Data: Domenica 23 novembre 2008
di Salvatore Stringari,
l’Alpe Pozza,
dunque, rieccomi con una nuova grande escursione autunnale-invernale. qui a farla da “padrone” è il panorama e la limpidezza della giornata, con meteo favorevole. Cosa voler di più “L’allegra combriccola del Pasubio”, seppur questa volta dimezzata, ha fatto ancora un’altra volta centro!

Scheda Tecnica Riassuntiva
l’Alpe Pozza
Cima: Col Santo m. 2112 s.l.m.
Gruppo Montuoso: Pasubio.
Cartina: Tabacco foglio 056 Piccole Dolomiti, Pasubio.
Segnavia: CAI/SAT numero 101
Tipologia sentiero e difficoltà:* Sentiero Escursionistico per Esperti in Ambiente Innevato EEAI
Quota partenza: m. 1092 s.l.m
Quota da raggiungere: m. 2112 s.l.m
Dislivello: m. 1020
Tempi di percorrenza:* in giornata
Giro: A/R
Acqua, sorgenti: no, portare acqua
Località: Trambileno, frazione di Giazzera
Punti di appoggio: rifugio Vincenzo Lancia, chiuso in inverno
Copertura cellulare: sì non verificata
Parcheggio/i: sì a Giazzera
Tappe del percorso: Giazzera, Valle del Chèserle, “Sassom” Rifugio Lancia cima Col Santo rientro a ritroso
Partecipanti: autore e amici
Nota: * I tempi di percorrenza e le difficoltà dipendono dalla propria preparazione psico-fisica e tecnico-pratica. Influiscono anche la conoscenza dell’ambiente alpino e la capacità di progressione. Il movimento in ambiente alpino e la capacità di orientamento sono altrettanto fondamentali.
L’escursione in dettaglio:
Cima Col Santo m. 2112 s.l.m
“Che tu sia il benvenuto nel regno della Pozza”. Sta scolpito nel “Sassom”, l’enorme masso. Questo masso è posto alla fine della Valle del Chèserle. È la soglia di un territorio incontaminato come quello del Pazul. In molti oggi vorrebbero vederlo elevato a parco naturale. Il reggimento Pionieri austriaci fece l’incisione. Costruirono nel 1912 la carrareccia che porta al rifugio Vincenzo Lancia (oggi contrassegnato con il n° 101 SAT/CAI).
L’alpeggio della Pozza fu “scoperto” negli anni ‘20 da pochi, giovanissimi soci della S.A.T. di Rovereto. Il fascino di quell’ambiente, di quegli spazi enormi, si accresceva durante il periodo invernale, tra le incantevoli estensioni nevose. Quei “pionieri” si riunirono nel Gruppo Sciatori malga Pozza. In quegli anni, partivano a piedi da Rovereto. Con gli sci in spalla, raggiungevano Giazzera e infine la malga. io ho una Domanda? ma quel Sassom chi l’ha portato lì? Lo scioglimento dei ghiacciai?….Un gigante forzuto? Il mistero non si risolve. Poco sotto la frase di benvenuto all’Alpe Pozza, si vede una targa in marmo bianco. Ha la seguente dedica: “A coloro che sono andati avanti”.

oggi parto dalla frazione di Giazzera (1092 m.), che etimologicamente significa ghiacciaia, nel Comune di Trambileno, raggiungibile dalla Strada Statale n.46 del Pasubio, a circa 12 km da Rovereto.
Salendo la statale in direzione Passo Pian delle Fugazze, si incontra un ampio tornante. Questo è poco dopo la frazione di Spino. Ci sono indicazioni per il rifugio Lancia. I cartelli portano prima alla frazione di Vanza e poi, svoltando a sinistra, a quella di Giazzera. Da qui si prosegue per un breve tratto su strada asfaltata. Successivamente, la strada diventa bianca ma resta ben tenuta. È accessibile fino al sopra citato Sassom. Da qui inizia il divieto di transito e si può proseguire solo a piedi. Si deve dunque lasciare la macchina negli appositi parcheggi, disponibili lungo la strada dove mi trovo con alcuni amici. Ci incamminiamo sul sentiero 101 S.A.T che porta al rifugio Vincenzo Lancia. Dopo circa 10 minuti di strada, giriamo a sinistra sul sentiero 132 SAT delle Ull o Hull. La partenza è a una quota di 1280 m. Il termine Hull potrebbe derivare dal tedesco “Hügel”, che significa “colle” o “collina”. Il sentiero è una vecchia mulattiera. Sale ben ripida fin dall’inizio. In circa 50 minuti si arriva ai “Baiti dei Rossi” e al Pazul a metri 1477 s.l.m. Una volta usciti dal bosco, il panorama si presenta in tutto il suo maestoso splendore a quota 1400-1500 m. si trova neve. In salita, proseguiamo tra piccole baite situate in posizione stupenda. Baita Marisa è un esempio notevole. Raggiungiamo una strada forestale che seguiamo in direzione del “Dos dell’Anziana” 1978 m. Ci congiungiamo poi al sentiero n.132/b, detto della “Lasta Alta”. Esso sbuca nei pressi di malga Cheserle e del bivio per malga Monticello. Lo lasciamo in prossimità della cima.
Molti si chiederanno il perché del termine “Dos dell’Anziana”. Anche se potrebbe sembrare così, non si riferisce alla “gobba di un’arzilla vecchietta dell’alpe”. In realtà, si riferisce al termine dialettale con cui viene denominata la Genziana Maggiore Gentiana lutea L. Quasi sicuramente il nome “Anziana” o “Ansiana” deriva dalla parola tedesca con cui si indica questa pianta medicinale, ossia “Enzian”.
Cima Col Santo m. 2112 s.l.m
Si entra così nel “regno” dell’Alpe Alba. Qui si trovano le sue suggestive baite in pietra. Queste baite erano nate per dar riparo ai cosiddetti “segantini” provenienti soprattutto dalla frazione di S. Antonio di Valli del Pasubio, nell’Alta Val Leogra. Erano contadini che facevano il fieno in quota. Ora sono ristrutturate ad arte e usate dai residenti come meta di villeggiatura. L’altipiano, nel suo insieme, è un luogo suggestivo ed incantevole. Esso trasmette tutto il suo fascino. Dona allo spirito un senso di pace e di serenità. Saliti in prossimità del Dos dell’Anziana, incrociamo il sentiero 131 SAT. Questo sentiero proviene da Malga Costoni. In circa mezz’ora, su neve compatta e abbondante, saliamo alla cima del Col Santo 2112 m.

Dopo circa 3 ore di cammino, ci concediamo una breve pausa. Il freddo è intenso, con – 9 gradi e vento gelido e pungente! Il panorama da qui è strabiliante! Prendiamo ora la via del rientro, sempre sul sentiero 131 S.A.T, scendendo prima alla “Sella dei Colsanti” (m. 1995 ) e infine, in circa 20 minuti, al rifugio Vincenzo Lancia (m. 1825). Qui ci concediamo una lunga pausa ristoratrice al tepore del sole.
L’ultima parte del rientro in direzione di Giazzera è fatta seguendo la strada forestale. Si tratta del sentiero 101 SAT, che sale da malga Cheserle al rifugio V. Lancia alcune scorciatoie permettono di tagliare i tornanti. Il nome Cheserle deriverebbe dal termine tedesco “Käse”, cioè “formaggio”, unito al tipico suffisso diminutivo cimbro –le. “Cheserle” significherebbe dunque “piccola forma di formaggio”. Scendendo lungo una scorciatoia, ci scostiamo per un attimo dal sentiero. Vogliamo fotografare ed osservare i cosiddetti “Sette Abi”. Sono una serie di sette vasche scavate interamente nella roccia sotto una parete calcarea. C’è una sorgente, dalla quale sgorga un’acqua limpidissima. Questi “abi” furono costruiti dai soldati durante la Grande Guerra. Servivano ad abbeverare gli animali. Furono successivamente utilizzati dai pastori locali per far dissetare le loro greggi. Lungo la strada, facciamo una breve deviazione a scopo “perlustrativo” alla malga Cheserle. Più avanti, ci fermiamo a visitare un piccolo cimitero austro-ungarico. Gli alpini della sezione di Rovereto lo hanno ripristinato nel 1988. Piano piano raggiungiamo la macchina verso le ore 15:30 circa.
L’idea di costruire un rifugio all’Alpe Pozza fu lanciata da Amedeo Costa, un Roveretano, nel 1931. Già allora intendeva intitolarlo a Vincenzo Lancia. Lancia era un industriale torinese, pioniere dell’automobilismo e fondatore dell’omonima casa automobilistica. Nel 1937, la scomparsa di Vincenzo Lancia diede ulteriore forza all’idea di Amedeo Costa. L’architetto Roveretano, Giovanni Tiella, di origini milanesi, elaborò il progetto del rifugio. Allo stesso tempo, iniziarono i lavori sulla strada di malga Pozza per agevolare il trasporto dei materiali. Il rifugio Lancia fu inaugurato il 28 ottobre 1939. Nel dopoguerra, sull’Alpe Pozza, entrò in funzione la prima seggiovia del Trentino meridionale; fu ancora Amedeo Costa a promuovere l’iniziativa. La seggiovia collegava la frazione di Pozzacchio con il rifugio V. Lancia, ed entrò in funzione nel 1947. Dopo alcune stagioni però, nel 1953, l’impianto fu smantellato per le difficoltà a mantenere aperta la strada in inverno. Nel 1968 venne inaugurata la chiesetta realizzata dal Corpo forestale dello Stato nei pressi del rifugio. Negli anni successivi il Lancia è stato continuamente migliorato nei servizi e nella struttura. La Sezione S.A.T. di Rovereto da diversi anni sta portando avanti con impegno, e con il sostegno dell’Organizzazione Centrale (O.C.) della S.A.T., la battaglia per il riconoscimento del Pazùl e delle Piccole Dolomiti come parco naturale).
Che dire di questa giornata?, splendida, magnifica giornata trascorsa in compagnia sulle vette innevate del Col Santo. Sal :)
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
Autore/i: Salvatore Stringari
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