
Valle di San Lucano 11 mesi dopo Vaia
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 28-09-2019
Località: Valle di San Lucano, Taibon Agordino
Copertura cellulare: parziale
Parcheggio/i: sì
Partecipanti: Autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Valle di San Lucano 11 mesi dopo Vaia, 11 mesi che hanno lasciato un segno indelebile nel territorio e nella memoria di quanti come noi avevano visto questo paradiso ancora intatto. Trovare le parole per descrivere il dolore nel vedere questa valle devastata è quasi impossibile, ma ci proveremo. Purtroppo quello che non ha fatto il gigantesco incendio del 24 ottobre lo hanno fatto l’acqua e il vento della tempesta Vaia pochi giorno dopo, di quel tragico 29 ottobre 2019. Torniamo in questa valle quasi un anno dopo la sua distruzione, l’ultima volta che ci eravamo stati, poco dopo Vaia, eravamo rimasti sgomenti e atterriti, tutti i boschi schiantati, il paesaggio irriconoscibile, il letto del torrente pieno di massi e tronchi, tutti i sentieri cancellati. Solo l’Agnèr era uguale a prima, maestoso e imponente, a dominare la Conca Agordina.
Valle di San Lucano
Da Taibon Agordino percorriamo la strada, che è stata risistemata, fino a Col di Prà, 850 m.s.l.m., il paesetto che era stato evacuato un anno fa, lasciamo l’auto appena prima del ponte crollato. Quello nuovo è stato ricostruito appena più in basso, ma molto resta ancora da fare, grandi porzioni di bosco sono piene di schianti. Alcuni sentieri sono stati liberati dalle piante cadute, parzialmente anche quello che risale il torrente Tegnàs, che porta alla Cascata dell’Inferno, non ancora raggiungibile in sicurezza.
Ci abbiamo provato, prendiamo la stradina, sentiero CAI 761, (passati il ponte ricostruito è l’unica casa in località I Cadene a quota 881 m.s.l.m) e saliamo un paio di tornanti fino ad alcune piccole baite che sorgono in un prato molto ben curato. Qui imbocchiamo la scorciatoia per Pont, continuiamo in mezzo al bosco con molte piante abbattute, il sentiero è stato liberato e speranzosi prendiamo a destra la traccia, segnata, che porta alla Cascata dell’Inferno. Purtroppo ci sono stati altri smottamenti dopo la prima sistemazione e anche se sappiamo che qualche nostro amico “ravanando” ci è arrivato, rinunciamo dopo un po’ a combattere contro schianti, arbusti spinosi e erba alta e ritorniamo sui nostri passi con la tristezza nel cuore. Questa stretta valle che fa da confine tra le dolomitiche Pale di San Martino e la catena vulcanica di Cima Pape è particolarmente selvaggia e piena di cascatelle, affascinanti, ci eravamo stati sia d’estate che d’inverno, quando la cascata ghiacciata assume forme impressionanti.
Riprendiamo invece la scorciatoia per Pont, che ci fa risparmiare i numerosi tornanti della stradina-forestale, Il sentiero traccia CAI taglia ripida il bosco fino a ricongiungersi con la forestale nell’ultimo tratto, più si sale più si vedono distruzioni, poco prima di arrivare allo slargo di Pont, notiamo anche delle piccole frane sui pendii scoscesi sul lato sinistro della forra, e a destra dove scorre il torrente, cumuli di terra sassi ghiaia ma questo è solo un anticipo.

Giungiamo a Pont, m. 1149 s.l.m., e appena dopo alcune casere abbandonate, ci appare la devastazione completa, il letto del torrente ha invaso i prati, i boschi e la strada, letteralmente scomparsi sotto massi e tronchi. Non c’è traccia del ponte, tutt’attorno il terreno è stato arato dall’acqua e dal vento, rimescolato e rimodellato. Riconosciamo la potenza della natura, degli elementi acqua, fuoco e vento, ne abbiamo bisogno, ma ci sovrastano e ne dobbiamo avere timore, oggi come nei tempi remoti. Passiamo il torrente e ci avviciniamo alle cascate, con prudenza ci affacciamo sul vertiginoso salto d’acqua che ha scavato e levigato con la sua forza le rocce da cui precipita. Anche qui il ponticello è stato spazzato via, con qualche difficoltà saliamo sulla riva opposta e imbocchiamo un vecchio sentiero che passa tra i massi, squadrati e abbandonati, di una cava dismessa e raggiungiamo un vecchio Tabià (fienile) diroccato. Ricordiamo, che il sentiero proseguiva verso una cascata superiore, ma vegetazione e rovi hanno invaso tutto e la traccia si perde nel bosco, torniamo indietro. C’è un altro angolo che ci ricordiamo verde e magico e ci precipitiamo, Vogliamo vedere se almeno questo piccolo posto magico si è salvato…prendiamo un sentiero e giungiamo con qualche apprensione in questo angolino di mondo.

Non è stato devastato!!! Tutto continua ad essere ben tenuto: una piccola casera vicino a un bel salto d’acqua, Bait Piciol.

La casetta di legno su un albero c’è ancora, sembra attendere i giochi di un bambino, le aiuole e i fiori adesso non sono al meglio, ma si vede che in stagione vengono curati. Per il ritorno scendiamo per la stradina, il percorso è più lungo ma più agevole. Si alleggerisce il dolore, guardando le ciclopiche pareti dell’Agnèr, delle Pale di San Lucano e delle Pale del Balcon che sono intorno a noi e sappiamo che la natura ci regalerà ancora nonostante tutto i suoi colori i prati. Le montagne testimoni silenziose ci incoraggiano… e torneremo ancora.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Rispetta la montagna! Riporta a casa i tuoi rifiuti non lasciarli sui sentieri!
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Marini Gardin.
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Sono tornata domenica scorsa in questa valle stupenda, grandi lavori di ripristino hanno arginato le ferite inflitte dalla tempesta Vaia, purtroppo nonostante gli sforzi molte zone di bosco sono rimaste disastrate. Ho ripercorso, ma in senso contrario, l’ anello delle baite, se hai piacere ti manderò la descrizione.
Ciao, Paola
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ho visto che sei stata in valle di San Lucano Mi fa sempre piacere se mi invii le descrizioni,
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