
Gola del Bottaccione Sentiero dell’Acquedotto
di: Salvatore e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 22-05-2019
Città: Gubbio
Provincia: Perugia
Regione: Umbria
Tipologia: visita culturale, passeggiate ad anello, Borghi
Punti di appoggio: Camper
Località: Gubbio, Gola del Bottaccione
Copertura cellulare: sì
Aree di Sosta o Parcheggio/: area camper a Gubbio
Partecipanti: Autori
In Viaggio:
dopo i due giorni passati al lago Trasimeno visitando le isole decidiamo di ritornare a Gubbio, il paese che ci è rimasto nel cuore.
Il maltempo ci dà un po’ di tregua e nel pomeriggio del 22/5 ci avviamo verso la Gola del Bottaccione uscendo dalla Porta Santa Croce.
Sentiero dell’Acquedotto
Vogliamo percorrere il sentiero dell’acquedotto medioevale, un’opera d’ingegno che aveva attirato i nostri sguardi nel sopralluogo di due giorni fa. Dopo circa 2 km di strada asfaltata che corre in basso nella valle in cui scorre il torrente Camignano, troviamo l’inizio del percorso alla nostra sinistra (destra orografica della forra). Una diga interrompe parzialmente il corso d’acqua che a monte forma un laghetto, ci fermiamo un poco a guardare la cascata che precipita dallo sbarramento nella gola e le stratificazioni rocciose che fanno di questo luogo, a due passi dal centro, un sito di grande interesse naturalistico e geologico.

Superiamo la statale passando il ponte che ci porta verso la parete sulla sinistra orografica della gola. Torniamo indietro, verso Gubbio, camminando sopra la copertura dell’acquedotto, voluto nel 1327 dal Comune di Gubbio per convogliare le acque alla riserva posta sopra il Palazzo Ducale. Procediamo in alto, sul versante nord ovest del Monte Ingino. Le pareti sono ripide, scoscese, è incredibile pensare come nel Medioevo abbiano potuto costruire un condotto simile con i mezzi di allora, passando frane e forre. Eppure l’acquedotto è rimasto funzionante fino al XX secolo e distribuiva l’acqua ai quartieri e alle fontane del centro-ovest. Il percorso attuale è stato inaugurato nell’aprile del 2017 con importanti lavori di ripristino e messa in sicurezza, possiamo camminare tranquilli guardando la profonda gola sotto di noi, le rocce che abbiamo intorno, le fioriture. Ogni tanto ci volgiamo indietro per vedere lo sviluppo del condotto, dovremmo essere in leggera discesa, ma non ce ne accorgiamo. A picco sotto i nostri piedi il nastro della statale, il corso del torrente, il convento-ostello delle Suore lungo la strada. Dirimpetto a noi il Monastero di Sant’Ambrogio, arroccato sulla parete del Monte Foce, opposto al Monte Ingino.

L’eremo sembra appoggiato alle pareti perpendicolari e sorge vicino a un sito archeologico, una “Cittadella Preistorica” con mura ciclopiche, costruite con pietre enormi. E’ anche un luogo misterioso, legato al culto di Santa Maria Maddalena e all’antico ordine dei Templari. Ci piacerebbe salire anche lì, ma lasceremo questa meta per il nostro prossimo viaggio a Gubbio. Arriviamo con qualche saliscendi alle mura della città, da dove abbiamo una bellavista su Gubbio, poi scendiamo fino a Porta Sant’ Ubaldo. La passeggiata è stata breve e decidiamo di salire da qui fino alla Basilica di Sant’Ubaldo, patrono della città. La strada a tornanti è piuttosto lunga e tutta in salita, la basilica del XVI secolo è stata costruita quasi in cima al Monte Ingino, ma vale la pena arrivarci e visitarla. Il Santuario custodisce i resti del Santo Patrono e durante l’anno i tre Ceri che ogni 15 maggio, vigilia di Sant’Ubaldo, sono portati di corsa da tre corporazioni dal centro del paese fino alla basilica. Un tempo erano fatti proprio di cera, poi sono stati sostituiti da tre pesanti strutture di legno. La Festa dei Ceri è un avvenimento importantissimo per gli abitanti di Gubbio, è l’unica manifestazione popolare che si svolge dal suo inizio lungo i secoli senza interruzioni. Non si è fermata nemmeno durante la Seconda Guerra, quando furono le donne a portare di corsa i ceri. Ridiscendiamo, è sera e siamo stanchi, ma non rinunciamo una volta in centro a fare i tre famosi giri attorno alla fontana del Bargello e guadagnare, con la doverosa spruzzata, la patente di “Matti di Gubbio”, di cui andiamo fieri.
Nota: “la Gola del Bottaccione è un vero archivio di storia geologica della Terra. Uno degli strati di roccia è ricco di iridio, un metallo raro sul nostro pianeta, ma comune nello spazio. L’ipotesi degli studiosi è che la presenza di questo metallo provi che un meteorite colpì la Terra provocando enormi sconvolgimenti e l’estinzione dei dinosauri.” 438 In Viaggio-Gubbio
Autore/i: Salvatore Stringari, Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola Marini Gardin.
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