617 Bivacco Raffaele Bailoni




Data: 27-06-2021

di Salvatore Stringari,

Bivacco Raffaele Bailoni,

Sono diversi e multipli gli accessi alla Marzola, una montagna che sovrasta in modo tranquillo la città di Trento e io vi voglio raccontare la mia giornata in solitaria.

Oggi decido di raggiungere il rifugio Pino Prati ai Bindesi e da casa raggiungo la località La Grotta di Villazzano, salgo in auto la stretta stradina fino al parcheggio che si trova 100 metri sotto il Rifugio Pino Prati e l’antica Falesia di Arrampicata, un luogo che negli anni ha visto avvicendarsi alpinisti di fama come Bruno Detassis, Marino Stenico, Cesare Maestri e altri grandi nomi di alpinisti trentini.

Scheda Tecnica Riassuntiva 

dal rifugio Pino Prati,

Cima: Marzòla Sud
Gruppo Montuoso: Marzòla
Cartina: Tabacco Foglio 062 Altopiano di Pinè Valli di Cembra e dei Mocheni
Segnavia: 412 – 412-b
Tipologia sentiero e difficoltà:* Escursionistico Sentiero Escursionistico (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Tempi di percorrenza:* in giornata (3 ore e 10 minuti)
Quota partenza: 520 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1623 m.s.l.m
Dislivello: m. 1103
Giro: A/R
Acqua, sorgenti: no, portare abbondante Acqua
Località: Grotta di Villazzano Bindesi
Punti di appoggio: Rifugio Pino Prati, Rifugio Maranza, Bivacco Raffaele Bailoni,
Copertura cellulare:
Parcheggio/i: Sì prima di arrivare al Rifugio, e al Rifugio Pino Prati
Tappe del percorso: Trento Grotta di Villazzano Bindesi Rifugio Pino Prati Sentiero 412 412-B Rifugio Maranza sentiero 412 Cippo Livio Sartori Bivacco Raffaele Bailoni e ritorno per lo stesso sentiero
Partecipanti: autore in solitaria

Nota: * I tempi di percorrenza e le difficoltà dipendono dalla propria preparazione psico-fisica. Anche la pratica tecnica e la conoscenza dell’ambiente alpino sono cruciali. La progressione e il movimento in ambiente alpino, insieme alla capacità di orientamento, sono importanti.

L’escursione in dettaglio:

Grotta di Villazzano Bindesi

Continuo a piedi salendo al rifugio dove, dalla terrazza, mi godo un fantastico panorama sulla Valle dell’Adige e su Trento, sulle cime della Paganella, i monti di Mezzocorona, lo Stivo, il monte Bondone con il Cornetto, la Pala Verde e il Doss d’Abramo. Faccio un giro per la falesia che in diversi periodi mi ha visto arrampicare su queste pareti, torno indietro e inizio l’escursione di oggi. Prendo la strada forestale sentiero 412 che va a sinistra e attraversa la pineta del Pian dei Bindesi, inizio a salire (ogni tanto sento diverse “scosse” sia al ginocchio sinistro che a quello destro, da un po’ di tempo ho dolori, ma i medici interpellati non riscontrano problemi né al cuore, malgrado la fatica che faccio a salire, né ai polmoni, né alle articolazioni, mistero).

Stringo i denti e continuo la salita, giungo al Sass del Carpen 820 m., un crocicchio con la strada forestale del Brusafer che porta in Val Sorda. Prendo il sentiero di fronte a me

Bivio Brusafer Sass del Carpen m. 820 s.l.m.

salgo ancora per la bellissima strada forestale sentiero 412 fino a incontrare il sentiero 412-B, non segnato sulla cartina, faccio questo primo tratto che mi porta a tagliare il largo giro che farebbe la forestale e giunto ancora sulla stessa abbandono il sentiero 412-B, che prosegue, e torno a seguire l’ampia forestale, vado a sinistra, anche qui mi godo il fantastico panorama sulla mia città e i monti che la circondano, fino ai 1072 metri del Rifugio Maranza.

Seguendo sempre il segnavia 412 arrivo ai “Pradei della Maranza” m. 1085 e poco dopo al primo forte di cui rimangono solo labili tracce di trincee, salgo ancora sulla forestale, arrivo alla Calchera, una delle tante antiche fornaci per produrre la calce, sparse per i boschi trentini. La forestale – sentiero 412 prosegue e arrivo al secondo forte, anche qui Vaia ha lasciato il segno del suo passaggio, i resti del forte sono invasi dalla vegetazione, i lavori per ripristinare i boschi sono ancora attivi. Qui il dolore alle gambe si fa sentire e penso quasi di abbandonare, tanto sono stato altre volte su al bivacco, ma voglio resistere e proseguo. E’ quasi mezzogiorno, i cartelli indicano ancora 1 ora e mezza per raggiungere il bivacco. Arrivo ad un tavolo con panca nel bel mezzo del bosco e mi siedo per riposare, ne approfitto anche per fare merenda.

il sentiero per il Bivacco

Mangio una mela e una barretta di cereali e cioccolato che mi sono portato, respiro il profumo del bosco. Niente pane. Riprendo lentamente a camminare, salgo nel bosco e tra i mughi, sempre con la Valle dell’Adige sotto di me, ora iniziano le 9 ripide svolte e altrettanti lunghi traversi che risalgono il monte e che mi porteranno al Cippo Livio Sartori a 1525 metri di quota. Qui il sentiero gira a destra e raggiungo il Prà Grando m. 1590 oggi il “prato grande”, un tempo vasto pascolo, si è trasformato in un bosco di larici e faggi, ormai manca poco per raggiungere il bivacco Raffaele Bailoni, a 1620 metri.

Ho impiegato due ore e mezza, contro le 1.30 date delle tabelle, per giungere dal rifugio Maranza fino a qui. Spettacolare giornata di sole, caldo mite perché una bava di vento rinfresca la profumatissima aria del bosco. Mi riposo, sono solo, pensavo di trovare molta gente al bivacco, invece non c’è anima viva. Meglio così, sto benino, anche se la morsa al ginocchio, soprattutto quello destro, mi ricorda che dovrò anche scendere…e saranno dolori…

Il lungo percorso in discesa lo farò percorrendo a ritroso il sentiero fatto per giungere fino a qui, a 1620 metri sul livello del mare, lontano dalla confusione della città, ne è valsa la pena? Sì, troverò la soluzione al dolore che mi accompagna da un po’ e tornerò a salire sulle cime come un tempo… alle 17,30 sono nuovamente al Rifugio Pino Prati, ma c’è troppa gente nonostante il rifugio sia chiuso, non mi fermo, raggiungo lentamente la mia auto e torno a casa.

con la collaborazione di Paola Marini Gardin.

Autore/i: Salvatore Stringari
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