
Fumegai, il paese abbandonato
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 27-03-2019
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Monte Grappa
Cartina: Tabacco Foglio 051 Massiccio del Grappa Bassano Feltre
Segnavia: 807 CAI tracce
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 282 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 757 m.s.l.m
Dislivello: m. 505
Tempi di percorrenza*: in giornata
Giro: anello
Punti di appoggio: a Forzèleta – info “Casa del Cuore Arsiè”
Acqua, sorgenti: fontana a Forzèleta
Località: Arsiè Corlo
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: 9 – Silvano, Vito, Cristina, Emiliano, Luigi, Isidoro, Paola + 2, Salvatore assente perché lavora.
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
ricevo da Paola questo bel racconto, aggiungo un mio pensiero: non sempre il progresso ha portato benessere!
Fumegai
Fumegai ha una storia particolare e oggi andremo a visitarlo. Silvano ci guiderà in un giro ad anello in senso antiorario: Rocca di Arsiè – Val Carazzagno – Fumegai – pendici del monte Geremia- Forzèleta – Rocca di Arsiè. Il lago del Corlo di Arsiè è un luogo in cui ritorno volentieri per visitare i numerosi, piccoli borghi abbandonati sparsi lungo le pendici dei monti che lo circondano.
oggi, magnifica giornata quasi estiva, ci ritroviamo in nove escursionisti e ci dirigiamo verso il paese di Arsiè. Parcheggiamo a Rocca di Arsiè nel piccolo piazzale del cimitero e ci incamminiamo in discesa passando il ponte “nuovo” (Ponte Bassane) che collega le due sponde nel punto centrale e più stretto, là dove il lago prende l’aspetto di un fiordo nordico. Prima di intraprendere la nostra escursione, facciamo una digressione: scendiamo a destra per il sentiero che ci porta al vicino Ponte delle Corde, una passerella sospesa su corde metalliche costruita nel 1928 in pieno regime fascista e perciò chiamato ufficialmente “Ponte della Vittoria” in onore degli eventi bellici (siamo vicini al Monte Grappa). La passerella oscilla sotto i nostri passi, siamo sospesi sopra le acque azzurre che s’intravedono tra le assi e anche se il livello del lago è calato di alcuni metri, la vista è spettacolare.
Ritorniamo indietro e, trascurando la strada che prosegue a destra, prendiamo a sinistra il bel sentiero acciottolato che sale con vista lago per alcune centinaia di metri, una scorciatoia che poi incrocia la strada asfaltata ad un tornante con un bivio.
Lasciamo ancora la strada di destra che prosegue ripidissima verso altre direzioni (Case Zanetti, Case Berti, Monte Fredina, paese di Corlo) e prendiamo a sinistra seguendo il cartello “Val Carazzagno”. La strada in cengia s’inoltra nell’umida e stretta gola in cui il torrente forma cascatelle e marmitte e poi comincia a salire i ripidi pendii boscosi che precipitano verso la forra. Un cartello ci dà il benvenuto in località “I Boldi” vediamo due belle costruzioni in pietra, una casa che ci sembra abitata e il suo fienile. Proseguiamo e superiamo altre due case arrivando a un bivio su una curva, la strada prosegue a sinistra per le borgate di Scoccau e Forzeleta (che vedremo al ritorno) il nostro sentiero per Fumegai si stacca a destra, segnalato da un cartello. Saliamo brevemente nel bosco con la forra sul nostro fianco destro, a un secondo bivio teniamo la sinistra su un sentiero lastricato ed eccoci alla prima abitazione di Fumegai il paese abbandonato.

Una porta, un fiasco vuoto sulla soglia, una sedia rotta all’interno, una stanza con la cucina economica, un tavolo… Ognuno di noi tiene per sé le sue sensazioni, io mi sento un’intrusa, è così strano entrare in casa d’altri senza permesso, anche se le porte sono aperte e le finestre spalancate sul bosco che assedia e stringe le mura. Sembra che tutto sia sotto un incantesimo, che i proprietari degli oggetti, pentole, piatti, bottiglie ancora posti sui tavoli o nelle credenze si siano allontanati momentaneamente e possano tornare. Le scale sono malconce, con attenzione scendo nelle cantine dove ci sono diversi tini, un tempo tutti questi pendii erano terrazzati e coltivati a vite. Salgo anche al piano superiore, nelle camere ci sono i letti, i materassi, coperte e mobili. La sensazione è di grande tristezza, è un peccato lasciare che la vegetazione fagociti una parte della storia di queste contrade. Mi guardo però dal pensare con rimpianto ai tempi passati: qui la vita era molto dura e se per resistere e strappare il cibo alla terra gli abitanti escogitavano ogni soluzione con intelligenza è anche vero che la solitudine portava al bere e l’alcolismo è una vera piaga per tutte le valli isolate. Fumegai fu abbandonato dai più giovani a partire dal 1900, in molti emigrarono in cerca di fortuna all’estero, quasi sempre in America.

Rimasero gli anziani, poi più nessuno. La creazione del lago artificiale nel 1955 diede il colpo di grazia anche agli altri borghi arroccati su queste pendici e al paese di Rocca, in parte sommerso dalle acque. Fumegai ebbe una breve ripresa negli anni sessanta, quando una comunità di hippie prese ad abitare le case abbandonate: sulle pareti si vedono ancora alcuni dipinti di quel periodo, poi tutto ritornò alle ortiche. Entriamo e usciamo con rispetto dalle abitazioni, quasi in silenzio, poi riprendiamo a salire per il sentiero, passiamo davanti a una fontana secca, ad altre case con scale esterne in pietra, a costruzioni diroccate. Ai lati del sentiero, in mezzo al bosco, si vedono chiaramente i muretti a secco dei terrazzamenti, alcune vecchissime piante di vite allungano ancora i loro tralci sui rami degli alberi. Proseguiamo giungendo in una valletta, in tre facciamo una digressione a sinistra prendendo una piccola traccia che sale il pendio e giungiamo a una bella costruzione “Oasi della Costella” in posizione soleggiata e panoramica, vediamo i rilievi verso sud-est e riconosciamo il Monte Fredina. Non sappiamo chi abbia restaurato quest’abitazione, ma è qualcuno che ne ha molta cura e tiene puliti anche i dintorni. Ritorniamo dai nostri amici che ci hanno aspettato e riprendiamo il percorso, l’ambiente è vario, passiamo per zone rocciose, pareti formate da strani agglomerati di pietruzze, per ex-pascoli invasi dagli arbusti tra cui spiccano i cornioli con la loro gialla fioritura e arriviamo a incrociare una strada sterrata. Andiamo verso sinistra e salendo un poco incontriamo un altro gruppetto di abitazioni, sono ben sistemate e in una bella posizione, da qui lo sguardo arriva lontano, verso l’Altopiano di Asiago, il Monte Lisser con in cima l’ex-forte. Proseguiamo sempre verso sinistra su sterrato in direzione ovest incontrando i ruderi di una casa abbandonata con i soliti reperti: sedie, tini, cucine in lento disfacimento. Camminiamo alle pendici del monte Geremia fino a un piccolo borgo dove la strada finisce, le case sono quasi tutte ristrutturate, ben curate anche nei particolari. Nelle piccole aiuole fiorite accanto alle viole e ai narcisi ci sono alcune piante di fichi d’india! C’è anche un pozzo molto caratteristico, con uno sportello. Per chi fosse interessato, una porzione di casa è in vendita. Il posto è rivolto verso sud, al sole, ben riparato e decidiamo di fare la nostra sosta-pranzo nel cortile di una casa guardando il panorama verso il Monte Fredina e il Grappa. Dopo la pausa prendiamo il sentiero che parte dopo le case, direzione ovest, incontriamo un bivio con alcuni cartelli e scendiamo nel bosco in direzione “Forzèleta”. Ben presto troviamo un dosso con affaccio sul Lago del Corlo e ne approfittiamo per le foto di gruppo. Continuiamo a scendere per il sentiero sassoso, le ripide pendici del monte scendono verso il lago e distinguiamo bene Rocca e le frazioni limitrofe, i campeggi sulle rive, i monti dirimpetto. A un certo punto del percorso, Silvano individua una traccia che si stacca a sinistra e risalendo il pendio arriviamo ad alcune case diroccate, anche qui i segni di una vita lasciata all’improvviso: cantine piene di attrezzi e dei soliti tini, cucine con alcune suppellettili, camere con i letti disfatti e, particolare struggente, un lettino e un girello di legno.

Lasciamo queste case oramai sopraffatte dai rovi e scendiamo ancora con vista lago alla nostra destra, trascuriamo le indicazioni per il giro del lago e arriviamo a un crocefisso di legno sotto cui sono accumulati “ometti” di pietre e sassi. Caliamo per il sentiero fino ad arrivare a una prima casa, un signore ci spiega che era la sua abitazione e ora l’ha trasformata in una “Casa del Cuore” dove è possibile soggiornare. Gli auguriamo di poter ricevere tanti ospiti la prossima estate! Poco più sotto raggiungiamo un capitello, una piccola sella e le altre case della frazione. Forzeleta, arroccata in cima ai pendii che da una parte precipitano verso il lago e dall’altra calano verso la Val Carazzagno è una contrada di case oggi ben ristrutturate e ancora usate d’estate. Un tempo era abitata da circa trecento persone, aveva un’osteria e una scuola che serviva tutte le minuscole frazioni sparse attorno, come questa mattina ci aveva testimoniato un signore, nemmeno molto anziano, trovato poco sopra a “I Boldi”. Con sollievo vediamo l’insegna “EX Vecchia Osteria Nonno Arboit Sante – Santèla” posta su una bella casa di pietra, segno che le persone ci tengono a preservare non solo le mura ma anche la storia passata. Adesso è ora di tornare, ma non prendiamo la strada asfaltata che scende in Val Carazzagno verso il bivio per Fumegai incontrato stamattina, dalla sella dove in posizione panoramica è posta una fontana, scendiamo per il sentiero sassoso, ripido e diretto che cala in mezzo al bosco verso il lago. A circa metà strada troviamo un “Caserin del Lat” un piccolo ricovero di pietra dove un tempo si conservava, per scambiarlo con alti prodotti, il latte o il burro. In breve torniamo sulle rocciose sponde del lago, percorriamo il ponte di ferro “Ponte Polo” il terzo che passiamo oggi, e dopo poche decine di metri arriviamo al nostro parcheggio. Una bellissima escursione che festeggiamo come il solito con una bicchierata insieme prima di salutarci.
Note: nel parcheggio del cimitero si trova un cartellone che illustra alcuni percorsi. C’è anche un murale e una lapide che raccontano la leggenda locale della dama rapita da Ezzelino da Romano e salvata dal suo sposo.
-Anche sui piloni che sorreggono le corde della passerella ci sono due affreschi, uno rappresenta i contrabbandieri di tabacco, l’altro gli abitanti di Arsiè costretti a sfollare e andarsene per sempre dalla loro valle invasa dal bacino artificiale.
– Il Lago del Corlo è artificiale e fu realizzato nel 1954 sbarrando con una diga il torrente Cismon. La valle prima di essere invasa dall’acqua era molto fertile e perciò coltivata a pannocchie, tabacco e altro. Vennero sommerse numerose contrade sulla riva destra, mentre quelle sulla riva sinistra rimasero isolate. La Chiesa parrocchiale di Rocca andò perduta e vene ricostruita, si salvò il campanile. Prima del 1954 c’erano circa tremila abitanti, si calcola che ne rimasero cinquecento, gli altri duemilacinquecento furono costretti a emigrare: infatti, le promesse di un futuro migliore fatto di nuove case, occupazione e equi rimborsi non furono mantenute.
l’album completo delle foto: profilo di Paola G.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
© Copyright By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi
Sì, sono stato due volte al borgo di Fumegai e il silenzio che ho sentito e quanto ho visto mi ha ispirato un romanzo dal titolo I SILENZI DI FUMEGAI che è la prima pubblicazione dedicata al borgo. Ho voluto dedicare un mio testo a un mondo dimenticato dal tempo. Un saluto e complimenti per le immagini e il commento.
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Grazie Alessandro per il tuo commento, informo l’autrice, buona giornata
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