
Villa Lante a Bagnaia
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 06/07-09-2019
Città: Viterbo
Provincia: Viterbo
Regione: Lazio
Tipologia: in viaggio
Punti di appoggio: Camper
Località: Bagnaia
Copertura cellulare: sì
Aree di Sosta /: parcheggio auto a Bagnaia – area sosta camper a Vitorchiano
Partecipanti: Autori
In Viaggio:
continuiamo il nostro viaggio e dopo Cascia e Roccaporena ci dirigiamo a Bagnaia che raggiungiamo verso le 17 con non pochi problemi per il parcheggio per il camper. La ricerca di un’area sosta è difficoltosa qui nel Lazio e lo sarà anche nei prossimi giorni. Lasciamo il camper in un parcheggio appena fuori alle mura della città, è comodo per visitare il centro, ma non offre il minimo servizio, è leggermente inclinato e non comodo per camper lunghi.
Villa Lante
Saliamo per una viuzza che passa in una galleria dipinta con personaggi in costume storico e dalla piazza piuttosto anonima del paese, raggiungiamo Villa Lante. Il paese è un po’ grigio, i vicoli dove sorgono le case sono stretti e con poca luce, la ferrovia corre sotto il borgo sbucando da una galleria tra le abitazioni ma, passato un arco bugnato, entriamo in un luogo da favola. La prima sorpresa è la Fontana di Pegaso, una vasca semicircolare, posta fuori dal muro di cinta della Villa, che separa e sbarra alla nostra vista i giardini e la villa stessa, posti a un livello superiore. Al centro della fontana il mitico cavallo alato che, battendo lo zoccolo sul monte sacro alle muse, fece scaturire l’acqua, sorgente d’ispirazione. E’ attorniato da putti che spruzzano getti dagli strumenti a fiato, anche dalla balaustra alcuni busti scolpiti buttano acqua nel bacino. Ci informiamo sugli orari di visita, ma ormai siamo prossimi alla chiusura e la rimandiamo a domani. Possiamo però visitare liberamente il bellissimo parco che la circonda, saliamo la scalinata della Fontana ed eccoci su un grande, verdissimo prato, gli alberi secolari, le stradine che s’inoltrano nel bosco, le radure in cui scoprire fontane, vasche, statue e manufatti tutto ci riporta in un tempo lontano. Girovaghiamo tra gli alberi giganteschi su fino all’ultimo bacino d’acqua, un’enorme vasca con al centro una scultura scolpita sui quattro lati, quattro mascheroni dalle cui bocche fuoriescono altrettanti getti d’acqua. Usciamo alle 19 quando la chiusura del giardino viene annunciata dalle sirene, fontane e parco sono solo un anticipo delle magnifiche cose che vedremo domani, un percorso armonizzato dal comune scorrere delle acque e dalla presenza della natura. Non vogliamo fermarci nel parcheggio affollato e ci dobbiamo spostare a Vitorchiano, un antico borgo distante pochi chilometri che, per la sua storia, meriterebbe una visita ma…sarà per la prossima volta. Troviamo, grazie al navigatore, l’area di sosta con sei posti per i camper, completa di colonnina per la corrente e carico/scarico a pagamento, anche con carta di credito! Ma quanto avanti sono qui? Peccato che con la carta non funzioni e non abbiamo monete! Passiamo comunque la notte insieme con altri camperisti, anche loro a corto di denaro sonante in saccoccia e di buon mattino ritorniamo a Bagnaia. Questa volta lasciamo il camper in un piccolo parcheggio, sempre vicino al centro. Il biglietto comprende oltre alla visita ai giardini interni anche una guida per vedere alcune stanze del piano nobile della Villa, ne approfittiamo, anche se i tempi sono strettissimi, la visita guidata è alle 11 e i parenti di Paola ci aspettano per pranzo a Allumiere, distante circa 80 km, un’ora abbondante di strada, traffico permettendo. Intanto possiamo passeggiare dalle 9 alle 11 per i tre magnifici giardini: Villa Lante possiede oltre al parco esterno uno dei giardini all’italiana più belli del XVI secolo all’interno delle mura perimetrali. La sua ideazione è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola, i lavori cominciarono nel 1511, ma furono portati a termine intorno al 1566 su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara, il cui stemma, un gambero, spicca in ogni luogo. Il complesso è conosciuto come “Villa Lante”, ha acquisito questo nome solo nel XVII secolo, quando passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, Duca di Bomarzo (dove si trova un altro luogo che abbiamo visitato, il “Parco dei Mostri” che abbiamo già descritto in questo blog) quando la costruzione aveva già 100 anni di vita. Entriamo dal grande portale e subito ci rendiamo conto che non c’è UNA villa, sono due le costruzioni a base quadrata, separate da una grande scalinata, simmetriche e uguali, anche se costruite in tempi diversi. Ci aggiriamo nel labirinto di basse siepi che circondano la Fontana del Quadrato o Dei Mori, un magnifico bacino suddiviso in quattro vasche, in ognuna “galleggia” una barca con un putto che getta acqua, al centro un triplice cerchio di vasche che culminano col gruppo di quattro Mori che reggono lo stemma di Papa Sisto V (quello che non la perdonava neanche a Cristo). Questo è il primo dei tre giardini che vedremo, costruiti a terrazzamenti sul declivio di una collina, già proprietà di caccia del Cardinale Gambara. I giardini sono la maggiore attrazione di Villa Lante, un ruscello li attraversa longitudinalmente con giochi d’acqua, cascate, fontane e grotte sgocciolanti, oggi con meno acqua che in passato, ma ugualmente belli. Questo armonico flusso d’acqua infatti non è proprio come è stato ideato dallo specialista di architettura idraulica da Siena, Tommaso Ghinucci, ma conserva l’impronta e il fascino del suo genio. Saliamo la scalinata che separa le due ville ed eccoci alla Fontana dei Lumini, una vasca in cui l’acqua zampilla da settanta lucerne e fuoriesce nella Fontana della Tavola (o Mensa del Cardinale). Il ruscello che alimenta entrambe scende dalla Fontana della Catena, una lunga, elegante cordonata con al termine un grande gambero dalle cui chele sgorga l’acqua che prima si getta nella Fontana dei Giganti, le statue che rappresentano il Tevere e l’Arno (e si riferiscono all’alleanza tra papato e Medici di Firenze). Arriviamo alla Fontana dei Delfini e infine al giardino superiore, con la Fontana del Diluvio, dove l’acqua scende (un tempo sgorgava copiosa) dalle rocce simboleggiando la natura selvaggia che poi l’uomo piega al suo volere. In effetti, abbiamo fatto il percorso inverso da quello ideato, pensato per cominciare dall’alto e scendere verso il basso, dal disordine del diluvio tumultuoso alla simmetria geometrica del labirinto dei Mori: all’inizio c’è il caos, la creazione, la natura selvaggia, via via l’armonia creata dall’uomo, la simbiosi con la natura, l’ordine delle cose. Ammiriamo anche le Logge affrescate, le Grotte, gli alberi giganteschi, le statue, i mascheroni, gli emblemi dei proprietari che si sono susseguiti nel tempo: gamberi, sfere, stelle, api, aquile e leoni, tutti simboli di potere e nobiltà delle Famiglie Farnese, Este e Gambara. Alle 11 ci presentiamo puntuali per la visita, entriamo prima nella palazzina del Gambara, la nostra bravissima guida ci descrive le magnifiche decorazioni dei soffitti a cassettoni, il significato dei dipinti e degli affreschi e soddisfa tutte le nostre curiosità. Gli affreschi dei paesaggi ci restituiscono la pianta e l’immagine di Villa Lante come doveva essere tra il 1500 e il 1600, molto è ancora riconoscibile. Purtroppo nulla è rimasto degli arredi e dei mobili originari, sostituiti con altri di epoca più recente, l’ultimo proprietario vendette tutto, fino all’ultimo pezzo. La Seconda Guerra Mondiale infierì un altro colpo alla Villa, Bagnaia subì un bombardamento alleato (10 aprile 1944) che non risparmiò né le vite dei paesani né i monumenti storici. Per fortuna tutto il complesso è stato restaurato e ci è possibile ammirare la sua bellezza. Arriviamo all’altra villa, costruita trent’anni dopo la prima dal cardinale Alessandro di Montalto, un ragazzino diciassettenne (!) nipote di papa Sisto V (sempre quello) che completò l’opera del suo predecessore. In questi saloni, sempre con soffitto a cassettoni decorato, gli affreschi sono più classici e alcuni sono modellati a trompe-l’oeil. Usciamo alle 12 e di corsa torniamo al camper e, pregustando la faraonica tavola da pranzo dei cugini allumieraschi, prendiamo la direzione di Allumiere, passando per le sconfinate campagne del Viterbese, l’antica Tuscia, ma questo ve lo raccontiamo se ci seguirete nel prossimo capitolo.
Curiosità: A Villa Lante troviamo scolpita questa frase: “Sei Ministri degli Esteri dell’Europa Occidentale si riunivano in questa loggia il 29 Maggio 1970 per procedere nel laborioso cammino dell’Unione Europea.” a Vitorchiano sono state girate alcune scene del film “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli.
Note personali (o una premessa a tutto il viaggio): il nostro girovagare può sembrare strano, con diversi andirivieni tra Abruzzo, Umbria, Lazio, saltabeccando in camper tra ruderi, necropoli, ville e parenti. Ciò deriva dal fatto che in parte è stato pensato per visitare e dare un sostegno, per quanto piccolo, al territorio devastato dal terremoto del 2016 e in parte per ritornare sui luoghi dove è nata e ha vissuto fino a 25 anni la mamma di Paola e vedere i posti da lei descritti tante volte e che ricorda con nostalgia. Con sollievo dobbiamo dire che non sono molto cambiati, se non in meglio.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Gardin.
© Copyright By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi