
Monte Zimon (Cimon) di Caiada
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 18-06-2017
Cima: Zimon 1819 m.s.l.m
Gruppo Montuoso: Schiara
Sotto gruppo: Massiccio del Pelf
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Sentiero numero: 529 C.A.I.
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Alpinistico: (E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Tempi di percorrenza*: 5 ore, in giornata
Quota di partenza: 1157 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1819 m.s.l.m
Dislivello: m. 662
Giro: a/r
Punti di appoggio: no
Acqua/Sorgenti: no portare Acqua
Località: Casere di Caiada
Copertura cellulare: no (solo in cima)
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: Paola Salvatore
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Nel primo pomeriggio di Sabato decidiamo una scappata alla magnifica conca di Caiada per vedere lo sviluppo di un sentiero che vorremo affrontare il giorno successivo… arrivati alle casere cerchiamo il sentiero 529 non con poca difficoltà perché il cartello posto all’inizio della stradina, oltre a non segnalarlo, è arrugginito e quasi illeggibile. Chiediamo informazioni ad alcune persone presenti in una delle casere e subito veniamo rassicurati, è proprio questo il sentiero da prendere, va verso le Selle del Gravedel e poi con un lungo giro in cresta fino al Zimon. Dopo 10 minuti circa troviamo un cartello che segna “Gravedel”. Saliamo sempre diritti nel bosco e raggiungiamo in un’ora circa dapprima alcune piccole caverne, una è stata eletta a “dormitorio” da un cervo, che scappa precipitosamente e poi una verdissima sella che si affaccia sulla conca di Caiada. Il sopralluogo termina qui, il sentiero è ripido ma ben segnato, il panorama stupendo, dalla sella scorgiamo la traccia che prosegue coincidendo per un bel tratto con un pezzo dell’Alta Via n. 3, ma si è fatto tardi e dobbiamo rientrare.
Zimon de Caiada
Raggiungiamo Fortogna, paesino a pochi km da Longarone, in loco troviamo le indicazioni per Caiada. Saliamo i 7 km di strada ripida e stretta in parte scavata nella roccia. Ritorniamo quindi in Caiada dove parcheggiamo l’auto nei pressi delle casere di Caiada. Qui una vecchia tabella del C.A.I riporta il sentiero 505 e non il sentiero 529 C.A.I e variante dell’Alta Via n°3, ma forti del sopralluogo di ieri dal “Pian de le Stele” ripercorriamo il ripido sentiero nel bosco e poi nel vallone nel quale ai lati emergono torrioni dall’aspetto imponente. Qui incominciamo a vedere il segnale “Alta Via N.3” su alcune rocce. Saliamo la ripida pala erbosa, dove ci eravamo fermati ieri, da qui proseguiamo a destra (paletti) verso il passo del Gravedel. Ci sembra di percorrere l’orlo di un immenso imbuto che per cenge erbose, creste sospese, passaggi vertiginosi, ci porterà alla cima. Circa a metà dell’anfiteatro il sentiero 529 scende per la ripidissima valle del Grisol, mal segnalato da un vecchio cartello che giace a terra. Noi abbandoniamo il percorso dell’Alta Via e proseguiamo in cresta, da un lato la profonda valle del Maè, dall’altro la vertiginosa Caiada. Non mancano sul percorso alcuni passaggi di 1° grado che acuiscono il senso del vuoto sottostante raggiungiamo la cima scendendo e risalendo le tre gobbe che la precedono.

Il panorama mozzafiato che ci offre ripaga ogni fatica, il nostro sguardo spazia a 360° dal Pelmo al Bosconero, alle Dolomiti di Oltrepiave, alla diga del Vajont, alla Valle del Piave, al Col Nudo, al lago di Santa Croce per poi ritornare verso la sottostante frana di Caiada, ai verdi boschi e pascoli della conca, al Serva e finalmente al Pelf che ci appare maestoso e, appena sotto i nostri piedi, vediamo le famose “Rece del Gat ” che sembra di poter accarezzare. Al ritorno visto che è presto ci fermiamo alla sella del Gravedel per ammirare ancora il panorama e poi alle caverne, ma il nostro cervo se né è già andato. Fotografiamo in compenso dei bei raponzoli di roccia. Poi riprendiamo la discesa verso il basso. Raggiunta la macchina decidiamo di dare un’occhiata alla Malga Palughet, pochi chilometri più avanti, ma con rammarico vediamo che quest’anno non c’è il malgaro, niente mucche e nessun suono di campanacci sui verdi pascoli.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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Correzione integrazione testo di Paola Gardin.
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