano, due stanzette collegate da uno stretto corridoio. Le lunghe feritoie guardano verso il Piave e il Re Vittorio Emanuele III, leggiamo nella lapide posta sul muro in entrata, vide da qui le operazioni d’inizio della Battaglia di Vittorio Veneto il 27 Ottobre 2018. Anche noi guardiamo dalle aperture, il corso del Piave ora è semi-nascosto dalla vegetazione, ma la vista sul Grappa e sui Colli Asolani è magnifica.

Usciamo dal sotterraneo, attaccati all’osservatorio ci sono gli altri fabbricati della casa colonica, tuttora abitata, è simpatico passare dallo storico passato al nostro presente rasentando la rete del pollaio dove girano all’aperto galline e altri animali da cortile. A poche decine di metri è posta un’antica Colonna Romana, collocata nel 1932 dal regime Fascista, sia per celebrare la vittoria del 1918 (ottenuta a caro prezzo e altrove rappresentata mutilata) che per alludere alla presunta eredità del fascismo con l’Impero dei Cesari. Ci dispiace non aver fatto il percorso in mezzo ai boschi, se non altro abbiamo guadagnato tempo per la prossima tappa.
Ci rimettiamo in strada e puntiamo verso Crespano, Romano d’Ezzelino e il Monte Grappa.
info@abbaziasanteustachio.com (Museo Nervesa) info@battagliadelsolstizio.com
www.jonathanaereistorici.it ( Campo Francesco Baracca) http://www.venetograndeguerra.it http://www.itinerarigrandeguerra.it/code/28789/Francesco-Baracca https://www.turismofvg.it/it/108796/La-Battaglia-del-Solstizio
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin.
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Marini Gardin.
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