Data: 17-02-2021
di Paola Marini Gardin,
Creste del Visentin,
Nevegàl e Visentìn sono state le montagne della mia infanzia, ho incominciato a seguire mio padre su questi colli quando avevo quattro anni. Ci torno sempre volentieri, in tutte le stagioni. Il 15 in gennaio ci sono andata con un’amica, affondando nella neve, il 13 febbraio ci sono tornata con un’altra compagna di avventure, giornate entrambe fredde e ventose. Per una ragione o l’altra tutte le volte ci siamo fermate poco dopo il Col Torònt, in vista del cocuzzolo del Visentìn, senza toccare la meta. Ne faccio una questione di onore: la prossima volta ci voglio arrivare.

Nella tarda mattina del 17 febbraio parto da Belluno decisa ad arrivare fino in cima al Visentìn. Passo per il piazzale del Nevegàl affollato di gente e raggiungo per la terza volta il ristorante La Casera, m. 1398.
Scheda Tecnica Riassuntiva
Creste del Visentin
Cima: Col Visentin
Gruppo Montuoso: Prealpi Bellunesi
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi Bellunesi e Trevigiane
Segnavia: alcuni in loco
Tipologia sentiero difficoltà*: Sentiero Escursionistico Innevato: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 1398 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1763 m.s.l.m
Dislivello: m. 365 (434 con i saliscendi)
Tempi di percorrenza*: 3-4 ore comprese le soste
Giro: anello
Punti di appoggio: La Casera, Rifugi e malghe in stagione
Acqua, sorgenti: no
Località: Nevegàl, Loc Faverghera ristorante La Casera
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì vicino al ristorante La Casera
Tappe del percorso: La Casera loc. Faverghera, Col Toront, creste del Visentin e ritorno per stradina
Partecipanti: Paola
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
la Casera
Il parcheggio è pieno come un uovo, come sabato scorso lascio l’auto lungo la strada, in un buco libero tra due macchine. Vedendo l’affollamento viene voglia di cambiare posto, ma il grosso della gente gravita intorno al ristorante o nei cento metri attorno, allontanandosene un poco il distanziamento fisico-sociale è assicurato.
Vedo una dozzina di ragazzi intenti a indossare maldestramente le ciaspe e mi tolgo la soddisfazione di metterle ai piedi in uno due tre, fatto. Sono giovanissimi, maschi e femmine, si chiamano per cognome: compagni di scuola, niente è cambiato in questo dai miei lontani tempi. Mi prendono per un’esperta e mi domandano notizie sul sentiero delle creste e dove comincia…andiamo bene, questi non sanno nemmeno dove sono voltati. Consiglio loro di andare per la stradina e semmai prendere il sentiero delle creste dopo il Rifugio Brigata Cadore, ma sembrano intenzionati a seguire le mie tracce. Per un attimo sono combattuta tra l’orgoglio di fare da guida e prendermene cura (sono spavaldi ma sprovveduti, potrei tirarmeli dietro come pulcini…) e il dubbio di venir poi sorpassata per via dalla nidiata di baldi sedicenni, seppur impegolati dalle ciaspe. Ma il dilemma non esiste, restano indietro alla prima salita e li lascio al loro destino, non li vedrò più in tutta la giornata.

Mi incammino verso sud est per il mio solito itinerario, la prima sosta è a poca distanza, sul balcone panoramico da cui si ha l’incantevole vista, a strapiombo, sul lago di Santa Croce e sulla conca dell’’Alpago con la sua corona di candide vette. Non imparerò mai i nomi dei monti alpagoti, ma almeno Dolada, Col Nudo, Cavallo e Palantina riesco a riconoscerli e anche il bellissimo altopiano che da Malga Mezzomiglio arriva fino al Pizzoc, Piae Longhe, Col de la Pita, Millifret, affacciati sul passo del Fadalto. Lascio alla mia destra la stradina forestale innevata (percorso facile) e imbocco la traccia ben battuta che porta sulle creste, sullo spartiacque tra il bellunese e il trevisano. Per un bel pezzo cammino da sola, vedo in lontananza qualche coppia con un cane o qualche sciatore che scende dai dorsi dei colli innevati. La seggiovia è chiusa, quest’anno fa festa solo chi pratica lo sci d’alpinismo. La giornata è bellissima e calda, la neve fantastica, le ciaspe non sarebbero necessarie, ma voglio fare un po’ di allenamento anche se andrei ben più svelta sui saliscendi con i miei scarponi.
sulle creste del Visentin
Mi tengo in alto, contrariamente al solito evito di scendere fino a Casera Faverghetta, per poi risalire il Col Faverghera, ne varrebbe anche la pena, ma stavolta mi basta la salita “ordinaria” per arrivare ai 1611 metri del colle, per poi scendere e risalire fino all’ex Rifugio Brigata Cadore, metri 1608. Sono abbastanza vecchia per ricordarmi di averlo visto in funzione, quante cioccolate calde ho preso qui in lontani inverni! Adesso è un grande e brutto edificio chiuso, sono spariti anche gran parte degli skilift afferrati al volo nella mia gioventù. Non mi fermo, c’è parecchia gente addossata alle pareti, credo per abbronzarsi e poi magnificare di essere stati in montagna…sono cattivella. Prendo a salire il Col Torònt, m. 1655, sovrastante il Rifugio Bristòt e guardo l’orologio: è passata un’ora dalla partenza, meglio di quanto mi aspettassi. Posso fermarmi un attimo per ammirare il panorama, vastissimo, sulla piana del Piave, la Valbelluna e le Dolomiti, queste sì che le riconosco e le chiamo per nome. Qui comincia il vero sentiero delle creste, sulla dorsale più o meno larga di queste Prealpi, a sinistra, verso sud, i versanti più ripidi e rocciosi precipitano verso il Fadalto e la Val Lapisina con i suoi laghetti, da quassù non solo i monti e i laghi, ma anche i sinuosi viadotti dell’autostrada hanno la loro singolare bellezza. A destra, verso nord, le pendici di pascoli e boschi scendono più dolcemente verso il Piave che luccica nella piana. Questi rilievi da ambo le parti, anche quelle apparentemente più morbide, nascondono forre, grotte carsiche, pareti rocciose, ruderi di malghe e nuove casere, vecchi sentieri e un patrimonio di flora e fauna da scoprire.
al Rifugio 5^ Artiglieria Alpina
Incontro poche persone, sono immersa nel blu e nel bianco, una sensazione meravigliosa, di buona lena proseguo sulla linea di cresta, non riconosco buona parte del percorso, mancano i riferimenti estivi (a parte i numerosi onnipresenti ripetitori) non ci sono le roccette, le stelle alpine, tutto è sepolto sotto metri di neve compatta: dovrei essere ormai sul Col dei Gai, m. 1745, e da qualche parte dovrebbe esserci la Madonnina delle Creste, che non trovo. Il panorama lungo tutto il tragitto è bellissimo, faccio un po’ di attenzione dove la traccia in cresta è più esile, cercando di non camminare sul limite della neve accumulata, ma ora ho davanti a me la mia meta, il Col Visentìn: devo scendere fino alla sella per poi risalire, mi trovo a canterellare “o con le ciaspe o senza ciaspe, su di là mi tocca andar!” e che gli alpini mi perdonino. Proseguo con le ciaspe, oramai le porto fino in cima e devo dire che ho trovato la salita sulla la neve meno faticosa che sul terreno in estate. Raggiungo il Rifugio 5^ Artiglieria Alpina e la cima del Visentìn, m. 1763, in poco meno di due ore dalla partenza, mi complimento con me stessa e penso di premiarmi con una birretta…purtroppo il rifugio è chiuso, non me lo aspettavo, è la prima volta che trovo la porta sbarrata.

Pazienza, pian piano arriva gente e siamo in parecchi qui fuori, ognuno col suo sacco di provviste, dopo un giro per gustare il panorama (che dire? dovete andarci, si spazia dalle Dolomiti fino al Grappa e i Colli Euganei, nelle giornate limpide fino alla laguna) trovo un pezzo di panca che emerge dalla neve e mi siedo a mangiare. Dopo una sosta di mezz’ora mi risolvo per il ritorno, metto le ciaspe nelle tasche dello zaino e indosso i ramponcini, forse sono troppo prudente, ma la stradina corre sul versante settentrionale, sotto le creste, potrebbe esserci qualche tratto ghiacciato. Il percorso è più breve e veloce, passo in costa attraverso i pascoli dove in estate raccolgo i mirtilli (contendendoli ai trevisani), ora sui pendii non ci sono raccoglitori “foresti” o mucche ruminanti, solo qualche fortunato con gli sci che lasciano lunghe scie parallele sul manto perfetto della neve. Raggiungo il Rifugio Bristòt, m. 1612, chiuso anche questo, mi volto per vedere il Visentìn, luce e ombra rendono fantastico il morbido susseguirsi delle dorsali innevate. Risalgo leggermente per ritornare all’ex Rifugio Brigata Cadore, vado fino agli impianti della seggiovia tristemente fermi (quanti ricordi) e poi continuo in discesa sulla stradina in vista del Giardino Botanico delle Alpi Orientali (da visitare a maggio, se sarà possibile) e degli edifici della Forestale (ora Carabinieri Forestali) fino a sfiorare Malga Faverghera m.1450.
il silenzio e la solitudine
La Malga è aperta e attorniata da parecchia gente, sento un buon profumo di cibo, ma non ho voglia di fare code, anzi per evitare ogni assembramento, stanno arrivando in molti con slittini, cani, sci e bambini, invece di proseguire per la stradina taglio diritto in mezzo al falsopiano, in estate troverei una distesa di collinette sassose, ora tutto è appianato dalla neve. Ho nuovamente il privilegio di camminare da sola per l’ultimo tratto, in silenzio, blu e bianco intorno, una grande sensazione di pace.

Dopo poco raggiungo il balcone panoramico sul lago di Santa Croce e da qui La Casera, è piena di gente (sono felice per loro anche se hanno un lavoro triplo per gestire le prenotazioni, smistare, distanziare e servire i clienti), rinuncio a fare la coda per la birra, ormai me la berrò a cena, ma non a dare un ultimo sguardo al panorama, Schiara, Pelf, Serva, Terne, Talvena piccola, Monti del sole, Pizzocco, Vette Feltrine… e Marmolada, Pelmo, Antelao, i giganti dolomitici, non mi basterebbero cento vite per esplorare tutto quello che oggi vedo con i miei occhi!
n.b. Visentìn ha l’accento sulla seconda i, Nevegàl sulla a, Col Torònt sulla seconda o, Rifugio Bristòt sulla o. Siete avvisati.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
© By Paola Marini Gardin. | La Traccia, Escursioni e Viaggi

bella descrizione Paola Gardin
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I pascoli coi mirtilli ora strapieni di neve bianca e soffice! Idilliaco!!!
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sì bellissimo posto ci sono anche altri racconti di questo monte sul blog
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Vado a leggere!!!
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Un post che mi ha fatto sognare ad occhi aperti! Oggi poi non mi sento neppure tanto bene, vedere quel cielo azzurro, il bianco della neve e sentirti cantare…be’ mi ha fatto bene al cuore!!!! :)
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spero nulla di grave sono felice che le foto l’azzurro del cielo ti faccia star bene
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No, niente di grave! Solo stanchezza, più che altro morale. Mi sento un po’ giù perchè non vedo vie di uscita.
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a chi lo dici io sono a terra sono due giorni che non esco…
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Ti capisco, ci sono giorni che reagisco meglio . Oggi proprio non ce l’ho fatta, sono stata male tutto il giorno! Speriamo domani vada meglio….
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Il Col Visentin lo vedo dalla mia finestra ogni mattina ma non ci son mai stata. Non ho mai fatto un’escursione sulla neve alta. Queste foto sono davvero molto belle 😍😍😍
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ma dai non sapevo posso chiederti in quale paese abiti?
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