
Al Rifugio 7°mo Alpini
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 11/12-09-2010
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Schiara Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: CAI 501 511 507
Tipologia sentiero e difficoltà*: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 694 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1502 m.s.l.m
Dislivello: m. 900
Tempi di percorrenza*: In Giornata (Due Giorni)
Giro: Anello
Punti di appoggio: Rifugio 7°mo. Alpini
Acqua, sorgenti: sì torrenti e sorgenti
Località: Case Bortot
Copertura cellulare: parziale
Parcheggio/i: limitati parcheggiare stretti
Tappe del percorso: Case Bortot CAI 501 Rifugio Settimo Alpini il secondo giorno Rifugio Settimo Alpini Val Medassa CAI 511 CAI 507 Case Bortot
Partecipanti: Salvatore e Paola
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Raggiungiamo da Belluno il punto di partenza passando per Bolzano Bellunese e il piccolo abitato di Gioz raggiungendo così la località case Bortot 694 m. s.l.m. (indicazioni in loco). Da qui parte il sentiero C.A.I. 501 che è anche il sentiero dell’alta via n° 1.
Case Bortot
Il sentiero è nella prima parte una mulattiera che dopo qualche km termina nei pressi di un trivio per il “Bus del Buson” una forra, dice la mia “guida” Paola, che merita di essere visitata ci ripromettiamo di ritornare, e di visitare anche il “pont della mortis” qui inoltre parte il sentiero 506. Proseguiamo e ora il sentiero che segue il naturale percorso del torrente Ardo si svolge su una cengia e appunto più in basso a 200/300 metri di profondità scorre il torrente Ardo, nascosto dalla ricca vegetazione che ricopre tutto il torrente e se ne ode solo un leggero gorgoglio. Giungiamo a ponte Mariano e qui ci si presenta un’anteprima della Schiara che mi ruba un’esclamazione “woww”, e qui si getta dolcemente nel torrente Ardo il “Rui Fret”. Lasciamo anche qui una derivazione sulla destra che perviene da Col di Roanza, il sentiero C.A.I 519 e proseguiamo a sinistra verso la casera dell’Alberch, (resti) poco prima della casera un altro sentiero che parte alla nostra destra è il C.A.I 507/511 ma ne parlo dopo.
Al rifugio 7 ° ‘mo Alpini
Continuiamo in direzione, 7° Alpini… siamo ora nella “val de l’art” (Valle dell’Ardo) Il sentiero che per tutto il percorso segue il torrente Ardo che nasce dallo Schiara si svolge all’ombra di carpini e faggi. Raggiungiamo dopo 3 ore di cammino il rifugio VII Alpini a 1500 m. s.l.m. e il panorama si apre definitivamente sullo Schiara. Bello!!! troppo bello!!! Merita di essere qui, ne sono subito catturato vorrei essere lì su quelle rocce baciate da un sole splendido e nello stesso momento rispecchiate nel blu turchino del cielo.
Entriamo nel rifugio un po’ di trambusto per i preparativi del concerto che siamo venuti fin quassù ad ascoltare. Chiediamo se è possibile mangiare, e ci accertiamo del posto per dormire, anche se lo avevamo già prenotato. Mangiamo un buon piatto di pasta con il ragù e beviamo una meritata birra, (per pranzo vista l’ora il rifugio non passa altro) poi, dopo aver posato gli zaini in camera ci precipitiamo ad ammirare il panorama prima del inizio del concerto previsto per le 16.30. Ci gustiamo anche il concerto in RE maggiore “il cardellino di Vivaldi” e il “buffo” ma simpaticissimo intermezzo “la serva padrona” di Pergolesi… Tralascio la descrizione della cena e del resto della serata che trascorre tranquillamente. Durante la cena una notizia di servizio che ci informa che la messa prevista per le 10.30 del giorno successivo è stata spostata alle 11.30 circa per permettere ai partecipanti della crono-scalata di raggiungere il traguardo che era fissato al 7° alpini. Io e Paola allora decidiamo di non fermarci fino a quell’ora perché avevamo invece in programma di fare il rientro per la forcella del “Pis Pilon” partenza dal rifugio verso le 10.30 raggiungiamo la forcella alle 11.40 circa, ci concediamo una brave pausa.

Val Medassa
Da quassù si vede ancora il rifugio e giunge anche la voce del coro che canta la messa che nel frattempo è iniziata. Raggiunta la forcella un susseguirsi di sentieri e cime ci si apre alla vista, altre crode, altri sentieri, e altri progetti, chissà. Per ora ci accontentiamo di ammirare tutto il panorama che ci si presenta, poi un giorno, forse… prendiamo ora il sentiero che scende nella “val de la Medassa” sentiero C.A.I. 511. Scendiamo fino a raggiungere il bivacco ricovero della Medassa 1340 m s.l.m., piccolo e accogliente bivacco di antichi pastori… qui in primavera scorre un torrente alimentato dallo scioglimento delle nave ora è asciutto. Facciamo una breve pausa ristoratrice con i panini che ci siamo fatti preparare al rifugio. Dopo esserci rifocillati, riprendiamo la discesa verso case Bortot, e poco sotto il bivacco troviamo un altro bivio, a destra verso la “Pala Bernarda” ed a sinistra il 511 e case Bortot. Prendiamo quest’ultimo perché guardando la cartina la “pala Bernarda”, segnata sulla carta come traccia, pur portandoci alle case Bortot ci sembra molto più ripida del sentiero segnato C.A.I. Nel bosco facciamo anche un incontro, un capriolo che ci ha sentiti sta scappando verso valle… Altro bivio questa volta per casera Palazza e poco distane su un prato, un enorme noce, qui abbiamo cercato di capire come mai c’era questo noce e abbiamo pensato che non lo avremmo mai saputo… continuiamo la discesa e incontriamo tre persone e una di queste la signora più anziana che avrà avuto circa 75/80 anni ci ha chiesto da dove venivamo, e se avevamo visto un grande noce”… si… l’abbiamo visto.. rispondiamo e la signora ci racconta come mai quel noce si trovava lì l’aveva piantato il padre molti anni fa e lei su un ramo di quella pianta ci ha giocato con l’altalena. La signora ci racconta anche che anni fa li erano tutti pascoli e la sua famiglia la portava tutte le estati a casera Palazza. Ecco risolto un dubbio che io e Paola ci siamo posti del come mai potesse essere lì una pianta cosi grande ma soprattutto perché lì in mezzo a quel prato.
Raggiungiamo cosi il sentiero 507 e la “Val del Rui Fret” Da qui il ponte mariano e di nuovo a case Bortot.
Due giornate trascorse in un ambiente unico inimitabile, anche se tutte le dolomiti sono inimitabili e non andrebbe trascurato neanche un angolo di questo nostro meraviglio territorio.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
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Collaborazione al testo Paola Marini Gardin.
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