
di qua e di là dall’Ardo
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 08-11-2020
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Schiara
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: CAI 501 – CAI 519 e sentiero segnalato in loco
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: m. 521
Quota da raggiungere: m. 884
Dislivello: m. 363
Tempi di percorrenza*: 6/7 ore comprese le soste
Giro: anello
Punti di appoggio: Case Bortot
Acqua, sorgenti: no
Località: Belluno
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì pochi posti
Tappe del percorso andata: Sant’Antonio – Betis – Vial- Case Bortot – sentiero 501 Pont de Mariano – sent.519 Casera La Scala (ruderi) – Gallerie- Casere Colturella – Pont de La Mortis – Vial – Betis – Sant’Antonio
Partecipanti: Giuliano, Cristina, Edoardo, Paola e altri amici
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Sono stata decine di volte in molti dei luoghi che toccheremo oggi, Case Bortot, Mariano, Pont de la Mortis, punti di arrivo per le passeggiate della mia infanzia e poi tappe di escursioni più impegnative negli anni successivi. Tuttavia non avevo mai percorso quest’anello che unisce le due sponde del torrente Ardo, con partenza e arrivo a Betis, piccolo agglomerato di case alle pendici del Monte Terne. Oggi seguo Giuliano e alcuni amici in questa tranquilla escursione, saremo accompagnati per tutto il giorno dal sole e dal rumoreggiare del torrente che scende dalla Schiara. Non c’è bellunese che non conosca la ripida strada che conduce alle Case Bortot da cui parte il sentiero 501 (Alta Via 1) che porta al Rifugio VII Alpini sotto le pareti della Schiara, la descriverò per i pochi “foresti” che mi leggeranno.
Anello pedemontano, di qua e di là dall’Ardo
Da Belluno procediamo in auto alla volta di Bolzano Bellunese, scendiamo verso la frazione di Gioz, la strada passa in mezzo alle case e scende ancora verso la Val Medon. Dopo il Ponte del Gargador tralasciamo la strada a destra che scende al Ristorante Al Molino (pescicoltura, buona cucina) e continuiamo per i ripidi e stretti tornanti che salgono implacabili il versante del monte. Andiamo avanti fino a una curva molto evidente, dove sorge la piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio, m. 521, la strada continua verso Case Bortot, ma noi parcheggiamo le nostre auto qui e lungo la stradina sottostante, cercando di sfruttare al meglio il poco spazio. Alle 8.50 ci avviamo per questa stradina passando per Betis, un minuscolo agglomerato di case, alcune ristrutturate e usate in stagione, piccolo sì ma orgoglioso, tanto da incidere su un cartello il titolo di “Provincia de Betis”.

Dopo poche centinaia di metri arriviamo a Vial, altra piccola frazione graziosa (disabitata in inverno) dove invece di proseguire diritti per il Pont de la Mortis, prendiamo il sentiero che s’inerpica a sinistra sul pendio. Muretti a secco e terrazzamenti ora abbandonati ci lasciano immaginare quanto fosse curato e coltivato questo versante da cui le numerose famiglie che abitavano i paesetti traevano il loro sostentamento. Adesso tutto è nascosto da alberi, cespugli e rovi, saliamo con un po’ di fatica questo tratto erto nel bosco fino a Case Bortot. Facciamo una piccola sosta, le abitazioni lo meritano, hanno la tipica caratteristica dei borghi rurali di montagna, pareti di pietra, poggioli di legno, tetti ricoperti di lastre, una è stata ristrutturata splendidamente. Saliamo ancora per il sentiero fino alle case più in alto e raggiungiamo il parcheggio, poco lontano dalla Locanda Case Bortot, m. 694, da molti decenni storica e amata tappa per gli escursionisti.

Da qui prendiamo il sentiero 501 (Alta Via 1) e camminiamo in costa sulla bella mulattiera, passando poco sotto a una parete attrezzata come palestra di roccia. Tralasciamo a sinistra il sentiero che sale al Terne o alla Casera dei Pez (entrambi descritti su questo blog) e poco dopo anche quello che scende a destra per il Bus del Buson, una profonda e lunga forra scavata in tempi remoti dal torrente Ardo, continuando sulla stradina principale. Presto il nostro sentiero supera una recente frana e poi si mantiene alto (750/800 m.) sul versante dirupato che scende verso il torrente, con qualche bel tratto su cengia rocciosa. Non è mai difficile, ma un po’ di prudenza non guasta. Su una roccia è stata scolpita una piccola croce e la lapide che ricorda un alpino, caduto in questo tratto durante la Prima Guerra, rimasto ignoto per molto tempo, recentemente ha avuto un nome. Dalla cengia esposta abbiamo la prima visione di Pelf, Schiara e ago della Gusela nitidi e bellissimi contro il cielo azzurro. Procediamo spediti per poi andare in leggera discesa nel bosco, su una curva dove il sentiero si appiana, si trova l’unica fontanella del percorso: è “L’oc de Beniamino”, una scultura di legno dalla forma originale, un collo d’oca che dispensa acqua dal becco. Oggi per la prima volta la troviamo chiusa per qualche problema idraulico. Siamo ormai vicini al Pont di Mariano, m. 682, un ponticello di cemento che ci permette di passare il torrente e prende il nome dall’ultimo pastore di questo territorio. Sono le 11, facciamo una breve pausa per uno snack contemplando ancora le pareti della Schiara e poi, trascurando volutamente l’erto proseguo per il Rifugio VII Alpini (dove invece si sono dirette due coraggiose ammutinate del nostro gruppo) voltiamo a destra, segnavia 519 “Col di Roanza”. Poco dopo dobbiamo nuovamente passare il torrente, il ponticello di legno è stato spazzato via, al suo posto sono stati gettati due tronchi con un cordino passamano, passare sopra è divertente, ma qualcuno trova più prudente guadare saltando sui sassi. Ci immergiamo nel bosco ricco di muschi e felci, passiamo rasente i pochi ruderi di casera La Scala, scartiamo la traccia a destra che va agli “Scalet” un sentiero attrezzato per esperti e continuiamo verso sinistra salendo a zig zag fino al primo bivio. A sinistra il sentiero 509 porta a Casere I Ronch, Forcella Zervoi (o Cirvoi) e la magnifica Piana di Cajada, a destra il nostro 519 prosegue verso il Col di Roanza.

Camminiamo in piano lungo la carrecciata costruita durante la realizzazione dell’acquedotto della Schiara, prima di mezzogiorno imbocchiamo le Gallerie del Serva, un lungo tunnel scavato nel fianco nord-occidentale del monte. Abbiamo alcune pile, il buio percorso è però interrotto dalla luce di alcuni finestroni, è d’obbligo affacciarsi e ammirare la Schiara e la valle dell’Ardo incorniciate dai grandi, scuri oblò di roccia. Usciti dalla galleria, decidiamo di fermarci per il pranzo al sacco, una provvidenziale panca di legno con il tavolo e alcuni “sedili” di pietra o erba secca offerti da madre natura sparsi intorno ci lasciano addentare i nostri panini a distanza di sicurezza. Il pranzo non è proprio frugale e si prolunga un po’…ben rifocillati riprendiamo il cammino, raggiungiamo l’ormai famosa “panchina con vista Schiara”, m. 884, alle 13.30 e qui è doverosa una pausa in adorazione della nostra Montagna Regina. Proseguiamo tranquillamente per un’altra ora fino a una casera sistemata di recente, località Colturella m. 857, qui bisogna “star su con le rece” (fare attenzione) perché il bivio non è molto evidente: la stradina CAI 519 prosegue pianeggiante verso il Col di Roanza, su una pianta un cartello sbiadito e molto artigianale segna in direzione contraria “Pont de la Mortis Vial Bolzano BL” ed è quello da seguire per terminare l’anello. Svoltiamo quindi a destra sotto la casera, in direzione di un rudere e prendiamo a scendere nel bosco, la traccia a volte non è molto visibile, ma si intuisce facendo caso ai bolli rossi posti sulle piante. Usciamo su una radura dove troviamo due piccole casere a quota 740 e scendiamo ancora, al bivio un cartello indica a sinistra “Pont de la Mortis Valli di Bolzano” (qualcuno ha aggiunto la direzione opposta per Mariano) il sentiero è in discesa, ben marcato e sassoso, raggiungiamo alle 15.20 il Pont de la Mortis, un ponticello di cemento posto nel punto più stretto della forra che separa il Monte Serva dal Terne. E’ un posto magico, la prima a parlarmene fu la mia nonna paterna, classe 1896, che volle tornarci con fatica da vecchia, cercando invano un bigliettino che aveva nascosto in un anfratto nel 1811… Il torrente scorre tumultuoso tra i meandri delle verticali pareti di roccia, ma dal ponticello la vista è parziale, solo percorrendo la forra si può ammirare per intero la bellezza di questa gola, adesso non è stagione, ma in estate è possibile raggiungere il fondo e immergersi nelle freddissime acque dell’Ardo (non è per tutti e bisogna fare molta attenzione). Dal ponte il sentiero prosegue facile e in pochi minuti sbuchiamo fuori dal bosco, sui prati ancora verdi del borgo di Vial e da qui ritorniamo a Betis e alla chiesina di Sant’Antonio. E’ stata una magnifica giornata con una compagnia di prim’ordine, ringrazio Giuliano Dal Mas e tutti i miei compagni di avventura.
Bus del Buson, in estate nello spettacolare teatro naturale della forra, lunga 200 metri, profonda quaranta e larga dieci, vengono organizzati concerti e manifestazioni teatrali. Purtroppo a causa della pandemia nel 2020 tutto è stato sospeso, speriamo ci sia un proseguimento nella prossima stagione. La gola è stata scavata millenni fa dal torrente Ardo che, in seguito a una frana, ha poi trovato un percorso più in basso per scorrere verso il Piave. E’ possibile visitarla seguendo un percorso ad anello. Sulla sua sommità, scavi archeologici hanno ritrovato un sito fortificato risalente all’età della pietra. Pont de la Mortis, ponticello sulla forra scavata per erosione dalle acque del torrente Ardo nella formazione rocciosa detta scaglia rossa, risalente a circa 65 milioni di anni fa. La Locanda Case Bortot, ristorante con offerta di piatti tradizionali locali, è raggiungibile in auto seguendo la stradina asfaltata che proviene da Bolzano Bellunese e Gioz, nell’ultimo tratto la pendenza è del 20%. Nella valle dell’Ardo, sotto il paese di Bolzano Bellunese, c’è un’altra forra da visitare, Corontola, vicino ai ruderi di un vecchio mulino.
Autore/i: Paola Marini Gardin
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Pubblicato da Salvatore Stringari
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c’è una piccola correzione da fare, sotto la foto del paesino è scritto “Vetis” al posto di Betis
grazie, Paola
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