
Galleria Vittorio Emanuele III
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 16-04-2019
Città: Pieve del Grappa
Provincia: Treviso
Regione: Veneto
Tipologia: viaggio nella Storia
Punti di appoggio: Camper
Località: Cima Monte Grappa
Copertura cellulare: sì
Aree di Sosta: ampio parcheggio, tollerati i camper (no sosta notturna solo fuori stagione)
Partecipanti: Autori
Il Viaggio in dettaglio:
Galleria Vittorio Emanuele III
martedì 15 aprile ci svegliamo presto e facciamo un giro per vedere il panorama da Cima Grappa alla luce del mattino, il posto lo merita.
Alle 9 andiamo al presidio dei militari di servizio, guardiamo un video storico e visitiamo il Museo Storico della Guerra, allestito nell’ex-Caserma Milano, che oltre ad armi, documenti, foto e cimeli riporta in alcuni pannelli i terribili costi in vite umane di questa enorme tragedia. Poi entriamo nella vicina Galleria Vittorio Emanuele III, la fortificazione sotterranea iniziata nel novembre 1917 e terminata in soli 10 mesi. Ci aspettavamo un lungo corridoio con qualche sbocco all’esterno per le postazioni di fuoco, dalle cartine ci rendiamo conto che è un’opera grandiosa che crivella tutta Cima Grappa. Troviamo questi dati nell’opuscolo fornitoci: ha uno sviluppo di circa 5 chilometri, furono asportati 40.000 metri cubi di roccia, il braccio principale è lungo 1,5 km e da questo s’irradiano i numerosi rami secondari verso le postazioni di bocche di artiglieria con 72 cannoni e 70 mitragliatrici, gli osservatori e gli sbocchi all’esterno per consentire in sicurezza gli attacchi a sorpresa. La galleria è alta tre metri e ha una larghezza che va da m.1.80 a m.2,50; non ci sono riservette, le munizioni erano conservate in mezzo ai corridoi.

Poteva consentire l’autonomia tecnica e logistica per la vita in caverna di 15.000 uomini. Possiamo visitare solo una parte del braccio principale, circa 800 metri illuminati, oltre a diverse postazioni con cannoni e alcuni sbocchi all’esterno. Usciamo all’aperto per “l’Uscita Pertica” che permetteva la sortita per l’assalto all’omonimo monte e capiamo di trovarci sotto la via che ieri ci aveva condotto verso l’ex-base Nato in superficie. Purtroppo i numerosi collegamenti e diramazioni non sono visitabili, sbarrati a causa d’infiltrazioni e franamenti. La visita è comunque impressionante, specie prendendo la diramazione verso l’ex-Sacrario, dove le gallerie sono più ampie. Predisposto nel 1925 per ospitare le salme dei Caduti fu poi abbandonato proprio per la minaccia d’infiltrazioni e costruito all’esterno. Seguiamo tutti i corridoi visitabili, il nostro giro dura quasi un’ora, poi ritorniamo alla luce del sole. Accanto all’entrata della Galleria vediamo il cippo che ricorda i Caduti Partigiani del 1943-44, le carneficine si sono ripetute su queste alture del Grappa. Scendiamo per Via Cadorna per qualche centinaio di metri e imbocchiamo un sentiero pedonale, innevato, per osservare un’altra testimonianza, il monumento al Partigiano e alla Resistenza; sul Grappa operarono quattro Brigate partigiane. Non è un unico monumento ma un percorso articolato: il sentiero porta a due piazzole circolari che ricordano lo stile del Sacrario e immettono a un camminamento che taglia in due una grande roccia e conduce alla statua in bronzo realizzata dallo scultore e partigiano Augusto Murer.

L’opera raffigura un uomo con le braccia verso l’alto, libero dai legacci con cui era imprigionato. Alcune targhe riportano nomi, fatti e una parte della lettera di un giovane condannato a morte. Siamo pensosi, questo luogo è denso di memorie dolorose, ritorniamo in cima all’altura dove sventola la bandiera Italiana e dal parapetto del belvedere il panorama ci rasserena: nel cielo volano numerosi i parapendii colorati, sopra la pianura, sopra tutti i monti ora in pace.
Nota: per la visita alla Galleria, anche se illuminata, è utile avere una torcia e una giacca contro l’umidità, anche d’estate.
Monte Grappa lavori di Recupero
Il Monte Grappa
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola Gardin.
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