
Piccole Dolomiti Vaio dei colori
di: Salvatore Stringari
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 19-07-2009
Cima: Carega
Gruppo Montuoso: Piccole Dolomiti
Cartina: Foglio sud 1 delle sezioni Vicentine del C.A.I
Segnavia: CAI 157/158
Tipologia sentiero e difficoltà*: Alpinismo Sentiero Alpinistico: (E.E.) – o sentiero Escursionistico per Esperti (E.E) Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Quota partenza: 1450 m.s.l.m.
Quota da raggiungere: 2230 m.s.l.m.
Dislivello: 780 m
Tempi di percorrenza*: 6 h in giornata
Giro: Anello
Punti di appoggio: Rifugio al Passo delle Fugazze, Rifugio Campogrosso, Rifugio Fraccaroli
Acqua, sorgenti: no
Località: Recoaro Terme (VI)
Parcheggio/i: sì
Tappe del Percorso: dal Passo Pian delle Fugazze a Campogrosso sentiero 157, Passo Buse Scure, Sella del Rotolon, sentiero 158 Sella dei Cotorni, Vaio dei Colori, Bocchetta Mosca, Rifugio Fraccaroli, Monte Carega. Ritorno per Rifugio Fraccaroli, Bocchetta Mosca, Boale dei Fondi, Campogrosso, Passo Pian delle Fugazze.
Partecipanti: autore in solitaria
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
ATTENZIONE!!! *EE Alpinistica per Esperti Alpinisti con attrezzatura adeguata, Casco Ramponi Piccozza.
L’escursione in dettaglio:
Il Vajo dei Colori va affrontato con cautela. È valutato E.E.A. è un sentiero Alpinistico! sul percorso ho dovuto tenere conto di alcuni pericoli oggettivi, per primo la caduta di sassi e quindi indossare il casco. Secondo, la presenza di neve e ghiaccio per cui ho portato i ramponi e usato la piccozza per la progressione. Inoltre bisogna essere in grado di arrampicare su un II Grado. È stato un percorso attraente e vario, che ha presentato delle difficoltà per le condizioni della neve e le scariche di sassi. Sapevo che avrei trovato neve e ghiaccio anche se la stagione poteva far pensare diversamente (è luglio), ma dopo un inverno rigido e nevoso come quello appena terminato c’era da aspettarselo, anche se ho incontrato alpinisti senza casco e attrezzatura.
Vaio dei Colori
Parto da Trento, passo per Rovereto e risalgo la Vallarsa fino al Passo Pian delle Fugazze, dove parcheggio. Da qui mi avvio per il sentiero 157 (indicazioni) raggiungendo in circa un’ora il Passo Campogrosso, a 1475 m s.l.m. Raggiungo quindi il “Passo delle Buse Scure” 1475 m.s.l.m. (indicazioni) e proseguo fino a raggiungere la sella del Rotolon a 1523 m.s.l.m. e da qui fino ai piedi di una verticale parete di roccia, il Boale dei Fondi, incrociando il sentiero 158. Mi avvio sul sentiero e perdendo leggermente quota arrivo alla vicina sella dei Cotorni. Qui purtroppo faccio un errore, oltrepassata la sella il sentiero si dirama, una traccia molto evidente sale a sinistra, una mezzo nascosta dai mughi scende a destra. Prendo quella più marcata e comincio a salire, ma questa mi porta dentro un vaio cieco senza nessuna apparente sbocco, mi trovo in cima a una cresta erbosa. Sono a quota 1750 circa, devo scendere a 1552 m.s.l.m. per trovare l’attacco del Vaio. Ritorno al bivio dove prendo il sentiero meno evidente. Complice del mio errore, il paletto con la segnaletica, piegato a terra dalla neve e seminascosto dai mughi. Mi consola un poco il fatto che non solo io, che percorrevo il sentiero per la prima volta, ho fatto questo sbaglio, ma anche alcuni alpinisti della zona che sono sopraggiunti. In leggera discesa arrivo all’attacco del Vaio dei Colori, innevato. La lingua di neve ghiacciata inizia a 1552 metri e indosso i ramponi. Salgo fino a raggiungere e toccare la base di una parete di roccia, quota 1700 m.s.l.m, dove tralascio un canale verso destra e piego su quello a sinistra innalzandomi, la pendenza si accentua e le pareti si stringono sempre di più. Raggiungo un’altra diramazione, anche qui, vado verso destra e supero un passaggio stretto, successivamente arrampico una parete con un primo cordino d’acciaio. A questo punto faccio una piccola pausa, il Vaio è tutto un susseguirsi di punti che ora si allargano, ora si restringono, tratti ghiacciati, salti di roccia e massi da superare. Riprendo a salire nel vaio e puntando ancora a destra arrivo sotto un salto di roccia dove mi tolgo i ramponi per superare un’altra parete, priva di neve, la presenza di un cordino di acciaio arrugginito e sfilacciato non dà molta sicurezza, ma supero l’ostacolo senza grandi problemi e inizio a vedere alcune persone in alto sulla Bocchetta Mosca. Salgo, lascio le sicure e stabili rocce e entro in un canale detritico e friabile, dove in breve guadagno la Bocchetta Mosca. Sto attento a non smuovere troppi sassi, ci riesco, ma i due che mi precedono fanno cadere un grosso sasso che riesco a malapena a schivare, ma quelli di sopra non pensano che sotto ci possano essere altri escursionisti? Quando li raggiungo ricordo agli pseudo alpinisti una delle regole fondamentali: quando accidentalmente si fa cadere una pietra è importante gridare “sasso” perché chi sta sotto si allarmi e riesca a evitare di beccare il sasso in testa. Non dobbiamo aver paura di gridare “sasso!”. A pericolo scampato, dalla Bocchetta posso ammirare un panorama stupendo, che solo le giornate limpide e le Dolomiti sanno regalare.

Sono circa le 13 e mi trovo a 2029 m.s.l.m. Decido nonostante l’ora un po’ tarda e un po’ di stanchezza di raggiungere il rifugio Mario Fraccaroli 2230 m. s.l.m. non manco di passare davanti alla “testa leonina” in pietra e arrivo al rifugio con il sentiero 157 alle 14 circa. Sono sulla cima del mondo, sto toccando il cielo con un dito, mi godo il panorama sulla pianura veneta e mi sembra di vedere anche il mare, oltre alla parte terminale del Lago di Garda. Dopo essermi ripreso con un buon piatto di pasta ed una mega birra salgo alla vicina cima del Monte Carega, m. 2259. Segue una lunga e meritata pausa.

Per il ritorno, il passaggio per la Bocchetta Mosca è d’obbligo per prendere il sentiero 157 E5 che mi porterà di nuovo al Passo Campogrosso scendendo per il Boale dei Fondi, tralasciato al mattino, mentre il sole sta tramontando. Da Campogrosso, munito di pila, raggiungo il Passo Pian delle Fugazze e la mia auto.
Autore: Salvatore Stringari
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bravo salvatore bel racconto della tua escursione
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grazie Alessio i complmenti sono sempre ben accetti
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