518 Monte Serva


Monte Serva (Maggio 2010) © Copyright By Salvatore Stringari.

Monte Serva

di Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin

Scheda Tecnica Riassuntiva 

Data: 08-05-2011

Cima: Serva 2133 m.s.l.m.
Gruppo Montuoso: Schiara
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: CAI 517
Tipologia sentieroe difficoltà*: Sentiero Escursionistico
– (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 1035 m.s.l.m Cargador
Dislivello: m. 1098 m.
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: anello
Punti di appoggio: Casera “Pian dei Fioc”
Acqua, sorgenti: no
Località: Belluno, Col di Roanza, Cargador
Copertura cellulare:
Parcheggio/i: pochi posti parcheggiare stretto e bene
Tappe del percorso: Belluno, Col di Roanza, Cargador, Pian dei Fioc, cima Serva e ritorno
Partecipanti: Autori

Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.

L’escursione in dettaglio:

Siamo in piena pandemia bloccati a casa e scrivere mi aiuta a distrarmi e a non pensare a questo disastro che stiamo vivendo, vi racconto con l’aiuto di Paola questa Escursione del 2011 Il monte Serva è la prima montagna che noto entrando a Belluno provenendo da Trento, una gran pala verde imponente e pacifica che sovrasta la città. È quasi un anno che frequento Belluno e non sono ancora salito sulla sua cima. Bisogna rimediare immediatamente! Sabato 7 maggio 2011 chiedo a Paola se domenica si può fare, certo che sì, come ogni buon bellunese la mia compagna sale su questo monte fin da quando era piccola. Domenica mattina partiamo in auto di buonora verso Cavarzano, raggiungiamo il Col di Roanza per la stretta strada asfaltata che sale a tornanti fino all’omonimo Rifugio e poi prosegue, ancora più stretta e ripida, fino alla località Cargador, dove riusciamo a parcheggiare nel poco posto disponibile.

al pian dei Fioch

Siamo a 1035 metri di quota, qui un tempo si trovava una teleferica che raggiungeva il Pian dei Fioch e una cava da cui si estraevano lastre di pietra, la “vena barpea” adatta alle pavimentazioni. Trascuriamo il sentiero che parte immediatamente sulla sinistra (Via Normale C.A.I 517) e ci avviamo a destra sulla stradina sterrata, ricavata dalla ex cava di pietra, che porta verso la Croda del Sal che non raggiungiamo perché al bivio (poco visibile, bisogna porre attenzione) sempre sulla sinistra si stacca il sentiero panoramico (non segnato C.A.I) con l’indicazione per Malga Pian dei Fioc.

Monte Serva © Copyright By Salvatore Stringari.

Ci inerpichiamo su per il sentiero che inizia a salire ripido in mezzo al bosco per poi uscirne e continuare a tornanti rimontando la Costa del Cavalin. Il panorama si allarga sulla pianura dove scorre il Piave, sulla città di Belluno con le sue frazioni, sulle Prealpi verso sud e le Dolomiti Bellunesi verso nord.
Sopra la nostra testa volteggiano colorati parapendii e qualche deltaplano, non fanno fatica come noi per innalzarsi di qualche decina di metri! Raggiungiamo Col Cavalin, 1394 metri, dal belvedere possiamo ammirare le pareti della Schiara e del Pelf e, davanti a noi oltre il vallone, la “Boca del Rosp”, la particolare formazione rocciosa che somiglia ad un grande rospo verde con la gola bianca, intento a risalire il Serva, sembra quasi di poterlo toccare. Qui ci innestiamo sul sentiero C.A.I 517 che proviene dal vallone sottostante e continuiamo a seguire l’ampio dorso prativo del Cavalin, dopo essere passati vicino a una “lama” di acqua arriviamo in vista della “Casera Pian dei Fioch”. Raggiunta la malga a 1739 m.s.l.m ci concediamo una pausa prima di affrontare gli ultimi 400 metri che ci separano dalla vetta, facciamo solo una piccola sosta senza entrare nella casera, un gregge di almeno 500 pecore più qualche capra e alcuni asini pascolano tutt’intorno, sorvegliati da alcuni cani pastore poco propensi all’accoglienza degli estranei.

Due parole per sottolineare la mancanza d’acqua su questo monte, necessaria per abbeverare le greggi e per le esigenze della la malga: sono state sfruttate le depressioni naturali per ricavare dei bacini in cui convogliare l’acqua piovana, le “lame”.

alla cima del monte Serva

Monte Serva al Vajont (Maggio 2010) © Copyright By Salvatore Stringari.

Proseguiamo per raggiungere la cima, il sentiero è ripido e non lascia respiro, continuiamo a salire sotto il sole tra panorami mozzafiato, il tempo è fantastico oggi, ci regala una giornata meravigliosamente limpida e calda. Dopo circa 50 minuti di salita a zig zag su sentiero petroso raggiungiamo la vetta del Serva, 2133 metri e la croce di cima. Spettacolo! Meglio che al cinema. Davanti a noi la Regina Schiara con la sua “Gusèla del Vescovà”, un ago (gusèla in dialetto) di roccia di circa 40 metri, ben visibile tra Schiara e Pelf. Un panorama unico al mondo. Vediamo la Valbelluna, il corso del Piave, l’Alpago e il Lago di Santa Croce, i Monti del Sole e tanti piccoli particolari, il Ponte degli Alpini 1000 metri più in basso, i campanili, il traffico delle strade… Il versante nord del Serva, a differenza del lato a sud che inizia boscoso e poi prativo ma sempre rassicurante, ha pareti scoscese e vertiginose, volte verso la foresta della Caiada. Dalla cima sono possibili alcuni aerei percorsi in cresta, noi oggi preferiamo un sentiero meno impegnativo con una meta che chiuderà in bellezza questo giro: la forcella della “Boca del Rosp”. Scendiamo fino alla Malga e scendiamo il vallone in diagonale verso destra per la traccia che porta al “Rospo” che è stato quieto ad osservarci tutto il giorno. Raggiungiamo la forcella, a circa 1600 metri, affacciandoci verso la Schiara e poi tentiamo di salire in cima al roccione, dopo un po’ desistiamo perché è molto ripido e scivoloso.

il lavel © Copyright By Salvatore Stringari.

Scendiamo ai piedi del rospo, abbassandoci troviamo delle vasche scavate nella roccia, il “Lavel” l’unico punto dove si trovava dell’acqua per abbeverare il bestiame. Un tempo questo posto era molto frequentato per la fienagione, chi saliva fin qui per una dura giornata di fatiche trovava un po’ di sollievo dal sole riparandosi in piccoli antri di roccia. Facciamo anche noi una pausa ascoltando il silenzio, rotto soltanto del leggero vento che sta soffiando. Scendiamo per il vallone, passiamo oltre i ruderi di una casera e torniamo a incrociare il sentiero 517 C.A.I che poco dopo si inoltra nel bosco. In breve torniamo al Cargador e alla nostra auto.

il nome “Serva” non ha nulla di “servile”, deriva dal vocabolo Selva (in latino Silva) in quanto era ricoperto da boschi. Leggiamo nel sito Adorable Belluno che: “nel caso del Monte Serva la parola ha subito il rotacismo del suono “L” lo stesso processo fonetico per il quale in dialetto bellunese si dice per esempio cortèl per coltello”. E’ un monte ricchissimo di varietà di flora, anche rara e antica, come il Geranium Argenteum che sopravvive sulle creste.

Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin 
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
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2 pensieri riguardo “518 Monte Serva

  1. Ciao Veronica, stiamo bene per fortuna fino ad ora non ci siamo presi la sars covid 2 (polmonite) siamo distanti perché paola sta in un altra città quindi non ci vediamo da un po’ di tempo anche se ci sentiamo per telefono quindi in solitudine speriamo finisca presto e si possa perlomeno ritornare ad andare fuori… i fine settimana sono lunghissimi ora… prima non erano sufficienti adesso una tragedia ma si lotta e si va avanti…riprendendo i ricordi e scrivendo quello che tempo fa non avevamo raccontato… un abbraccio

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