
Eremo dei Romiti Monte Froppa
di: Salvatore Stringari e Paola Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 31-03-2012
Cima: Monte Froppa
Gruppo Montuoso: Dolomiti del Centro Cadore Cridola
Cartina: Tabacco foglio 016 Dolomiti del Centro Cadore
Segnavia: C.A.I 347
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 685 m.s.l.m
Quota da raggiungere: Eremo dei Romiti 1167 m.s.l.m
Dislivello: m. 482
Tempi di percorrenza*: 2 ore più il ritorno
Giro: anello
Punti di appoggio: Rifugio I Romiti
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Domegge di Cadore
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì con pochi posti. percheggiare ordinatamente
Tappe del percorso: Domegge di Cadore località Navera, sentiero 347, Rifugio I Romiti, rientro per la stradina da I Romiti, Casera Malauce, Navera.
Partecipanti: Autori
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
522 Eremo dei Romiti Monte Froppa
Una facile escursione quella che vi descriviamo oggi, da Belluno raggiungiamo Domegge di Cadore e scendiamo verso il Lago di Centro Cadore seguendo le indicazioni per i Rifugi Padova e Cercenà, superiamo il ponte sul lago, al bivio lasciamo a destra la stradina per i Rifugi e proseguiamo arrivando al parcheggio in località Navare. Parcheggiamo cercando di risparmiare spazio e ci incamminiamo sulla strada forestale seguendo le indicazioni per il Monte Froppa.

Saliamo nel bosco ma ben presto, dopo aver passato un ruscello, lasciamo la stradina sterrata (che faremo al ritorno) scegliendo di inerpicarci a destra per il sentiero 347 (cartello Eremo dei Romiti Col Buffon), l’antico percorso della Via Crucis con le sue quindici stazioni. Il tracciato sale erto e a zig zag in mezzo ai fitti abeti, i piccoli capitelli di legno, con immagini sacre, sono l’occasione per fare qualche secondo di pausa e un pensiero, magari non tutto un rosario, ma qualche Ave la diciamo anche noi. Saliamo il sentiero quasi in silenzio, la pendenza è accentuata, un momento di ilarità ce lo dà il cartello “Senta del Pree” (seduta del Prete) posto a indicare un rustico sedile ricavato da un tronco, la foto è d’obbligo. Continuiamo a salire, oramai siamo vicini alla meta e ansiosi di raggiungerla, però ci soffermiamo un poco presso la cappella a lato del sentiero, alla fine del percorso della Via Crucis. E’ decorata con affreschi che hanno resistito al tempo, il fondatore dell’Eremo era un francescano, Giovanni Maria Pinazza e le pitture illustrano San Francesco e ingenui temi religiosi.

Respiriamo la tranquillità di questo semplice e fantastico luogo. Dopo poche centinaia di metri giungiamo in cima, abbiamo impiegato meno di un’ora e ci sgranchiamo le gambe guardandoci attorno. L’eremo e la chiesa annessa sono stati restaurati dal Comune di Domegge negli anni 2007/2011, ma il complesso ha mantenuto la sua originaria forma di convento. Adesso è un bel rifugio che ha preservato l’antica atmosfera, è aperto nel periodo estivo e anche nei fine settimana invernali in cui si può raggiungere percorrendo con le ciaspe la stradina forestale.

Dal poggio abbiamo una bella vista sui paesi di fondovalle, Domegge, Vallesella, Grea, Calalzo, Pieve, Pozzale contornati dai monti che riconosciamo ad uno ad uno: Bosconero, Rite, Antelao, Marmarole…alle nostre spalle il Montanel verso cui il sentiero 347 prosegue, ma noi per oggi ci fermiamo qui, appuntandoci per il futuro la cima e il “ Bivacco Da Deppo- Montanel”. Per il rientro scendiamo per la stradina, ci piacciono i percorsi ad anello, il tragitto è un po’ più lungo ma meno ripido del sentiero di andata, passa nel mezzo di bei boschi a volte rasentando qualche baita posta in piccole verdi radure di conifere, ed è qui che abbiamo il nostro incontro ravvicinato con un giovane capriolo che dopo una manciata di secondi, il tempo di una foto scompare. Trascuriamo le deviazioni e teniamo la nostra stradina arrivando nei pressi di Casera Malauce e poi dopo aver attraversato gli ultimi tratti di bosco, alternato dai prati, giungiamo allo spiazzo e alla nostra auto.

E’ ancora presto e ne approfittiamo per fermarci alla Chiesa della Beata Vergine della Molinà che si scorge passando sul ponte sopra il torrente Molinà, passando quasi a livello del tetto, cosa che la svilisce molto e rende difficile l’accesso. Forse un tempo la via passava accanto alla Chiesa, non sopra, tuttavia la sua posizione ci attrae: sorge appoggiata sulla roccia, quasi sospesa sul burrone, sopra alle pareti a strapiombo scavate dal torrente che poi si getta nel Piave. La seconda tappa è Pieve di Cadore, dopo la sosta per un paio di birre andiamo a vedere la “Casa del Tiziano”, purtroppo è chiusa e l’ammiriamo da fuori, finisce cosi la nostra giornata in montagna…
Nota: Il paese di Pieve di Cadore merita appieno una visita, poco distante dalla piazza principale sorge la casa natale di Tiziano Vecellio, quattrocentesca, che conserva il carattere delle antiche dimore Cadorine, nonostante vari interventi e restauri. E’ visitabile su prenotazione www.magnificacomunitadicadore.it
Segnaliamo anche il Forte di Monte Ricco, sull’altura che sovrasta il paese, una fortificazione della Prima Guerra restaurata di recente. Sorge sul luogo deputato fin dai tempi preromani a funzione difensiva, nel Medioevo vi era posto un castello che poi fu sede del Capitano mandato dalla Serenissima.
L’Eremo dei Romiti fu costruito attorno al 1720 per volontà del frate francescano Giovanni Maria Pinazza da Domegge, che fu anche il primo eremita a stabilirsi in questo luogo, poi seguito da una piccola comunità di confratelli. Essi si sostenevano con la coltivazione di ortaggi e patate e erano famosi per la produzione del miele.
Il convento ebbe varie vicissitudini e fu soppresso nel 1810 causa i decreti napoleonici, abbandonato andò in rovina. Nel 1992 diventò proprietà del Comune di Domegge grazie a una donazione e restaurato nel decennio seguente diventando anche Rifugio. Sappiamo che fino all’anno scorso era gestito da una signora veneziana, nel marzo 2020 il Comune di Domegge ha emesso un nuovo bando di gara per la ricerca di un gestore.
La Chiesa della Beata Vergine del Molinà fu costruita nel 1510, sul posto dove esisteva un’antica cappella, per chiedere la protezione contro le truppe dell’Impero Asburgico che dilagavano in Cadore. L’ edificio religioso, affiancato dal campanile seicentesco, ha una lunga storia ricca di miracoli e leggende e ha resistito, saldo sulla roccia, al passare del tempo e ai danni subiti nelle due Guerre Mondiali.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Correzione testo di Paola M.G.
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abbiamo dimenticato di dire che scendendo nel bosco abbiamo visto il capriolo!
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Immagini preziose, e spettacolari, che invitano a visitare questi meravigliosi luoghi
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