
Forra di Tremosine
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 30-03-2019
Cima: passo Nota
Gruppo Montuoso: Prealpi Bresciane Gardesane
Cartina: Kompass Foglio 071 Alpi di Ledro Valli Giudicarie
Tipologia sentiero e difficoltà*: strade militari, strade provinciali
Tempo*: in giornata
Giro: anello in auto
Punti di appoggio: Limone -Tremosine – passo Nota in stagione -Tenno – Fiavè
Acqua, sorgenti: sì
Località: Tremosine
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: gli autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
questo itinerario è stato fatto per la maggior parte in auto, lo riportiamo perché offre spunti interessanti e possibilità di nuove escursioni da molti dei luoghi toccati e che non mancheremo di esplorare. Siamo saliti in auto da Limone del Garda alla Forra di Tremosine per poi proseguire per la bellissima Val di Bondo fino al Passo Nota dove abbiamo fatto una breve passeggiata a piedi. Discesi per altra strada a Limone, abbiamo continuato per Tenno e il suo bel lago fino a scavallare in Trentino per il Passo del Ballino. Altra passeggiata nella zona archeologica di Fiavè e ritorno a Trento.
la Forra di Tremosine
da Trento ci dirigiamo verso Riva del Garda e poi raggiunto Limone seguiamo le indicazioni per Tremosine. Saliamo per la stretta strada “S.P 38” a tornanti, appena troviamo uno spazio per il parcheggio, ci fermiamo per ammirare il Lago di Garda contornato dai suoi monti, una vista impagabile. Poi, percorsa una lunga galleria con semaforo, usciamo nella forra scavata dal torrente Brasa, tra alte pareti di roccia. Avendo letto le affascinanti descrizioni che la definiscono “la strada più bella del mondo” e secondo Churchill addirittura “L’ottava meraviglia” restiamo piuttosto delusi e ammiriamo più la strada che supera arditamente i trecento metri di dislivello dal lago al paese, che la gola in sé. Fino ai primi anni del 1900 tutto l’altopiano Tremosine era isolato e raggiungibile solo percorrendo un ripido sentiero, poi per volontà del parroco fu costruita nel 1913 la strada che dal lago sale alla frazione di Pieve e poi a Vesio.

La Forra è bella ma non è secondo noi nulla di speciale rispetto al Brent de l’Art o ai Serrai di Sottoguda. Parcheggiamo a lato strada e a piedi (con cautela, passano a turno le auto nei due sensi di marcia) guardiamo più da vicino la gola percorrendo qualche centinaio di metri a ritroso e poi in avanti, fino a un ponte da dove si vede un ristorante con terrazza panoramica. Probabilmente il luogo è più affascinante percorrendolo, come suggerito nei depliant, in moto e con l’illuminazione notturna oppure guardandolo nel vecchio film con l’inseguimento mozzafiato di James Bond. Proseguiamo in auto per la strada provinciale risalendo la valle, lungo le pendici dei monti sono tantissimi i paesi e i borghi che avvistiamo, ognuno meriterebbe una visita, ma tutto non si può fare. Prendiamo per la Val di Bondo (dal celtico “bunda” conca) percorsa dal torrente omonimo che, prima di essere sbarrato millenni fa dalle morene trascinate dall’ultima glaciazione, formava un unico corso col torrente Brasa. La valle è per noi una bellissima scoperta, una piana in tempi remoti certamente occupato da un ghiacciaio e poi da un lago e oggi coltivata e diventata riserva naturale. Ci fermiamo in una bella area pic-nic per il nostro pranzo al sacco, il posto è in riva al torrente e dotato di percorso fitness con numerosi attrezzi.
al Passo Nota
Da qui partono anche diversi itinerari dai nomi accattivanti: Val d’Egoi, Bocchette di Nansesa, Tregadone Grande…ci ripromettiamo di tornare. Dopo la sosta riprendiamo la strada che s’inoltra nella parte terminale della conca e poi sale con numerosi, stretti tornanti verso il Passo Nota. Trecento metri prima del passo, su una svolta con una grande fontana, vediamo le indicazioni “Rifugio Alpino F.lli Pedercini” e ci fermiamo, il posto lo merita. Il Rifugio dista poche decine di metri, ora è chiuso, ma offre un bel bivacco con possibilità di cucina, vicino c’è anche una chiesetta alpina e inoltre da qui abbiamo una vista vertiginosa sulla strada a tornanti e sulla valle fino al Lago di Garda. Nei pressi ci sono i ruderi di un Comando militare della Prima Guerra e un sentiero che in pochi minuti porta ad altri baraccamenti e poi prosegue in cengia fino ad alcune postazioni scavate nella roccia (“Sentiero delle Grotte”). Tornati all’auto, saliamo le ultime curve, al bivio parcheggiamo e prendiamo a destra per poche decine di metri fino al Passo Nota e al Rifugio degli Alpini m. 1208 s.l.m. (ex Caserma della Guardia di Finanza trasformato in Rifugio dagli Alpini di Vesio).

A sinistra la strada, interdetta alle auto, prosegue verso Tremalzo. Anche questo Rifugio è chiuso, la neve deve essere andata via da pochissimo, parte della strada sterrata è ancora ricoperta di ghiaccio. Saliamo per il pendio di fronte seguendo il cartello “Ex Cimitero di Guerra”, anche il sentiero è ghiacciato e facciamo qualche scivolone prima di arrivare in cima, dove il sole illumina la postazione in calcestruzzo di cemento che domina il passo. Poco sotto, nella valletta, il recinto con l’ex cimitero dove furono provvisoriamente sepolti i soldati e gli operai, in particolare le vittime di un incendio nei baraccamenti. I prati sono pieni di bucaneve e di bellissimi cespi di “Rose di Natale”, non ne avevamo mai viste così tante. Ingentiliscono le opere di guerra, i resti delle trincee che circondano tutto il dosso, i capisaldi e le postazioni. Questo passo nella Prima Guerra Mondiale era parte della prima linea difensiva italiana, citiamo il “Qui o moriremo tutti o non passeranno” del tenente Giuseppe Cippelli, Passo Nota 31 Ottobre 1917. Il complesso è molto più esteso, con tre linee trincerate sotterranee, casematte e batterie, ma oggi non faremo in tempo a visitarle. Ritorniamo verso il Rifugio e proseguiamo per il sentiero, il valico che un tempo segnava il confine con l’Austria è stato nei secoli un’importante via di comunicazione tra la Val di Ledro e la valle del Garda e fu presidiato dai Veneziani fin dal 1600. …continuiamo verso destra verso il vicino Passo Bestana, m. 1270 s.l.m., dove troviamo altre postazioni in grotta e un “fortino” sul dosso. Proseguiamo fino a una malga poco più in alto, da qui possiamo spingere lo sguardo verso i monti che guardano verso la Riva del Garda e sognare altri itinerari: Bocca dei Fortini, passo Guill, Baita Segalla… Ritorniamo sui nostri passi e ripresa l’auto ridiscendiamo i tornanti, ripercorriamo la Val di Bondo e scendiamo a Limone, il nostro tour però non finisce qui.
alla zona archeologica di Fiavè e le palafitte
Ritorniamo verso Riva del Garda e prendiamo la strada per il Passo del Ballino passando per il lago di Tenno che riusciamo ad ammirare dall’alto nella luce pomeridiana: i riflessi delle acque, racchiuse tra il verde dei boschi, variano dal turchese al verde.

Dal passo, 765 m.s.l.m. scendiamo a Fiavè e nonostante il tramonto si avvicini e il vento inizi a soffiare, visitiamo, percorrendo le passerelle, la zona paludosa dove sorgevano le palafitte preistoriche scoperte a metà del 1800 estraendo la torba dal lago, ora quasi del tutto prosciugato. Il sito palafitticolo, di cui restano i pali infissi nell’acqua, fu usato dal VII millennio a.C. fino a circa il I millennio a.C. Decidiamo che per oggi abbiamo visto abbastanza, anche se camminato poco, e scendiamo verso Ponte Arche (Comune di Comano Terme) per poi dirigerci verso Trento per la Valle dei Laghi.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola G.
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questi sono posti del cuore per me: ho avuto un appartamento a Tremosine, proprio sul versante che porta a Passo Nota e camminate come queste le facevo spessissimo.
grazie di avere diffuso la conoscenza di questi luoghi e risvegliato ricordi e rimpianti.
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Grazie, mi fa piacere aver risvegliato ricordi dei tuoi luoghi la mia è stata un incursione per conoscere queste montagne racconteremo ancora di queste montagne… alla prossima Sal e Paola
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nel titolo…manca l’accento su Fiavè
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