
Paterno e Sentiero delle Forcelle
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 05-09-2020
Cima: Monte Paterno 2774 m.
Gruppo Montuoso: Dolomiti di Auronzo e Sesto
Cartina: Tabacco foglio 017 Dolomiti di Auronzo e del Comelico
Segnavia: 101 SI 104
Tipologia sentiero e difficoltà: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Tipologia sentiero e difficoltà: via ferrata che porta alla cima
Escursionisti Esperti Attrezzati (E.E.A) Itinerario che conduce l’alpinista su pareti rocciose o su creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago e dissipatore E.E.A – itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura. Poco difficile – PD = tracciato più articolato con canali e camini, con passaggi verticali e a tratti esposto; normalmente attrezzato con cavo o catena, con pioli e/o scale metalliche fisse.
Quota partenza: 2320 m.
Quota da raggiungere: 2774 m.s.l.m
Dislivello: 400 m. circa più diversi saliscendi non calcolati
Tempi di percorrenza*: in una lunga giornata
Giro: Anello
Punti di appoggio: Rifugio Auronzo, 2320 m Rifugio Lavaredo,2344 m. sul versante Veneto e sul versante alto-atesino il Locatelli
Acqua, sorgenti: no
Località: Misurina
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Tappe del percorso andata: Rifugio Auronzo 2320 m. Rifugio Lavaredo 2344 m. Forcella Lavaredo 2454 m Forcella Passaporto 2379m. Forcella del Camoscio 2744m. Monte Paterno 2744 m. il rientro a Forcella dei Laghi 2500 circa forcella Pian di Cengia 2522 m. i Laghi Cengia 2324 m. bivio 104-101 2400 m. e rientro al Rifugio Auronzo 2320 m.
Partecipanti: gli autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Venerdì 4 settembre ci svegliamo in una anonima piazzola autostradale tra Ravenna e Venezia e mettiamo in moto il nostro camper per portarci verso il bellunese. Arrivati a Cadola decidiamo di uscire a Pian di Vedoia, l’intenzione è di raggiungere al più presto Misurina, sono anni che abbiamo nella lista dei buoni propositi la ferrata del Paterno e domani dovrebbe essere la volta buona.
in cammino verso il monte Paterno
Mal ce ne coglie: all’uscita di Pian di Vedoia ci aspetta una coda eterna, un’ora di estenuante tira e molla per guadagnare qualche metro di strada. Poi filiamo abbastanza lisci verso il Cadore, tappa a Calalzo nella comoda area sosta per il carico/scarico acque e poi raggiungiamo Auronzo e Misurina. Lo spettacolo del lago con il Sorapiss che si rispecchia dentro, la visione delle Tre Cime è sempre emozionante, questo è un luogo unico. Siamo un po’ meno entusiasti per l’area parcheggio per i camper, 20 euro al giorno per il parcheggio, scarico acque scomodissimo, meno male che saremo autonomi per un paio di giorni. Sabato 5 settembre ci svegliamo presto, facciamo la spesa nell’unico mini market (breve parentesi; dove vi sconsiglio di farvi preparare il panino perché ci vogliono ben 4 € a panino per farselo tagliare e preparare) e poi ci mettiamo in coda per prendere la prima navetta per Le Tre Cime, partenza alle 8.30, puntuale. Lo sappiamo che è tardi, ma ci scoccia pagare 45 euro per sostare col camper al parcheggio superiore. Alla sbarra/pedaggio siamo dietro una lunga coda, sgomento generale, ma l’autista del nostro bus sorpassa auto e corriere in fila e passa, meritandosi l’applauso di tutti i presenti stipati sulla navetta. Alle 9 partiamo di buon passo, sorpassando la marea di turisti/escursionisti, ci lasciamo il Rifugio Auronzo e il Lavaredo alle spalle e guadagniamo Forcella Lavaredo, m. 2457, in vista del Rifugio Locatelli, dove si dirigono anche altre numerose persone.

Rinunciamo alla discesa al Locatelli, da dove parte la via Ferrata Innerkofler, che sale direttamente alla Forcella del Camoscio, a quest’ora é già sicuramente intasata. Il Paterno è davanti a noi, con la sua mole ancora parzialmente in ombra, le Tre Cime invece sono inondate dal sole e come sempre ci rapiscono lo sguardo. Indossiamo casco e imbrago e dalla Forcella Lavaredo arriviamo in breve all’inizio del nostro sentiero attrezzato, un vecchio percorso di guerra, la Via Ferrata delle Forcelle. Imbocchiamo la prima galleria, all’entrata un bassorilievo riporta l’emblema del Reparto Zappatori, autore dell’opera militare, la volta è bassa, ma il percorso breve. Continuiamo su un camminamento protetto da muretto in pietra, ci aspetta un percorso vario e spettacolare tra roccia pura e le trincee di guerra dove dalle feritoie nella roccia ammireremo stupendi scorci sulle Tre Cime. Proseguiamo su facili gradoni di roccia e poi su una cengia abbastanza larga, ci sono altri escursionisti ma per fortuna non c’è ressa, arriviamo a un grande foro nella roccia che attraversa Croda Passaporto e raggiungiamo l’omonima Forcella, m. 2.530 s.l.m.

Facciamo una breve deviazione salendo per una ripida traccia rocciosa e arriviamo ai ruderi di alcune postazioni, siamo su una larga cresta con un ampio panorama sulle cime di Croda Passaporto, le pareti nord orientali delle Tre Cime e tanto altro. Ci riportiamo sul sentiero e con un camminamento spettacolare in cengia, realizzato dagli alpini sulle pareti orientali tra Croda Passaporto e Paterno, proseguiamo fino a discendere e poi risalire per sfasciumi fino a Forcella del Camoscio m. 2605 s.l.m.
Vista vertiginosa sul canalone da cui risalgono parecchi escursionisti e sul Rifugio Locatelli, piccolissimo sotto la Torre di Toblin.
la conquista della Cima
Presto, prima che arrivi altra gente vogliamo attaccare la ferrata per la cima del Paterno superando i circa 40 metri di parete, scendiamo brevemente un canalino detritico, traversiamo su roccette attrezzate e ci portiamo al bivio dove inizia la ferrata, fortunatamente a “doppio senso di circolazione”: a destra si sale, a sinistra si scende. Iniziamo a salire un tratto verticale, ben appigliato, raggiungiamo una lunga cengia e poi alcuni gradoni rocciosi segnati da ometti, un canalino roccioso dove è necessario usare le mani e in breve saliamo l’ultima pendenza detritica e siamo in cima, alla croce di vetta a 2744 metri. Inutile dire che siamo felicissimi, il panorama è stupendo, 360 gradi di pura bellezza dolomitica. Cime, torrioni, guglie e poi ghiaioni di un bianco abbagliante su cui spicca vivace l’occhio turchese di un laghetto, valli verdi e ghiaie chiare, solcate dalla sottile ragnatela di sentieri e tracce. Non lo sapevamo, l’abbiamo letto dopo, che con la dovuta prudenza si potrebbe visitare una grande galleria che attraversa tutta la cima, proprio sotto i nostri piedi. La cima in breve diventa affollata e scendiamo raggiungendo “il senso unico” di discesa che ci riporta in breve al traverso attrezzato sotto la base della parete per poi risalire alla Forcella del Camoscio. Dalla stretta Forcella abbiamo due possibilità, la prima scendere per il canalone attrezzato al Locatelli e riportarci alla Forcella Lavaredo, la seconda proseguire lungo il Sentiero della Pace verso il Pian di Cengia e poi tornare al Rifugio Auronzo. C’è una terza possibilità, tornare indietro per dove siamo venuti, ma non la teniamo in considerazione. Scegliamo di proseguire per il Sentiero della Pace, bellissima traversata tra cenge, postazioni in caverna, rocce e pinnacoli con un percorso affascinante, mai difficile. Iniziamo per una lunga cengia, attrezzata dove serve, dove troviamo altre caverne e postazioni di guerra, proseguiamo per una serie di roccette attrezzate, ponticelli di legno gettati sulle forre con un occhio a dove mettiamo i piedi e l’altro al panorama, superbo. Risaliamo una diagonale rocciosa e poi scendiamo uno sperone, raggiungiamo Forcella dei Laghi, m. 2550, poi proseguiamo per tratti a volte non attrezzati, a volte dotati di cordino, la Cresta dei Camosci articolata come suggerisce il suo nome, un susseguirsi in saliscendi di cenge, caverne, ponticelli e forcelle. Ogni svolta ci regala magnifici scorci tra spigoli e diedri, ora piccoli laghi glaciali, ora le vette dolomitiche, le Tre Cime, le Dolomiti di Sesto, la Croda de Toni… Arriviamo a un largo sperone dove troviamo altre testimonianze di guerra e possiamo ammirare con più tranquillità il panorama. Il sentiero prosegue più agevole per un pezzetto, poi ci troviamo sopra un crepaccio che scendiamo aiutati da un cavo metallico, raggiungiamo una scaletta e ridiscendiamo portandoci dall’altra parte del burrone. Non ci resta che risalire dall’altra parte grazie al cordino a ad alcuni pioli infissi nelle roccette che ci aiutano a guadagnare i prati sommitali.
Guardando indietro e vedendo gli altri escursionisti aggrappati al cordino il percorso appena fatto ci appare più scabroso e verticale di quel che è.
il rientro
Finalmente siamo su sentiero ”normale” che corre lungamente a mezza costa tra gli imponenti scenari dolomitici, tagliando un vasto ghiaione. Quasi al termine delle ghiaie, prima che il sentiero risalga un costone e poi prosegua per il Rifugio Pian di Cengia, una traccia scende verticale per il ghiaione, sarebbe possibile tagliare di molto e raggiungere il sentiero in basso che torna al Rifugio Lavaredo, saremmo così sicuri di arrivare in tempo per la navetta delle 17, che ci riporterà a Misurina. Ma siamo nati per soffrire, o per sfidare le nostre capacità, ignoriamo lo “scurtòn” e saliamo i ripidi tornantini per raggiungere la strada militare che ci deposita alla Forcella di Cengia m.2600.
Dalla forcella si potrebbe: A) scendere a sinistra per L’Alpe dei Piani e raggiungere il Rifugio Locatelli, B) scendere a destra al Pian di Cengia Basso e al Rifugio Lavaredo, oppure proseguire per il Rifugio Pian di Cengia e poi come per l’opzione b. Ci vorrebbero forse solo altri 30-40 minuti per raggiungere il Rifugio Pian di Cengia m. 2528 s.l.m. e il miraggio di due birre, ma il tempo corre, evitiamo l’allungamento del percorso e la sosta e scendiamo a destra, seguendo la carrecciata sentiero CAI 104, per l’ampio, stupendo vallone pietroso in direzione dei rifugi Lavaredo e Auronzo. Caliamo fino a una spianata dove ci sono resti di postazioni e baraccamenti militari, poi scendiamo a zig zag fino al magnifico lago posto nella conca pietrosa.

E’ un luogo che ispira pace e serenità, contornato dalle pareti della Croda de Toni, della Croda Passaporto, del Paterno… poco distante un piccolo monumento ci ricorda che questi luoghi meravigliosi furono teatro di un conflitto sanguinoso. Dopo il laghetto proseguiamo, passando vicino alla base del ghiaione da dove scende la scorciatoia che abbiamo ignorato, proseguiamo alla base delle pareti su cui, in alto, individuiamo qualche tratto della Ferrata delle Forcelle, percorsa in senso inverso stamattina. Finora siamo scesi, si sa che dopo una discesa si trova una salita…e allora saliamo puntando verso Forcella Lavaredo che però non tocchiamo, voltando a sinistra per il Rifugio Lavaredo m. 2344. Qui notiamo un’inquietante presenza di finanzieri, ambulanze, elicotteri, pensiamo a un’esercitazione. Solo al nostro ritorno sapremo con immenso dispiacere che oggi, proprio durante un’esercitazione, un volontario ha perso la vita, falciato dalle pale dell’elicottero. Prendiamo l’ampia carrecciata, sentiero 101 che traversando le pendici meridionali delle Tre Cime (uno sguardo allo Spigolo Giallo, dove stamattina arrampicavano alcune cordate, Cima Piccola, Cima Grande, Cima Ovest…) superiamo la Cappella degli Alpini, la fila di escursionisti e raggiungiamo il Rifugio Auronzo m. 2320. Siamo stati bravi, sono le 16.30 più che in anticipo sull’ultima navetta. Ci concediamo un attimo di tempo in ammirazione dei Cadini di Misurina, il nostro prossimo progetto è la ferrata Merloni, poi scendiamo al parcheggio dove già si è formata una lunga coda di persone in attesa. Per fortuna i bus sono più di uno e possiamo arrivare comodamente seduti al nostro camper per la modica spesa complessiva di 16 euro tra andata e ritorno. Care le Tre Cime, ma ne vale sempre la pena.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Correzione testo di Paola Marini Gardin.
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
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