
Ferrata Merlone – cima Cadin Nord Est
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 09-09-2020
Cima: Cadin Nord Est 2788 m.
Gruppo Montuoso: Dolomiti di Misurina Cadini di Misurina
Cartina: Tabacco foglio 017 dolomiti di Auronzo e del Comelico
Tipologia sentiero e difficoltà*: CAI 115 – 112 – Via ferrata Escursionisti Esperti Attrezzati (E.E.A) Itinerario che conduce l’alpinista su pareti rocciose o su creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago e dissipatore E.E.A – itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura. Poco difficile – PD = tracciato più articolato con canali e camini, con passaggi verticali e a tratti esposto; normalmente attrezzato con cavo o catena, con pioli e/o scale metalliche fisse.
Tempi di percorrenza*: in giornata
DPI (dispositivi di protezione individuale): Obbligatorio il Casco e Imbrago Attrezzatura da ferrata
Quota partenza: 1870 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 2788 m.s.l.m
Dislivello: 988 m.
Giro: A/r
Punti di appoggio: Rifugio F.lli fonda Savio
Acqua, sorgenti: no
Località: Misurina 1756 m.
Copertura cellulare: parziale
Parcheggio/i: sì alla partenza del sentiero 115
Tappe del percorso: Misurina 1756 m – Passo dei Toci 2367 m e rifugio Fonda Savio- Ferrata Merlone – Cima Cadin Nord Est m 2788 e rientro per la stessa via
Partecipanti: Autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
La sera di martedì 8 settembre, dopo l’escursione al Picco di Vallandro, ci spostiamo da Cimabanche a Misurina passando per Carbonin, il giorno dopo abbiamo il privilegio di svegliarci in riva al lago, con le nebbie mattutine che si diradano e ci regalano una vista incomparabile sul Sorapis. Ci portiamo con il nostro camper lungo la strada per le Tre Cime, poco prima del Lago di Antorno, sulla destra, troviamo posto nel parcheggio per il Rifugio Fonda Savio, gratuito.
da Misurina al passo dei Toci
Ci avviamo per la comoda strada sterrata sentiero CAI 115 che passando in mezzo al bosco di conifere ci porta alla bella radura di Pian degli Spiriti m. 1896, prima del prato c’è un parcheggio, ma è riservato agli aventi diritto. Il terreno è paludoso, alcune assi di legno aiutano il passaggio. In prossimità di un masso erratico inizia il vero e proprio sentiero, ripido e panoramico, per raggiungere il Ciadin dei Toci e il Rifugio F.lli Fonda Savio, prima tappa della nostra escursione che ha come obiettivo la Ferrata Merlone e la Cima del Cadin (o Ciadin) di Nord Est. Il bosco diventa sempre più rado, il terreno è disseminato di massi e ci alziamo accompagnati dalla vista sulle Cime d’Antorno e sul Cristallino. Al bivio voltiamo a sinistra, dopo poco il sentiero è meno ripido, da sotto il Col dei Toci saliamo alla forcella e poi al Ciadin dei Toci, un ampio anfiteatro, un “catino” prativo che ha assegnato il nome anche alle vette e alle guglie che lo circondano, i Cadini di Misurina. In questo meraviglioso circolo glaciale pascolano indisturbati i cavalli, ignorando completamente gli escursionisti che arrancano sul sentiero. Saliamo per tornanti il ghiaione e alla fine guadagniamo il valico, ci fermiamo un minuto per ammirare il Cristallino, la Torre dei Scarperi, il Monte Rudo e le altre meravigliose cime. In alto vediamo il Rifugio, ormai non manca molto, facendo attenzione alla teleferica (cartello) con un’ultima fatica salendo alcune roccette (c’è anche un canalino attrezzato) raggiungiamo il Passo dei Toci ed eccoci al bel Rifugio Fonda Savio m. 2367. Ci fermiamo giusto il tempo per ammirare il panorama, la Torre Wundt che sovrasta il rifugio, sulle pareti di questa bella cima stanno arrampicando alcune cordate, i Cadini di Misurina, il vastissimo Vallone del Nevaio che termina giù in Valle delle Ciampedele, le meravigliose Tre Cime…il monte Piana in lontananza il picco di Vallandro insomma c’è da perdersi, ma il nostro obiettivo è …da qualche parte sui Cadini…, confessiamo che non sappiamo con esattezza dov’è la parete che saliremo.

Ci lasciamo alle spalle il rifugio alpino, già affollato, la segnaletica indica i vari percorsi: sentiero Bonacossa (fatto l’anno scorso) sentiero Durissini (in programma, con le sue cinque forcelle) e Ferrata Merlone. Ci avviamo per un tratto in ripida salita seguendo il sentiero 112 per poi calare su pendio detritico al Vallon del Nevaio, m. 2300 e per traccia a tratti incerta (ometti) saliamo una morena e passiamo sul versante opposto del vallone pietroso. In alto, a chiudere il vallone, la bellissima Forcella della Neve. Nessuna traccia, purtroppo, della neve evocata da questi nomi. La parete è davanti a noi, già da lontano abbiamo scorto le scalette rosso-arancione che s’inerpicano diritte e aeree verso la cima, la più alta dei Cadini, le articolate vette del sottogruppo delle Dolomiti di Sesto. Alcune persone stanno scendendo, la ferrata è a “senso unico” e prima di attaccare il tratto attrezzato aspetteremo che arrivino alla base. Intanto ci portiamo verso l’attacco, saliamo il primo gradone di roccette seguendo i segnavia (bolli blu) passiamo in cengia aiutati da una fune metallica e poi salendo ancora pochi metri troviamo su un masso la targa metallica che indica l’inizio della ferrata intitolata a Ruggero Merlone e Celestino Ceria. Indossiamo casco e imbrago e siamo pronti, lasciamo gli zaini in un incavo della roccia per salire più leggeri, siamo fortunati perché oltre ai cinque che sono scesi e ci salutano, non ci sono altre persone in discesa e gli escursionisti che ci seguono sono ancora distanti, nel vallone. In certi periodi la ferrata è talmente intasata che lo scambio tra chi sale e chi scende diventa problematico, aumentando i tempi di percorrenza.
attacchiamo La via Ferrata
La prima parte è piuttosto facile, attrezzata dove serve e ci porta alla prima serie di scalette verticali, un po’ esposte ma mai paurose…basta guardare la parete davanti al naso e non voltarsi indietro a guardare il baratro sotto i piedi. I 308 gradini della lunga serie di scalette, che qualcuno ha paragonato alla scala dei pompieri, non sono apprezzate dagli alpinisti duri e puri, ma senza questi benedetti pioli la gran parte degli escursionisti non salirebbe mai questa verticale parete. Prestando attenzione al passaggio tra una scaletta e l’altra e a non smuovere sassi, ci alziamo di quota e possiamo anche ammirare senza timore il panorama: il rifugio Fonda Savio dal tetto rosso piccolissimo e lontano sul Passo dei Toci, le magnifiche Tre Cime, la Forcella della Neve…

una bellezza da togliere il fiato. Il percorso è vario, le rampe hanno una forte esposizione, saliamo un tratto in diagonale, un diedro di roccia, arriviamo al secondo tratto di scalette e alla fine di queste dopo un traverso troviamo un aereo ponticello di legno, un altro traverso esposto e arriviamo all’ultima scaletta. Ancora tratti in salita attrezzati con fune metallica (sempre ben tesa!), qualche traverso, un balzo di roccia dotato di staffe
Alla cima
Finalmente raggiungiamo una terrazza ghiaiosa e il tratto sommitale percorriamo alcune decine di metri detritici che ci portano in cima. Siamo emozionati e felici, questa è la cima del Ciadin di Nord Est 2788 metri di vertiginosa bellezza, ci godiamo in silenzio il panorama prima di essere raggiunti dagli altri escursionisti.

Foto di rito accanto alla piccola croce e alla targhetta rossa col nome della cima, poi dopo un ultimo sguardo alle vette dobbiamo scendere a ritroso traversi, scalette e roccette con un po’ più di disinvoltura dell’andata. Recuperiamo i nostri zaini e torniamo al Rifugio, dove brindiamo con le orami consuete birre medie. Lasciamo il Passo dei Toci e scendiamo per il sentiero, sotto un masso scorgiamo una marmotta, deve essere giovane e inesperta perché riusciamo ad avvicinarci molto e fotografarla senza che se ne accorga. Siamo molto lieti di questo incontro inaspettato, torneremo in questi luoghi che promettono tanti itinerari bellissimi. Un po’ stanchi raggiungiamo il parcheggio e il nostro camper, per domani penseremo a una passeggiata tranquilla per recuperare le forze.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Gardin.
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all’inizio della via i bolli sono rossi e poi blu, non ricordavo bene…colpa di quelle scalette che tu mi fai far…
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ne avrei una scaletta da farti fare che si chiama meneghel…
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