
Col Menadàr
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 08-08-2017
Cima: Col Menadar
Gruppo Montuoso: San Sebastiano-Tamer-Moschesin
Sotto gruppo: colle isolato, propaggine della catena di San Sebastiano-Tamer-Moschesin
Cartina: Tabacco Foglio 025 Dolomiti di Zoldo Cadorine e Agordine
Sentiero numero: C.A.I. 543 fino a Forcella Dagarei poi segni rosso blu
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota di partenza: m. 1500 s.l.m.
Quota raggiunta: 1737 s.l.m.
Dislivello: m. 237
Tempi di percorrenza*: in giornata, 1 ora circa per la salita.
Giro: A/R
Punti di appoggio: al passo Duran, proseguendo sulla strada.
Acqua/Sorgenti: no
Località: La Valle Agordina
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: Paola, Brigitte, Silvano.
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi il meteo prevede brutto tempo nel pomeriggio per cui propongo una meta vicina, facile da raggiungere ma molto panoramica, un belvedere sulla Valle Agordina e le magnifiche montagne che la circondano. Avevo fatto questa escursione con Salvatore anni fa in primavera, con la neve e ci era piaciuta molto.
Col Menadàr
da Agordo si prende la strada che porta al Passo Duran, che mette in collegamento l’Agordino con lo Zoldano, dopo circa 11 km, prima di raggiungere il passo, lasciamo l’auto in un ampio parcheggio situato su una grande curva nei pressi del torrente Càleda. Un tempo qui c’era una malga. Seguiamo il segnavia CAI 543, lo stesso dell’Alta Via n. 1 e saliamo sulla destra del torrente nel prato. A sinistra si stacca il sentiero 524 che sale a Forcella La Porta sul San Sebastiano. Ci inoltriamo nel bosco e in meno di mezz’ora siamo a Forcella Dagarei m. 1630 dove lasciamo il sentiero 543 che prosegue verso Forcella Moschesin e il rifugio Pramperet. Andiamo a destra, come indica il cartello in legno e i segni rosso blu posti sugli alberi. Il sentiero sale tra abeti e larici, all’inizio è molto evidente ma ad un certo punto, dove lo spazio si fa più aperto e l’erba è più alta lo perdiamo: ci sono diverse tracce, ma alla fine si tratta di seguire il costone per cui procediamo tra erba, muschi e alberi in mezzo alla dorsale, anche sperando di trovare qualche fungo. Poi ritroviamo il sentiero che sale sul lato sinistro, un poco in costa o in ciglio ed è molto panoramico, a volte un po’ esposto ma facile. Superiamo una piccola anti cima e poi il costone si fa più stretto, il sentiero passa sul lato destro e in breve raggiungiamo la cima Col Menadàr m. 1737. In tutto un’ora. Abbiamo fatto presto, il tempo è ancora bello e ci godiamo il panorama, il colle è di modesta altezza ma dal suo cocuzzolo permette una visione “aerea” a 360 gradi. Ammiriamo la Moiazza col rifugio Carestiato e Malga Framont, Tofane, Lastoi di Formin, Bec de Mezodì, Pelmo, Sorapis, la catena del San Sebastiano, Tàmer e Castello di Moschesin, Talvena grande, Monte Cielo, Monti del Sole, Spiz di Sagron e poi l’Agner, le Pale di San Lucano…sotto di noi i bei prativi con le malghe, i paesi di La Valle e Agordo. Sosta merenda e dopo le fotografie ritorniamo per lo stesso sentiero, il tempo tiene, ci permettiamo un bagnetto ai piedi nelle freddissime acque del torrente Càleda prima di risalire in auto. Visto che le previsioni hanno toppato, facciamo alcune digressioni: saliamo fino al passo Duràn, ridiscendiamo ma prendiamo la strada di La Valle-Noach che ci permette di non ripassare per Agordo innestandoci sulla statale poco prima delle Miniere di Valle Imperina, lungo la valle del Cordevole. Brigitte non conosce il sito, così ci andiamo fotografando le costruzioni ristrutturate e quelle in decadimento, entriamo anche nel Centro Visitatori con le foto e le testimonianze della vita in miniera. Penultima sosta, Pont dei Castei sulla vecchia strada ora dismessa, il ponte posto sul luogo più suggestivo e selvaggio della forra del Cordevole. Un vero peccato lasciare in abbandono questa strada che potrebbe essere una bellissima ciclabile, per non parlare dei ruderi del Forte soprastante il sasso di San Martino, ma si sa, mica siamo regione autonoma.
Ultima fermata al bar San Martino in località la Muda per una birra e poi a casa, bella giornata!
Autore/i: Paola Gardin
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Pubblicato da Salvatore Stringari
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