
Malga Zurés per il Sentiero della Pace
di: Salvatore e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 09-02-2020
Cima: Paternoster 395 m, Dosso dei Frassini 702 m,
Gruppo Montuoso: Monte Baldo
Cartina: Tabacco foglio 061 Alto Garda Ledro Monte Baldo Nord
Segnavia: 601 Sentiero della Pace – 9
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 255 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 693 malga Zires
Dislivello: 438 m.s.l.m.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Difficoltà: Facile
Giro: anello antiorario
Punti di appoggio: nessuno
Acqua, sorgenti: no
Località: Nago
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Tappe del Percorso: Nago Malga zures Gallerie di guerra e ritorno
Partecipanti: Daria, Paola e Salvatore
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi, domenica 9 febbraio, partiamo da Trento con un’amica e ci dirigiamo lungo la valle dell’Adige fino al paese di Nago, per percorrere un breve tratto del Sentiero della Pace, che va dal monte Tonale al Baldo, passando per la Marmolada, ricalcando mulattiere di guerra che collegano gallerie, postazioni e trincee. La nostra meta è Malga Zurés. All’entrata del paese rintracciamo, vicino al cimitero, la “Strada del Baldo” una stretta via asfaltata in mezzo ai campi. Troviamo al crocevia un primo capitello, andiamo avanti e al secondo tabernacolo (località Crone) giriamo a sinistra. Arriviamo a uno spiazzo, accanto ad una casa isolata, dove parcheggiamo l’auto, qui troviamo un altro capitello, i cartelli segnavia del CAI, un tabellone con la mappa dei sentieri: meglio di così!
sentiero della Pace
Iniziamo a percorrere la mulattiera segnavia 601 in salita, al bivio prendiamo a destra anziché a sinistra, seguendo un percorso antiorario perché? siamo reversi di natura. Incontriamo subito alcuni ruderi di postazioni, nascosti dal bosco e dalle “marocche” i massi che ora servono alla palestra di arrampicata “Nago”. Continuando a salire incrociamo un tornante della carrozzabile “Monte Baldo” in località Traole che sale a Malga Zures, proseguiamo in mezzo al bosco di frassini e roveri, accorciando la strada asfaltata.
Al 4 tornante trovandoci davanti alla parete verticale del Segrom, Dosso dei Frassini, dove individuiamo dei fori scavati nella roccia, non resistiamo a cambiare direzione, dirigendoci subito verso l’osservatorio scavato nel monte, anche se si trova sul sentiero di cresta del ritorno. Dal tornante saliamo per una ripida traccia fino a trovarci sotto la parete, a sinistra c’è una scaletta scavata nella roccia, a destra il sentiero aggira il torrione. Prendiamo a salire per i gradini di sinistra fino a trovarci in una selletta con i cartelli segnavia. La traccia per salire sulla cima dà sul versante verso Loppio, è corta ma un po’ esposta, in breve siamo sulla sommità del torrione e possiamo fermarci a guardare il panorama. E’ una bella giornata, verso il Garda c’è un po’ di foschia ma il lago, i monti e i paesi di Riva e Torbole, separati dalla mezzaluna del monte Brione, sono ben visibili. A picco sotto di noi si snoda il nastro a tornanti della strada del Monte Baldo, a sud ci fronteggia, dall’altra parte della valle, una parete su cui vediamo un’esile cengia che sembra artificiale e ci proponiamo di andare a vedere anche quella. A nord ovest si staglia contro il cielo la cresta articolata del Segrom, verso la fine spiccano due “denti” rocciosi separati da una piazzola, un punto di osservazione e di controllo strategico.

Lì passeremo al ritorno, ora scendiamo ed entriamo nel tunnel scavato nel roccione, ha due brevi rami che finiscono con le due aperture viste da lontano. Sbirciamo dai due grandi fori da cui era possibile tenere sotto tiro le truppe avversarie, restando in una fortezza imprendibile. Torniamo indietro di poco e continuiamo in direzione Malga Zurés (cartelli), il sentiero si incunea in discesa tra le rocce che formano un tunnel naturale, poi continua brevemente sul Doss dei Frassini e incrociamo nuovamente la strada asfaltata, in pochi minuti siamo nei pressi della Malga. Il luogo era un caposaldo austriaco, collegato da trincee, strade e camminamenti a tutto il complesso di fortificazioni del Segrom e del Baldo compresi i forti di Nago e di Riva del Garda. La malga è privata (un cartello ricorda che il nome è Zires e non Zurés, come riportato nelle cartine) donata dai proprietari a un’opera religiosa. L’edificio adesso è chiuso ma molto curato, come tutto lo spazio intorno. Vicino troviamo una lapide e cinque cippi che ricordano altrettanti giovani soldati italiani del VI Reggimento Alpini caduti il 30 dicembre 1915 nella battaglia di Malga Zurés, che restò in mano agli austriaci. Dalla Malga si possono raggiungere numerose mete, seguendo i cartelli: il Monte Altissimo (altre 4 ore), diverse malghe oppure altre testimonianze della I^ Guerra. Consumiamo il nostro pranzo al sacco su una collinetta vicina, poi ripassiamo per la Malga e saliamo fino alla croce posta su un roccione poco distante, a lato della strada, con un bel panorama sul Lago di Garda. Visitiamo anche numerose postazioni, trincee e bunker, sparsi nel bosco in questi ultimi si può scendere, ma anche precipitare per caso, non sono segnalati. Appena sotto la strada, troviamo il luogo fotografato in un cartellone, allora con i baraccamenti austriaci, ora ci sono le piazzole con i ruderi delle mura perimetrali, i resti delle cucine da campo, le postazioni in caverna. Vicino c’è anche un altro torrione su cui si può salire per traccia, non rinunciamo a guadagnare la vista sul lago anche da qui.

Dovremmo terminare l’anello ritornando verso la selletta vicino al torrione con i fori e proseguendo sul sentiero, ma è da lì che stamattina abbiamo visto la cengia e vogliamo trovarla. Scendiamo per traccia dagli ex baraccamenti fino a portarci sulla strada, la attraversiamo, ci inoltriamo nel bosco e ravanando in salita e in discesa tra alberi e massi, la mulattiera è franata, ci portiamo davanti alla parete. Troviamo i resti dei pioli di una scala di ferro che saliva fino allo scavo della cengia che si interrompe, sembra collassata una parte dell’opera che finisce con un camino verticale che forse una volta era attrezzato. Non consigliamo questa deviazione. Noi siamo ritornati alla strada asfaltata e scesi per la stessa raggiungendo il tornante lasciato in mattinata (quota 500 m. circa). Risaliamo il tratto ripido, raggiungiamo la selletta e continuiamo in direzione nord ovest per il sentiero 601 sullo spartiacque tra Nago e Loppio. La mulattiera a volte corre incassata nelle vecchie trincee, ora più in cresta, rasentando postazioni a picco sulla profonda valle sottostante. Tutto il percorso è caratterizzato dalla presenza dai resti di postazioni per mitragliatrice, brevi gallerie, ricoveri, tunnel, camminamenti, serbatoi per l’acqua, ruderi di pareti in cemento. Quello che più ci meraviglia tuttavia è la strada militare che stiamo percorrendo, dopo un secolo è ancora salda, costruita a regola d’arte supera con pendenza regolare le asperità del terreno e ha muri spessi e ben squadrati, fatti per durare nel tempo. Cominciamo a scendere, passiamo tra due alte pareti di roccia e troviamo a circa 500 metri altre postazioni militari, tre gallerie scavate nella roccia. Scendiamo per resti di gradini in cemento e individuiamo subito la breve traccia che porta verso l’alto, alla piazzola tra i due torrioni di roccia. Saliamo e ci troviamo tra i due “denti” su un terrazzino sull’orlo della falesia, da dove le mitragliatrici potevano controllare e spazzare i nemici in avvicinamento. Il vento soffia prepotente su questo pianerottolo nella fessura tra le due rocce, ritorniamo sul sentiero e riprendiamo la discesa, incontrando altri manufatti. La mulattiera ci consente una bellissima vista sul Lago di Garda, sui monti che lo circondano e sui paesi sparsi nella Valle del Sarca, ci abbassiamo gradatamente, raggiungiamo il primo bivio e caliamo verso destra giungendo in poco tempo al capitello e allo spiazzo dove abbiamo parcheggiato.

Più che un giro ad anello il nostro percorso assomiglia a un 8, con diverse deviazioni. Noi vi suggeriamo di fare il percorso ad anello del Sentiero della Pace (segnavia 601 e frecce blu) descritto nel cartellone, salita dal parcheggio in senso orario, Segrom, Malga Zurés e discesa. Finiamo la giornata in bellezza raggiungendo il borgo Nago, sotto un portico troviamo il percorso per Castel Pènede e lo raggiungiamo salendo prima per un tratturo roccioso e ripido e poi per sentiero in mezzo al bosco. Dell’imponente maniero medioevale che dominava il lago dall’alto di uno sperone di roccia non restano che i ruderi. Il luogo è recintato e non visitabile (chiuso per lavori di restauro che, secondo il cartello, avrebbero dovuto essere completati nel novembre del 2019, febbraio 2020, nulla si sa…)
Del Castello se ne ha notizia documentata dall’anno 1210, ma questo luogo strategico era già stato fortificato dai romani e in precedenza esisteva un castelliere preistorico. Sempre conteso in vicende di guerra, distrutto e ricostruito, ora è un ammasso di pietre e solo da lontano ricorda la sagoma di una rocca.
Il panorama però è eccezionale. Torniamo verso il paese passando vicino ai Forti di Nago e torniamo all’auto, dirigendoci dal paese verso Loppio e la Valle dell’Adige.
se capitate a Loppio di Mori, sulla strada statale per il Lago di Garda, a soli 6 km dall’uscita dell’autostrada Rovereto sud, fermatevi come abbiamo fatto noi, dai F.lli Duchi Ortofrutta. La costruzione è bruttissima, una ex fabbrica di mattoni rossi e la scritta SCHNAPSE UND TYPISCHE WEINE può allarmare, ma all’interno dei locali vi si spalancherà un’esposizione di prodotti tipici locali, marmellate, miele, olio extra vergine, funghi, frutta fresca e secca, formaggi e salumi oltre alle decantate Grappe e Vini del Trentino e ogni altro ben di Dio. Cose che sollevano il morale.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
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Correzione testo Paola Marini Gardin.
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